L’UE alza l’asticella sul clima: -90% di emissioni al 2040. Ma frena sulle regole

clima emissioni

Alla vigilia del vertice Cop30 e il giorno stesso in cui UNEP lancia un nuovo allarme sul clima, l’Ue ha adottato l’ambizioso obiettivo di ridurre del 90% le sue emissioni di CO2  entro il 2040. Allentando tuttavia i vincoli.

Come chiedevano Commissione e Parlamento europeo, l’Ue ha alzato l’asticella della decarbonizzazione per la tappa intermedia 2040 (-90% rispetto al 1990, in vista delle emissioni nette zero previste per il 2050). Ma nel contempo ha introdotto alcune clausole che ammorbidiscono i vincoli (e mantengono margini di incertezza per governi e investitori). Con questo documento, sottoscritto dai ministri dell’Ambiente e approvato a maggioranza qualificata solo dopo una notte di trattative, Bruxelles si presenterà avendo “fatto i compiti” all’appuntamento di Belem, in Brasile, per la COP30 (dal 10 al 25 novembre).

Gli scienziati dell’ONU: verso un catastrofico + 2,5 gradi

In vista dell’annuale meeting sul clima promosso dall’ONU,  gli scienziati dell’UNEP (United Nations  Environmet Programme) , nel loro  Emissions Gap Report 2025, avvertono che il mondo è ancora fuori dalla traiettoria climatica fissata con l’Accordo di Parigi e viaggia verso un catastrofico aumento delle temperature medie di 2,5 gradi a fine secolo. La distanza tra promesse e azioni, insomma, resta ancora  pericolosamente ampia.

clima emissioni
La Vicepresidente esecutivo per la transizione pulita Teresa Ribera e il Commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra . Foto di Lukasz Kobus. Copyright: Unione europea 2025

Ma l’Europa (divisa) prova a dare  il buon esempio

A Bruxelles, dopo una maratona negoziale durata fino a tarda notte, i Ministri dell’Ambiente UE hanno trovato l’accordo su un obiettivo vincolante al 2040, con la possibilità di utilizzare crediti internazionali fino al 5%. È stato anche approvato il nuovo NDC europeo – l’impegno al 2035 previsto dall’Accordo di Parigi – che verrà comunicato alle Nazioni Unite entro fine anno.

clima emissioni
Emissioni di CO2 pro capite dal 1990 ad oggi, per i i sei maggiori emettitori globali

 

L’Europa cerca dunque di dare un segnale di leadership, ma resta il rischio di un divario tra promesse e attuazione, specie se il contesto politico e finanziario non sarà coerente.

L’intesa, arrivata dopo oltre 24 ore di negoziati, prevede però una clausola di revisione su base biennale a seguito di una valutazione da parte della Commissione dell’attuazione della legge sul clima. E una clausola di salvaguardia proposta dalla Francia che tira il freno  in caso di particolari eventi (crisi economico-finanziarie, per esempio).

Hanno votato contro Slovacchia, Ungheria e Polonia. Belgio e Bulgaria si sarebbero astenute. Il computo totale dei non favorevoli non è ancora noto, ma la presidenza danese ha detto che l’intesa ha ottenuto il sì di Paesi membri comprendenti l’81,9% della popolazione europea.

Il ruolo controverso dell’Italia: vota sì ma…

L’Italia ha giocato un ruolo determinante ma controverso. Roma ha spinto per introdurre la clausola di revisione biennale  rispetto al normale ciclo quinquennale previsto dalle regole UE. Inoltre ha accettato un compromesso che comporta la perdita di una parte delle risorse dell’ETS2, il nuovo sistema europeo di scambio delle emissioni. Per l’Italia, il valore stimato oscilla tra 15 e 21 miliardi di euro, fondi destinati a sostenere cittadini e imprese nella transizione energetica.

Questa misura, secondo molti osservatori, potrebbe  distogliere attenzione e fondi dalle politiche nazionali di riduzione delle emissioni nel breve termine. E rischia di diventare un alibi per rallentare la decarbonizzazione dell’industria e dei trasporti.

Una maggiore flessibilità, infine,  può sembrare utile, ma  rischia di indebolire la credibilità del pacchetto 2040 e di creare incertezza per gli investimenti in tecnologie pulite.

Per Luca Bergamaschi, direttore esecutivo del think tank climatico italiano ECCO, si tratta di «un segnale positivo. Nessun grande blocco di Paesi emettitori ha obiettivi così ambiziosi per i prossimi 15 anni, al netto delle flessibilità».

L’allarme dell’UNEP: troppi Paesi fuori traiettoria

clima emissioni
In questo grafico tratto dal rapporto UNEP 2025 sono indicati i nuovi target di decarbonizzazione o Nationally Determined Contributions (NDC) depositati dai principali emettitori. Sono espressi in milioni di tonnellate di CO2 annue evitate. I margini di incertezza stimati (striscia orizzontale blu) riguardano l’effettiva efficacia delle misure previste. Come si vede gli Stati Uniti, con l’Amministrazione Trump, non hanno più assunto impegni e i target sono rimasti quelli fissati dalla vecchia amministrazione Biden in base al suo Inflaction Reduction Act , ora in  smantellamento

Infatti, proprio su quest’ultima evidenza lancia l’allarme il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP). Secondo l’Emissions Gap Report 2025, meno di un terzo dei Paesi dell’Accordo di Parigi ha aggiornato i propri piani climatici. E anche con la piena attuazione degli impegni attuali, il pianeta si dirige verso un riscaldamento di 2,3–2,5°C entro fine secolo, ben oltre i limiti di sicurezza.

«Nonostante tutti gli avvertimenti, il mondo ha continuato a emettere gas serra a livelli record, quindi questa conclusione non è stata inaspettata», ha commentato amaramente Martin Krause, Direttore della Divisione Cambiamenti Climatici dell’UNEP. «Ma dovrebbe essere un campanello d’allarme per tutti. Il cambiamento climatico è reale, sta accadendo e, se non interveniamo al più presto, le conseguenze saranno gravi».

Abbiamo tutto per salvarci, manca solo la volontà politica

Il rapporto UNEP mostra che la traiettoria mondiale è solo lievemente migliorata rispetto al 2024 (2,6–2,8°C). «Un superamento temporaneo di 1,5°C è ormai inevitabile, ma l’obiettivo resta raggiungibile se aumentiamo le ambizioni», ha ricordato il segretario generale dell’ONU António Guterres, invitando i Paesi ad accelerare.

clima emissioni
Le probabilità di raggiungere diversi livelli di aumento delle temperature a fine secolo, in quattro scenari diversi: continuità delle attuali politiche, NDC attuali non vincolanti, attuali NDC vincolanti, e NDC vincolanti rafforzati.

Secondo l’UNEP, infatti, per mantenere il riscaldamento sotto i 2°C servirebbe una riduzione del 25% delle emissioni globali entro il 2030 e del 40% per restare vicini a 1,5°C.

E’ possibile? Sì, sostiene il il rapporto: nel decennio trascorso dalla firma dell’Accordo di Parigi, abbiamo assistito a un’impennata nell’uso delle energie rinnovabili, sostenuta in gran parte dal crollo dei costi. Ciò ha preparato il mondo per un futuro a basse emissioni di carbonio, caratterizzato dall’abbandono dei carburanti fossilicrescita economica e sicurezza energetica.

«Abbiamo la tecnologia e il know-how per porre fine alla crisi climatica – conclude Krause -. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è solo  la volontà politica». 

  • LEGGI anche: “La transizione energetica è un buon affare, solo la politica non lo capisce” e guarda il VIDEO

 

Visualizza commenti (25)
  1. Letto ieri su una rivista che prendeva un rapporto OXFAM.
    318 miliardari nel mondo con le loro aziende inquinano come 118 Stati.
    318 persone… come abbiamo fatto concedere loro tutto questo potere?
    Vi pare che questi (senza contare gli altri) possano avere interesse per il pianeta e chi lo abita?

    1. Basta che comprino un’auto elettrica e avrannosalvato la faccia! E pure il pianeta! A parte gli scherzi….devono obbligare queste aziende a non inquinare, altro che i poveri cristi che portano a casa la pagnotta a fine mese… anche se poi i poveri cristi ci lavorano…e i miliardari hanno sempre il coltello dalla parte del manico…con buona pace del Landini & Co.

  2. il CATASTROFISMO s’impenna con l’inutilizzo del 🧠.. articoli fa si postulava un aumento -a breve- di ben 3 gradi nella sola “buca” europea: ora altri “stimatori” di professione ne pronosticano 2,5 globali in più a fine secolo. numeri un tanto al braccio.. le previsioni di otelma cosa dicono?
    ma in effetti, da gente che non produce nulla se non chiacchiere, cosa pretendere?
    ma la “chicca” dell’articolo sta nel sottintendere che sia colpa del governo italiano, quando altri paesi hanno votato NO e si sono astenuti: nessun strale verso di loro, degli esposti?
    al 🧠, chi ga ruba al 🧠?

  3. E’ il sodalizio ENI – Piano Mattei del Governo a decidere le politiche energetiche in Italia in questa legislatura.
    Le persone che rappresentano le parti le conoscete, non c’è bisogno di fare nomi. In materia energetica una delle prime
    mosse dopo la vittoria alle elezioni (qualcuno se ne ricorderà) è stata la rimozione dell’ottimo Starace e l’inserimento
    di Cattaneo a capo di Enel per controllare ovviamente il costo energia al dettaglio (colonnine comprese).
    Personalmente confido in GenZ per il nostro paese è l’unica speranza. I ragazzi sono molto più informati e consapevoli.
    Se non siamo in grado noi di dargli una Italia pulita se la prenderanno da soli.

    1. Nello Roscini

      perché in quella precedente ?
      con di-maio e cingolani portaborse dell’Eni ..

      non siamo mica la Spagna e il Portogallo, che hanno ridotto il debito pro capite con le rinnovabili ..

      noi col 1010 , amico mio frega tu che frego io, intestato a Conte con l’appoggio di Lega minus e sforza italia

      Draghi , ha detto che sevono più rinnovabili , un anno dopo che non era più al governo

      Adotta un politico itaGliano anche tu …
      FALLO SMETTERE !!
      -_-

  4. in germania, paese meno soleggiato di noi, l’ultima asta di aquisto energia da impianti fotovoltaici utility già dotati di stabilizzazione tramite accumuli a batteria BESS, ha assegnato tariffe medie scese a 5,3 centesimi a Kwh, cioè la metà del nostro PUN

    https://www-pv–magazine-com.translate.goog/2025/10/08/germany-wraps-up-solar-plus-storage-tender-with-average-price-of-e0-0531-kwh/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it

    nel caso Italia, avremmo un bel po’ di aggiustamenti da fare sul settore energia, ma volendo citare i principali modi, sarebbe urgente modificare le parti volutamente sabotanti dei recenti decreti, cioè decreto agricoltura, decreto aree idonee, testo unico sulle rinnovabili

    perché un massiccio calo dei prezzi energia elettrica, anche senza correggere altre storture che pure ci sono legate a poca trasparenza, lo avremo di forza bruta quando avremo aggiunto circa altri 20 GW di potenza nominale (circa 4-5 GW porenza effettiva media) di impianti rinnovabili; con i sopracitati decreti ci metteremo 4 anni, mentre senza ce la saremmo cavata credo in 1,5 anni e saremmo già a metà strada

    in particolare per fare in fretta, i primi 20 GW sarebbero soprattutto di fotovoltaico utility (panneli a terra in grandi impianti) e/o agrivoltaico tipo 2 (pannelli a terra su suoli a doppio uso agricolo + ftv), ma sono gli impianti che sono stati vietati o resi difficili da realizzare dai citati decreti

    mi piacerebbe una petizione (da parte di elettrori di ogni partito) per mandare via a spinta di piedi nelle terga i citati decreti e i ministri che li hanno voluti in questa forma sabotante ( anche se tali ministri risultasserro fossero del partito preferito, perché secondo me la presa in giro è troppa anche per i loro elettori)

  5. ampliare la nostra produzione industriale se investissimo nello studio e nella produzione di batterie al sodio …..
    Guarda che la nostra produzione industriale è ridotta al lumicino per gli alti costi di manodopera, di energia e di regolamentazioni .
    Tutti delocalizzano dove si puo’ sfruttare manodopera, ci sono meno tasse e meno regole anti inquinamento/infortunistica.
    Come fai a competere con concorrenza “sleale”?

    1. Alti costi della manodopera.
      Rispetto a chi?
      Comunque i costi possono addirittura essere ridotti, basterebbe prima ridurre i prezzi dei prodotti e dei servizi.
      E’ così facile, produci in Cina e vendi ai prezzi della Cina maggiorati del 10/15%… anzichè aumentarli del 350%.
      Poi la gente non compra.
      La tro.iata dei costi è venuto il momento di accantonarla, altrimenti servirà veramente il fascismo per fermare gli italiani che prima o poi si incazzeranno.
      Intanto rinunciano a soldi per rallentare quelle buone pratiche utili a ridurre il costo dell’energia e renderci maggiormente indipendenti.
      Perchè? Perchè vanno contro gli interessi dei “signori dell’alto costo della manodopera.”

        1. Ah ok, pensavo invece a Francia, Germania, Austria, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia, Danimarca, Svezia, Inghilterra, Stati Uniti.

          Cina e simili vanno benissimo, infatti sono almeno 35 anni che le aziende delocalizzano e poi importano prodotti costati “niente” che rivendono con ricarichi enormi a chi ha gli stipendi inferiori oggi a 30 anni fa, ma anche a 5 anni fa.
          Infatti qualche mese leggevo statistiche che dicevano che le aziende hanno fatto enormi profitti… gli unici a non aver banchettato sono stati i dipendenti (non mi riferisco a dirigenti, funzionari o comunque figure di alto livello) e le numerose false P.IVA.

  6. Alessandro D.

    Io continuo a pensare che se si vuole centrare il “bersaglio grosso” col grande pubblico più che continuare a parlare di clima, orsi bianchi in sofferenza e ghiacciai in asfissia (argomenti che hanno ampiamente dimostrato di non spostare una virgola in più rispetto al target di riferimento di chi di ste cose è già convinto) sarebbe il caso di parlare di quanto sarebbe figo non dipendere da altri paesi spesso instabili e magari anche un po’ stronzi, di quanto potremmo risparmiare (tipo i 104 miliardi della UK), di quanto potremmo ampliare la nostra produzione industriale se investissimo nello studio e nella produzione di batterie al sodio (casualmente siamo una penisola circondata da uno dei mari più salati del mondo) e di quanto, una volta finito prima o dopo il petrolio, noi avremo meno problemi di tanti altri. Etc etc.

    Ma si sa, io sono solo un urfido capitalista che macina utili H/24 7/7 365/365, non sono un’anima bella che coi suoi pensieri si eleva al di sopra delle miserie di questo mondo per cercare di renderlo un posto migliore… :p

    1. Solo uno stupido non capisce come le due cose siano collegate. Per esempio: quanto ci costano le catastrofi naturali? Quanto ci costa condizionare tutte le nostre case per sopportare estati torride? Quanto ci costano le migrazioni di massa da terre ormai non più coltivabili?
      Dobbiamo partire ogni volta dalle aste e i cerchi (metodo Montessori) o possiamo sperare che gli italiani sappiano già leggere e scrivere?

      1. Tutto costa, ha ragione, ma le catastrofi non sono messe in conto su acquisto di beni di consumo e ormai anche gli stuzzicadenti sono fatti in cina….

        1. Sono messe in conto sulle tasse che dobbiamo pagare perché lo Stato possa rifondere i danni. Serve un esempio? Alluvione in Romagna del 2023: 2,7 miliardi di euro. Anche questo non è troppo difficile da capire.

          1. E’ ma io leggo qui’ perchè lei sa tutto non per altro…..
            Poi il modo come si pone è senza dubbio fantastico, da vero moderatore…
            Le tasse ci sono e ci saranno sempre come l’indebitamento pubblico, da una parte o dall’altra i soldi li mangiano….
            E per la prevenzione molto pochi….

          2. 2,7 miliardi sono le tasse che paghiamo per l’alluvione o i danni dell’alluvione?

      2. Aste e pallini come se piovesse! Ormai molto spesso il livello è quello, a un certo punto bisogna farsene un pochino anche una ragione.

    2. @Alessandro D

      Personalmente sono d’accordo ma altrettanto perplesso.
      Il problema sarebbe che non diciamo alla massa degli italiani quanti soldi potrebbero risparmiare, altrettanti guadagnarne con lavori qualificati che guardano al futuro, mentre li “incupiamo” parlando del pianete che a breve ci “vomiterà” ?
      E chi dovrebbe occuparsi si questo? “Vaielettrico” o il governo ?
      Ci vuole poco a capire gli enormi vantaggi economici che avremmo rendendoci indipendenti o quasi sul fronte energetico.
      Perchè il governo e qualche a questo punto pseudo-scienziato, confindustria o circoletti vari vanno in direzione opposta?
      I loro privatissimi affari/utili hanno la priorità su un intero popolo?

      1. Alessandro D.

        Io ovviamente non sto parlando di quel che dovrebbe fare Vaielettrico, che “è un giornale e fa il giornale”, riportando le norizie nella maniera più oggettiva possibile.

        Più in generale questo sarebbe il compito di chi, a livello istituzionale, si occupa di comunicare questo fenomeno.
        Un tipo di comunicazione non esclude l’altra, gli orsi bianchi in sofferenza non escludono la sovranità energetica.
        Ma la notizia che leggiamo, che riporta resoconti ufficiali che a grandi linee ho letto pure io, non può far altro che riportare ancora un certo tipo di narrazione/comunicazione che, torno a ripetere, a tutta evidenza non ha funzionato e non sta funzionando.
        A livello europeo, non soltanto italiano.
        Discorsi che ho già abbondantemente fatto, sia chiaro. Notavo solo che non è cambiata una virgola negli ultimi anni, e in futuro anche negli effetti una virgola non cambierà se si continua così.

        -Ci vuole poco a capire gli enormi vantaggi economici che avremmo rendendoci indipendenti o quasi sul fronte energetico.-

        No non ci vuole poco amico mio, è questo l’equivoco. Le parrà impossibile, ma i fatti stanno dimostrando che ce ne vuole eccome a far passare il mesaggio.
        E soprattutto che non si è nemmeno iniziato a farlo seriamente.

      2. Interessi privati. Basta vedere cosa accade in America con un Presidente al soldo delle multinazionali del fossile

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

Prezzi di ricarica giù in Germania

Articolo Successivo

Eicma 2025. Vmoto punta sulla versatilità: ecco il VS4 e il CP con Pininfarina

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!