Il mondo guarda avanti, ma l’Italia è ancora sotto l’effetto dell’editto di Sergio Marchionne («l’auto elettrica è un pericolo per l’umanità») e rischia di non accorgersene. Gli altri investono sul futuro, noi investiamo sul passato, con una Strategia Energetica Nazionale (SEN) fortemente influenzata dal lavoro di lobby di Eni e FCA-Fiat e quindi incentrata sul metano. Metano che in certi contesti, intendiamoci, è sicuramente un’ottima soluzione, ma non è certamente la strada su cui si sta puntando per la mobilità di domani a livello globale. Il futuro immediato è l’auto elettrica, al momento ancora afflitta da limiti sul cui superamento lavorano grandi aziende, centri di ricerca e interi sistemi-paese. Se non addirittura sistemi-continente come sta avvenendo sul tema delle batterie per l’Unione Europea. I limiti, si sa, sono nella capacità delle batterie stessa (e quindi nell’autonomia di percorrenza dei veicoli) e nei tempi di ricarica.
L’Italia e la batteria europea
Già ad ottobre 2017 l’Unione europea ha convocato i big delle multinazionali continentali di auto, chimica, energia ed ingegneria per cominciare a capire se è possibile creare una sorta di Airbus delle batterie, ovvero un grande consorzio che metta assieme il know how del meglio della vecchia Europa in questo campo, come fu fatto a suo tempo per i grandi aerei. Il filmato realizzato dal Financial Times, che riproduciamo qui sotto (in inglese), spiega bene quale è lo strapotere del Far East, e in particolare della Cina, in questo campo strategico per il futuro dell’automobile. Nei giorni scorsi il il Ministero della attività produttive ha convocato un incontro a Roma per capire che cosa possono fare le aziende di casa nostra al grande tavolo europeo, ma il timore è che ancora una volta l’Italia viva questa sfida non come una grande opportunità, ma come l’ennesima grana che arriva dall’Europa. Non che manchino le aziende: Magneti Marelli, Arcotronics, Fiamm…Bisogna capire se ci sarà la volontà politica. E anche la disponibilità di mezzi per entrare in una gara di questo livello.
La strada che ricarica
Presto capiremo se la soluzione delle strade che ti ricaricano le batterie, a induzione, è percorribile su larga scala. Mentre il mondo sperimenta questo sistema nei centri di ricerca (lo sta facendo anche la Renault a Parigi), in Cina si sta già costruendo il primo tratto di autostrada. Il risultato è straordinario: in un chilometro di strada attrezzata, la batteria di un’auto riceve una carica di 20 kWh. Si tratta di capire la sostenibilità economica del progetto: la storia dell’auto elettrica ha alle spalle il fallimento di un altro sistema di ricarica rapida che ai più appariva ingegnoso, ovvero la sostituzione del pacco-batteria ideata dieci anni fa dall’imprenditore israeliano Shai Agassi con la sua Better Place, poi fallita nel 2013 nonostante disponesse di enormi capitali. La Cina non ha problemi di questo genere: avendo scommesso sulla mobilità elettrica, anche per i terribili problemi di inquinamento delle sue megalopoli, può permettersi di investire sul futuro anche senza un ritorno finanziario certo. L’Europa guarda e cerca di reagire proponendo un consorzio per le superbatterie, ma tutto sembra correre troppo veloce per l’Italia. Meglio rifugiarsi nello sconcertante, ma in fondo anche un po’ rassicurante, editto marchionniano: lasciamoli fare, sperando che vadano a schiantarsi.
Sulle strategie elettriche cinesi guarda anche https://www.vaielettrico.it/sindrome-cinese/