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Livia e i suoi gioielli

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energica ideanomics
Livia Cevolini

La definiscono «Tesla a due ruote»: è Energica Motor, la casa modenese fondata dalla 39enne Livia Cevolini che produce Ego e Eva, le superbike elettriche più veloci del mondo

I grandi delle due ruote restano alla finestra: Harley Davidson e Yamaha sono ferme ai prototipi, Bmw per ora non va oltre un maxiscooter, Polaris ha comprato il pioniere a stelle e strisce Brammo ma non ha ancora rinnovato la gamma, Ktm ha in listino solo il Freeride del 2014. La supermoto elettrica, dunque, resta il regno delle new entry. Come la belga Sarolea, l’americana Zero nata nel 2006, la californiana Lightning nata nel 2010 o l’Italiana Tacita fondata a Torino nel 2011.

Nessuna casa al mondo, però, con blasone antico o start up, ha mai messo sul mercato una stradale elettrica con l’ambizione di sfidare le omologhe a motore endotermico sul proibitivo terreno delle stradali ad altissime prestazioni. L’ha fatto soltanto una giovane ragazza bionda, occhi azzurri e statura da cestista, partita ancora bambina dai paddock di Formula Uno e arrivata, dopo la laurea in Ingegneria meccanica all’Università di Parma, a fondare nel 2013 Energica Motor Company. Si chiama Livia Cevolini, è modenese, ha 39 anni, sarà mamma per la prima volta proprio in questi giorni.

Alle spalle ha il gruppo di famiglia CRP, nato nel ’70 su iniziativa del padre Roberto e passato negli anni dalle lavorazioni meccaniche di precisione alla componentistica per motori in leghe speciali, alle forniture per le principali case di Formula Uno e Moto Gp, quindi alla modellistica in 3D e infine alla prototipazione con tecnologie di manifattura additiva elaborate in casa dal fratello Franco grazie al brevetto dei nuovi materiali Windform. Ma CRP è il regno del padre e del fratello. Al progetto moto ci ha sempre pensato lei. All’inizio con CRP Racing, una scuderia che ha corso nel campionato Motor Sport 125 e 250, poi con un prototipo elettrico per il Tourist Trophy.

L’idea di Energica prende forma nel 2011, partendo da zero. Il modello di business è quello di Tesla: debuttare al top, costruire il marchio, anzi il mito, strutturare l’azienda e portarla in Borsa prima ancora di aver piazzato le moto nelle vetrine. Così, due anni dopo, Energica Motors diventa una società. Solo nel 2014 arrivano le moto: Energica Ego e, l’anno dopo Energica Eva. Una supersportiva carenata da 240 kmh la prima, una streetfighter la seconda. Le vendite iniziano nel 2016, dopo che Energica Motor Company, approdando in Borsa sul mercato Aim per le piccole aziende e le start up, ha raccolto quasi 5 milioni di capitale con i quali si è data una struttura di progettazione, una rete commerciale, una sede autonoma con proprie linee produttive a Soliera, nella bassa modenese.

Nel nuovo stabilimento di 3 mila metri quadrati lavorano oggi 40 persone, fra ingegneri, tecnici progettisti e operai. La capacità produttiva è di 500 moto all’anno, con possibilità di arrivare fino a 5 mila aggiungendo altre tre linee di assemblaggio alle due attuali. Ma l’obiettivo a breve è raggiungere quota 2 mila, il che vorrebbe dire equilibrio economico fra costi e ricavi.

Gli investimenti sono già stati enormi, spiega Livia Cevolini: ogni componente è stato progettato in casa (perfino i freni Brembo sono stati adattati alle geometrie delle moto Energica) e in alcuni casi sono il frutto di significative innovazioni. Il pacco batterie, per esempio, chiuso in un contenitore sigillato e raffreddato ad aria; oppure il sistema frenante con eAbs o ancora la Vehicle control unit (VCU), “cuore elettronico” di gestione della potenza. Sono diventati altrettanti brevetti internazionali riconosciuti dall’Ue solo poche settimane fa. La produzione in serie, invece, è affidata a una filiera di fornitori esterni, per l’80% ubicati fra la Lombardia e la Motor Valley emiliana. Alcuni pezzi particolari, infine, sono realizzati in sinergia con il gruppo CRP utilizzando le costosissime tecnologie di manifattura addizionale in 3D.
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