L’Europa ha perso molti treni. Ma può permetterselo con l’auto elettrica?

europa auto elettrica

L’industria europea, ha perso molti treni: dall’elettronica di consumo all’informatica. E ora l’Europa rischia di perdere anche quello dell’auto elettrica. O meglio, quello dell’auto in generale, visto che «la transizione è ormai irreversibile e nessuno la potrà fermare». Può permetterselo? L’economista Marco Frey – presidente del Comitato scientifico della Fondazione Symbola – non risponde con un sì o un no. Ma è convinto che dilazionare le scadenze e annacquare i vincoli del Green Deal la condannerà ad essere «un tassello della filiera internazionale di fornitura dell’automotive, anzichè un player globale». Insomma, un “follower” piuttosto che un “first mover”, come è sempre stata.

 

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Marco Frey

Da economista d’impresa, materia che insegna alla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, il professor Frey, interpellato da “Fuoco Amico” (vedi su youtube), ricorda che «anche il tempo ha un costo, se non è cavalcato adeguatamente». E l’Europa non lo sta cavalcando affatto; si è messa in una «posizione d’attesa».

«Ogni grande transizione tecnologica ha un suo ciclo». dice. Inizia con una «distruzione creatrice» dell’esistente e una successiva «fase di apprendimento delle nuove tecnologie e dei nuovi processi che via via si diffondono spinti dal mercato e dalle economie di scala». E’ successo per i computer, i pannelli fotovoltaici, i cellulari.

E’ successo anche con le auto termiche, nei vent’anni che intercorsero dal lancio della “Ford T nera” all’avvento dell’auto di massa.

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I tre economisti Premi Nobel per l’Economia 2025 per i loro studi sulla “distruzione creatrice”, traino della crescita attraverso l’innovazione.

La Cina  è già in questa seconda fase. L’Europa, invece, si è come paralizzata. Esaurita la spinta della prima Commissione Von der Leyen che produsse il Green Deal, sembra ora guardare solo ai costi sciali della “distruzione”, dimenticando le prospettive della “creazione”.

Ma il tempo sprecato a “non fare” potremmo pagarlo caro. I posti di lavoro della vecchia filiera dell’automotive tradizionale si perderanno comunque, ma non si creeranno quelli della nuova filiera elettrica. Frey cita per esempio  lo studio di un team della  stessa Scuola Sant’Anna che ha quantificato in 7,5 miliardi di euro il costo del “non fare” per la sola industria italiana.

Mercato e contesto politico, però, sono cambiati. Come finirà la partita che si gioca a Bruxelles sul mantenimento o meno del “paletti” sulle auto a zero emissioni? Pur non essendo contrario a una politica che fissa obiettivi vincolanti da raggiungere e la strada  da seguire, come prevede il Green Deal, Frey pensa che «non si possono sottovalutare gli impatti sociali. Le persone vanno trattate come persone, individui con competenze che non sempre si possono convertire». E aggiunge: «La transizione non è in discussione. I modi e gli strumenti per renderla giusta, sì. Ed è su questo che puntavano i rapporti sulla competitività europea di Draghi e Letta, che andrebbero solo tradotti in politiche industriali». 

Di sicuro, conclude, «l’Europa non può rinunciare a recitare un ruolo da protagonista nell’automotive, che è l’industria per eccellenza e la base dell’ intero ecosistema integrato dell’energia».

  • LEGGI anche “Che impatto avrebbe un’Europa di sole auto elettriche sulla CO₂ atmosferica?e guarda il VIDEO di Filippo Pagliuca

 

Visualizza commenti (24)
  1. Detto che io sono convinto che le aziende automobilistiche occidentali, malgrado i possibili errori ed una concorrenza spesso sleale, abbiano tutte le capacità per fare l’auto elettrica anche meglio dei cinesi e degli americani, il punto vero è il mercato.
    Un’azienda non può permettersi di stravolgere tutto se poi vende solo un’auto elettrica su cinque (e questo in Europa che è uno dei principali mercati).
    Ed anche in Cina di cui qui si scrive sempre, le auto NEV circolanti sono circa 18milioni (grazie alla forzatura del governo cinese) su quasi 330milioni. E di queste NEV, quelle elettriche pure sono si e no 10milioni (ca 3%), che le altre sono ibride.
    E allora sono assolutamente d’accordo con Frey, nel mondo di oggi, se parliamo di una transizione che è comunque significativa onerosa da vari punti di vista, bisogna trovare i modi e gli strumenti per renderla giusta, e spiegarla molto bene. A maggior ragione se si ritiene di doverla fare in fretta.

  2. Antonio gobbo

    Come giustamente dice l’articolo in Europa ci sono situazioni che non si possono sottovalutare gli impatti sociali. Le persone vanno trattate come persone, individui con competenze che non sempre si possono convertire» e qui si parla di grandi numeri, il passaggio all’elettrico deve essere ragionato e non imposto e servirebbe una revisione se non annuale quantomeno biennale della sua fattibilità in modalità e tempi da stabilire, prendere decisioni i ckn scadenza decennale ha pico senso, pensate solo com’era l’Europa nel 2015 e com’è ora dopo una pandemia, una guerra jn Ucrajna e un Trump presidente.

    1. Luca Marcuzzi

      Il passaggio all’elettrico non è imposto dalla politca, ma dalla realtà. L’elettrico è superiore sotto ogni punto di vista rispetto al termico. Molto più efficiente con costi energetici molto più bassi, non emette gas tossici, più piacevole da guidare, ha costi di mautenzione inferiori, tra poco sarà meno costoso da produrre, e consente di non dipendere più dalle importazioni di petrolio. Il termico sparisce perché è una tecnologia obsoleta e inferiore. Non è in discussione la transizione da termico a elettrico che è assolutamente inevitabile, ma solo le sue modalità. C’è chi vule procedere più rapidamente e chi più lentamente. Il problema è che, il più delle volte, chi ostacola la transizione lo fa per interessi personali, mentre la maggior parte persone ci rimetterebbe.

      1. Antonio gobbo

        Scusa ma di quale realtà parli? Dj quella tecnologica? Allora si ti do ragione, di quella economica e di quella logistica .. bhe parliamone.
        Come nai le elettriche danno il boom se all’automobilista gli si regalano 11000 euro oppure come accaduto in Norvegia metà del costo della BEV se lo accolla lo stato? E poi andiamo ad analizzare chi skno questj acquirenti, scopriremo cge al 90% o giù di lì sono perskbe che ricaricano a casa magari col fotovoltaico e in questi casi il discorso tecnico e/o ambientale ossa in secondo piano rispetto a quello economico e/o logistico.
        Al contrario quanti che non possono ricaricare a casa e non hanno una colonnina libera e funzionante nelle immediate vicinanze si allollan la scomodità
        Della ricarica e i costi delle DC e delle fast?
        Mettetevi in testa che fintantoché i problemi economico/logistici non verranno risolti la “bellezza” tecnica di una alimentazione elettrica interessare giusto quei nerd appassionati di tecnologia ma di sicuro al sig Rossi o alla signora Cesira non gliene potrà fregar di meno…punto!!

        1. Antonio, allora, per coerenza, fai lo stesso discorso con i presidi sanitari. Non vorrai mica che mi curi se il primo ospedale è a 200 km da casa mia? Piuttosto muoio! Non sono mica come quel 90% di succhiaincentivi che abitano vicino a un pronto soccorso e vanno là al primo starnuto!?

          1. Antonio gobbo

            Si proprio un paragone pertinente, una ricarica elettrico con un presidio ospedaliero, forse tu sei cagionevole di salute e frequentavi il presidio un giorno si e uno no, io sinceramente non ho queste esigenze e lo uso al massimo ogni 2 o 3 anni, mentre invece una auto elettrica prova a ricaricarla ogni 2 o 3 anni e poi dimmi quando la vendi che te la compro io … non arriverebbe di sicuro ai 2000 km di strada percorsa. 🙂

  3. L’Europa il treno l’ha già perso…come certi cittadini…ancorati con arroganza al presente/ passato senza nessuna visione x il futuro…e dire che è proprio merito di chi ha guardato oltre il proprio naso che siamo passati dal cavallo al motore.

  4. Non so se l’Europa perderà o meno il treno dell’auto elettrica.
    Ma so di sicuro che se si procederà con il ban del 2035 l’Europa butterà nel cesso 140 anni di esperienza nella costruzione di motori termici e che poi erano quelli che l’avevano resa la miglior industria automobilistica del mondo.
    E tutto questo per motivazioni ambientali che sono solo pura ideologia.
    Se in un futuro l’Europa si accorgerà di aver sbagliato strada, allora sarà inutile piangere sul latte versato. Poi dopo sarà molto difficile e forse impossibile tornare indietro.

    1. talmente miglior industria automobilistica del mondo che son venute fuori ca*ate tipo il puretech con la cinghia a bagno d’olio? guarda meglio lasciar fare agli altri se il livello è questo.

      l’industria automobilistica europea è la migliore del mondo forse per quanto riguarda le supercar, li si, c’è una tradizione ben radicata, non di certo sulle produzioni di massa.

      1. Ho detto che l’industria automobilistica europea ERA (parlo al passato di un 15 anni fa) la migliore del mondo. Adesso fa solo schifo come giustamente hai segnalato tu dei problemi del 1.2 puretech.
        Comunque …. vogliono imporci l’elettrico a forza. Si ma… ancora non ci sono colonnine ad alta potenza per 40 milioni e poi non ci stanno ancora le aziende che riciclano le batterie esauste.
        E loro parlano tanto del problema ambientale. Si ma…. quando ci sarà una montagna di batterie esauste da smaltire sai che bomba ecologica sarà quella.

        1. Signor Massimo, dimentica una cosa fondamentale: non ci sono solo le motivazioni ambientali (tutt’altro che ideoloigiche, basta guardare le rilevazioni satellitare in pianura padana per capirlo) ma l’elettrificazione, non solo delle auto, serve a liberarci dalla dipendenza energetica, il Green deal viene erroneamente identificato con il blocco delle auto termiche ma quella è solo una piccolissima parte. Noi Europei, come la Cina, non disponiamo di energie fossili, se non in minima parte, siamo quindi schiavi di altri paesi con tutto quel che ne concerne (perdita competitività costi sociali ecc.). La Cina l’ha capito 20 anni fa che doveva uscire, noi siamo ancora qui a discutere se è meglio il motore termico (che brucia benzina importata) o un auto elettrica che utilizza energia che ci autoproduciamo (oggi in parte, domani completamente) senza capirne minimamente il senso e il vantaggio vero (competitivo e tecnologico) che sta acquistando la CIna.

        2. Non venga da queste parti a raccontare panzane: Le colonnine ad alta potenza ci sono eccome, mancano le auto che le usano. Le aziende che riciclano i materiale delle batterie ci sono eccome; mancano le batterie da riciclare perchè durano molto più del previsto. Le batterie si riciclano al 90% e si riusano. Nulla da smaltire. Detto questo, ancora un’altra bufala e la spediamo nel cestino.

          1. Antonio gobbo

            Verissimo quelle a alta potenza *ed ad altissimi costi) ci sono eccome, quelle che mancano sono quelle AC a vassa potenza sotto le case degli italiani e se qualcuno spera di invogliare all’acquisto elettrico con colonnine fast a prezzi da gioielleria … bhe auguri !!!

        3. @Massimo
          Pensa che fortuna ancora una marea infinita di lavoro da fare, oggi e per i prossimi 150 anni.
          Lavoro per tutti, lavoro… quanto ai soldi beh quelli sempre ai soliti 4 gatti. Accontentati di respirare aria migliore in una temperatura ancora vivibile,

    2. Quando la cina da sola produce 10 milioni di auto elettriche all’anno la meravigliosa esperienza dei motori termici è già nel cesso. Solo lei non se ne rende conto. Tralascio di commentare le questioni ambientali “pura ideologia”. Ha un termometro? lo usi

      1. Antonio gobbo

        Vero infattj se sommato il 53% delle auto prodotte sono ibride plugin (dato 2024) e il 28% di BEV siamo all’intorno dell’80%.

    3. @Massimo
      Che lavoro fai?
      Come mai per te è così problematico guidare un’auto elettrica anzichè a benzina? Sempre 4 ruote ha.

  5. Siete solamente dei pazzi visionari. Per fortuna non avrò vita a sufficienza per vedere il vostro delirio. Continuerò ad utilizzare auto a benzina finché avrò vita, le auto a pile non sono automobili, solo giocattoli

    1. Gli arabi ringraziano e mentre lei si gongola con la benza pagata a caro prezzo investono come non mai nelle rinnovabili, molto più avanti di tanti noi occidentali …

    2. Guarda che continuando a “utilizzare auto a benzina finché avrò vita” ridurrai da solo il tempo per il quale potrai utilizzarle.

  6. prezzi pacchi batteria per EV penso qui si intende i prezzi “occidentali” (circa 30-40% più alti rispetto a Cina e Asia) che vengono stimati ogni anno da analisti come Bloomberg o altri

    qui un grafico, non distingue tra NCM e LFP, ma rende l’idea:
    https://www.goldmansachs.com/insights/articles/electric-vehicle-battery-prices-are-expected-to-fall-almost-50-percent-by-2025

    secondo questo grafico, nel 2025 i pacchi batteria costebbero circa 90€/KWh, e nel 2026 circa 82€/KWh

    a 82€/KWh penso (?) dovremmo essere anche in Occidente vicini alla parità di costo di produzione BEV vs ICE, poi vediamo quanti anni ci mettono i costruttori a trasferire sui listini finali i cali progressivi di costo, certo se si organizzano per venderne parecchie di BEV, non in piccola serie spremendo incece prima le ibride

    1. Be’ con CATL che suggerisce prezzi attorno a USD 19/kWh per le celle a ioni di sodio (Na-ion) dopo il 2030, mi sa che benzina e gasolio faranno la fine del topo, anche se la realtà industriale si avvicinerà soltanto a quei prezzi.

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