Mangiare frutta sarà un lusso? Il clima lo sta decidendo

agricoltrua

Frutta e verdura si sciolgono al sole ed è corsa contro il tempo per salvare il prodotto. I prezzi sono sempre più alti e gli esperti prevedono che in futuro saranno beni di lusso. Che fare? Si moltiplicano i programmi per coprire orti e frutteti ed assicurare le migliori condizioni per lo sviluppo delle piante. L’ Emilia Romagna ha destinato 70 milioni. Ma basterà mitigare gli effetti del cambiamento climatico per salvare l’attività agricola? Perché si rema contro e non si incentiva l’agrivoltaico,  che produce energia pulita a protegge le colture?

Frutta horror nei campi: patate lessate e zucchine senza fiore, corsa contro il tempo per salvarle

Le foto e il testo di un comunicato stampa di Coldiretti Toscana rendono bene la situazione apocalittica che si registra nei campi. «Zucchine che non riescono a sviluppare il fiore, pomodori, meloni, angurie “scottate” nonostante il filtro naturale delle foglie, patate “lessate” sotto la terra bollente e insalate “ammosciate” dal calore eccessivo: sono alcuni degli effetti già visibili dell’ondata di caldo record di questi giorni sui prodotti di stagione in campo. Sorvegliati speciali sono anche olivi e viti». Sembra un racconto horror.

cambiamento climatico
Melone rovinato dal troppo caldo

La situazione è grave, non si vede la fine delle temperature elevate e per ridurre i danni gli agricoltori stanno cercando gli ombreggianti necessari per proteggere i filari di fagioli, pomodori, cetrioli e melanzane dai raggi solari.

Per difendere le coltivazioni si mette in pratica tutto il repertorio anti-afa: «dal diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere, per cercare di portare in tavola almeno parte della produzione all’irrigazione di soccorso».

L’associazione dà voce agli agricoltori: «Oggi nel banco abbiamo solo una parte dei pomodori raccolti: l’altra è già stata bruciata. Anche le zucchine iniziano a risentire di questo caldo insopportabile – racconta Samuele Cirri, orticoltore di Lastra a Signa -.  Annaffiamo continuamente le insalate per permettergli di resistere a queste temperature».

Agricoltori: anche chi nega il cambiamento climatico vuole il fotovoltaico

Per non perdere la produzione e sfuggire all’afa si inizia a lavorare alle 5 del mattino.  Soffrono anche gli animali, bisogna spendere per i ventilatori nelle stalle e come dicono da coldiretti: «Mucche e pecore bevono di più e producono di meno. Si stima un calo di produzione di latte tra il 10 ed il 15%».

 Temperature da forno più gli eventi estremi che mettono a rischio la produzione

L’altro grande pericolo per frutta e verdura, ma anche per olivi e viti, è rappresentato dai violenti temporali accompagnati da grandinate. Senza dimenticare le gelate che in primavera mettono a rischio la produzione di tanta frutta e nei campi diventano una presenza stabile i ventilatori per alzare la temperatura.

cambiamento climatico
Ciliegie rovinate dagli eventi climatici estremi

Non si tratta di casi isolati, come vogliono sostenere i negazionisti che pubblicano foto di vecchi giornali con titoloni dedicati alla calura estiva, ma di una tendenza come sottolineano gli agricoltori.  In Emilia Romagna  la Regione ha stanziato 70 milioni per proteggere i frutteti con teli di protezione da intemperie: «Nel bando da 24 milioni abbiamo ricevuto  domande per 26, ma abbiamo altri bandi da pubblicare». Parole di Alessio Mammi, assessore regionale, che testimoniano l’interesse o necessità delle aziende agricole per la messa in sicurezza delle colture.  Un altro elemento che conferma l’impatto del cambiamento climatico.

Frutta alle stelle: diventerà bene di lusso?

Ciliegie a 12/14 euro il chilo,  albicocche anche a 7 euro, pesche sui 4/5 euro come anche l’uva. Quella senza semi tra 7 e 8 euro.  Sono i prezzi della frutta che stanno salendo sempre più. Bene per la remunerazione degli agricoltori, ma all’aumento in valore corrisponde un calo nei volumi. Non solo in Italia. In Gran Bretagna il British Retail Consortium (Brc) ha evidenziato l’ esplicito legame tra l’ondata di calore record e l’impennata nei prezzi dei prodotti ortofrutticoli. Helen Dickinson, amministratrice delegata BRC, lo ha sottolineato: «I prezzi di frutta e verdura sono aumentati a causa del clima caldo e secco che ha ridotto i raccolti». Per il centro di ricerca si stima «un aumento significativo dell’inflazione alimentare entro la fine di quest’anno, accelerato dalle tensioni geopolitiche e dagli impatti dei cambiamenti climatici».

Il grafico di BRC che mostra l’aumento dei prezzi alimentati e l’incidenza sull’inflazione

I dati sono stati ripresi da  Richard Partington sul quotidiano The Guardian sottolineando che «L’aumento dei prezzi di frutta e verdura contribuisce a far salire l’inflazione annuale dei prezzi alimentari a giugno al 3,7%».  Incide il clima «le piogge durante i periodi cruciali per la semina hanno causato 1,2 miliardi di sterline di perdite per i coltivatori britannici».

Mike Watkins responsabile Retail e Business Insight di NielsenIQ, citato dal quotidiano inglese, ha parlato di un contesto generale più delicato: «L’aumento dei prezzi potrebbe diventare un problema se la propensione alla spesa dei consumatori dovesse calare nei prossimi mesi». Costa di più produrre, aumentano i prezzi e il consumo di frutta e verdura, tanto auspicato dall’organizzazione mondiale della sanità, diventa quasi un lusso.

Che fare? Non osteggiare, ma incentivare l’agrivoltaico

Il Dl agricoltura proibisce il fotovoltaico a terra nelle aree agricole, ma consente e incentiva con le risorse del Pnrr l’agrivoltaico. Pannelli sopra le colture – non tutte ma una gran parte – che oltre a permettere la produzione di energia e salvare il bilancio delle aziende, hanno una funzione di mitigazione delle conseguenze del cambiamento climatico: protezione contro alcuni eventi estremi, anche le piogge intense che possono pregiudicare alcune colture, e le temperature troppo elevate che rovinano le produzioni, grazie all’ombreggiatura.

Non a caso i primi esperimenti, sulle orticole, sono stati condotti tempo fa in Kenia.  Ma oggi  tanti altri progetti sono già realtà anche in Italia (leggi). E coinvolgono aziende di dimensioni nazionali come Caviro e Orogel.

  • Leggi: Oz, Dino e Ted per il diserbo senza chimica ed emissioni

Visualizza commenti (4)
  1. Oltre alle anomale temperature ormai eccessive in ogni stagione bisogna considerare anche altri disastri provocati dal profondo e accelerato cambiamento climatico (cui piante inserti ed animali non riescono ad adeguarsi così velocemente):
    – Le piogge troppo abbondanti in periodi non abituali provocano l’ impossibilità di inseminare i campi quando sarebbe il momento corretto, portando alla perdita di raccolto o necessità di convertire ad altri prodotti possibili (e richiesti sul mercato a prezzi adeguati a bilanciare investimenti necessari)

    – Sempre l’ eccesso di precipitazioni porta anche a sviluppo di funghi che possono comporomettere in parte o totalmente il prodotto (es. quest’ anno a Santa Luce -PI- non è stata organizzata la bella manifestazione nei campi di lavanda …la nostra “Provenza” ha perso gran parte delle piantagioni proprio a causa di un fungo… È stato molto triste attraversare la zona “coloro terra di Siena bruciata” anziché con le romantiche tonalità blu viola);

    – Eccessiva presenza di insetti o uccelli “alieni” (provenienti da altre aree climatiche) portano a far soccombere le comunità autoctone compromettendo il naturale equilibrio della zona ed anche questo porta a rilevantissime perdite di coltivazioni (si oensi alla Zylella in Puglia!) .
    Stiamo veramente rischiando tanto… anche perché il fenomeno riguarda Tutte le aree del pianeta (basta leggere anche le cronache USA o Cina o Asia per capire la drammaticità del momento storico)…e non potremo essere 8 Miliardi di migranti climatici…

    1. Luca Dell'Oca

      Anche perchè migri “dove”, una volta che TUTTO il pianeta è rovinato?
      Le soluzioni esistono, ma invece che cavalcarle si sente sempre parlare di “emergenza” di qualcosa, mentre bisogna innanzitutto accettare che questa è la nuova normalità, e agire di conseguenza.

      Io non mio piccolo sto seriamente pensando – avendo un pezzo di prato – di mettermi una serra e farmi quei piccoli ortaggi e frutti. Ovviamente con idroponica e non zappando la terra, altro cambiamento che incrementerebbe la produzione risparmiando l’acqua. Quando leggo qui sopra “Annaffiamo continuamente le insalate per permettergli di resistere a queste temperature” penso sempre a quelle scene senza senso di idranti che sparano l’acqua in mezzo ai campi, fondamentalmente buttandola via.

      1. infatti Luca è drammatico che per quanto ogni telegiornale presenti quotidianamente notizie locali e internazionali di stravolgimenti climatici
        così tante persone facciano “lo struzzo” pensando che basta ignorare il problema visto che – secondo loro – è troppo complesso o faticoso risolverlo.

        L’ idea dell’ orticello privato è sempre un’ ottima cosa…anche per motivi non alimentari…
        ed una “via di salvezza” potrebbero veramente diventare le “farm” del cibo indoor con sistemi idroponici ed a ciclo chiuso (ne ho visti tanti ottimi esempi in vari programmi TV) anche se talvolta non riescono ad essere abbastanza redditizi se non risolvono rapidamente il problema dei costi infrastrutture e soprattutto energetici (da F.E.R. autonome ! ) perché ad esempio in Gran Bretagna qualche esempio è fallito ai primi aumenti dei costi dell’ energia necessaria (del resto non sono molto favoriti per il fotovoltaico…e i cambiamenti climatici hanno spesso diminuito il contributo dell’ eolico off-shore).

        Io nel mio piccolo faccio settimanalmente spesa da produttori diretti….non risparmio ma godo di altissima qualità (oltre talvolta a scegliere “in campo” i prodotti 😁) nonché della soddisfazione di aiutare piccole aziende a resistere sul mercato… nonostante la concorrenza della GDO…del cambiamento climatico. della disaffezione delle persone all acquisto diretto scegliendo spesso il nascente acquisto on line dell’ alimentare…
        Buona coltivazione Luca 👍 fammi sapere i progressi 😁👋

    2. Edwin Abbott

      Le stime correnti sembrano essere di 8.2 miliardi di abitanti (umani) e di “circa” 250 milioni di migranti causa crisi idrica, alimentare e climatica, da qui al 2050 (fonte WHO).

      In termini più comprensibili, significa circa 10 milioni di persone ogni anno da ricollocare. Circa 27mila al giorno.

      Temo che Salvini non ce la farà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

Il trattore elettrico? Sarà competitivo nel 2030

Articolo Successivo

Fine di un amore, Musk e Trump "all'ultimo sangue". E Tesla?

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!