Le materie prime restano il vero incubo per chi produce auto elettriche. Timore è che scarseggino e che, di conseguenza, ci sia anche un’impennata dei prezzi.
Le materie prime: dopo litio e cobalto, un altro fronte

Si è parlato spesso di litio e cobalto e dei problemi legati all’estrazione in Paesi ad alto rischio politico e con scarso rispetto dei diritti umani. Ma questa settimana è stato il fondatore di Tesla in persona, Elon Musk, a spostare l’attenzione sul nichel, altro “ingrediente”-chiave nella produzione delle batterie. “Tesla offrirà contratti giganteschi, di lunga durata, a chi saprà estrarrà il nichel in modo efficiente e rispettoso dell’ambiente“, ha detto nel presentare i conti del trimestre. Secondo un report della Reuters, Tesla attualmente utilizza batterie al nichel-cobalto-manganese (NCM) della coreana LG Chem e al nichel-cobalto-alluminio (NCA) della giapponese Panasonic. L’articolo dell’agenzia di stampa ha un titolo molto esplicito: “Please mine more nickel”, Musk urges as Tesla boosts production. Ovvero: “Per favore estraete più nichel”, Musk preme mentre Tesla aumenta la produzione. Elon è convinto che il prezzo delle auto elettriche possa e debba continuare a scendere. Lavorando su due aspetti: un’automazione sempre più spinta, già in atto con il Model Y, e il contenimento del costo delle batterie. Le materie prime sono quindi un ovvio osservato speciale.
Tre produttori: un brasiliano, un russo, un australiano
Ma gli esperti dalla Reuters giudicano improbabile che l’appello di Musk venga raccolto dai grandi estrattori di materie prime. La catena di fornitura è piuttosto lunga e intricata. Gli stessi produttori di batterie acquistano solo indirettamente il nichel dalle compagnie minerarie. Tesla, azienda in genere piuttosto riservata, non rivela quali fornitori di nichel si trovano nella sua catena di approvvigionamento. Sempre secondo la Reuters, oggi sul mercato i sono tre fornitori chiave.

Sono: “la brasiliana Vale, che opera in Canada con energia idroelettrica, la russa Norilsk Nickel e il gruppo BHP nell’Australia occidentale”. Al momento non ci sono problemi di approvvigionamento, perché la produzione sembra ancora superare la domanda. Ma non si può scommettere sul futuro, se le auto elettriche dovessero conoscere il boom che molti pronosticano. Il consumo di nichel nei materiali delle batterie per veicoli elettrici dovrebbe salire del 64% tra il 2019 e il 2025, secondo la società di ricerca Wood Mackensie. Soddisfare questa domanda potrebbe essere una sfida per un settore lento ad aggiungere capacità produttivo in modo tempestivo ed economico.
Scommettiamo che le materie prime per produrre le batterie finiranno prima del petrolio…….. Ne dovrebbero costruire da 2 a 5 miliardi di auto elettriche la vedo dura……
l’osservazione è sensata ma non sono del tutto d’accordo. Le batterie stanno evolvendo molto velocemente e diverse formule chimiche sono state proposte e verranno immesse nel mercato.
Già Tesla in Cina propone batterie senza cobalto. Il trend è quell’odio ridurre sempre di piu la dipendenza da metalli rari e di riciclare il piu possibile le batterie esauste. I carburanti fossili bruciati invece non si riciclano e per quanto calino i consumi (ma sarà vero?) il petrolio finirà.
Invece io credo che lanosa dolente sia quella dell’attività mineraria, sempre molto impattante sull’ambiente. E’ necessario assicurare il ripristino ambientale delle miniere esaurite.
Il nickel tra l’altro serve in molte altre attività che non dispongono del valore aggiunto e della marginalità necessaria a sostenere eventuali aumenti di prezzo. L’influenza dei grandi gruppi è già osservabile anche se per fortuna fino ad ora direi che si tratta di eventi isolati.
L’effetto sulle auto elettriche sarebbe solo la punta dell’iceberg.