C’è un buco che fa discutere nella norma sugli incentivi alle auto elettriche (qui): ne sono esclusi i cosiddetti quadricicli, che una volta chiamavamo macchinette.
Una gamma tutt’altro che marginale
Il fatto è che nell’elettrico il fenomeno dei quadricicli non è marginale come nelle macchine con motore endotermico. Le macchinette a benzina sono sempre state confinate o ai ragazzini che non avevano l’età per la patente dell’auto o, al contrario, per chi la patente se l’era vista ritirare e voleva continuar a circolare. Gli stessi prezzi non erano e non sono molto competitivi. Nell’elettrico no: il mercato è pieno di quadricicli che costituiscono l’entry-level del listino.
E si penalizza tanto made in Italy
Il fatto è che nelle macchinette elettriche (in francese sono le voiturette) c’è anche tanto made in Italy. C’è la Zero della Tazzari, nata e costruita (per ora) a Imola. Ci sono veicoli in arrivo come l’interessante Epic0 della piemontese Regis, un camioncino per artigiani a emissioni zero. C’è il Free Duck della bolognese Ducati Energia, in uso tra gli altri a Poste Italiane. C’è un pioniere come il Birò, prodotto dalla Estrima… Tutti veicoli che si ritrovano figli di un Dio minore: non sono auto, ma non sono nemmeno moto o scooter. E quindi chi ha scritto la Legge di Bilancio di loro non si è ricordato, giustificandosi poi con la ristrettezza dei fondi a disposizione. Ci potrà essere un ripensamento? Beh, se la motivazione alla base degli incentivi è data dal dal rispetto dell’ambiente, non c’è dubbio che i veicoli citati sopra meritino lo sconto governativo molto più delle auto ibride.