Italia Nostra e Cai – Club Alpino Italiano bocciate dal Consiglio di Stato per le pale eoliche al Mugello. Respinto senza se e senza ma il ricorso contro Regione Toscana e Agsm Aim sulla costruzione dell’impianto eolico Monte Giogo di Villore. Quello assaltato e preso di mira da una cinquantina di violenti. I giudici demoliscono le motivazioni delle associazioni contrarie al sito, ora devono pagare 6mila euro di spese processuali. Tanto rumore e violenza per solo sette pale.
Sentenza che smonta le 18 motivazioni di Italia Nostra e Cai
L’oggetto del contenzioso è «l’autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di un impianto eolico denominato Monte Giogo di Villore», in particolare la valutazione di impatto ambientale favorevole rilasciata dalla Regione Toscana. Le associazioni hanno presentato 18 motivi che la sentenza analizza e confuta. Alla fine viene confermata la legittimità dell’autorizzazione regionale.
Italia Nostra e Cai, invece, sono state condannate al pagamento delle spese legali. I giudici hanno smantellato non solo le argomentazioni di tipo burocratico, ma pure le osservazioni sui cosiddetti danni ambientali prodotti dalle sette pale eoliche al Mugello.

Centrale la transizione energetica rispetto al paesaggio
Secondo le associazioni l’impianto si collocherebbe in un’area vietata. Per il Consiglio di Stato il motivo è infondato. Le censure delle associazioni non hanno evidenziato con la necessaria specificità «profili di illogicità, incongruità, travisamento dei fatti o difetto di istruttoria nella scelta della Regione». Non c’è una prova contraria.
Il dato importante anche per le tante altre contestazioni che si registrano in tutta Italia è il riferimento alla decisione del Consiglio dei Ministri del 1° settembre 2022, che ha «rimarcato la centralità degli interessi di politica energetica (PNIEC) rispetto alla tutela paesaggistico-ambientale».
Una sentenza da far leggere, in particolare in Sardegna, a chi sostiene che i piani e le leggi regionali hanno più valore rispetto alle leggi nazionali e agli impegni internazionali.
Motivazioni giudicate infondate
Il documento è molto lungo e non possiamo sintetizzarlo tutto, ma sono significativi alcuni passaggi. Ad esempio le associazioni sostengono che il progetto ricade in una zona che interferisce con aree Natura 2000, con impatti sulle reti ecologiche, e carenza di monitoraggio per specie come l’aquila reale e i chirotteri. I giudici rigettano il motivo perché in parte inammissibile e in parte infondato. In particolare per difetto di chiarezza e specificità riguardo alla violazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Anche qui non c’è prova contraria.

Le associazioni sostengono che la relazione geologica sarebbe errata e carente in profili tecnici rilevanti (prove penetrometriche, stabilità del terreno, rischio di frane, posizione su versante instabile). I giudici rispondono che manca il necessario grado di approfondimento e di specificità, «non evidenziando profili di inattendibilità tecnico-scientifica».
Passo falso anche sull’inquinamento acustico delle pale eoliche al Mugello
Italia Nostra e Cai – Club Alpino Italiano chiedevano di bocciare anche la relazione tecnico-acustica perché non avrebbe esaminato la contestazione del passaggio di classe acustica e non avrebbe considerato l’effetto del rumore sull’avifauna.
Altra balla su foto e agrivoltaico: fa male agli animali. Non è vero
Netta la confutazione dei giudici: «Le censure sulla limitazione dell’analisi e sul passaggio di classe acustica sono generiche, non specificando quali elementi non sarebbero stati considerati o perché la reclassificazione sarebbe manifestamente irragionevole».

Inoltre «l’impatto sull’avifauna è stato oggetto specifico delle valutazioni d’incidenza delle Regioni Toscana ed Emilia Romagna, che hanno espresso parere favorevole (con prescrizioni), e le associazioni non hanno articolato profili di erroneità su tali valutazioni».
In altri termini le contestazioni sono superficiali. Per i giudici c’è una evidente lacuna nelle argomentazioni delle due associazioni. Ma, lo ripetiamo, il dato centrale della sentenza è la priorità del processo di transizione energetica.
Il Governo e l’Unione Europea hanno espresso la necessità di decarbonizzare le attività umane attraverso l’uso di energia rinnovabile. Questo passaggio non può essere fermato da leggi regionali e la priorità dettata dal cambiamento impone anche dei sacrifici a livello paesaggistico. Soprattutto quando stiamo parlando di sole sette pale eoliche. Per leggere la sentenza clicca qui.



la terra non è “loro” generico, e men che meno “tua”, ma apparterrà ai legittimi proprietari registrati al catasto, che la vendono o affittano a buon prezzo agli installatori, guadagnandoci
i “loro” generici non proprietari dei terreni, sono tutelati paesaggisticamente da tante norme già severe ( e dal 2024 persino fantozziane, con il limite grottesco di distanza portabile a 7 km), e se vogliono possono invece partecipare degli utili finanziando il progetto e sentendolo poi loro e guadagnandoci;
ci possono essere queste forme di finanziamento o persino vendita di quote delle azioni della società,
oltre ad eventuali opere di compensazione o miglioramemnto dle territorio concordate con il Comune
perchè per legge mi pare Europea è previsto che gli impianti rinnovabili possano decidere di girare al territorio (immagino appunto ai Comuni) sino al 3% mi pare del fatturato, non dell’utile, dell’energia che venderanno; facendo qualche conto, sono tanti soldi ogni anno per un Comune
penso che se volessimo fare sul serio ed accelerare, potremmo rendere obbligatoria la cessione del 3%, e magari pure la possibilità di aquisto di una quota delle azioni delle socità che installa, e le opposizioni locali verrebbero decimate, perché l’argomento denaro è di facile visualizzazione, mentre il bene comune di avere energia rinnovabile (per tutti) capisco non è facile da visualizzare
a me personalmente piacerebbe avere/vedere impianti FTV a pochi metri da casa, sarebbero vicini di casa “ben educati”, eleganti e perfetti, circondati da verde, niente rumore, casini, fumi, chimica, traffico, cemento o schiamazzi, etc; e anche pale eoliche, diciamo già a 400-700 metri da casa
questa discussione sul 3% è già avvenuta per es. in alcune zone della Germania del Sud, ma anni fa era stata proposta anche in Sicilia.. poi in Sicilia non è stata necessario farla diventare obbligatoria, il territorio ha visto e compreso i massicci trasferimenti di lavoro qualificato, denaro e tecnologia che le rinnovabili portano già di suo al territorio, e sta facendo man bassa di progetti… al momento è la Sardegna che purtroppo ancora non ha capito cosa si perderebbe in affitti, proventi, lavoro, indotto
48 decibel (poco più che un fruscio) a 512 metri dal mozzo-generatore
104 decibel è misurato a 1 metro dal mozzo-generatore
in acustica quando non viene specificata la distanza, la misurazione si intende fatta a 1 metro di distanza, secondo vari standard di certificazione industriali; poi però l’intensità del suono all’aperto si attenua di 6 decibel per ogni raddoppio della distanza, cosi si passa rapidamente da 104 dB (a 1 metro) a 48 dB (a 512 metri) 🙂
e la normativa acustica italiana è severissima (tanto che in città è in pratica inapplicaplicabile, non sarebbe a norma nessuna strada e nessun negozio; mentre gli impianti tecnici in campagna devono rispettarla ed essere poco più che fruscii), se ci sono abitazioni in zona, le pale eoliche vengono poste a distanze tali da rendere difficile percepirle anche di notte a finestre aperte nei (rari) momenti di silenzio ambientale (senza grilli, cicale, stormir di foglie, automobili su strade in lontananza)
al limite può capitare che nelle condizioni iper-peggiorative di cui sopra, in certe notti il vento soffi nella direzione delle case e trasporti meglio alcune delle basse frequenze del suono delle pale, e allora a momenti si potrebbero debolmente percepire (sempre nel silenzio totale e a finestre aperte), ma si cerca di evitare anche questo, è nell’interesse di tutti, anche dell’installatore, evitare ricorsi giusti o pretestuosi che siano
In primo luogo la ringrazio per avermi dedicato qualche minuto del su tempo per avermi spiegato queste cose.
Mi piace ascoltare tutte le ragioni di entrambe le parti per formarmi un’opinione e la sua pazienza ha aiutato.
Credo che sia conveniente per chi propone i parchi eolici fare in modo che il progetto sia “socialmente accettato”, quindi anche senza obblighi di legge penso che sia meno oneroso trasferire sulla popolazione vicina al parco una piccola percentuale della ricchezza generata, anche perché il parco in sé, per altri versi, rischia di impoverire. Ad esempio, dove vivo io è bastata la minaccia di un grande parco eolico per fare in modo che proprietari di case provenienti dal Nord Europa mettessero in vendita tutte le loro abitazioni, di fatto diminuendo il valore degli immobili e mettendo a rischio la sopravvivenza dei centri abitati dell’entroterra.
Lei troverà accettabile un fruscio proveniente da 700 metri, ma le assicuro che chi ha comprato una casa in certi luoghi e ha speso denaro per abbellirla questo fruscio non lo tollera (anche senza essere un facoltoso nord-europeo).
Poi, certo, è questione di priorità e se il legislatore predilige il processo di transizione energetica al paesaggio allora la strada è tracciata.
Però il problema lo trovo complesso e zeppo di conseguenze e implicazioni.
Ad esempio sono sicuro che se si scava a fondo si trova il motivo delle differenze che lei ha notato tra Sicilia e Sardegna (e non credo che sia una semplice questione di carattere).
Buongiorno, mi spiego meglio:
a 700 metri, circa 45 db, non le sente, perchè il rumore ambientale naturale o antropico anche notttuno supera quello delle pale coprendolo, in acustica con l’orecchio umano funziona circa così
per esempio un paio di grilli a notte fonda, essendo posti a soli 10 metri dalla sua finestra aperta, fanno 55-65 db misurati presso la sua finestra.. lo stesso vento e movimento della vegetazione, o una strada con autovetture in lontananza nella valle, fanno spesso più di 45 db
il mio discorso personale era ESTETICO, intenevo che a me piacerebbe vederle già a 700 metri da casa mia (e di solito le distanze da luoghi abitativi sono maggiori di 700 metri)
le troverei “ingombranti”, troppo alte in proporzione alla mia casa, solo se fossero a 300 metri, perchè psicologicamente non rassicura, incute paura, “essere guardati dall’alto in basso” diciamo, anche se fosse un oggetto inanimato, cioè se fossero quasi attaccate alla casa, cosa che ovviamente non avviene nelle installazioni reali, le pale sono abbastanza lontane da essere viste guardando in orizzontale verso la linea di orizzonte, e non guardando “verso l’alto”, non so se riesco a spiegarmi
non penso che la gente scappi per paura del rumore, perché le valutazioni acustiche preliminari impediscono di installare le pale a portata delle abitazioni, tipicamente credo siano a oltre 1 km
e scusi se dubito che ci sia stato un fuggi fuggi di molte(?) persone come da lei descritto per motivi soggettivi estetici, mi sembra più un pregiudizio (che per me per es. non vale) di alcuni che influisca negativamente (invece che positivamente) sulla qualità della vista paesaggistica e delle valutazioni immobiliari
consideri è un classico tormentone degli oppositori, che per essere supportato viene condito con fotoshop di pale eoliche più giganti e vicine di quanto sono nella realtà
in Tv a Report una giornalista un pò troppo furbetta ha cavalcato la disinformazione dei comitati in Sardegna confezionando un servizio molto di parte e pieno di errori di questo tipo.. esempio il sindaco di Alghero prima faceva intendere che le pale eoliche sarebbero state fronte spiaggia.. poi faceva intendere 22 km dalla costa ma ben visibili (giocano con l’ambiguità del miglio nautico) .. e poi controllando si scopre che sono previste a 40 km dalla cosa,
e che 22 km li hanno misurati da uno scoglio posto al largo della costa e riserva integrale, dove le persone non possono andare.. cose di questo tipo..
sulla situazione in Sardegna:
per me i motivi sono noti e già discussi qui, un gruppo politico e immobiliare proprietario del giornale e della radio locale sta facendo da anni una quotidiana campagna di disinformazione conto le rinnovabili, puntano ai mega appalti per impiantare sull isola rigassificatori, metanodotti e rete del gas e a rimettere una giunta regionale completamente di destra ( come prima) che era più malleabile anche per le cementificazioni edilizie dell’isola,
e non sto facendo le lodi della giunta regionale sarda attuale, troppo cerchiobottista, non ha avuto il coraggio di prendere di punta la disinformazione sulle rinnovabili, e per prendere tempo ha paralizzato le installazioni di rinnovabili e sembra fare aperture al metano
poi si potrebbe anche discutere dei “caratteri”, in Sardegna hanno maggiormente la sindrome degli “isolani”, ma ho anici lì è molti sarebbero anche pratici e aperti a questo tipo di novità e sviluppo economico, non sono ideologici come i gruppetti dei comitati
Grazie di nuovo per aver argomentato così chiaramente.
Per la distanza minima di un aerogeneratore dalle abitazioni non sono riuscito a trovare, per ora, nessun riferimento normativo.
Ci sono le linee guida del DM 10/9/2010 che consigliano 6 volte l’altezza massima dell’aerogeneratore come distanza fra questo e il centro abitato però, essendo linee guida, non sono vincolanti.
Di sicuro ci sarà qualche norma vincolante o, magari, più di una (una per il rumore, una per la sicurezza in caso di rottura, ecc…).
Le cercherò.
Grazie comunque per tutto il tempo che mi ha dedicato.
Buongiorno, per una discussione educata volentieri
— per la parte acustica,
ogni nuovo impianto o attività, anche un banale impianto esterno climatizzatore di un supermercato, deve effettuare preliminarmente uno studio di “Valutazione di impatto acustico”, e se ci sono dubbi di criticità anche una verifica reale con misurazioni post installazione; a maggior tutela, la verifica può poi essere richiesta (mi pare ad ASl/ATS, gratuitamente la prima volta) in ogni momento anche da terzi; i limiti di rumore assoluti e relativi da rispettare non sono unici, variano in base alla destinazione d’uso dell’area, al rumore di fondo naturale, e alla presenza di luoghi abitativi; ma semplificando, se le pale stanno a più di 700 metri, siamo già quasi certi che siano inudibili anche nel silenzio notturno di una abitazione a finestre aperte;
nei diversi paesi europei mi pare si discute se porre un limite di distanza tra circa 400 o 700 metri; nella pratica poi le distanze sono anche maggiori (vedi esempio qui sotto);
poi i decreti recenti di questo nostro governo permettevano di portare il limite a 7000 (!) metri, e (giustamente) sono stati impugnati da TAR/Corte costituzionale per il conflitto con le norme europee e con il principio di pubblica utilità
– per le distanze visive e di sicurezza, qui sotto c’è un link ad un esempio di documento recente (2024) di compatibilita con le linee guida da lei citate; con oppurtune motivazioni in casi particolari si può derogare dalle linee guida, ma si rischia la bocciatura dell’iter autorizzativo, quindi anche le linee guida hanno un “potere” forte
esempio di progetto in Puglia del 2024
https://va.mite.gov.it/File/Documento/1069774
sono pale eoliche della taglia più grande e recente per le installazioni su terra, 7 MW (prima erano da 5 MW) con mozzo 115 metri, e altezza punta superiore pale 200 metri
accennano che in ogni caso vanno rispettati 200 metri (da qualsiasi luogo di transito o permanenza) (e poi c’è il criterio di acustica che alza questa distanza), poi calcolano un criterio di sicurezza di circa 400 metri (lancio massimo di detriti delle pale in caso di rottura), poi citano il criterio visivo di 6 volte l’altezza della punta delle pale, in questo caso (200 metri x 6) = 1200 metri viene rispettato verso i centri abitati (poi magari non rispettato verso un’unica cascina isolata posta ad es a 800m, che andrà discusso nel merito)
citano anche i criteri di distanziamento tra le singole pale, per evitare l’effeffo visivo “selva” dei vecchi parchi eolici, meno curati sotto questo aspetto
nelle nuove installazioni è facile evitare l’effetto selva perché bastano pochi aerogeneratori di grande taglia invece che molti piccoli e ammassati, e l’occhio umano guardando un panorama non distingue la taglia, ma più le proporzioni relative, cioè la spaziatura dall’osservatore e la distanza tra le singole pale “mascherano” l’altezza reale delle moderne grosse pale
esempio se un parco eolico ormai vetusto con 12-17 piccoli aereogeneratori ammassati con effetto selva da 1,5-2 MW ognuno viene upgradato, sarà sostituito da tre grandi aerogeneratori moderni da 7 MW, o quattro da 5 MW, ben distanziati e con studio paesaggistico preliminare
l’effetto estetico sarà molto migliorata (soggettivo, per me ad esempio sono belle e rilassanti da guardare), e mettiano che la potenza totale sia la stessa di prima, ma essendo più efficenti il numero di ore di funzionamento annuale raddoppierà, cioè a parita di potenza si avrà il doppio dell’energia rsipetto al vecchi parco “selva”, usando solo 3 o 4 pale invece della selva “disordinata” di prima
i basamenti in cemento armato sono realizzati 1 metro sottoterra, e se poi non vengono riusati, vengono sotterrati e rimessi a prato; anche gli adiacenti sentieri e piazzole di manutezione in terra battuta (dove si parcheggiano le gru per il montaggio/smontaggio) e eventuali sbancamenti di terra, è richiesto che vengano rimessi al profilo originale e a prato o agricoltura; e da qualche tempo è obbligatoria una fideiussione bancaria per assicurarsi che l’installatore non si limiti a smontare le torri e le pale (che contengono materiali nobili da riciclare), ma ripristini appunto anche il profilo del terreno e il manto erboso; alla fine rimangono giusto i basamenti interrati, si potrebbe demolire anche quelli, ma è stato calcolato che sarebbe uno spreco ambientale, è considerato più “ecologico” lasciarli sottoterra come fossero una grossa roccia, che creare detriti e trasportali/utilizzarli altrove
Io continuo a non capire certe posizioni, mi sono avvicinato a molte pale eoliche perché mi affascinano (e da ambientalista convinto e amante della tecnologia e del progresso ne comprendo i vantaggi fenomenali), e non ho mai sentito rumori fastidiosi né eccessivi; il rumore che si sente vicino a una pala eolica è paragonabile per entità a quello delle foglie degli alberi nel vento; infatti sotto una pala eolica senti benissimo il rumore delle foglie degli alberi. Sfido chiunque a dire che un luogo dove si sente il rumore delle foglie degli alberi è “rumoroso”.
Mi permetta di dissentire: da un modello preso a caso in rete ( https://www.vestas.com/en/energy-solutions/onshore-wind-turbines/enventus-platform/v162-6-2-mw ) leggo che questo specifico aerogeneratore può emettere fino a 104.8 dB.
Da https://fonudito.it/decibel-il-valore-della-pressione-sonora/ leggo che 90 dB sono paragonabili ad un ristorante rumoroso e che l’esposizione prolungata a suoni con Decibel superiore a 85 sono da evitare.
Non a caso si considerano “non trascurabili” gli effetti acustici a distanza minore di 500 metri per il Vestas V162 citato ad esempio.
Grazie per la risposta.
Credo che Giuseppe, il cui post non ho trovato pretestuoso ma solamente impulsivo, chiedesse appunto di conoscere i vantaggi per le comunità locali: le opere di compensazione che, se maggiori o perlomeno paragonabili agli svantaggi e al danno paesaggistico avrebbero potuto disinnescare le proteste (ed io aggiungerei delegittimare ulteriormente quelle che ricorrono alla violenza).
Già 30 anni fa Alex Langer ci ricordava che “la conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”, per questo ritengo che le opere di compensazione unite al dialogo con le realtà locali siano indispensabili. Quindi ben vengano iniziative come quelle che mi ha segnalato al terzo punto.
Non conoscevo prima e non conosco ora la realtà descritta dall’articolo se non, appunto, per quanto ho letto in questo testo. Condivido con Giuseppe il dubbio e la curiosità di conoscere i motivi per cui questi sette aerogeneratori non siano percepiti come “socialmente desiderabili” da chi protesta civilmente.
Chiarissima e ovvia la localizzazione in base alla ventosità, mi rendo conto che sia molto probabile trovare zone adatte in cima ai rilievi, ma molto spesso ho la sensazione che si vadano apposta a cercare aree del genere per comodità, dato che mettere mano ad aree già antropizzate vuole dire uscire da un modus operandi standardizzato per andare a cercare complicazioni a livello di permessi, acquisizione aree, burocrazia. Peccato perché le troverei molto più socialmente desiderabili, come ad esempio quelle di Piombino che gentilmente mi ha fatto conoscere @cr1.
le zone ventose, in Italia, sono i crinali e il mare aperto. Antropizzate sono le pianure, drammaticamente prive di vento
@Massimo Degli Esposti
“E qui trova un ottimo esempio di come sono stati coinvolti egli abitanti”.
Glielo spiego io il suo ottimo esempio.
I signori della AGSM, oltre a devastare il territorio occupato dagli ignari abitanti di Monte Mesa e dintorni, hanno emesso come contentino gli “Affi Bond”, ovvero delle obbligazioni emesse dalla stessa AGSM con le quali l’azienda drena altro denaro dal territorio.
Al danno, quindi, si aggiunge la beffa.
La cedola annuale è pari ad un roboante 4,5%, rendimento al quale va detratta la percentuale del 26% che si versa in tasse allo Stato.
Per cui, investendo 3.000 euro nel suo “meraviglioso esempio” di coinvolgimento delle comunità locali, a fine anno coloro che avranno sottoscritto le obbligazioni di AGSM avranno guadagnato scarsi 100 euro.
E per tale somma, avranno venduto la loro terra e i loro panorami.
Mi raccomando, continuate a seguire il nostro Moderatore per altri, meravigliosi consigli finanziari!
Il rendimento dei BTP a 5 anni è a un “roboante 2,7%”. Se i proprietari hanno venduto la loro meravigliosa terra ci sarà un motivo. Perchè non si fà gli affari suoi?
Continuo a ripetere di non conoscere la situazione nello specifico, però mi pare strano che la vendita dei terreni da parte dei proprietari sia stata spontanea. Avevano la possibilità di rifiutare la vendita? In questi casi non si passa direttamente ad un esproprio?
No, i privati non possono espropriare i terreni. Sono terreni dal valore pressochè nullo, che vengono acquistati dagli sviluppatori di parchi eolici a prezzi d’affezione, con grande soddisfazione dei proprietari che tra l’altro possono ancora sfruttarli a pascolo.
Mi perdoni ma non sono convinto. Parlando di un parco eolico differente, dal documento https://va.mite.gov.it/File/Documento/1262899
capisco che sia un privato che prevede esplicitamente degli espropri.
Nel caso citato dall’articolo che sto commentando è diverso?
Sono 139 pagine di tabelle dove mai compare la parola esproprio. Solo i comuni possono espropriare terreni se lo ritengono necessario per realizzare opere di pubblica utilità.
La parola esproprio compare: è nel titolo di alcune colonne.
Guardi la pagina 2, la primissima riga della tabella.
Per me sono decine di pagine contenenti una lista zeppa di terreni che si prevede di espropriare
Gli espropri riguardano le strade, appunto opere di pubblica utilità e di proprietà dei Comuni. La stragrande maggioranza dell’area del parco prevede l’occupazione temporanea dei terreni a fronte di un’indennità stabilita per legge. DPR 327/2001.
Forse questo documento è più esplicito: https://va.mite.gov.it/File/Documento/1262900
(guardi la pagina 9)
il documento a pag 9 riporta le spese per le AQUISIZIONI dei terreni e dei diritti, e solo una voce della tabella riporta una frazione minore di “espropri”
espropri (indennizzati) credo siano giusto fazzoletti di terra necessari per le cabine elettriche e le opere di collegamento elettrico oppure per creare una strada (in terra battuta) di accesso
E’ esattamente così
“espropri (indennizzati) credo siano giusto fazzoletti di terra necessari per le cabine elettriche e le opere di collegamento elettrico oppure per creare una strada (in terra battuta) di accesso”
OK, quindi è confermato che per una “frazione minore” si procede ad espropri del terreno e pertanto i proprietari avevano la scelta fra l’indennizzo spettante per legge o quanto proposto dall’azienda che ha progettato il parco eolico.
Per la restante “frazione maggiore” ho questa domanda: il proprietario di un terreno può rifiutare di acconsentire che venga usato per il parco eolico? In altri termini, se per qualche ragione questo proprietario non vuole che sul suo terreno venga scavata una buca di 25 metri di diametro e riempita di cemento armato per costruire il plinto che reggerà un aerogeneratore, può negare l’uso del suo terreno?
Gli espropri sono realizzati dai comuni per realizzare strade che restano di proprietà dei comuni. Detto questo la invito a smettere di mestare nel torbido.
qualcuno sostiene che in passato, con turbine piccole, e quindi basamenti piccoli, oltre al sentiero di accesso, anche il cerchio dove fare il basamento e la piazzuola di manutenzione potessero essere espropriati.. ma vai a sapere se è vero o meno e a quale epoca si riferirebbe
per certo non accade con il FTV,
e OGGI non accade neanche con Eolico,
i diritti d’uso o la proprietà dei terreni vanno contrattati (liberamente) con il proprietario; l’iter autorizzativo richiede prova di questo accordo preliminare, oltre alle altre tante decine di certificazioni e valutazioni; me lo ricordo perché leggevo che i decreti recenti cavillando hanno reso più complicata questa parte
Assaltare un cantiere incappucciati e con metodi minacciosi (no-TAV style) è veramente stupido!
L’ unico effetto che può produrre (commettendo reati) è quello di rischiare di far militarizzare la zona ed il cantiere…fino a fare intervenire le autorità di P.S. anche nei casi di pacifiche manifestazioni (anche condivisibili).
Stupidità al cubo da facinorosi.
I veri ambientalisti sono in altra cosa….e caso mai dovrebbero manifestare (pacificamente ma con insistenza) ove si producono i peggiori danni all’ ambiente ed alla salute pubblica..spesso a.dispetto delle leggi vigenti…
Provincialismo tutto italiano. In Austria, dove i paesaggi sono belli almeno quanto quelli italiani (ebbene si, le montagne austriache sono splendide) hanno tante pale eoliche.
@Giuseppe . Perfavore ci risparmi questi qualunquismi. Quindi secondo lei come dice il Sig. Degli Esposti il nostro futuro è rimanere come i nostri concittadini sardi ancora alle vecchie tecnologie? Quelle inquinanti? Costose? Destinate a rendere il nostro paese sempre più povero e arretrato? Su tiri fuori anche le altre cose che vuole dire…, che il diesel inquina mento delle macchine elettriche? Che aspetta l’idrogeno che sarà la vera soluzione alla mobilità? che grazie al nucleare si abbasseranno i costi delle bollette? Ne ho piene le tasche di pensieri come il suo atti solo a mantenere uno status quo che non ci farà andare da nessuna parte! Anzi peggio ci renderà l’equivalente delle popolazioni che oggi trattiamo con sufficienza e superiorità “perchè loro sono ignoranti e sporchi”! Beh caro il mio Giuseppe quelli che verranno maltratti saremo noi e peggio di come siamo adesso, perchè adesso siamo noi stessi a ridurci così e forse abbiamo una speranza di redimerci tra qualche anno saranno altri a bistrattarci e se anche cambiano idea saremo comunque condannati a essere sfruttati e ritenuti inferiori.
Se @Giuseppe non fa parte della nutrita schiera di “scemi del villaggio” (che non è un colpa ma purtroppo ostacola molto l’uso del cervello) è probabilmente uno che su certe attività campa (bene o male non saprei).
Quindi arrivati ad un certo punto si dovrà pur decidere se i pochi/tanti Giuseppe avranno il diritto di prevalere su milioni di persone che invece hanno necessità/interessi diversi (vita più sana, contributo a fermare/rallentare il riscaldamento globale, necessità di maggiore autonomia nei confronti di Stati stranieri e conseguente maggiore ricchezza che rimane nel nostro Paese).
Per quanto mi riguarda è ora, anzi siamo già in ritardoi che i “Giuseppe” non abbiano più alcun potere.
Sarebbe un’ottima notizia se i comitati cominciassero a comprendere le reali necessità del territorio, rispetto ad un generico e generale rispetto della natura che porta al degrado di intere aree oer mancanza di opportunità economiche. In breve non si può vivere di solo paesaggio e agricoltura rurale.
Purtroppo leggo di diversi comitati pronti a sabotare cantieri e impianti. Speriamo bene
Opportunità economiche per le aree degradate e spopolate? Forse volevi dire- opportunità economiche per le multinazionali e zero vantaggi per chi abita lì vicino-
Le alternative? Centrale turbogas, a carbone, nucleare? Ha ragione, tutta roba che dà grandi opportunità a chi abita lì vicino.
Constato che nel rispondere a @Giuseppe non ha smentito la sua affermazione che i vantaggi sono per le grandi aziende e chi abita nei paraggi deve solo accettare il fatto che gli aerogeneratori che si troverà vicino casa vengano installati.
La sua risposta evidenzia un altro punto di vista, ma non entra nel merito e la riassumo con “questione di priorità”.
Come scrive @zi ti nel suo commento, diamo priorità ad una “maggiore autonomia nei confronti di Stati stranieri e conseguente maggiore ricchezza che rimane nel nostro Paese” quindi è giusto ed auspicabile costruire impianti eolici e fotovoltaici.
Ne convengo. Ma dove? Come? Il testo dell’articolo dice che questa priorità “impone anche dei sacrifici a livello paesaggistico. Soprattutto quando stiamo parlando di sole sette pale eoliche” ma, chiedo e ribalto il punto di vista: il vantaggio di “sole sette pale eoliche” supera il danno paesaggistico e naturalistico?
Qualcuno dei lettori può farmi un esempio di parco eolico (cito la lettera j delle misure di mitigazione elencate dal D.M. 10/9/2010) dove sono già presenti grandi infrastrutture come autostrade o insediamenti industriali?
Io conosco solo parchi eolici ubicati in aree naturali, ma magari sbaglio.
Ma se non sbaglio allora chiedo: ma davvero è necessario costruire in aree incontaminate? Non è possibile salvare la capra della produzione di energia e cavoli del paesaggio?
Non ditemi che un aerogeneratore è bello da vedere su una collina, per favore.
Il mio prof. di arte diceva che una statua di Michelangelo è bella, una Ferrari è bella, ma una statua di Michelangelo sul cofano di una Ferrari fa cagare.
L’aerogeneratore è una bella macchina, è vero, ma non messo in certi posti.
Poi usate pure tutta la spocchia che avete usato con @Giuseppe anche con me, non mi offendo. Se potete, però, cercate anche di spiegare le vostre ragioni a uno come me che magari vorrebbe leggere solo argomentazioni puntuali e razionali. Grazie.
Primo.I vantaggi sono anche per le comunità locali, attraverso opere di compensazione che solitamente vengono concordate con gli investitori. Certo non con chi assalta i cantieri nottetempo.
Secondo. Nel merito dei problemi entriamo ogni giorno scrivendo articoli e pubblicando video interviste. A post pretestuosi come quello di Giuseppe si può rispondere solo ricordando quanto siano democratiche le alternative.
Terzo. La localizzazione degli impianti eolici ha un vincolo non trascurabile: la ventosità
Vuole un esempio di parco eolico simile a quello del Mugello ? L’abbiamo già fornito: l’impianto di Monte Mesa, nel veronese. E qui trova un ottimo esempio di come sono stati coinvolti egli abitanti.
Qualcuno dei lettori può farmi un esempio di parco eolico (cito la lettera j delle misure di mitigazione elencate dal D.M. 10/9/2010) dove sono già presenti grandi infrastrutture come autostrade o insediamenti industriali? Io le ho viste qui https://www.bing.com/images/search?q=pale+eoliche+nel+porto+di+piombino&form=HDRSC3&first=1
non capisco perché sia stato tolto il “rispondi” e quindi il diritto di replica nei messaggi sotto, per di più in un forum di discussione libera e civile.
le opere compensative in genere si fanno per compensare un disagio o inquinamento. nello specifico una pala eolica non inquina, eventuali opere compensative riguarderebbero cosa”pesaggistica”? la costruzione di un giardinetto in un paese diroccato dell’appennino o la creazione “temporanea” di una piccola riserva naturalistica in terreni di altra gente?
poco distante da dove vivo vorrebbero realizzare un inceneritore, le opere compensative non servirebbero, perché a detta del proponente inceneritore grazie ai suoi filtri di ultima generazione “filtra e purifica” l’aria insalubre della pianura padana.
in un altro comune poco distante vorrebbero costruire uno scalo ferroviario “interporto ” lungo circa 3 km per uno di larghezza a 200 metri da abitazioni.
Le opere compensative (si prevedono picchi di temperatura di fino a 7 gradi maggiori ad ora) sono state proposte e delocalizzate a 100 km di distanza (e mi pare pure in barba a più di un regolamento).
Per il traffico su strada generato è stata previsione con 2035 ipotizzando 80% di veicoli elettrici non inquinanti.
ancora vogliamo credere alla fuffa?
la compensazione la deve fare il povero disgraziato che per costruirsi capannone deve piantumare metà della area acquistata, non le multinazionali ed i soliti potenti.