Da una parte l’ingegneria avanzata, che spinge l’innovazione verso orizzonti quanto più inesplorati. Dall’altra un’estetica sempre più minimalista, che dalla tradizione trae importanti elementi di essenzialità. È sulla fusione tra queste due “tendenze” sulla carta opposte – una futuristica, per non dire cyberpunk, l’altra ancorata al nobile retaggio del passato – che si basa buona parte dei progetti attuali di future moto elettriche.
Una tendenza alla coabitazione di stili e idee che sta contagiando nel vivo diversi costruttori, impegnati a ridefinire il domani delle due ruote green con idee ambiziose, che non per forza si limitano ad essere meri esercizi di stile.
All’avanguardia con Ichiban
In questo contesto, una delle ultime, interessanti, novità ci arriva dalla penna del designer industriale ucraino Ivan Zhurba, che ha impiegato un biennio per dar vita alla sua personale visione di moto del futuro a zero emissioni. Il progetto si chiama Ichiban – ovvero “il numero uno” in giapponese – e ha l’ambizione di voler essere l’esempio lampante di come passato e futuro possano essere combinare insieme per creare qualcosa all’avanguardia, senza annullarsi.
Si tratta di un concept che prende spunto dall’estetica essenziale delle moto anni ’70 rendendola però contemporanea, sfruttando il design minimal per costruirci intorno un progetto futuristico. Il risultato è un mezzo elettrico sicuramente originale e divisivo, dalle spiccate forme geometriche e “pulite”, che anche a livello tecnico avrebbe delle potenzialità se mai un giorno finisse sul mercato. Ichiban monta infatti un sistema a doppio motore elettrico da 45 kW di potenza, per un’autonomia che il team di Zhurba garantisce fino a 250 km con singola carica. All’avanguardia anche la capacità di ricarica della batteria: fino al 70% in soli 30 minuti.
Alcuni dettagli specifici – come l’accelerazione bruciante denominata “Godzilla Mode” o l’equipaggiamento di sicurezza munito di ABS e controllo di trazione – dimostrano come il designer ucraino non abbia lesinato sul potenziale anche commerciale della moto. Prototipo, che, però, al momento (considerando anche alcune evidenti pecche ergonomiche…) sembra essere stata creata più per stimolare l’immaginazione e “far parlare di sè” piuttosto che per altri fini.
Le retrò RGNT alla prova… su pista
Di certo Ichiban non è la prima moto elettrica che punta a riconciliare la nostalgia della tradizione con l’innovazione del futuro. Basti guardare a cosa si è recentemente inventato un produttore come RGNT Motorcycles. Il piccolo ma agguerrito brand svedese, padre della stilosa cafe racer elettrica No.1, ha dato alla luce una versione ancora più grintosa (Turbo) da mostrare in tutto il suo potenziale nientemeno che in una vera competizione su pista. Ideata da RGNT stessa.
L’iniziativa si chiama RGNT Turbo Championship e vede la collaborazione anche di Dunlop, BIKE e della SVEMO (Swedish Motorsport Association). Questo speciale campionato si disputa su quattro circuiti svedesi, con protagoniste proprio le No.1 Turbo appena realizzate.
Parliamo di moto elettriche che uniscono il tradizionale stile “retrò”, marchio di fabbrica del brand, a prestazioni più avanzate rispetto al modello Classic: motore fino a 52 kW di potenza e velocità massima di 190 km/h (46 kW e 120 km/h per la versione stradale commercializzata), con possibilità di ricarica completa rapida della batteria da 7,5 kWh.
È evidente che a far parlare di sé sia proprio il lancio di questo campionato all Swedish, che rappresenta qualcosa di originale ma anche di sfidante per il movimento delle due ruote elettriche, alla costante ricerca di visibilità. Una competizione che RGNT ha cercato di rendere quanto più avvincente possibile, prevedendo per le moto diverse modalità di potenza e anche un sistema che permetta ai piloti di disporre temporaneamente di maggiore “gas” per i sorpassi.
Insomma una gara a tutti gli effetti (che in sostanza premia “il primo campione svedese di moto elettriche”), che punta ad essere attraente e divertente, e in cui l’estetica, oltre che le pure prestazioni, è un elemento altrettanto centrale.
Perchè la parola tradizione faccia ancora una volta rima con innovazione.
la Ichiban è una showbike, e come tale va giudicata.
Al netto che le linee “minimal” su una moto non mi hanno mai affascinato, un suo perchè come oggetto ce l’ha.
Tecnicamente non va da nessuna parte, ma la ricerca estetica merita in ogni caso un riconoscimento.
Le RGNT al contrario mi piacciono da tempi non sospetti, e mi piace anche non poco lo schema tecnico.
Secondo me devono ancora capire bene cosa vogliono fare da grandi (che senso ha limitare a 120 orari un mezzo che dichiara 44 kw?) ma almeno c’è una “direzione” per piacere ad un pubblico che fin qui le moto le ha comprate davvero e non solo a parole.
La moto da corsa poi è adorabile
https://img.stcrm.it/images/42425386/HOR_WIDE/800x/rgnt-turbo-championship.jpeg
Ma chiaramente da bravi svedesi nordici, protestanti*, “civili” e di conseguenza tafazziani autolesionisti non gli viene in mente di venderla davvero e magari a velocità “libera”.
Perlamordiddio, mica che poi qualcuno rischi di appassionarsi davvero.
(avete presente quando nei Simpson si fa vedere la differenza tra il paradiso protestante e quello cattolico? Ecco.
https://youtu.be/-4IletJ7-Tw?si=GcV826tsc-09SYBU)
Da motociclista incallito, ma aperto al mondo dell’elettrico, penso che ‘sto coso non serve a niente e di moto non ha niente. Pure per fare il bullo davanti al bar… Per le auto è un conto ma con le moto è una battaglia persa in partenza
Autonomie da piccolo scooter e peso (non dichiarato appositamente) da moto americana. Come potrà conquistare gli utilizzatori???
Mah, due anni per disegnare sto coso. Piuttosto che andare in giro con un affare del genere vado a piedi.