
“La cosa che più mi preoccupa dell’alleanza FCA-Renault è che il
Governo Francese ne è entusiasta“ – Alberto Forchielli
“Gli Stati non hanno amici, solo interessi”. Otto von Bismarck
Il citato articolo di Automotive News si immagina un futuro fatto di continue dispute tra italiani e francesi ogni volta che ci sarà da decidere un centesimo di investimento. O, peggio, dove tagliare o aggiungere un posto di lavoro. È un problema che i francesi non si porranno, convinti di avere le teste e l’organizzazione migliori. E anche un azionista più solido: dalla loro parte c’è lo Stato francese, con un’ottica di lunghissimo periodo. Ricordiamoci di Bismarck, diceva che gli Stati non hanno amici, solo interessi. Il che è tanto più vero per Parigi. Dall’altra parte c’è l’Exor degli Agnelli, più attenti a fare cassa, com’è appena accaduto con la Magneti Marelli. E come potrebbe accadere in questo caso, se davvero la fusione richiedesse un conguaglio in denaro a favore di Torino.
SECONDO NOI. In fondo in fondo, certo, ci sono le ragioni industriali a spingere verso le nozze Renault-Fiat e quelle non si discutono. La strada è questa, obbligata: restare immobili, come diceva Marchionne, vuol dire morire. La si percorre, questa strada, ma senza che da questa parte delle Alpi ci si faccia illusioni.

Può sembrare paradossale, ma due gruppi che hanno guadagnato soldi negli ultimi anni, e continuano a farlo nel 2019, sono mossi da una certa forma di disperazione. Poi lo si può anche chiamare coraggio. Ma è sempre quella cosa lì. E i precedenti la dicono lunga sul come i francesi intendono le fusioni “alla pari“. Luxottica, un’azienda meravigliosa, si è sposata con Essilor per dar vita a un colosso mondiale dell’occhialeria. Ma il patron Leonardo Del Vecchio dopo poche settimane ha capito che i francesi davano per scontato che a comandare fossero loro. E ha dovuto minacciare le carte bollate per rimettere le cose a posto. Qui che succederà?
Forse non riesco a spiegarmi bene, dovrei scrivere un libro sopra il capitalismo Italiano per riuscire a farmi capire. Eppure è sotto lo sguardo di tutti anche i più disinformati che il capitalismo Italiano è fatto da “fondatori illuminati” che una volta deceduti lasciano aziende all’avanguardia a mogli, figli, amanti, incapaci di condurre un triciclo senza cadere, PER METTERSI A LITIGARE NEL Più VOLGARE DEI MODI. Vuole qualche esempio: IGNIS, GUCCI, ARMANI, VERSACE, AGUSTA e potrei continuare all’infinito. E se va bene gli eredi vendono/svendono quanto da loro ereditato. Che fine pensa farà PRADA quando Bertelli sarà vecchio? E che fine farà MEDIASET QUANDO MORIRà L’ETERNO SILVIO?? Ma questo mi auguro che lei lo sappia, no? L’unica azienda veramente multinazionale è FINCANTIERI, ma è di proprietà dello Stato, non di privati.
Io pur essendo italianissimo, non vedo come una FCA possa essere quotata alla pari con Renault. La seconda produce il doppio delle auto della prima. Diamogli la Fiat, un bubbone, anche gratis. Altrimenti succederà come con Alitalia che per non volerla dare ai francesi ci sta costando sangue e lacrime!
FCA non è solo Fiat, Alfa, quel che resta di Lancia, Maserati ecc., c’è tutta la parte americana, soprattutto con la Jeep, che è la polpa del gruppo. Considerato tutto questo, FCA ha un valore di Borsa superiore. Onestamente il paragone con Alitalia mi sembra azzardato: lo si può criticare finché si vuole, ma bisogna tener conto che guadagna parecchi soldi, mentre la compagnia aerea è in perdita cronica da tempo immemorabile. E la Fiat in Italia occupa decine di migliaia di persone in stabilimenti che, piaccia o no, sono all’avanguardia.
Non mi fido affatto dei “ cugini “ francesi. Sono sempre stati infidi e spocchiosi. Anche a me piace l’idea, ma bisogna studiarla bene nella sua impostazione e definizione, perché non succeda come con Luxottica.
Magari hanno concordato prima, al riparo da occhi indiscreti, la lettera. Probabilmente per fare pressione su nissan
È probabile, però l’immagine che si ricava da tutta la vicenda è che sia Torino a insistere per sposarsi. Anche la lettera che John Elkann ha scritto al quotidiano giapponese Nikkei per tranquillizzare il terzo incomodo, Nissan, conferma l’impressione che sia FCA ad essere ansiosa di accasarsi: «Ho molto rispetto per Nissan e Mitsubishi, per i loro prodotti e il loro business. La nostra proposta di fusione con Renault creerà il potenziale per costruire una partnership globale con tutte e tre queste grandi aziende, durante questo periodo di trasformazione senza precedenti della nostra industria…>. Poi magari è tutto concordato, come dice Lei.
Scusate, aggiungo una cosetta a quanto scritto sopra: è un po’ anomala anche la procedura. Di solito le due società che pensano di fondersi comunicano assieme l’inizio di una procedura. Qui è stata FCA a scrivere a Renault, che ha comunicato con un certo sussiego di avere ricevuto la proposta di Elkann e di accingersi ad esaminarla. Come dire: nella posta abbiamo trovato una lettera, approfondiremo. Ovviamente non è così, ma anche la forma ha il suo peso in queste cose, no?