Mentre l’intera Europa “bolle” sotto un’ondata di caldo anomalo senza precedenti, la Commissione europea presenta gli aggiornamenti alla legge sul clima che confermano gli obiettivi al 2040, ma introducono criteri di maggior flessibilità. Proposta poco ambiziosa per le organizzazioni ambientaliste, dal WWF a Legambiente, da T&E a Ecco. Irrealistica invece per alcuni Paesi, tra cui l’Italia che con Francia e Germania sta elaborando un documento sul rischio competitività per l’industria europea e quella dell’auto in particolare.

Obiettivo: emissioni meno 90% entro il 2040
Nel documento della Commissione viene confermato l’obiettivo dell’Europa al 2040, con il taglio delle emissioni clima alteranti del 90% rispetto ai livelli 1990. Ma gli Stati potranno adottare percorsi diversi per raggiungere il target e compensare gli eventuali sforamenti con il sistema degli scambi dei crediti di CO2 (EU ETS).
Con il traguardo proposto «l’UE manda un messaggio al mondo – si legge nel comunicato ufficiale -: proseguirà decisa nella lotta ai cambiamenti climatici, rispetterà l’accordo di Parigi e continuerà a dialogare con i paesi partner per ridurre le emissioni a livello mondiale».
Il nuovo traguardo, scrive ancora la Commissione, non solo «darà certezza agli investitori, ma incoraggerà l’innovazione, rafforzerà la leadership industriale delle nostre imprese e migliorerà la sicurezza energetica dell’Europa». Proprio questa settimana, aggiunge Bruxelles, l’ultima indagine Eurobarometro ha rilevato «un forte sostegno dei cittadini all’azione dell’Europa per il clima».
Sulla buona strada per il taglio del 55% entro il 2030
Tra l’altro l’UE sembra essere sulla buona strada per centrare il primo obiettivo del -55% entro il 2030. Infatti se tutti gli Stati membri realizzeranno le misure vincolanti indicate nei loro piani per il clima presentati a Bruxelles (PNIEC per l’Italia) il taglio delle emissioni già acquisito sarà del 54%.

A corredo dell’aggiornamento della legge sul clima la Commissione ha pubblicato la disciplina per gli aiuti di Stato nell’ambito del patto per l’industria pulita che sosterrà ulteriori investimenti nella transizione all’energia pulita e la semplificazione concordata del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM). Infine ha fatto il punto sulle prime proposte relative al patto per l’industria pulita che intende legare la decarbonizzazione alla competitività dell’ industria europea (Piano Draghi).
Ma Meloni, Macron e Merz preparano un lettera di richieste a Bruxelles sulla crisi dell’automotive
Ma proprio su questo punto arriverà domani a Bruxelles una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen e firmata da Giorgia Meloni per l’Italia, Emanuel Macron per la Francia e Friedrick Merz per la Germania. La lettera-appello avanza una serie di richieste per tutelare la competitività dell’industria europea, con particolare focus sull’automotive che con l’indotto dà lavoro a 13 milioni di europei e rappresenta l’8% del Pil dell’Unione.
Secondo Repubblica, che ha anticipato la notizia, i tre puntano su:
-strumenti finanziari e di bilancio più flessibili per aiutare i settori in difficoltà:
-investimenti nell’innovazione, in difesa e spazio;
-riduzione dei costi dell’energia;
–incentivi europei per sostenere l’auto elettrica (ma Roma chiede di includere anche biocarburanti, e-fuels e idrogeno).
L’Italia, peraltro, figura con Polonia e Ungheria nel gruppo dei Paesi più critici verso gli obiettivi climatici 2040, bollati come «irrealizzabili e ideologici». Vedremo come influenzeranno l’iter di approvazione nei passaggi al Parlamento europeo e al Consiglio europeo. Dal fronte ambientalista le critiche si concentrano sul meccanismo di compensazione delle emissioni attraverso i “crediti di carbonio“. Un meccanismo che, grazie a certificazioni opache, permette alle aziende di dichiarare falsi progressi ambientali.
- LEGGI anche “La transizione energetica è un buon affare, solo la politica non lo capisce“e guarda la VIDEO intervista
Volevo avvisarvi che non ho ricevuto nessuno dei commenti a questo articolo, nonostante ho messo come sempre la spunta a “Avvisami quando vengono aggiunti nuovi commenti”.
Da quando avete caricato la nuova interfaccia non ricevo più nessun commento. E si, ho già controllato la cartella spam… So di almeno altri due utenti che scrivono qui che non ricevono nemmeno loro i commenti.
L’industria automobilistica europea è già morta, ma ancora non lo sa, i nostri figli parleranno di Renault e Volkswagen come noi parliamo di Nokia e Kodak, la fiat probabilmente non sapranno manco cos’era
E’ uscita la nuova 500 ibrida, almeno per vent’ anni voglio venderla. praticamente è come quella di 20 anni fa, non ricordo dove la costruivano ora a Torino, Questa è innovazione. Batterie allo stato solido notizie strabilianti anche se sul mercato non ce n’è, noi salveremo l’industria europea con un diesel che va olio di girasole
Ma può essere che un intero continente debba buttare nel cesso il proprio futuro per salvare questo stramaledetto settore automobilistico? Ma basta!! Esistono centinaia di altri settori in cui ci si può riconvertire tutti insieme, e l’automobilistico stesso ha già avuto mille aiuti che ha sfruttato solo per mantenere le sue posizioni arretrate.
Incentivi per nuove imprese compatibili con un futuro green e incentivi per i dipendenti che vogliono ricollocarsi. Se gli si toglie il ricatto sociale dei dipendenti che possiedono, spariscono in un attimo senza apportare danni alla società.
Sante parole, le stavo per scrivere simili. Trattasi di un ricatto bello e buono, non diverso da quello dell’ILVA che ammorba Taranto per qualche migliaio di posti di lavoro.
C’è poco da fare, il Green funzionerà solo quando chi installa fv ed eolico si organizzerà in una lobby abbastanza potente da ungere in maniera opportuna qualche gruppo europarlamentare
Però purtroppo c’è gente che fa 10 anni di rate pur di avere l’auto nuova. La volontà di continuare a finanziarli è smisurata,e non di certo per salvare i posti di lavoro
Ribatto solo su una questione che francamente non si può più sentire.
La ricollocazione dei lavoratori esiste solo nella fantasia di chi crede alle favole , si , per carità alcune centinaia saranno in grado di ricollocarsi ” bene” ma la stragrande maggioranza , anche se suona politicamente scorretto, non ha proprio le basi per passare ai lavori che ad oggi vengono richiesti ( infatti il missmatch nei lavori tra richiesto e trovato e pari a zero , eppure i disoccupati ci sono)
Noi , che abbiamo assunto 300 persone in 2 anni , non vi dico con che fatica e che compromessi, e ne cerchiamo ancora un centinaio ( e non da poco) facciamo decine di colloqui ma se non ci sono le basi con la volontà si arriva a poco , o meglio qualcuno ci arriverebbe anche ma con tempi compatibili più ai sogni che alle necessita’ di un’azienda privata.
Quindi va bene tutto ma evitiamo di illudere le persone sulle ricollocazione
( salvo che la vostra idea sia di ricollocarli in qualche pizzeria)
Se devo dare soldi a un’azienda moribonda e inquinante solo perché devo sostenere economicamente i suoi dipendenti, allora piuttosto gli do direttamente l’assegno di disoccupazione bypassando l’azienda.
È una possibilità
E un modo diverso per definire ‘elemosina” e anche un modo per distruggere psicologicamente una persona , però è sicuramente una possibilità
Si possono sempre fare e tappare buche…
La CIG non è la stessa cosa allora, usando il tuo ragionamento?
Per me è un patto sociale, lo stato stesso lo chiama “ammortizzatore sociale”, con cui si aiuta chi è in difficoltà.
Ma l’aiuto è tra cittadini, tra chi da (pagando le tasse) e chi riceve (la CIG), non vedo perchè doverci mettere in mezzo la stessa azienda che per anni ha lucrato sui profitti, per poi socializzare le perdite.
Vogliamo che una parte della CIG sia investita in corsi di formazione per riqualificare le persone? Perfetto, niente in contrario anzi.
Marco scusa ma a parole sono tutti bravi poi quando uno ci casca dentro in certe situazioni si accorge che ne lo stato ne altri gli da una mano per uscirne, forse prima di certi gesti di “generosità” ecologica sarebbe meglio che lo
stato (e soprattutto la UE) pianificare meglio queste
transazioni con dei corsi dj skill upgrate e comunque creasse delle vere alternative nkn come al solito “io faccio le regole per il vostro bene” ma ai soldj per realizzarle pensateci voi che a noi ci vien da ridere e poi abbiamo il riarmo a cuj pensare che è moltoooo più serio dell’ambiente!!!
Considerazioni volendo sensate ma continuo a pensare che non possano essere la base di scelte politiche. Se dovessimo ragionare così allora non tocchiamo le centrali a carbone se no valli a ricollocare quelli che hanno fatto 30 anni là dentro
Come ha detto qualcuno è indispensabile creare nuove competenze. Uno che ha montato auto potrà pur essere riadattato a montare FV.
Quello che si potrebbe fare è valutare le nuove tecnologie meno sulla base di costi e più sul beneficio che portano anche come forza lavoro… Il solare sui tetti chiaramente costa di più che sui terreni, ma quel delta è tutto lavoro in più che ricade sul territorio, per cui è lì che devono andare eventuali incentivi e detrazioni, un po’ come fatto nei decenni di incrntivi rottamazione che abbiamo pagato tutti noi
Il solito gnegnegne… tu vuoi la transizione ecologica pagata dagli altri.
Lo Stato, la cattiva Europa, tutti, investono da anni tasse ritornate ai cittadini in forma di millemila bonus, per comprare auto nuove, per ristrutturare casa, per efficientare gli elettrodomestici, c’è di ogni.
Vuoi fare il benaltrista? Ottimo. Andiamo a riprendere i soldi letteralmente regalati alle pensioni retributive, ai baby pensionati, o triplichiamo il budget alla gdf per andare a stanare tutti gli evasori. Il riarmo è proprio l’ultimo dei problemi, anzi era ora che la smettessimo di farci “proteggere” dagli americani in stile garanzia mafiosa.
Obbiettivi “irrealizzabile ed ideologici”. Ma in base a cosa lo sostengono? La Cina sta dimostrando al mondo che se c’è volontà politica si può addirittura anticipare gli obiettivi. Ideologia di cosa? Lo dimostrino coi dati e/o studi scientifici.
Altrimenti abbiano il coraggio di ammettere che non c’è volontà e nemmeno fiducia nei dati scientifici
Concordo. Peraltro voglio ricordare che anche quando son stati messi gli obiettivi fit for 55, sono stati bollati come irrealizzabili. Solo che ad oggi, li stiamo realizzando.