L’Unione Europea conferma il finanziamento di cinque progetti per la produzione di batterie, con un totale di 643 milioni di euro provenienti dall’Innovation Fund. La Commissione punta forte sulle giga-factory europee per rafforzare la filiera e ridurre la dipendenza dall’Asia. Una strategia che riguarda da vicino anche l’Italia, per ora esclusa.
A luglio l’UE aveva selezionato sei iniziative per un totale di 852 milioni di euro, ma il ritiro di Cellforce – legato alla ristrutturazione interna di Porsche – ha ridotto i finanziamenti effettivi. I cinque progetti rimanenti entreranno in funzione tra il 2027 e il 2029 e rientrano nella prima call “IF24 Battery”, parte di un pacchetto da 4,6 miliardi di euro per nuove tecnologie net-zero, batterie EV e idrogeno rinnovabile.

La Francia al centro della scena
Due progetti su cinque sono francesi e, di fatto, segnano una nuova fase nella competizione europea per la produzione di celle.
Il primo è “Accept“, presentato da Automotive Cells Company (ACC), joint venture tra Stellantis, TotalEnergies e Mercedes-Benz. Il piano prevede cinque nuove linee di produzione NMC distribuite su due stabilimenti francesi per una capacità totale di 15,7 GWh.
La notizia pesa per Germania e Italia perchè gli stabilimenti di Kaiserslautern e Termoli, inizialmente previsti da ACC, risultano ora congelati. Un segnale chiaro dello spostamento dell’asse industriale verso la Francia, che sta investendo in modo massiccio sull’ecosistema batterie.
Il secondo progetto francese è “Agathe“, della grenoblese Verkor, che potrà raddoppiare la capacità della sua gigafactory di Dunkerque da 8 a 16 GWh, puntando su alto livello di automazione, uso esteso dell’intelligenza artificiale e sistemi di pre-riciclo integrati nella linea produttiva.
Batterie tedesche sostenibili
Dopo il ritiro di Cellforce, l’unico progetto tedesco che resta in campo è Willstatt GigaFactory “WGF2G“, sostenuto dall’azienda svizzera Leclanché. L’obiettivo è portare la produzione tedesca a 2 GWh. Il punto forte è l’industrializzazione di un processo water-based senza composti chimici sintetici (PFAS-free), applicabile sia a celle NMC (con riduzione del cobalto) sia a celle LFP.
La rimozione dei solventi tossici rappresenta un punto di enorme rilevanza per la sostenibilità del ciclo produttivo, aspetto centrale nelle nuove politiche ambientali europee.
La Svezia in bilico con Novo One. La Polonia accelera
C’è poi la Svezia, con il progetto “Novo One”, legato alla futura fabbrica di Novo Energy a Göteborg.
Dopo l’insolvenza di Northvolt, Volvo è diventata l’unica proprietaria della joint venture, ma non ha ancora individuato un nuovo partner industriale. Nonostante questo, la Commissione considera il progetto sufficientemente solido da meritare il finanziamento, anche se sul piano industriale restano molti interrogativi: tagli di 150 posti, capacità produttiva non confermata e governance ancora in fase di ridefinizione.
Infine, il quinto progetto finanziato è “46inEU“, firmato da LG Energy Solution, che punta a produrre in Polonia 85 milioni di celle cilindriche da 11,5 GWh.
Si tratta del formato destinato alla BMW Neue Klasse, la prima piattaforma europea a utilizzare questa tipologia di celle ad alta densità, già adottate da diversi costruttori per le performance e la flessibilità nei moduli.
Anche l’Italia tra i progetti “non maturi”?
La Commissione chiarisce che i contributi non saranno erogati in un’unica soluzione, ma in base al raggiungimento di traguardi industriali.
Inoltre, i progetti non selezionati non sono da ritenersi necessariamente esclusi: la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) potrà fornire supporto allo sviluppo per quelli ritenuti promettenti ma non ancora pronti. Una strada secondaria che interessa da vicino anche l’Italia, alla quale al momento sembrano mancare progetti concreti per entrare a pieno titolo nei piani di sviluppo a breve termine dell’industria delle batterie.
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visto che siamo ricchi di sole, vento e (per ora) idroelettrico.. mi sarei augurato almeno qualche programma su BESS da abbinare… magari anche nei formati che all’estero ci acquistano (come quello a CO2 di EnergyDome o quelle “a sabbia” di Magaldi Group .. giusto per fare un esempio… Ora come ora più che salvare il moribondo settore automotive italiano c’è da correre a salvare l’intera capacità produttiva nazionale ..
Noi abbiamo petrolio e gas quasi gratuiti.
Che ce ne facciamo delle batterie… sono sporche, inquinano, quando bruciano producono fumi velenosi.
Lo dicono l’Eni e tutti i pastori della Sardegna.
No non hai capito bene , noi puntiamo sulla neutralità tecnologica, neutralità di importazione del gas Usa e neutralità del fossile dell’ Eni . Che ce ne facciamo di tutte quelle batterie che non si caricano ne col carbone ne col gas?