Il cambiamento climatico sta diventando un elemento strutturale nella valutazione della sostenibilità economica dei Paesi. Non si tratta più solo di affrontare eventi estremi o decarbonizzare l’economia: le ripercussioni sul PIL, sulla spesa pubblica e sul debito sovrano sono ormai al centro del dibattito politico e tecnico. Un recente studio pubblicato da Bruegel, realizzato da un team di ricercatori europei, analizza in modo approfondito il legame tra clima e finanza pubblica. Il messaggio per l’Italia è chiaro: la vulnerabilità climatica può incidere in modo significativo sulla traiettoria del debito nei prossimi decenni.
Un Paese con un alto debito pubblico, ecco perché l’Italia deve preoccuparsi
L’Italia, con il suo elevato debito pubblico e un contesto economico caratterizzato da bassa crescita strutturale, si colloca tra i Paesi più sensibili agli effetti economici del cambiamento climatico. Lo studio evidenzia che, in presenza di scenari climatici critici e in assenza di strategie di adattamento efficaci, i costi legati all’impatto ambientale potrebbero spingere il rapporto debito/PIL su una traiettoria crescente e difficile da contenere.
L’impatto si farà sentire già tra vent’anni
I modelli utilizzati mostrano che, già a partire dal 2040, gli effetti del clima sulla crescita economica potrebbero iniziare a manifestarsi in modo tangibile. Per l’Italia, ciò si tradurrebbe in un aumento dei costi di finanziamento del debito e nella necessità di maggiori surplus primari per mantenere la stabilità fiscale. Questo diventa particolarmente problematico considerando la difficoltà storica del Paese nel mantenere attivi di bilancio duraturi.
Investimenti in adattamento: utili ma non risolutivi
Le strategie di adattamento, come infrastrutture resilienti, protezione dalle alluvioni o miglioramenti energetici, possono ridurre significativamente l’impatto economico del cambiamento climatico. Tuttavia, lo studio mostra che, per un Paese con un elevato livello di debito iniziale come l’Italia, anche politiche di adattamento ambiziose non bastano, da sole, a garantire una traiettoria di sostenibilità.
Il ruolo delle politiche fiscali: tra prudenza e visione
Il dilemma che emerge è complesso: da un lato c’è la necessità di mantenere un livello di spesa pubblica in grado di sostenere i servizi e gli investimenti; dall’altro, l’urgenza di rafforzare l’equilibrio di bilancio per affrontare i nuovi rischi macroeconomici legati al clima. Le simulazioni mostrano che, senza un’evoluzione delle politiche fiscali, l’Italia rischia di dover affrontare un compromesso tra sostenibilità del debito e continuità della spesa sociale.
Una questione di resilienza, non solo di debito pubblico
Il vero tema è la resilienza economica di fronte a un mondo che cambia. Integrare il rischio climatico nei modelli di finanza pubblica non è più una scelta opzionale, ma una necessità. Per l’Italia, ciò significa aggiornare gli strumenti di pianificazione fiscale, valutare l’impatto di lungo periodo delle politiche ambientali e costruire una strategia che non lasci il sistema economico esposto a shock difficilmente gestibili.
Lo dico da molti anni
i politici Italiani sono le “escort del fossile e del fissile”
per questo , il paese non ha un piano enerhetico all’altezza
di Portogallo e Spagna il cui debito/pil è sceso molto rispetto a noi
grazie alle rinnovabili ..
il cittadino vota verde che più verde non si può e poi ti ritro
e poi ti ritrovi “faccio cose vedo gente”
del calibro di :
Chicco Testa
la coppia Di Maio, Cingolani
Todde (detta miss non esistono aree idonee)
buon debito pubblico e recessione a tutti
disgusto e fastidio
E’ sotto gli occhi di tutti che il problema si sta acutizzando. 🙁
Ma quali sono i paesi a livello europeo più virtuosi in merito?