L’idea di Seattle: colonnine on demand davanti a casa

 colonnine davanti casa
La città di Seattle ha obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 molto ambiziosi: -83% entro il 2030

LEGGI ANCHE: Come ricaricano a Londra? On the road

colonnine davanti casa

La soluzione l’ha trovata la multiutility locale Seattle City Light che installerà, alimenterà e gestirà caricabatteria “on demand”.  Non ci sarà alcun costo per i  residenti o i proprietari delle auto elettriche, che avranno le colonnine davanti alla porta di casa. Ogni caricatore fornirà livelli di potenza fino a 9,6 kW.I conducenti pagheranno una tariffa a consumo abbastanza favorevole di 20 centesimi di dollaro per kWh. Nei  Supercharger Tesla a bassa potenza il costo è di 0,17 centesimi di dollaro). I caricatori però saranno disponibili in base all’ordine di arrivo e non possono essere prenotati. I residenti delle proprietà vicine che hanno fatto richiesta, insomma, non avranno alcuna priorità.

Ora City Light sta selezionando le posizioni richieste, valutandole in base agli “obiettivi di equità e ambientali del Piano di investimento strategico per l’elettrificazione dei trasporti”.

La raccolta delle candidature è iniziata in primavera. Durante l’estate saranno valutate e approvate e le installazioni inizieranno a partire dall’inverno 2022/2023. Nel frattempo i clienti dovranno compliare un questionario on line per commentare il progetto.

 

Visualizza commenti (12)
  1. Sarebbe un ottima soluzione, ma abbiamo dei detrattori cronici non lasceranno fare un integrazione così nei comuni dove c’è necessità

  2. Alessandro D.

    Tutto giustissimo, difficile non essere d’accordo.
    Però per l’Italia c’è un problema.
    Nel nostro paese, già da qualche decennio, abbiamo fatto la scelta secondo me condivisibile di interrare il più possibile le linee elettriche anche e soprattutto a livello di aree residenziali.
    E’ una scelta che comporta un maggior grado di sicurezza e, perchè no, un impatto estetico decisamente più piacevole.
    Per contro, tale scelta comporta dei costi maggiori di realizzazione e una minore “flessibilità” della rete.

    Se infatti ci fate caso, e basta farsi qualche giro su Google Street attraverso le vie di tante città d’Europa e dell’America settentrionale, noterete che all’estero la quantità di fili elettrici “aerei” è nella media delle strade urbane sensibilmente superiore rispetto all’Italia e ai non moltissimi pesi dove si è fatta una scelta analoga.
    I minori costi e la maggior “agilità” della cosa vengono compensati in negativo da maggior rischio di guasti (pensiamo al caso degli uragani, così “normali” negli Stati uniti) e di conseguenza dal maggior rischio di incienti (un filo dell’alta o media tensione che penzola rotto da un’intemperia o da un urto accidentale di un camion non è cosa buona).

    Per contro la scelta di lavorare per vie aeree permette con molta più facilità l’implementazione di discorsi come quelli evidenziati dall’articolo. Su questo non ci piove.

    Quindi sperare che si possa fare anche qui da noi ovviamente è il migliore degli auspici, teniamo però conto delle nostre specificità prima di prendersela col governo ladro, cinico e baro perchè non lo fa in maniera generalizzata e tempestiva.

      1. Alessandro D.

        No aspetta Massimo, io parlavo in generale. A livello macro.
        Poi ovvio che il cavo volante lo trovi anche in Italia e il cavo interrato lo trovi anche negli USA. Non si discute.
        Per esempio, la seconda foto che hai pubblicato non so dove l’hai presa, ma per esempio prevede due caricatori attaccati a un palo (di legno tra l’altro, altra cosa che in Italia è stata quasi del tutto eliminata da decenni) alimentati dall’alto.
        A livello macro facci caso, ma da noi è come dico io. Ti basterà fare attenzione a quanti fili aerei vedi le prossime volte che vai in giro in ambito urbano. Fuori città si viaggia ancora sui pali molto spesso. Chiaro che se uno non ci pensa non ci fa caso.
        E’ stata una scelta, mica recrimino. Coi suoi pro e i suoi contro. Di qui la riflessione di carattere puramente generale di cui sopra.

          1. Alessandro D.

            Eh non poco. Dipende dalle condizioni ovviamente. Cioè, non poco tenendo conto che si tratta banalmente di un buco in terra. Lo so che è una roba da ciùcchi, ma per farla breve a meno di non passare vicino a una condotta adeguata avere lì 5000 euro di lavori (a salire) solo per essere pronti a mettere la colonnina è un attimo.

            Cioè, chiariamo: il tutto in relazione al contenuto dell’articolo che dice che negli USA ti mettono facilmenente la colonnina on demand.

            A farla dove passano i cavi sottoterra i costi non sono tragici nemmeno qui. Ma casca tutto il discorso dell’on demand.

          2. Avrai letto che le domande vengono vagliate e selezionate… Per dovere di cronaca devo dire che il Comune di Torino nel suo bando di concessioni per gli operatori della ricarica aveva previsto che per ogni colonnin pubblica in una location scelta dal CPO ci fosse l’impegno di installarne una su domanda di un cittadino. Ricordo male?

          3. Alessandro D.

            -Ricordo male?-

            Francamente non lo so ammetto la mia ignoranza. Comunque guarda che il mio commento si limitava semplicemente dire che per quanto l’idea sia ottima è degna di essere copiata, per questioni puramente tecniche qui da noi è più difficile. E suggerivo semplicemente di tenerne conto. Però più difficile non vuol dire impossibile, semplicemente vuol dire più difficile. Non volevo aggiungere polemica. 😉

          4. Nemmeno io voglio polemizzare. Voglio solo farti riflettere sul fatto che tantissime cose difficili sono state fatte in un decennio o poco più: Alta velocità, rete fognaria, rete idrica, rete elettrica e cablaggi a fibra ottica, rete autostradale. Non parlo della Luna, ovviamente, o della ricostruzione in un anno dell’ex ponte Morandi. Quando nacque Vaielettrico, nel 2017, i punti di ricarica pubblica erano meno di 3 mila e oggi sono 27 mila…

        1. /// la seconda foto che hai pubblicato non so dove l’hai presa, ma per esempio prevede due caricatori attaccati a un palo (di legno tra l’altro, altra cosa che in Italia è stata quasi del tutto eliminata da decenni) alimentati dall’alto \\\ Ho trovato la stessa foto sulla pagina FB di Seattle City Light, a quanto pare la colonnina mobile viene alimentata proprio tramite caricatore fissato a un palo di legno.. Purtroppo al momento non riesco ad accedere alla pagina con i dettagli (https://seattle.gov/city-light/in-the-community/current-projects/curbside-level-2-ev-charging)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

OX MOB, dalla Spagna nuovi scooter elettrici

Articolo Successivo

Huracan dà la scossa alla motonautica e al tender da 2,5 milioni

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!