C’è una regola aurea per capire se l’auto elettrica può fare al caso vostro: si riferisce alla ricarica ed è quella del «2 su 3». Dice che, sulle tre modalità classiche di ricarica (pubblica, a domicilio e sul luogo di lavoro) è imprescindibile poter disporre senza problemi di almeno due. La ricarica pubblica è indispensabile per chi vuole viaggiare oltre i limiti dell’autonomia. Delle altre due modalità, casa o lavoro, almeno una deve essere garantita. Entrambe rientrano nel business di Diego Trabucchi, direttore generale Italia di ChargeGuru, ospite oggi di Fuoco Amico.
L’esperienza di ChargeGuru: in Franca c’è il “diritto alla presa”
Nata in Francia e oggi presente in una mezza dozzina di Paesi europei, ChargeGuru prende per mano i neo elettromobilisti fornendo loro, “chiavi in mano”, un impianto di ricarica privato (a casa) o semi pubblico (nelle aziende e sui luoghi di lavoro).
Scegliere il dispositivo giusto e chi lo installi, progettare – quando necessario – l’adeguamento dell’impianto elettrico, rispettare le tortuose procedure e sciogliere eventuali nodi burocratici non è impresa semplice. Soprattutto per chi ha a che fare con un posto auto condominiale (leggi). E soprattutto in Italia, dice Trabucchi, dove pure due terzi delle famiglie vive in condominio.
In Paesi più evoluti sull’ecosistema della mobilità elettrica – Nord Europa, Francia, Germania ma anche Portogallo – il percorso è semplificato. Trabucchi porta l’esempio della Francia, dove vige il principio del “diritto alla presa” che risolve a priori ogni diatriba fra condomini.
Il buco nero dei condomini si può affrontare così
In Italia proprio i condomìni sono il buco nero della ricarica domestica, come dimostrano anche i dati diffusi dal GSE sulla sperimentazione Arera e rielaborati proprio da ChargeGuru.
Più potenza alla ricarica domestica: decolla l’offerta Arera
Quando in un condominio con 100 posti auto c’è un solo elettromobilista, spiega il manager, installare una ricarica privata diventa una “mission impossible“: occorrono sempre lavori di adeguamento dell’impianto comune, che l’assemblea regolarmente blocca. ChargeGuru ha sviluppato la formula “scalabile” Zeplug che combinando adeguamento dell’impianto comune senza oneri per i condomini, installazione di un caricatore privato e fornitura elettrica, consente agli amministratori di aggirare la tagliola dell’assemblea condominiale.
Se le case auto accompagnassero i clienti…
Ma non spetterebbe alle case auto, quando vendono una BEV a un neo automobilista elettrico, accompagnarlo nell’indispensabile installazione di una wallbox? Qualcuna fornisce il dispositivo scontato o in omaggio. Nessuna però pensa al dopo, lasciando il cliente in balia si sè stesso.
Unica eccezione è Porsche, proprio grazie a un accordo strutturato con ChargeGuru. «A chi acquista una Porsche elettrica il venditore propone un percorso chiaro – dice Trabucchi -: insieme all’auto, tramite noi fornisce il servizio di installazione della wallbox domestica che è il principale fattore abilitante della mobilità elettrica. Vende di fatto un prodotto già pronto all’uso. Con la comodità, il risparmio e la sicurezza che ne consegue».
Altri car maker penseranno a qualcosa di analogo in vista della fiammata di vendite attesa da settembre con l‘arrivo del nuovi incentivi?
Gli incentivi wallbox? “Potrebbero tornare, ma li vorrei diversi”
A Trabucchi abbiamo chiesto anche se sia prevedibile un rinnovo degli incentivi wallbox, scaduti a fine 2024, e come si dovrebbero rivedere perchè fossero più efficaci. Il governo ci sta pensando, risponde, ma nulla è deciso al momento. Il suo auspicio è che questa volta siano su base pluriennale, dando certezze a beneficiari, fornitori e installatori nella pianificazione dei rispettivi investimenti.
A suo parere potrebbero anche essere meno generosi e meno onerosi per lo Stato utilizzando la detrazione d’imposta anzichè il bonifico diretto. Dovrebbero poi tener conto dell’evoluzione dell’intero ecosistema elettrico. Quindi coordinati con gli incentivi auto e riservati ad impianti intelligenti, già predisposti a tecnologie emergenti come l’integrazione con il fotovoltaico e la rete elettrica.
I consigli per la ricarica privata perfetta
Per finire Trabucchi ci consegna un beve vedemecum dei criteri base per installare una ricarica privata ideale. L’impianto, dice, deve essere affidabile, quindi rispettare nella forma e nella sostanza tutte le disposizioni tecniche e le norme di sicurezza. Il che esclude i prodotti base a basso costo. E a maggior ragione, no all’utilizzo in garage dei caricatori mobili d’emergenza con presa shucko. Deve essere su misura delle esigenze presenti di ogni elettromobilista, ma scalabile in funzione di nuove necessità di consumo domestico e di connettività, che certamente si presenteranno. Consiglia perciò di aderire sempre alla sperimentazione Arera per l’aumento gratuito della potenza notturna. Ed eventualmente alzarla a 4,5 o 6 kW se la casa è particolarmente energivora, cioè senza gas.
«Tutti gli indicatori, in tutta Europa – conclude Trabucchi – ci dicono che gli utilizzatori di auto elettrica, familiarizzando via via con la nuova tecnologia, ricaricano sempre meno frequentemente e sempre meno dalla rete pubblica». Il messaggio è chiaro: la chiave di una buona esperienza elettrica sta tutta nella ricarica privata.
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Scusate ma il contratto a 6kw ce l’ho già ed è appena sufficiente per piastre a induzione, forno, lavastoviglie e pompa di calore…se dovessi installare anche la ricarica per l’auto elettrica a quanto dovrei portarlo? Esistono contratti superiori in monofase? E se molti condomini richiedono potenze più alte, quanto costa adeguare la linea elettrica che arriva al condominio?
Non sono un esperto, però so per certo che esistono wallbox che dialogano con il contatore e possono adeguare l’assorbimento per la ricarica in base al carico.
Non ho idea se esista qualcosa di simile per le pompe di calore, cosa che so è che una pompa di calore può essere programmata per non accendersi ad esempio di notte o se l’impianto fotovoltaico non sta producendo.
Le piastre a induzione hanno picchi di massimo 1 ora per 2 volte al giorno e credo che non si vada oltre i 3-4 kW. Pertanto non vedo problemi. D’altra parte se uno consumasse 6 kWh x 24 ore x 30 gg avremo un consumo di circa 4.400kWh mese e non credo che lei arrivi a questi consumi, perché avrebbe bollette di circa 1.500€/mese
E chi vive in condominio senza box e parcheggia la macchina in strada? Rimarrà senza BEV per ora e per sempre? Abbandoniamo e demoliamo tutti i condomini con meno box rispetto alle unità immobiliari? Praticamente, ora che mi sono deciso di cercare un usato elettrico, mi state dicendo che in realtà dovrei continuare a bruciare benzina. Un sacco di gente che vive in città fa pochi chilometri e potrebbe tranquillamente caricare alle colonnine pubbliche una volta alla settimana.
stokdam i grandi cambiamenti vanno fatti per step e per priorità, a meno che tu non sia Cina con una potenza di fuoco enorme e con un piano di sviluppo quarantennale. Al momento il passaggio alle BEV è praticamente obbligato per chi ha FV e parcheggio proprio, ha molto senso per chi può installarsi una WB, può avere senso per chi ha colonnine nel parcheggio aziendale, mentre effettivamente non è così consigliabile per tutti gli altri. Quando le prime categorie faranno da “traino” e creeranno massa critica sufficiente allora si potranno sviluppare le colonnine “ad ogni angolo” e con esse la mobilità EV per tutti. Per quanto il mio parere personale (poco condiviso qui su Vaielettrico) sia che una diffusione delle EV “democratica” si possa avverare solo col battery swap
Quello che dico è che in alcune città (Torino nel mio caso), le colonnine “a ogni angolo” sono già realtà. Certo paghi di più il kWh, ma risparmio 20000 euro di acquisto box e 1000 di installazione colonnina.
Beh chiaro che non ha molto senso acquistare un box auto per l’unico motivo che si vuole comprare una EV e relativa WB… a meno che non serva per altri usi e/o si voglia fare un investimento. Ha molto senso installare un WB in un box già di proprietà, anche senza fotovoltaico te la ripaghi con 2500 kWh ma soprattutto aumenti la comodità d’uso esponenzialmente.
Comprare invece un EV affidandosi alle sole colonnine per quanto abbondanti come a Torino è un atto etico che fa bene all’ambiente ma quasi sicuramente non al portafoglio. La situazione è sicuramente destinata a migliorare con l’aumento delle EV ma oggi come oggi a mio parere non è una scelta che vince sotto tutti i punti di vista, onore a chi la fa appunto per motivi ambientali o in ottica futura
Ma non sarebbe stato il caso di destinare una (buona) parte dei fondi PNRR alla ricarica privata/in azienda togliendoli alle colonnine?
Ci fosse una volta che i fondi siano misurati sul fattore di utilizzo delle opere che finanziano…
concordo pienamente!
Io lavoravo in concessionarie (con decine di WB a disposizione…e tante auto Demo a caricare) ma nella zona industriale le aziende con le stesse potenzialità (tra parco veicoli e tetti “da fotovoltaico” ) c’è ne sono a centinaia! Non mancano ovviamente i capannoni vuoti… qualcuno potrebbe usarli anche per fare un’ attività di “parcheggio e ricarica” da proporre al posto dei soliti sotto-utilizzati impianti autolavaggio….
Ove mi muovo io sono veramente pochi i supermercati Senza HPC (a pagamento DC… talvolta gratis AC)… quindi basterebbe aumentare il numero di punti ricarica… e le famose tettoie FV magari a rendere tutto più ecologico ed economico..oltre che più comfort e protezione..
Le soluzioni le hanno già inventate… Lampioni con ricarica… Prese elettriche a scomparsa nei marciapiedi… WB a tutti i prezzi…
Manca la Volontà Politica di risolvere…
Manca la conoscenza e coscienza condivisa tra italiani..