L’auto elettrica senza pensare alla ricarica. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Christoph Erni, fondatore e CEO di Juice Technology, azienda svizzera produttrice di sistemi di ricarica fissi e portatili, e, non meno importante, di software integrati di gestione della ricarica. Di recente abbiamo parlato del loro prodotto di punta, il Juice Booster 2. Nel 2011 Christoph Erni ha intuito la necessità di rispondere a un’esigenza ancora trascurata nel mercato dell’auto elettrica. Ne è nata un’azienda che commercializza oggi i suoi prodotti internazionalmente, con più di 200 dipendenti e il cui fatturato degli ultimi anni presenta una crescita esponenziale.

Christoph Erni, ecco come è nata la mia azienda
Signor Erni, ci racconti da dove è nato tutto!
Vede, nel 2010 possedevo un’Alfa Romeo. Quando l’avevo acquistata ne andavo molto fiero. Rappresentava per me l’eleganza dello stile italiano. Ma ormai era vecchia. Il motore aveva bisogno di molta manutenzione. Decisi quindi di acquistare una nuova auto. E ero estremamente attratto dall’auto elettrica. All’epoca non c’era tutta questa scelta di modelli. E, per le mie esigenze, la scelta non poteva che ricadere su Tesla. Ordinai una Model S. Percorrevo moltissimi km e volevo fare la mia parte per l’ambiente.
Passarono ben 3 anni prima di poter ricevere l’auto. Tanto che l’attesa della mia auto, quando di Tesla in Svizzera nessuno sapeva ancora nulla o quasi, divenne una sorta di barzelletta con i miei amici. Continuavano a chiedermi: “Quando arriva la tua auto elettrica?”
“Rischiai un incendio ed ebbi un’intuizione…”
Quando finalmente l’auto arrivò, mi imbattei subito nella prima difficoltà. Avevo bisogno di un adattatore per la spina del cavo di ricarica in dotazione all’auto. Ne acquistai uno, che però, scoprii più tardi, era pensato per l’utilizzo con piccoli apparecchi, come un rasoio. E non per ricaricare un’auto per una notte intera. Si sciolse, rischiando di prendere fuoco e provocare un incendio.
Così cercai sul mercato qualcosa di più adatto. Ma era molto difficile. Allora pensai che se avessi trovato una soluzione per me, avrei potuto realizzarla anche per altri viaggiatori elettrici. Nel giro di qualche mese prese forma il mio progetto per quello che poi sarebbe diventato il primo prodotto commerciale di Juice Technology, il Juice Booster.

Juice Booster, la nuova tanica del carburante!
Cosa rende Juice Booster diverso da tutto il resto?
Fin da subito abbiamo dedicato moltissimo tempo e risorse alla sicurezza del prodotto. Juice Booster dispone di un sistema di rilevamento dei guasti, di un dispositivo RCD a corrente residua (che taglia istantaneamente l’alimentazione se rileva una dispersione) e di un sistema di monitoraggio termico che riduce la potenza di ricarica se rileva un aumento della temperatura, fino eventualmente a interromperla. Posso affermare che si tratta della stazione di ricarica mobile più compatta e sicura sul mercato. Oltre che dell’unica che sareste disposti a portare sempre con voi in auto.
Pe il resto, Juice Booster è semplicemente un sistema di ricarica. Deve fondamentalmente funzionare bene, nel momento in cui serve. La sua forza sta nell’affidabilità. E’ un po’ come i tergicristalli nell’auto. Nessuno si vanta di quanto sono belli i tergicristalli. Nessuno ne approfondisce il funzionamento. Ma, quando siamo in strada e inizia a piovere, il tergicristallo deve funzionare. E ci aspettiamo che funzioni alla perfezione. Lo stesso concetto vale anche per la ricarica. Quando ne abbiamo bisogno, vogliamo che funzioni e che lo faccia al meglio.

Il juice booster è un po’ come la vecchia tanica della benzina, che qualcuno un tempo teneva nel bagagliaio per le emergenze. Se siamo in difficoltà, se non abbiamo alternative, possiamo sempre fermarci presso un ristorante o un hotel, chiedere l’utilizzo di un presa, e nel tempo di uno snack, recuperare i km necessari a raggiungere magari la più vicina FAST.
E un powerbank per l’auto elettrica no?
Quando ha paragonato il juice booster alla vecchia tanica della benzina, ho subito pensato a qualcosa che sicuramente anche voi avrete preso in considerazone: una sorta di powerbank attraverso la quale poter ricaricare l’auto, al bisogno. Sarebbe fattibile? Avrebbe un senso?
Si, ci abbiamo pensato. Varie volte. Ma al momento, oltre ad essere estremamente complesso da progettare, non avrebbe molto senso. Sarebbe complicato nella progettazione perché si tratterebbe di stoccare nell’auto una batteria ad alta tensione che dovrebbe mantenere la propria sicurezza anche in caso di incidente. Oltretutto avrebbe una densità energetica tale che, se volessimo garantirci anche solo qualche km di autonomia aggiuntiva per l’auto, raggiungerebbe facilmente i 50 kg di peso. In più, ovviamente, andrebbe mantenuta carica in modo da averla sempre pronta al bisogno. Altra complicazione di non facile soluzione. Forse in futuro ci ripenseremo. O forse non sarà necessario farlo. D’altronde, se non si resta a piedi con la benzina, perché dovrebbe succedere con l’energia elettrica?
Lei, Erni, si muove ancora oggi a bordo di un’auto elettrica. Cosa è cambiato nel suo modo di spostarsi, se qualcosa è cambiato?
Sa, ho sempre percorso moltissimi chilometri. Quando guidavo un’auto termica, mi spostavo anche per 1000 km in giornata, e volevo farlo nel più breve tempo possibile. Arrivavo persino a innervosirmi se trovavo coda nell’area di servizio per far rifornimento. Perché questo avrebbe allungato di qualche minuto il viaggio.
Da quando mi sposto in elettrico, ho ridefinito completamente il mio modo di approcciarmi al viaggio. Sono più rilassato. Mi godo la strada. Sono felice di far coincidere una sana sosta per il pranzo con la ricarica della batteria della mia auto. E arrivo a destinazione molto meno stressato e stanco. Più felice insomma.
“Nel software (e non nell’hardware) l’evoluzione della ricarica”
Non per tutti è così, almeno all’inizio. E se durante i lunghi viaggi possiamo accettare qualche piccolo compromesso, nell’utilizzo quotidiano dell’auto, vorremmo non dover armeggiare con complicati calcoli di potenze, kWh e tempi. Come la vede?
Certo. Lo penso anch’io. E ritengo che da questo punto di vista, un grosso miglioramento del modo in cui percepiamo la complessità di gestione dell’auto elettrica potrà arrivare dall’evoluzione del software, non tanto dell’hardware.
Oggigiorno l’utente è costretto a ragionare moltissimo sulla ricarica. Deve sapere più o meno l’utilizzo che intende fare dell’auto, pensare a quante ore sarà parcheggiata e stimare se in quel tempo riuscirà a ricaricarla dell’energia necessaria. Non troppo complicato, certo, dopo averci preso un po’ la mano. Ma immaginiamo anche di voler sfruttare a pieno la potenza dell’impianto a disposizione, magari di doverlo condividere con gli elettrodomestici o la climatizzazione di casa. E allo stesso tempo di volerci comunque garantire di ricaricare a sufficienza per i nostri spostamenti. Ma con un’occhio anche ai costi dell’energia (fasce orarie, eventuale presenza di impianto fotovoltaico, necessità o volontà di non ricaricare al 100% la batteria se non appena prima di utilizzarla).
Forse agli appassionati questa gestione quasi da nerd della tecnologia può anche intrigare. Ma per 9 persone su 10 potrebbe trasformarsi in un incubo. Noi stiamo sviluppando software in grado di gestire in modo totalmente automatico ed integrato il processo di ricarica. In modo che l’utilizzatore debba solamente preoccuparsi di collegare la spina una volta a casa o al lavoro. A tutto il resto deve pensare il software. Per l’utente il processo deve divenire totalmente invisibile. Questo sarà il punto di svolta.
Assolutamente d’accordo con il concetto finale. Serve un software che gestisca da solo la ricarica dell’auto. Non posso giornalmente stare a pensare se l’impianto fotovoltaico produce e quanto. Vorrei poter collegare l’auto e beneficiare del massimo risparmio salvaguardando però la salute della batteria. So si esperti informatici che si sono già creati la propria applicazione per la gestione della ricarica, aspetto una versione commerciale di questo sistema disponibile a tutti