Wind Europe, la più importante associazione dell’eolico europeo, accusa l’Italia. Contesta l’accordo del governo Meloni con il gruppo cinese MingYang per aprire una fabbrica di turbine. E invoca l’intervento della Commissione Ue, che sta indagando sul dumping dei prezzi delle aziende di Pechino nelle rinnovabili.
L’Italia sempre più lontana dall’Europa e sempre più vicina alla Cina. Dopo l’auto elettrica, con le avances a DongFeng perché sviluppi nuovi modelli anche in Italia, ora ci prova con le turbine eoliche.
Dopo le avance a Pechino per l’auto elettrica, ora il governo cerca l’accordo sulle rinnovabili
Per questo motivo, Wind Europe – potente associazione di categoria – ha attaccato il governo Meloni per l’accordo annunciato il 9 agosto scorso: accordo industriale per “per rafforzare la filiera nazionale del settore”.
“Non è questo che intendeva la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen quando nel recente discorso dello stato dell’Unione ha affermato che le pale eoliche del futuro devono essere costruite in Europa”, ha dichiarato un portavoce di Wind Europe.
Wind Europe rappresenta una filiera industriale che parte dai leader mondiali delle turbine – la danese Vestas e la tedesca Siemens-Gamesa – e arriva ai produttori.
Le società dell’eolico europeo contestano il memorandum del governo con MingYang
Sotto accusa, il memorandum sottoscritto da Adolfo Urso, ministro delle Imprese con la cinese MingYang – una delle aziende che contende le maggiori quote di mercato a Vesta e Siemens Gamesa – assieme a Renexia, tra le società italiane più attive nell’eolico off shore (suo il mega progetto al largo di Trapani).
L’obiettivo è costruire, entro due anni, una fabbrica di turbine in un sito del centro-sud Italia che rifornisca tutta la filiera dell’eolico nel Mediterraneo, che ha un potenziale in Italia di 207,3 GW, pari a 3,4 volte la potenza rinnovabile totale installata al 2022.
Un dossier Ue sui sussidi di Pechino
Ma agli operatori non è di certo sfuggito il fatto che per i colossi cinesi è un modo per mettere piede nell’Unione europea con la loro tecnologia. “La Commissione Europea vorrà esaminare il memorandum nel contesto del regolamento Ue sulle sovvenzioni estere e gli investimenti manufatturieri rientrano in questo ambito”.
A dichiararlo è stato il portavoce di Wind Europe, che ha raccolto l’appello di Green Power Denmark, che a sua volta ha denunciato come il governo Meloni potrebbe aver violato le direttive Ue dal Net-Zero Industry Act al Foreign Subsidies Act.
Ci sarebbero ben altre e tante ragioni per contestare e deplorare questo governo! Cosa intendeva la fon der lien? Difendere gli interessi dei suoi sostenitori. Cosa vuole stellantis per far lavorare gli italiani? Soldi, soldi, come la fiat, come quelli che secondo l’Europa prendono le società cinesi. E allora smettiamola di frignare e facciamo i nostri interessi che non sono di certo fare la guerra per gli altri, che siano USA o Israele
Comunque sarebbe interessante capire la differenza fra la “via della seta” da cui è uscita 8 mesi fa con tanto di fanfara e squilli di tromba e l’attuale “via… innominata o innominabile”.
Fra Meloni e Salvini, e tutti gli altri, siamo messi male, molto male
Fra gli italiani che votano Meloni e quelli che votano Salvini, siamo messi male, molto male…
=== tempismo sulle diverse rinnovabili
eolico marino (off-shore) per l’italia ha un potenziale di 207 GW nominali, cioè potenza di picco ( GWp); considerando un capacity-factor medio diciamo del 33% nei nostri mari, meno ventosi dei mari del nord, sono comunque circa 68 GW (!) di potenza media
però eolico off-shore non vedremo un kwh prima di fine 2026 o 2027 credo
per l’italia la mossa vincente da fare subito per far scendere il PUN e aumentare l’indipendenza energetica, colmando l’attesa di 3 anni (sono tanti se la questione ci sta a cuore) della realizzazione dell’eolico marino, era lasciare proseguire la naturale crescita del semplice solare agrivoltaico con pannelli a terra del tipo senza incentivi,
ma è stato vietato con DL agricoltura e Decreto Aree idonee
ci dovremo accontentare di aggiungere alcuni GW all’anno di intallazioni fotovoltaiche di vario tipo (+6,6 GW il dato tendenziale per il 2024) e di un po’ di eolico su terra
eolico terrestre ne abbiamo un quantitativo modesto rispetto altri paesi, e sappiamo le installazioni su terra da noi sono difficili, abbiamo poche aree adatte, comunque queste poche già aiutano da ottobre a maggio a calmierare il nostro PUN (mentre in estate l’eolico su terra produce molto meno, il contrario del fotovoltaico)
=== converrebbe lo stesso anche se “cinesi”
eolico e fotovoltaico ormai hanno già raggiunto rendimenti alti, restituiscono almeno 40 volte l’energia usata per fabbricarli e dismetterli
quando è possibile installarli, considerando l’indipendenza energetica che permettono e l’urgenza per il cambiamento climatico, ha poca importanza dove sono stati fabbricati; conta quanti ne possono essere prodotti e consegnati velocemente, coperti dalla garanzia del costruttore per gli standard di durata e qualità richiesti, e il prezzo, quanti se ne possono installare a parità del capitale che è possibile investire e che poi ci mette circa 5-8 anni a ripagarsi
detto questo, se poi si riesce a tenere in loco più lavoro indotto tanto meglio;
ma anceh per il lavoro indotto potrebbe convenire importare pannelli e turbine (in maggior numero se i fornitori cinesi hanno già più capacità produttiva), visto che sono solo UNA PARTE degli impianti
– i pannelli fotovoltaici costano molto poco, siamo quasi al prezzo della lastra di vetro e della spedizione, e non arrivano al 20% del costo complessivo di un impianto solare; l’80% dell’impianto e della manodopera è valore locale
– le turbine costano, ma per gli impianti off-shore ci sono da aggiungere anche gli studi geologi di preparazione, le piattaforme galleggianti in acciaio, gli ancoraggi, i cavi, i porti, la cantieristica navale e il suo indotto
=== tabù turbine cinesi
sino al 2024 in europa si usavano turbine europee (e mi pare c’è anche un gruppo americano-francese), anche se costavano di più
ma le installazioni stanno crescendo rapidamente di taglia e di numero e i costruttori europei faticano a stare dietro agli ordini, i tempi di consegna si allungano e può essere un problema per un investitore che deve realizzare un parco eolico (stesso problema con i tempi di consegna dei cavi elettrici, per questo Prysmian sta raddoppiando la produzione portandola a 4000 km di cavi all’anno)
e cosi, tra le polemiche sollevate dai timori dei costruttori storici e dalle organizzazioni di settore, quest’anno è stato rotto il tabù:
un progetto Tedesco ha ordinato turbine da 18 MW cinesi (la taglia massima attuale, e ci sono sospetti che farà lo stesso un progetto Francese, che ha vinto un’asta di eolico marino offrendo un ottimo ribazzo di prezzo sulla tariffa di ritiro del kwh
e ora anche la notizia della fabbrica in italia, mercato che già lui da solo prevede tanti progetti di parchi marini
=== fabbrica MingYang
bisognebbe capire se il gruppo Toto (Renexia) nella fabbrica in Abruzzo intende assemblare i componenti delle turbine MingYang (pale, navicella, torre, che arriverebbero per nave dalla Cina) oppure fabbricarli in loco
la seconda possibilità sembra più probabile, almeno inizialmente, per avere tempi di consegna rapidi, Renexia ipotizza di iniare i lavori per il parco eolicomarino Med-Wind nel 2026; sarebbe comunque interessante, in Italia verrebbero fatte (almeno penso) le piattaforme galleggianti, e per certo gli ancoraggi e i cavi, oltre al potenziamento e all’uso di porti e cantieri locali
da capire, più per una questione di immagine, perchè le cifre non sono alte rispetto ai GW di turbine che andranno a realizzare, in che percentuale la fabbrica la vogliono fare con fondi pubblici, o se si “accontentano” di vincere le gare con le alte tariffe di base d’asta del prezzo del kwh che sono state appena fissate dal Decreto Fer2 per i primi 4 GW di eolico-off-shore
provando a fare due conti, a me sembra (?) che anche con i costi ancora un po’ alti dell’off-shore di tipo galleggiante (ma in rapida diminuzione), le tariffe fissate garantiscano un ritorno sul capitale investito per 27 anni ( 2 di fabbricazione + i primi 25 di funzionamento del parco eolico; dopo i 25 anni scade il contratto Cdf) del 5% all’anno, e anche di più usando turbine cinesi, meno costose di quelle europee
credo 5% e oltre all’anno sia tanto, provate a giocare con gli interessi composti e dopo 27 anni vedete il risultato, anche sottraendo un ipotetico costo del prestito bancario per far partitire il progetto, oppure meglio denaro di azionisti
=== fabbrica Vestas
sono un gruppo Danese ma con una fabbrica anche a Taranto, leggo su wiki che fanno anche turbine “grandi”, dal 2022 arrivano almeno come taglia alla V236 da 15.0 MW;
e si sono posizionati in un punto più vicino alle acciaierie e ai vari mari italiani
però per Taranto andrebbe verificato:
– se sono pronti a costruire anche turbine da 17-18 MW, che sta diventando il nuovo standard per l’off-shore; a volte anche i progetti già presentati 2 anni fa con turbine da 15 vengono poi ripresentati con turbine più grandi
– se producono modelli di grossa taglia ma con una meccanica “Direct-drive” ( senza riduttore a ingranaggi tra elica e generatore) o meccanica Hybrid-drive (con due stadi di moltiplicazione ad ingranaggi) invece dei modelli storici con ben tre stadi di moltiplicazione ad ingranaggi, che invece hanno più atriti, cioè meno resa e più rischio di guasti, e faticano ad arrivare a 30 anni di utilizzo senza riparazioni, siamo più sui 25 anni
– soprattutto se sono in grado di fornire velocemente abbastanza turbine per i mega-parchi in progetto per l’italia.. se sui punti sopra si potrebbe arrivare a un compromessi, il tempo di fornitura credo sia un punto critico non superabile per gli investitori
perchè in Italia è partita la corsa per essere pronti alle prime aste di assegnazione, da poco è stato rilasciato il Decreto Fer2 che assegna ai primi 4 GW di eolico off-shore una base d’asta per il prezzo del kwh piuttosto alta
la base d’asta è mitigata dall’assenza di rivaluatazione con l’inflazione, con inflazione al 2% significa che dopo 27 anni la tariffa sarà tagliata quasi del 70%, però sembra lo stesso alta; forse un’altra pensata del nostro governo, che vieta le rinnovabili più economiche e senza incentivi, quelle che sarebbero in completo libero mercato, e distorce con costi al rialzo quelle permesse e distribuite invece tramite aste statali, incentivi compresi, in questo caso a grossi investitori come il Gruppo Toti oppure Eni-Plenitude
– con la scusa (che però non è del tutto una scusa) dei tempi di fornitura, si arriva anche a comparare i prezzi, cioè turbine eoliche europee vs quelle asiatiche
/// i pannelli fotovoltaici costano molto poco \\\ Al momento pare di sí
https://www.wired.it/article/pannelli-solari-prezzo-costo-calo/
ma fino a quando in mancanza di una politica continuativa pro- solare ?
Buongiorno,
il calo di prezzo sui pannelli è strutturale, prosegue da decenni, a parte una sbandata inflattiva durante le crisi logistica del 2021-2022 già riassorbita;
è dovuto ai miglioramenti nei processi produttivi, serve sempre meno energia (nei report delle aziende il valore migliora ogni anno) e meno spessore di silicio per fare i pannelli; e cresce la potenza ottenibile per unità di superfice
nell’articolo che hai linkato, di 1 anno fa, il costo dei pannelli era 20 centesimi a Watt di potenza nominale ( 100 euro = pannello 400 watt )
oggi siamo a 8-12 centesimi a Watt ( 50 euro = pannello 400 watt)
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Qui un grafico dei prezzi europei:
https://www.pvxchange.com/Price-Index
costo con spedizione dalla Germania aquistati in palletz da 16-30 pannelli;
(venduti singoli prezzo raddoppia per motivi logistici-commerciali)
oggi per 20 cents. a watt si riesce a prendere anche pannelli particolari come i vetro-vetro (bifacciali) medio di gamma con resa 23% (cioè circa 25% effettiva contando l’aiuto dato dalla bifaccialità)
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dovremmo essere al minimo possibile (costa quasi di più comprare e farsi spedire delle lastre di solo vetro), ma sta aumentando ancora la resa per superficie, quindi i watt di potenza per euro potrebbero migliorare ancora
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oggi un impianto utility con pannelli a terra costa circa:
0,55-0,7 miliardi di euro per 1 GigaWatt di potenza,
cioè riscritto in “piccolo” :
550-700 euro a KW di potenza, di cui:
– circa 100 euro in pannelli bifacciali
(oppure 50 euro monofacciali + 50 euro di traker solare)
– circa 50-200 euro in affitto terreni e soprattutto burocrazia
– circa 400 euro sostegni, cablaggi, inverter, mano d’opera
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NB: il Decreto Agricoltura ha appena aggiunto 300-500 euro di costo a kwh tra modifiche agli impianti (pergolati e manodopera per pannelli solo messi alti da terra) e iter burocratico da ricominciare daccapo e reso complesso e contingentato
andranno avanti moltissimi meno impianti che erano già in progetto e rimarrà più il tipo con incentivi (procedura lunga, incerta e contingentata),
mentre con questo decreto è stata scoraggiata la libera installazione cioè senza incentivi, perchè i costi sono aumentati del 50% (nella scia di altri provvedimenti che tengono alti i prezzi energia), il ritorno di investimento ora ci mette più anni, con il timore che vengano fatti altri cambi di normativa e tasse aggiunte in corso da questo governo che è un po’ “particolare”
ad esempio nel decreto hanno messo una norma che per alcuni tipi di contratti di affitto permette all’affittuario dei terreni di recedere dal contratto anche dopo che gli impianti sono stati installati, e ricattare per ricontrattare un prezzo di affitto più alto, anche perchè sono stati vietate quasi tutte le aree, alzando il “valore” dei terreni residui
non mi sembra normale, sono ingerenze e distorsioni rispetto alle rinnovabili che sarebbero oggi le più economiche, da governo sovietico stalinista, o stato latifondista fantoccio sudamericano.. è un peccato fare del male così a tutto il paese, per fare un favore a ENI.. spero il governo cada al prima possibile e che magari (?) interrompiamo la sequenza di voti populisti degli ultimi anni
“quote di mercato grazie a prezzi molto concorrenziali (fino al 30-35% in meno), sostenuti dai generosi sussidi del governo di Pechino. ”
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Pensare che da sempre ci dicono che la Cina pratica il dumping attraverso i salari
Ora invece è grazie ai sussidi statali?
Come se in europa ed in italia non esistessero, come se l’elusione e l’evasione fiscale di per sè non contasse nulla e non avesse conseguenze sociali.
I nostri imprenditori (europei) devono mettersi a lavorare, guadagnando il giusto non considerando l’economia alla stregua di una speculazione finanziaria.
Bisognerebbe fare un consorzio , tipo Airbus dell eolico , solare , sino a che ogni stato fa le sue non riusciremo mai a controbattere la Cina . Non andrei mai con i Cinesi ma se Vestas si lamenta , perche non fa una fabbrica in Italia per supportare il mercato italiano ?
Citofonare re Giorgio, il gran ciambellano Matteo Diesel e lo Hobbit della Contea che vogliono uscire dalla UE e portarci nell’abisso dell’italexit.
Non va mai bene nulla se è l’Italia a farlo…la Spagna ha la fabbrica di un produttore cinese per le auto, per le pale accordo con un’altra società sempre cinese ma va tutto bene…strano….la politica…
Il bue che dà del cornuto all’asino. Come se in Europa non ci fossero MAI stati sussidi alle aziende (automotive in primis).
Può anche darsi sia successo, ma da essere adesso così stolti, da facilitare l’insediamento, di aziende di una nazione che pratica il dumping il furto delle tecnologie altrui e non rispetta i diritti umani, sarebbe un altro primato del governo Meloni.
Guardi che purtroppo tanti altri governi europei ci hanno preceduto su questa strada, per tanti prodotti. Perchè solo noi dovremmo precluderci questa strada?