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Legge sarda aree idonee? “Ideologia che rallenta la transizione”

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impianto fotovoltaico

La legge sarda che individua le aree idonee dove installare gli impianti fotovoltaici viene bocciata senza se e senza dagli imprenditori del GIS-Gruppo Impianti Solari. L’associazione conta oltre 2 GW di progetti autorizzati, altri 4G in fase di sviluppo e rappresenta oltre 500 addetti.

Raffaello Giacchetti , presidente GIS -Gruppo Impianti Solari,

Una legge che scontenta tutti. Le imprese contestano il “98% di territorio non idoneo alle rinnovabili”

Non è piaciuta agli ambientalisti e al mondo scientifico – riuniti nel forum energetico di Legambiente (ne abbiamo scritto qui) – la legge sulle aree idonee approvata dal consiglio regionale della Sardegna. Chi non era presente nel convegno fa sentire la sua forte contrarietà oggi.

Sulle barricate il GIS-Gruppo Impianti Solari che contesta spirito e soprattutto numeri della norma regionale. In una nota il presidente Raffaello Giacchetti è chiarissimo: «La Sardegna si proclama “apripista” nell’approvazione della legge sulle aree idonee con la quale ha dichiarato il 98% del proprio territorio non idoneo per l’installazione di impianti fotovoltaici. Un epilogo che purtroppo non ci sorprende date le premesse».

Il caso Sardegna è stato condizionato da una imponente campagna di fake news – si contano pure tre attentati – che ha messo in primo piano i termini “speculazione energetica” e “consumo selvaggio di suolo“. Ripetuti ossessivamente.

Gli imprenditori del GIS  non ci stanno: «Noi da tempo denunciamo  l’atteggiamento poco lungimirante della politica sarda, che sembra aver dimenticato l’imperativo di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. La giunta regionale guidata dalla presidente Alessandra Todde sostiene che questa legge proteggerà il territorio dalla  cercando così di validare la propria battaglia contro gli impianti FER».

Sardegna
I pannelli andati a fuoco in uno dei tre attentati contro le rinnovabili in Sardegna. Segno del clima violento sulla transizione

Questa legge: «Blocca quasi del tutto le installazioni e crea un precedente pericoloso”

Le conseguenze della norma sono pesanti per il percorso di transizione energetica del Paese come sottolinea il rappresentante delle imprese: «Bloccare quasi totalmente il fotovoltaico e l’eolico non significa tuttavia tutelare il territorio, bensì rallentare lo sviluppo sostenibile e compromettere il percorso verso l’indipendenza energetica del nostro Paese».

E’ ingarbugliata e complessa la situazione legislativa: «Il mese scorso il Consiglio di Stato ha infatti sospeso parzialmente il decreto sulle aree idonee del Ministero, che la Sardegna ha così recepito. Non bisogna poi dimenticare che il Testo unico sulle rinnovabili (ne abbiamo scritto qui Ndr) prevede l’istituzione di zone di accelerazione per gli impianti. La decisione della Sardegna crea però un precedente pericoloso – sottolinea il presidente Giacchetti –  e dimostra fino a che punto possono spingersi le resistenze locali».

L’intervento dell’imprenditore si conclude con un appello: «Basta con politiche che bloccano il cambiamento. È tempo di ripensare le priorità e adottare approcci regolatori che consentano di centrare l’obiettivo Net Zero rispettando il territorio ma senza ostacolare i nuovi progetti e, ancor di più, quelli già autorizzati».

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28 COMMENTI

  1. Io aspetto ancora l’eolico offshore promesso dall’amministratore davanti la costa romagnola perché “in Emilia Romagna le cose si fanno” però non si vede ancora nulla …

    • ci vorra un po’, ancora non hanno attrezzato le fabbriche e i porti italiani per la logistica dell’eollico off-shore;

      per i porti vanno alpliate le aree a terra e le banchine in mare per movimentare e montare i componenti delle zattere galleggianti e delle pale; sono in lizza 4-5 città di mare, penso ne sceglierenno un paio; mi pare aver letto i lavori nei porti saranno finanziati in piccola parte dallo Stato, e in maggioranza dagli investitori dell’eolico

      i metalmeccanici ci sperano, per riassorbire lavoratori persi da altri settori, di poter lavore in questi porti a montare e movimentare gli impianti eolici off-shore

  2. Mi sembra che le critiche nel confronti della giunta regionale sarda siano un po’ eccessive. Sviluppare le rinnovabili è indispensabile, ma anche tutelare il paesaggio ed evitare il più possibile il consumo del suolo sono obiettivi importanti. Se è vero che basterebbe dedicare un’area relativamente piccola del territorio nazionale (o regionale) al fotovoltaico o altre rinnovabili per consentire la decarbonizzazione, allora vale la pena cercare di pianificare bene dove farli, gli impianti, privilegiando le aree già degradate, o cementificate, o le loro immediate prossimità. Mi sembra che l’intento di questa legge regionale sia proprio questo, e che sia proprio un intento corretto e condivisibile, sia in linea di principio, sia per prevenire conflittualità e opposizione da parte delle comunità locali. Se poi il decreto è stato troppo stringente el disegnare le aree idonee, questo è possibile, non ho strumenti per giudicarlo. Ma il principio che si persegue mi sembra corretto, e il 2% di territorio della Sardegna corrisponde mi pare, a occhio e croce, a circa (massimo) 50.000 ettari di possibili impianti a terra realizzabili , in aggiunta al fotovoltaico sui tetti.

    • Secondo la legge aprovata l’altro giorno dalla Regione, le aree idonee sono circa l’1% della superficie della Sardegna, equivalenti a 24.000 ettari. Se pure fossero tutti sfruttati con l’installazione di impianti fotovoltaici non raggiungerebbero il target regionale di 6,2 GW fissato dal governo

      • Grazie per la sua risposta, Dott. Degli Esposti. Mi chiedo se forse la Sardegna intenda (nei piani della Regione) avvicinarsi alla produzione richiesta dal governo sommando al fotovoltaico installabile sui 24.000 ettari anche il fotovoltaico che verrà istallato su tetti di abitazioni private e l’eolico off-shore (anche se quest’ultimo con il decreto subisce a sua volta limitazioni pesanti, mi pare di capire). In ogni caso, non metto in dubbio che le critiche a questo decreto regionale (da parte della redazione di Vaielettrico, ma non solo) per quanto riguarda l’insufficiente estensione delle aree idonee siano motivate: se è così, è giusto chiedere di ampliare tali aree nella misura necessaria. Ma secondo me va riconosciuto come corretto il tentativo di pianificare lo sviluppo tenendo conto di esigenze diverse, tutte importanti (transizione e tutela del paesaggio e della biodiversità, accelerazione sulle rinnovabili e riduzione del consumo del suolo), e mi sembra valida l’idea di concentrare le rinnovabili di scala medio-grande in aree circoscritte e preferenzialmente “non intatte”. Credo che poche situazioni facciano felici i nemici dell’ambiente e del clima quanto i conflitti tra ambientalisti, o tra visioni diverse della protezione del nostro pianeta. Credo che l’unica strada possibile per produrre l’energia verde che ci serve per la transizione conservando il più possibile paesaggio, biodiversità e suolo sia una pianificazione territoriale attenta, che tenga conto il più possibile della protezione dell’ambiente nel suo complesso. Cosa che in generale in Italia è mancata a lungo e che forse la Sardegna sta (in maniera imperfetta e per alcuni aspetti criticabile) provando a fare.

        • Concordo pienamente. Le consiglierei però di dare un’occhiata all’ineguagliabile patrimonio paesaggistico di due siti della Sardegna, Palmadula e Guspini, dove sono stati bloccati due progetti agrivoltaici già autorizzati.Sardegna: no all’agrivoltaico più grande d’Italia (1043 ettari).

          Sottolineo: progetti agrivoltaici pienamente compatibili con coltivazioni pregiate
          Elettrico nei campi: dall’agrivoltaico del Tavernello Caviro alle mele
          Un limoneto sotto l’agrivoltaico e si mitiga la siccità
          Pomodoro sotto l’agrivoltaico: più resa e qualità

          • Certo, in alcune condizioni la minore insolazione dovuta all’agrivoltaico potrebbe migliorare la qualità dei prodotti agricoli, non faccio fatica a crederlo. Comunque, ho provato a dare un’occhiata su Google Earth alle due località di Palmadula e Guspini, dove sono stati bloccati i due impianti già autorizzati. Per me è un po’ difficile farmi un’idea della valenza paesaggistica dei due siti, mi sembra che si tratti di zone rurali poco abitate, ma non so giudicare se in Sardegna sia facile trovare facilmente aree più adatte di queste per impianti simili, oppure no. In ogni caso, mi rendo conto che la decisione dell’amministrazione di bloccare questi progetti possa dare l’impressione di sottovalutare l’urgenza della transizione. Speriamo che le critiche ricevute servano da pungolo, in questo caso.

          • La Sardegna è la quart’ultima regione italiana come densità di abitanti (65 per km quadrato contro 420 della Lombardia) e una superficie superiore alla Lombardia. Eppure ha una potenza installata da rinnovabili di un terzo: poco più di un GW contro 3,1 GW. C’è qualcosa che non va?

    • Ciao, sei ottimista sui recensori del provvedimento, speriamo hai ragione e che poi nel tempo, quando si affloscia la campagna mediatica contraria, limino il provvedimento migliorandola e facciano come dici tu

      personalmente temo che il 2% sia niente, perchè non sono aree “selezionate in positivo come tecnicamente adatte”, che era la logica originaria dei decreto aree idonne, trovare aree adatte in cui l’iter di valutazione fosse più semplificato

      ma aree che “procedendo in negativo” non è stato possibile escludere con qualche pretesto anche molto largo (mi pare hanno escluso persino terreni da bonifica, aree limitrofe ad aree industriali, generici paesaggi, oltre ad aree invece realmente “museali”)

      alla fine di questa sottrazione, potrebbero essere rimasti giusto gli “scarti inadatti a tutto”, cioè strade, città, cucuzzoli di scarpate, luoghi senza connessioni elettriche nelle vicinanze, etc, e collocarci quei 4000 ettari necessari per gli impianti non sui tetti potrebbe non essere possibile e/o economicamente sostenibile

      di base penso è proprio sbagliato (fradolentemente ideologico) considerare 98% del territorio come un “museo storico naturale vichingo” senza alcun segno di antropizzazione; come fa ad essere di particolare pregio il 98% del territorio?
      viene meno la definizione stessa di territorio di pregio, se tutto, anche il normale, voglino essere definiti di pregio

      l’italia non è questo, se non nei parchi naturali che già sono tutelati, per il resto è un territorio densamente antropizzato e/o coltivato; l’agrivoltaico non è un elemento piu’ “antropizzante del paesaggio” rispetto a una strada;
      che facciamo, rimuoviamole strade perche da qualche quanto sono visibili nel paesaggio e fanno intuire che l’area è abitata anche dall’uomo oltre che dagli animali? non è più antropizzante di una serra, o di una casa, o degli stessi campi coltivati, che non sono un bosco naturale di sequioie, ma sono artificilali anche loro

      i pannelli FTV sono grigio scuro e senza riflessi, come l’ardesia, e volendo gli puoi mettere una siepe intorno per nasconderli.. non sono ne cemento, ne pittura fucsia fosforescente con dei lampeggianti e sirene con musica tutta la notte (come nei centri turistici sardi peraltro)

      mentre per le turbine, che si scorgono da lontano ed è più soggettivo (a me piacciono), magari ci sono Comuni (come c’erano in passato in Sardegna) che opiterebbero impianti (in cambio dei soliti scambi economici e affitti) ma gli verrà vietato dalla mappatura aree idonee

      bho.. vedremo.. probabilmente valasciato passare un po’ di tempo, ora sono incasinati..buon fine settimana

      • Ciao, spero che in questa occasione tu sia un po’ troppo pessimista, e che nel selezionare le aree idonee gli estensori del provvedimento non abbiano proceduto solo “in negativo”, ma che abbiano almeno tentato di valutare la percentuale di utilizzabilità delle stesse aree ai fini di installazione di rinnovabili. Se davvero non se ne sono affatto preoccupati è grave, in questo caso dovranno rivedere al più presto le aree, certo. Riguardo all’impatto del fotovoltaico e dell’eolico sul paesaggio, non sono del tutto d’accordo con il tuo punto di vista. È vero che il paesaggio, in particolare quello agrario e rurale, è continuamente cambiato nei secoli, accumulando i segni di stratificazioni successive di abitazione e uso del territorio. Il paesaggio racconta tutto questo, la storia naturale e la storia di chi in quell’ambiente è vissuto e lo ha utilizzato per vivere. Però non credo che l’impatto di impianti eolici o fotovoltaici sul paesaggio rurale o naturale si possa paragonare all’impatto delle strade localii. Forse, piuttosto, a quello delle autostrade con viadotti o dei capannoni industriali, nel senso che le vecchie strade (o le strade locali) tendono a seguire le forme naturali dei rilievi, senza imporsi, ma un’autostrada con alti viadotti, come un grosso impianto fotovoltaico di dimensioni industriali o una serie di pale eoliche, si impongono sul resto degli elementi del paesaggio con forme, colori e materiali completamente diversi, con il risultato di apparire estremamente dominanti, visivamente, su tutti gli elementi circostanti. Naturalmente in gran parte del territorio nazionale il paesaggio è già ampiamente compromesso da decenni di “pianificazione territoriale’ polverizzata e fatta male, e proprio per questo non dovrebbero mancare le possibilità di installare rinnovabili senza nuocere al paesaggio più intatto. Personalmente, tenendo conto solo dell’aspetto paesaggistico e non degli effetti sulla biodiversità che vanno valutati caso per caso, sarei per: consentire i grossi impianti fotovoltaici in prossimità di zone già degradate o già dedicate allo sviluppo industriale; consentire l’agrivoltaico in aree di fondovalle già almeno in parte dedicate ad agricoltura intensiva (una pianura con serre e stalle industriali difficilmente peggiorerà visivamente per l’aggiunta di agrivoltaico); consentire l’eolico a terra solo in zone industriali o periurbane e puntare invece molto sull’eolico off-shore. Se lontano dalla costa, quest’ultimo non farebbe alcun danno al paesaggio; se vicino alla costa, diciamo intorno ai 10 km, avrebbe un impatto accettabilissimo se posizionato in aree già degradate paesaggisticamente (per esempio nella mia zona, nord-Abruzzo, la costa è ormai quasi interamente urbanizzata, in.modo disordinato, e delle pale eoliche all’orizzonte credo che sarebbero accettabili senza problemi).

        • Maurizio, nel teramano dove vivo tra le 5/6 piattaforme di metano al largo (ben visibili dalla spiaggia a nord est e sud est) e una decina o poco più pale eoliche offshore, preferirei le seconde per 2 motivi, produzione di elettricità praticamente 24h al giorno per quasi tutto l’anno (anche se con alti e bassi) ma anche perché si creerebbe una nursery ittica consistente che non guasterebbe dove vigerebbe il divieto di pesca per 365 gg l’anno. Sarebbe una manna per rimpinguare l’area con un po’ di pesci.

          • Ciao Bob, anch’io sono del teramano e sono perfettamente d’accordo con te, delle pale eoliche all’orizzonte della nostra costa sarebbero meno impattanti delle attuali piattaforme per il metano, e forse anche utili a “imporre” aree di ripopolamento interdette alla pesca. Ti dirò di più, la costa adriatica, nel nostro tratto, è (bisogna ammetterlo) ormai molto degradata come paesaggio, e sarebbe sicuramente meglio farle qui delle pale eoliche piuttosto che vicino a qualche tratto di costa più intatto (dove comunque si potrebbero fare parchi offshore galleggianti sufficientemente lontani dalla costa da non essere visibili). Forse mi sbaglio, ma credo che da noi una proposta di parco eolico in mare, pur visibile dalla costa, incontrerebbe davvero pochissima opposizione dalla popolazione e credo nessuna dal mondo ambientalista, a volte mi chiedo se non si potrebbe “candidare” la nostra area costiera a questo tipo di impianti tramite una petizione (“do it in my backyard”!). Al contrario, per rimanere in Abruzzo penso che estendere gli impianti eolici sulle nostre montagne dell’Appennino Centrale sarebbe deleterio, ce ne sono già di molto estesi (il crinale dei Monti Frentani è occupato per intero, così come i crinali tra il Fucino e Cocullo) con un impatto molto forte, visivo e non solo (ad esempio, le pale in rotazione sono importante fonte di mortalità per grifoni e altri grandi rapaci) in aree -per il resto- abbastanza intatte. Speriamo che la Regione Abruzzo (che credo stia preparando a sua volta un suo piano delle aree idonee) sia dello stesso avviso, anche se sono poco fiducioso che faccia le scelte più sensate.

          • eolico galleggiante per decreto è oltre i 22,5 km dalle coste,
            e spesso sono 35-40 km, può essere difficile da scorgere senza binocolo.. e pare che le nuove installazioni di mare rileveranno il passaggio di stormi di uccelli per fermare le pale

            per i parchi di eolico su terra di una volta, quelli con tante pale piccole “ammassate”, quando vengono up-gradati tolgono le 10-20 pale piccole, ripristinano il profilo del terreno e il manto erboso delle piazzuole e dei sentieri, e sulla stessa area ne mettono 2-5 grandi moderne, pare visivamente più pulito alla percezione umana anche se sono più alte, e si ottiene un raddoppio della energia generata.. in Campania stanno già procedendo

  3. @Massimo Degli Esposti
    “Gentilissimo”,
    in risposta al suo post, potrei fare mia l’epica risposta che Romano Prodi, ai tempi, diede a Silvio Berlusconi su una analoga obiezione, ovvero:
    “Io (rispetto a lei – NDR) almeno sono UTILE”.
    Ma mi asterrei per entrare nel merito della questione.
    Quello che lei e molta parte dei suoi accoliti non capite è che i sardi una colonizzazione in nome del progresso e del futuro l’hanno già subita, con tutti i risvolti legati alla devastazione dell’ambiente.
    È accaduto negli anni 60 del secolo scorso, ad opera di SARAS & Co.
    Oggi, i sardi combattono affinché tali devastazioni della loro terra non avvengano DI NUOVO, stavolta condite in salsa VERDE.
    È CHIARO?
    Per cui, ribadisco: W il Presidente Todde! W il popolo sardo!

  4. ragionamento sui prezzi del kw-h all’ingrosso (poi vanno aggiunte le spese dei servizi di rete e la tassazione)

    == costo kw-h rinnovabile 3-5 cents

    – i costi del kw-h da FTV ed Eolico su terra ormai sono scesi a 3-5 cents per impianti utility (grossa taglia);
    – in Spagna, senza i costi/rischi/ostacoli/ritardi amninistrativi-legali Italiani, anche 2-4 cents, cioè -30%;
    – con più condizioni di fornitura ( es. stabilizzazione con accumuli e fonti diverse) i prezzi aumentano poco, es. +20%

    == prezzo aquisto kw-h rinnovabile 5-8 cents

    PPA — 5-5,5 cents
    per impianti utility, la vendita a lungo termine di energia rinnovabile tra privati, fuori dalle aste pubbliche, avviene con contratti PPA, prezzo medio europeo è 5 cents a kw-h, e leggermente di più in Italia

    Aste GSE — 7-8 cents
    ma gli impianti utility prima di vendere con i PPA, cercano di vincere le periodiche aste al ribasso pubbliche per forniture al gestore pubblico di rete, perché pagano meglio dei PPA;
    in Italia le aste sono gestite da GSE

    prezzo tipico finale delle aste è circa 7,5 cents x kw-h
    https://www-pv–magazine-com.translate.goog/2024/11/12/italy-allocates-322-mw-of-pv-in-latest-renewables-auction/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it

    gli impianti “piccoli” per parziale autoconsumo (es. aziende) invece non fanno le aste, prendono direttamente una tariffa pubblica piena, circa 8 cents o 8,5 cents

    == prezzo medio kw-h all’ingrosso (Pun Italia) 11 cents
    (media sul prezzo orario del “mercato del giono prima”, contrattazione con la famosa regola del prezzo marginale)

    == prezzo kw-h centrali termiche 8-18 cents

    8 cents nelle ore in cui compete con le rinnovabili, 19 cents i picchi speculativi tra le 18:00 e le 20.00 quando la potenza disponibile attuale, con ancora pochi accumuli e poco eolico, è più scarsa e le centrali possono giocare al rialzo dei prezzi

    == prezzo medio kw-h centrali sarde – più alto

    perché operano in una sottorete (isola con pochi elettrodotti di collegamento alle altre regioni) e con carburanti costosi da far arrivare sull’isola, e perché oltre al prezzo del Kw-h, ricevono in aggiunta dallo Stato i lauti incentivi del Capacity Market
    .. ogni mese in più che restano in funzione, è una pacchia per i proprietari, e un costo economico (oltre che sanitario) per i citadini

    ===========
    si può discutere che le tariffe pubbliche per il kw-h rinnovanile in Italia siano ad oggi eccessive (GSE paga molto più che rispetto ai PPA privati) rispetto ai costi degli impianti ormai scesi molto, cioé potremmo pagare anche meno

    e si può notare che i decreti del 2024 alzano ancora un po’ prezzo al kw-h pagato dal GSE, nello sforzo del Governo da un lato di ostacolare le autorizzazioni per nuovi impianti rinnovabili (mantenendo lo Stato di carenza di potenza che permette le speculazioni dei gestori delle centrali termiche e il temntativo di truffa dei progetti nuculari) e dall’altro far aumentare i prezzi energia anche delle rinnovabili, sempre per favorire il metano e petrolio di ENI nella contrattazione

    ma i prezzi del kw-h rinnovabile da FTV ed Eolico su terra sono comunque più bassi del PUN, e molto più bassi del kw-h da centrali termiche

    chiamare “speculazione” la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili con investimenti privati, che fornirebbero energia a un prezzo molto inferiore a quello delle centrali termiche sarde, lo trovo sciocchino, o in malafede, tentare di ingannare di proposito una frazione minore di persone più influenzabili dalla disinformazione, magari fingendosi loro amici/difensori

    inoltre gli impianti rinnovabili:
    – non emettono gas-polveri nocive e non producono ceneri e residui di combustione da smaltire in aree discarica (di cui la Sardegna è piena purtroppo)
    – nel caso dell’agrivoltaico aiutano un azienda agricola ad avere una fonte di reddito e di energia
    – richiedono ormai poco spazio complessivo, e già i precedenti criteri erano molto cautelativi, per posizionarle in aree adatte e selezionate, senza l’altra bufala dell’invasione in aree protette
    – pagano buoni affitti per l’uso dei terreni
    – spesso anche altri scambi economici a favore dei Comuni
    – oltre a una specifica tassa che la Reagione sta preparando,
    – lavoro qualificato e del 2025 abbassamento del prezzo Zonale (non ci sarà più un unico PUN nazionale)
    – a mio parere, sarebbero un plus anche per il turismo, specie quello più colto europeo

  5. “Basta con politiche che bloccano il cambiamento.”
    Ah! Ah! Ah!
    Le politiche della Todde bloccano l’enorme flusso di soldi che ovunque in Italia stanno piovendo nelle tasche di Giacchetti & C., a spese del territorio italiano, devastato da torri eoliche e agrivoltaico.
    Dispiace che in questa disputa, taluni redattori di questo forum si prestino a fare gli utili idioti a servizio di questi signori ai quali dell’obiettivo NetZero, al netto dei soldi che gli entrano in tasca, non gliene frega assolutamente nulla!
    W il Presidente Todde! W il popolo sardo!

    • Secondo noi, l’utile idiota è lei. Cosa ci guadagna il “popolo sardo” dalle centrali termoelettriche a carbone? Cosa ci guadagnerebbe da un gasdotto di mille km per convertirle a gas? E dalla raffineria Saras di Sarroch di proprietà olandese? Inquinamento, e poi?

      • Evidentemente è meglio una bella centralona a metano. Hanno in certe aree un inquinamento del territorio altissimo, con evidenti problemi di salute, ma hei, continuiamo a favorire il gas.

    • “Le politiche della Todde bloccano l’enorme flusso di soldi che ovunque in Italia stanno piovendo nelle tasche di Giacchetti & C., a spese del territorio italiano, devastato da torri eoliche e agrivoltaico.”
      E difendono l’enorme flusso di soldi che finiscono in tasca a chi ci vende idrocarburi speculandoci sopra da decenni, a spese del territorio italiano, devastato dall’inquinamento atmosferico e non solo. Eccola la vera speculazione, con tanto di dipendenza dall’estero, prezzi dell’energia record, tumori e malattie respiratorie

    • Quelli degli idrocarburi sono dei poveretti. Un titolo Ansa di pochi mesi fa: “Saras, ricavi in crescita a 5,9 miliardi nel primo semestre”. Non distribuiti tra 20 o trenta operatori ma un solo gruppo. In modo legittimo e del tutto legale sia chiaro. Ma si smetta di parlare di speculazione energetica solo per le rinnovabili.

      Preferiamo questo tipo di energia e farla crescere? Sempre dall’Ansa: “Le lavorazioni di raffineria sono salite da 44,4 a 47,3 milioni di barili e la produzione di energia elettrica non rinnovabile è cresciuta da 1.608 a 2.104 GWh”.

    • Lei se non è proprio in malafede è sicuramente un totale ignorante. Le hanno già dato una serie di risposte in merito, il problema è che se nonostante rappresentiate la minoranza, ad avere certe idee, siete gli unici che la esprimono, la maggioranza è indifferente. Chissà se il popolo Sardo si sveglierà mai dal letargo.

  6. Ma questo signore qua’ , perché non se lo fa nel suo giardino il suo bel parco, invece di venire a casa d,altri?

    • Visto il suo basso livello, usiamo la sua stessa musica: perché deve sindacare sulla destinazione di terreni altrui, si faccia i terreni suoi. Se proprio si sposa questa filosofia si segua fino in fondo.

  7. Chiserei ai lavoratori dello stabilimento ex ALCOA… neppure in Sardegna ricordano che 12 anni fa il problema era il costo energetico eccessivo?

    • Si scordano che è meglio una bellissima centrale a metano e che in alcuni territori, c’è un inquinamento fortissimo delle acque nel terreno e dell’aria. Continuassero così.

    • Si utilizzerà il buon vecchio e italiota metodo del “piagnisteo” nel quale chiedono “aiuto&assistenza”, di non essere abbandonati, quando sono loro stessi quelli che si sono creati il problema e l’hanno anche ben coltivato.

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