L’auto elettrica in Italia e in Europa è tutta da rifare. Massimo dice la sua su transizione energetica, industria dell’automotive, ban al termico dal 2035 e nuovi modelli di mobilità. Concludendo che la sua prossima auto sarà una ibrida plug-in. Inviate quesiti e osservazioni a info@vaielettrico.it.
Sono ingegnere elettrotecnico, quindi…
“Vorrei esporre il mio punto di vista sulla situazione dell’auto elettrica in Italia. Premetto che sono ingegnere elettrotecnico, vedo quindi naturalmente con favore una transizione alla mobilità elettrica, anche se non possiedo (ancora) un’auto elettrica. Per la cronaca, uso ancora una Stilo del 2004; mi muovo il più possibile in bicicletta, coi mezzi pubblici e in treno. In verità viaggio comunque parecchio.
Premetto anche che dal 1984 al 2020 ho lavorato all’ENEA nella Ricerca sulle tecnologie energetiche. Ovvero, dopo un brevissimo periodo nel settore nucleare ho partecipato alla ricerca e sviluppo internazionale delle turbine eoliche prima e dell’energia solare poi. Ora sono prodotti commerciali. Son contento. La mia tesi di laurea, nel 1981, era sulla fusione nucleare (calda…). E sui veicoli elettrici all’ENEA si sperimentava già negli anni ’80.
Ciò per denotare come le questioni e le tecnologie energetiche non evolvono dall’oggi al domani. Le “automobili elettriche” sono solo uno degli aspetti della mobilità elettrica. E la questione che oggi dovrebbe essere vista come fondamentale, di tipo “sociale”, è l’influenza antropica sul clima. Il singolo “consumatore” ragiona invece principalmente in termini di “quanto mi costa questo e quell’altro prodotto “automobile”. Il consumatore è anche colui che, in una società regolata o meglio determinata dal mercato, compie la scelta finale su come spostarsi. In realtà si illude di scegliere, sceglie fra ciò che è messo a disposizione.
Tornando alla questione fondamentale, è evidente che se la prendiamo sul serio “noi umani” (noi consumatori) dobbiamo ridurre sia il consumo di energia che (e ciò è più accettabile sul piano del consenso) la produzione di gas serra a parità di servizio; ovvero dobbiamo sostanzialmente ridurre la combustione di fossili.
La sostenibilità è un obiettivo “sociale”
A tal fine sono attualmente disponibili le tecnologie rinnovabili che traggono energia dal sole e dal vento, e le tecnologie nucleari. Entrambe producono energia elettrica. E’ da questo fatto che emerge il ruolo dell’elettrificazione dei trasporti, che appunto hanno senso compiuto solo se l’energia primaria è rinnovabile o nucleare.
Un altro obiettivo “sociale” è quello di evitare l’emissione di inquinanti pericolosi per la salute (gas e polveri nocive) dovuti alla combustione, soprattutto in ambienti urbani densamente popolati.
Per entrambi gli obiettivi emerge però un aspetto: se dobbiamo rinnovare la mobilità rendendola elettrica, ciò non implica che dobbiamo adottare lo stesso paradigma che abbiamo seguito finora, che ha privilegiato la mobilità privata. Per di più con automobili sempre più performanti, super-accessoriate, appariscenti eccetera. Veri e propri oggetti di culto consumistico e di affermazione personale.
Nella cosiddetta transizione green dell’automotive si è invece dato per scontato questo modello di prodotto, e questo è stato a mio avviso un errore . Di fronte all’evidente difficoltà del settore (con fabbriche che languono o chiudono) occorre porsi delle domande sulla correttezza della direzione che è stata intrapresa.
La scadenza del 2035 è un azzardo
Ho l’impressione che l’obbligo di produzione, a partire dal 2035, ovvero fra una decina d’anni, unicamente di vetture elettriche, affidandosi per il resto al “mercato”, sia stata una mossa azzardata, che ora rischia di ritorcersi contro la stessa praticabilità del “Green deal”. Oltre al fatto che non è detto che sarà vietato importare auto non elettriche, anche se fra 10 anni avessi tutte auto elettriche, nel centro di Roma non le posso comunque ammassare, visto che già ora non c’è parcheggio. Questo è un altro indizio sul fatto che la rivoluzione green della mobilità non si risolve semplicemente cambiando la motorizzazione dei nuovi prodotti europei.
Esaminando comunque la direttiva, essa è stata essenzialmente indirizzata a orientare l’industria, con un messaggio del tipo “preparatevi, cambiate la catena produttiva; avete una dozzina d’anni per farlo. E datevi da fare per venderle anche all’estero; siate competitivi!”. Del resto sono i cinesi stessi che sono più avanti di noi nella tecnologia delle auto elettriche, da tempo.
Onestamente quindi, visto che la direttiva è venuta dall’Europa, credevo che i “legislatori” si fossero in tal senso messi ben d’accordo con le maggiori industrie europee. Avessero fatto cioè come nel caso delle turbine eoliche, del fotovoltaico, delle pompe di calore, dell’edilizia innovativa, in cui sostanzialmente i settori produttivi hanno mandato il messaggio, una ventina d’anni fa: “abbiamo la tecnologia, i costi sono competitivi; fate dei regolamenti e degli schemi di finanziamento pubblico per far decollare questo nuovo business!”. Parlo del Nord Europa, in particolare della Germania, ma anche dell’Italia, ad esempio nel settore edile.
Invece mi sembra che ormai si stia profilando un disastro abbastanza clamoroso, proprio sul piano produttivo, con un tentativo di mettere in piedi una cosiddetta “politica industriale” mal congegnata o, peggio, azzardata. Ora come ora, dopo il Covid e in piena guerra, l’Europa si ritrova come un pugile suonato, che piglia botte senza riuscire a reagire. Covid e guerra hanno cioè creato una crisi economica per le classi popolari e medie, quindi chi comprerà le nuove auto? E le auto la gente non le sta più comprando già adesso! La VW chiude fabbriche di auto a benzina e diesel, la Stellantis pure. Oltre a quelle poche elettriche che avevano introdotto. L’indotto andrà in malora.
Dobbiamo cambiare il modello di mobilità
Le vendite di auto sono comunque in calo massiccio, mi sembra abbastanza chiaro. La gente non ha soldi e non ha più grande voglia di cambiare auto. A parte, effettivamente, i ricchi. Ma non si può passare da un’automobile come bene quasi primario, ovvero accessibile a tutti, a un’automobile come bene di alta gamma, se non di lusso, senza danneggiare un’industria che era stata concepita come produzione per le masse. Questi qui (i produttori) invece han pensato, mi sembra di capire “intanto facciamo auto elettriche di alta gamma, tanto quello è comunque il mercato target, che consente i margini di profitto maggiori, poi si vedrà”.
Ma appunto, chi le dovrebbe comprare ora, se i cittadini europei sono in crisi, la Cina le auto elettriche le fa meglio di noi, anzi metterà i dazi in risposta ai nostri e a maggior ragione se scoppia la guerra che si profila per Taiwan (diciamo probabilità 50%). Il mercato russo è bloccato causa guerra. Il mercato americano sarà bloccato da Trump. Gli indiani non comprano certo macchine europee. Gli altri continueranno a prendere eventualmente le nostre di seconda mano (a benzina e diesel), e quelle nuove le compreranno giapponesi o cinesi o indiane.
Io vedo veramente grossa crisi in arrivo. In realtà andrebbe incrementata la mobilità elettrica di tipo pubblico, e poi nel settore navale e trasporti merci, prima di imporre la mobilità elettrica privata in una situazione di urbanizzazione e socio-economica come la nostra (italiana) che è totalmente diversa da quella norvegese. Ci sarebbe da approfondire in concreto la questione ricariche, nella realtà italiana, ma lascio perdere.
Faccio un pensierino alla ibrida plug-in
In quanto a me, se esce una ibrida plug-in a buon mercato che mi consente 100 chilometri di autonomia in città in elettrico e sopporta 130 all’ora a benzina in autostrada (con qualche guizzo nel sorpasso) quando me ne vado a fare un viaggetto fuori (quindi motore elettrico ben dimensionato, motore a benzina poco pretenzioso) ci faccio un pensierino. Ovviamente il mio caso non fa testo …..„ Massimo Falchetta
Un briciolo di coerenza in più no?
Risposta- E’ proprio sicuro, Massimo, che il suo caso non faccia testo? Secondo noi, invece lo fa. Purtroppo, aggiungiamo. Lei, come tanti italiani, è consapevole dell’urgenza della transizione energetica. E’ attento all’evoluzione tecnologica. Ha gli strumenti culturali ed economici per padroneggiarla. Ha compreso che la mobilità sostenibile implica un cambio di paradigma e non solo la sostituzione “uno ad uno” del mezzo di trasporto.
Ma, tirando le somme di tutto ciò, conclude che la sua prossima auto sarà una ibrida plug-in. E solo quando un’ibrida pug-in le permetterà di replicare pari pari il modello di mobilità che ha sempre adottato. Un briciolo di coerenza in più non guasterebbe.
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In questi giorni mia moglie ed io abbiamo visto due 500 di quelle che guidavo io a 18 anni, ovvero 47 anni fa, poi ho visto, stranamente, 4 Ami e 4 Topolino in fila ed abbiamo notato come fossero decisamente molto più comode per abitabilità delle 500 di allora e lo ricordo personalmente visto che per poco non sono alto 1.90. Ebbene questo dice che le persone oggi non accetterebbero più le 500 di allora che erano le auto di massa per antonomasia e fanno fatica ad accettare auto ben più comode e economiche a prezzi abbordabili. C’è un cambio di costume. Se per le seconde auto si comprassero più Ami o Topolino si potrebbe dire di essere a buon punto, peraltro in una autorimessa di un condominio recente ce ne starebbero due liberando parcheggi, anche se la miglior soluzione sarebbe usare i mezzi pubblici dove è possibile e ci sono città dove non puoi fare altrimenti per la congestione del traffico.
Non è facile commentare, sia perché ciascuno ha proprie necessità che gli altri non conoscono sia, soprattutto, per la conclusione: allora Plug-in!
Avendo io una Plug-in, e conoscendola ormai bene dopo 4 anni, ed avendo letto un po’ “in giro” i commenti di altri proprietari di Plug-in, provo a dare il mio parere.
Purtroppo, dire Plug-in non vuol dire nulla, e chi ne parla, a proposito o a sproposito, non penso che abbia realmente idea di che cosa stia parlando. Da quel che leggo in giro, sospetto anche che non ne abbia una precisa idea nemmeno chi ne possiede una. Perché l’uomo è pigro, e tende a fare ciò che ha sempre fatto. Invece… in una “buona” Plug-in (delle altre non vale nemmeno la pena di parlarne, in ottica green), ci sono una marea di “sfumature” che diventano fondamentali, se si “tiene” all’ambiente. Ma bisogna saperle “tirare fuori”.
Insomma, il primo punto è: non esiste una tipologia univoca di Plug-in! Spero che sia chiaro a tutti, ma ne dubito.
Quindi: quale Plug-in? Si spazia da quelle che funzionano come delle Full Hybrid ricaricabili, dove l’elettrico serve solo a migliorare le prestazioni del termico, che resta pressoché sempre acceso, senza peggiorare troppo i consumi, a quelle in cui l’elettrico è, per il sistema, il motore principale e, se sei in città, se c’è un briciolo di batteria non c’è modo di far partire il termico (se sai usarle).
Poi ci sono quelle che nei lunghi viaggi usano subito tutta la batteria e poi solo il termico e quelle, invece, che la batteria, se sai usarle, dura per tutto il viaggio.
Poi quelle che accendono il termico in accelerazione o in salita, o quelle con batterie molto piccole ed autonomia elettrica limitatissima… insomma, ce n’è una marea con caratteristiche diversissime!
E, per l’ambiente, “cascare” su una tipologia di Plug-in, piuttosto che su un’altra, è una cosa completamente differente.
Purtroppo, credo che chi compera una Plug-in, e non per colpa sua, non abbia idea di che cosa compera. Io sono stato fortunato, perché di queste cose non ne avevo la minima idea (e non ce l’hanno nemmeno venditori e concessionarie, purtroppo). Sono “capitato” per caso su una Plug-in ben ingegnerizzata (per l’ambiente).
Ma per tutto il resto non avevo proprio nessuna idea di che cosa mi aspettasse. E non avevo nemmeno idea del fatto che manco l’avevo in mano e già avevo fatto emettere 15 tonnellate di CO2! L’ho scoperto qui! I primi tre mesi sono stati un incubo: consumavo più che con la vecchia diesel ed inquinavo, quindi, di più. E dire che l’avevo presa dopo la frustrazione per il diesel-gate per ridurre il più possibile le mie emissioni, facendo un sacrificio notevole, dal quale è impossibile “rientrare”.
Io mi ero fatto tutta un’altra idea nei miei calcoli!
Infatti, so con assoluta precisione come utilizzo da decenni le auto, ed ho dove ricaricarla quando serve (aspetto fondamentale!), per cui non è stato un acquisto casuale, avventato, ma studiato sulla base di analisi su necessità/caratteristiche. Ipotizzavo che potesse essere una buona succedanea di una BEV, visto che a me serviva, e serve, una Station Wagon, e BEV SW allora (2020) non ce n’erano (oltre ai prezzi assurdi che avevano). Ma i primi tre mesi furono un disastro: non sapevo cosa fare e, soprattutto, non sapevo che avrei dovuto “studiare”, e molto, per imparare a tirarne fuori il meglio. E nessuno è in grado di aiutarti!
Per capirci, basta dire che nel primo anno ho consumato 93,2 litri di benzina, emettendo 221,89 Kg di CO2 e 2,83 Kg dei vari altri inquinanti. 25,67 g/Km di CO2 e 1,16 g/Km di altri inquinanti.
Quest’anno, invece, ho consumato 1,1 litri di benzina (anzi, li ha consumati il sistema, perché ogni tanto avvia “lui” il termico per non rovinarlo e lo tiene acceso per 3 o 4 minuti, lubrificando anche il cambio), emettendo 2,73 Kg di CO2 e 0,04 Kg di altri inquinanti. 2,73 g/Km di CO2 e 0,02 g/Km di altri inquinanti: altra musica!
Perché?
Perché il primo anno, non sapendola usare, la mia autonomia elettrica media, pur con batteria nuova (da 10,4 kWh), era tra i 45 Km (primi 3 mesi) ed i 70 Km a giugno (omologazione 65 Km), con media a fine anno di 57,5 Km. Percentuale di Km a zero emissioni pari al 79,4%.
Quest’anno, dopo infinite analisi, l’autonomia elettrica media ad oggi (arriva l’inverno, calerà un po’) è di 82,3 Km, ed i Km a zero emissioni sono stati il 99,8% (nel 2023 99,4%). E va considerato che la batteria si è “ridotta” a circa 9,7 kWh! Io faccio circa 30 km al giorno! Da un decennio almeno! Con una percorrenza così, tra non saperla usare e saperla usare c’è un abisso. Come dimostrano i miei numeri!
Saperla usare è fondamentale! Ma quanti lo sanno al momento dell’acquisto? E quanti, soprattutto, hanno le caratteristiche per cercare di capire che cosa fare (se l’auto che hai acquistato lo consente) quando vedi che sei tutto fuorché ecologico?!
E non è una questione di Km: nel primo anno ho percorso 8.643 Km, quest’anno, ad oggi, ho percorso 10.746 Km, e dovrei chiudere l’anno oltre i 12.000 Km.
In ogni caso, come si vede, non sono un “globe-trotter”. Ed un proprietario di Plug-in NON deve essere un globe-trotter, perché, contrariamente a quel che si pensa, una Plug-in NON è adatta (in ottica ecologica) per i lunghi viaggi.
Infatti, anche usata al meglio ed ottimamente ingegnerizzata, in un lungo viaggio una Plug-in non è competitiva (per l’ambiente) con una BEV, anche se, ovviamente, è più pratica.
Ed è competitiva con una diesel solo fino a 600/700 Km (almeno nella mia, ingegnerizzata come la mia), poi la batteria non può fare miracoli nonostante le rigenerazioni, ed il termico comincia a consumare sempre di più e, quindi, ad inquinare di più di una diesel.
Questa “pecca” è accettabile se, come capita a me, di viaggi lunghi ne ho fatti 4 in tutto (400 Km, 560 Km, 600 Km, in autostrada, e poi 860 Km, ma non di autostrada ed in tre giorni), poi il resto dell’utilizzo è tutto elettrico. Quindi ho il vantaggio della libertà nel lungo viaggio, ad un prezzo ambientale che, però, recupero con gli interessi in tutto il resto dell’utilizzo.
Se non è così che viene usata, e se non è ben ingegnerizzata, una Plug-in non va bene (e non va mai bene se non si ha con certezza dove caricarla, aggiungo con comodità, sempre per la pigrizia umana di cui io sono un campione).
Considerando che una BEV di pari stazza viene prodotta emettendo circa 5 tonnellate più della mia, per l’ambiente anche una Plug-in (con queste caratteristiche e con necessità similari alle mie) può essere una cosa buona.
Ma, lo ripeto, per me è stato casuale acquistare un’auto che, usata come si deve, emetterà a fine vita meno di quanto avrei emesso facendo costruire ed acquistando una BEV. Non ne avevo idea!
Il problema è: quanti hanno queste caratteristiche, sia di utilizzo, sia di scelta dell’ingegnerizzazione corretta, sia di volontà di capire come usarla? Ed un posto certo dove caricarla!? Direi pochi!
Poi, la vedo dura che una Plug-in potrà in futuro costare “poco”. E’ l’auto più complessa sul mercato! La mia fortuna nella scelta si è estesa anche a questo ambito: l’ho pagata “solo” 21.700 € (io non ho mai acquistato in precedenza auto oltre i 15/18.000 €, per questo nel gruppo VAG ho sempre acquistato Skoda), ma di listino era 43.000 €!!! Tra incentivi e voglia di “piazzarla” appena “uscita”, me l’hanno data full optional con sconti pazzeschi, della Casa e della concessionaria. Quando hanno smesso di produrla, equipaggiata come la mia, l’auto costava 47.000 €. Una Skoda!
La vedo molto dura che i prezzi delle Plug-in possano diventare ragionevoli in futuro, soprattutto se equipaggiate anche con batterie più grandi.
Però, resta salvo il fatto che uno fa quello che ritiene più giusto per sé ma, pur essendo io soddisfattissimo della mia Plug-in, non avrei dubbi nel consigliere invece una buona BEV (meglio non SUV), soprattutto se, come si spera da anni (e qualcosa già si vede, ma non in Europa), cominceranno a commercializzarle a prezzi umani.
Io ci ripenserei, ma…
neanche lontanamente.. 🤷♂️
Quasi tutto giusto, ma evidentemente l’ingegnere non ha ancora una elettrica.
Colonnine ce n’è in abbondanza e le prese elettriche idem, molto più delle pompe di benzina. La scelta poi dell’ibrida poi fa veramente cascare le braccia, ma lo abbiamo capito o no che vanno eliminate le emissioni? Non ridotte, eliminate.
Trovo che la crisi del settore automobilistico sia da imputare solo all’incapacità dei manager che le occupano. I cinesi è dal 1987 millenovecentoottantasette, che hanno iniziato a fare ricerca sull’auto elettrica ed a ritenerla strategica e questo lo sapevo io che mi occupavo al tempo di turismo. E quei dirigenti dove vivevano?
Se la smettessero di fare i pescivendoli il tempo per recuperare c’è ancora ma bisogna abbandonare totalmente i prodotti obsoleti senza aspettare il 2035, chi è quel pazzo che comprerebbe ancora un’auto antica, tralasciando il valore antisociale di produrre, acquistare ed usare un prodotto nocivo?
La crisi è dovuta all’incertezza, troppo lontano il 2035, dovevano dargli al massimo 10 anni, ma un imprenditore serio e vero produrrebbe gia oggi solo auto elettriche.
A parte la sequenza di luoghi comuni e previsioni catastrofiste da mago Otelma c’è una variabile che non viene mai considerata in questi sproloqui: la terra non aspetta! I disastri li stiamo già vedendo (vogliamo citare Valencia o l’Emilia per restare in casa?).
La scadenza del 2035 che oggi sembra tanto vicina è stata definita già 4 anni fa, fare i sorpresi oggi è da eremiti rinchiusi in una grotta.
Per quanto riguarda il settore automotive invece di piangersi addosso o erigere muri si possono adottare politiche e strategie per riconvertire il settore e limitare i possibili effetti negativi che ci sarebbero stati anche senza le regole europee, perché abbiamo troppe auto in circolazione e non è sensato continuare ad aumentare a dismisura questo numero con le città e praticamente tutte le strade già ampiamente congestionate.
Se il 1900 è stato il secolo dell’auto forse bisogna iniziare a pensare che il 2000 sarà il secolo dove l’auto non è più il modello di trasporto.
Potenziare lo smart working (ad esempio) ridurrebbe di molto gli spostamenti e la necessità di avere un veicolo per ogni membro della famiglia.
“andrebbe incrementata la mobilità elettrica di tipo pubblico”
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Mi sfugge in quale modo risolverebbe il problema della crisi di lavoro che sta preconizzando.
Una cosa la posso dire leggendo la risposta e vari commenti ma siete sicuri di avere capito cosa ha detto Massimo? A me, pare proprio di no!!
Finché sarò costretto a vivere in un paese che se la fa sotto a comando ogni volta che sente la parola “nucleare”, per me ogni considerazione “green” rimane una ridicola boutade.
Punto.
con la truffa nuculare si fa tanto debito pubblico, ormai costa 4 volte i mix di rinnovabili e accumuli, e per 15 anni non genera un kwh, bella roba..
se sei masochista e voglioso di mettere alla prova la tua sopportazione e il tuo “coraggio” ci sono i club appositi per soffrire, tu da solo quanto e come ti aggrada, senza coinvolgere in un disastro economico ed energetico il resto della popolazione, che ha già abbastanza problemi senza cercarne altri
Concordo su tutto e aggiungo:
E lasciamo per millenni la nostra immondizia radioattiva. Noi utilizziamo oggi e le scorie se le prendono le generazioni future.
Per non dire del rischio (poco probabile ma catastrofico) di incidenti e guerre. Chi difende il nucleare ha dei seri problemi con la logica, con i numeri, con il futuro.
Domani mi monteranno il mio upgrade di fotovoltaico. Da 3 kWp (2012) passo a 8, con 10, 5 kWp e 20 kWh di batterie. Ci muoviamo in città prevalentemente in bici, riscaldiamo casa anche con il solare termico dal 2007, viaggiamo in elettrico da quasi 3 anni.
La transizione possiamo farla da oggi, in molti, senza rimandare la palla altrove (attendere tecnologie ottimale, “che gli altri decidano per me”, etc.
Dino non tutti possono intallare il fotovoltaico, non tutti hanno un box per ricaricare di notte la tesla o il bmw lettrico, non tutti possono permettersi una casa A++ o ristrutturare la propria alzandola di 2 o 3 classi, non tutti hanno soldi per i prodotti bio… ecc. se non vogliamo che l’ambiente diventi un discorso elitario per pochi fortunati in una confort zone (per cui inutile) occorre che siano le istituzioni (Europa in primis) a “pagare il conto” se si spera di “convincere” le persone coi dictact e con i divieti allora si che la battaglia è persa in partenza ….
Buonasera, onestamente condivido il pensiero di Massimo sotto diversi punti di vista. Tutti noi, consumatori viviamo in eterno equilibrio per soddisfare i nostri bisogni secondo la piramide di “Maslow”, uniti alla disponibilità economica che solitamente cambia nell’arco di una vita, proprio come i bisogni. Ora credo sia ingiusto criticare chi per diverse ragioni sceglie un oggetto o un altro a seconda di ciò che più si avvicina a al rapporto spesa/resa per risolvere un problema, come può essere quello della mobilità. Se per l’utente l’auto plug-in in rapporto alla spesa assolve le sue necessità non credo sia da condannare.. D’altro canto è certamente un consumatore poco “consumista” . L’aver utilizzato la medesima vettura per 20 anni e scelto altre forme di mobilità, quando possibile non credo lo renda una persona con un “impatto ecologico” più elevato di chi in 20 anni ha cambiato 5-6 vetture con annesso impatto produttivo, ma usate per percorrere comunque gli stessi km che ha percorso con una sola auto. Se ora la risposta alle sue necessità è una plug-in perchè condannarlo? Credo che la cultura consumista ( è anche un status, auto nuova sempre, casa nuova sempre, cellulare con al massimo 6 mesi, etc..) e sempre in voga dell’usa e getta siano quanto di più deleterio ci sia dal punto di vista dello sfruttamento delle risorse, che continuiamo a dirci limitate.
Complimenti, parole ben dette. Non trovo giustificazione alla critica di paolo
Certe volte penso che alcune persone, facciano apposta a criticare… Magari per aumentare i commenti…
Ma sicuramente mi sbaglio ed è una mia impressione…
Condivido, va detto che vi sono situazioni di mobilità molto differenti: mio figlio vive e lavora a Francoforte da 10 anni e non solo non ha una automobile, ma la vede come un possibile fardello. I mezzi pubblici e lo sharing gli risolgono il problema di mobilità. Anzi, porta quel povero bambino all’asilo con una di quelle carriole poste davanti alla bici elettrica col freddo che fa. Diversamente qui a Omegna la viabilità zona lago, Verbania e Domodossola richiedono necessariamente un veicolo individuale sia per il lavoro che anche per fare la spesa. Il bisogno di mobilità può quindi essere soddisfatto da uno strumento (auto) dalle caratteristiche che maggiormente si avvicinano alle esigenze. “e se d’estate devo andare in vacanza” “e se devo trasportare un mobile” “e se devo portare gli amichetti del figlio”… stamattina ho visto un uomo piccino piccino che guidava un Mercedes grande come un’astronave… da ragazzo stavamo in 5 su un fiat 128 e leccarsi le dita. Quando poi hai soddisfatto e ottimizzato il bisogno con un’astronave sei stufo perchè è uscito il nuovo modello e dopo tre anni la “funzione” mobilità viene sostituita con un’altra. Sarò conservatore, ma mi ha affascinato leggere che un tempo le carrozze venivano tramandate dai padri ai figli…
Potremmo pensare con un po’ di ottimismo che nel 2035 le reti di distribuzione saranno adeguate ad una elettrificazione di massa. Ma prima di allora la vedo difficile. E quindi è secondo me coerente immaginare il futuro prossimo come periodo di transizione dove molti sceglieranno sistemi plug-in o altri sistemi basati su carburanti vari.
Sono d’accordo con l’articolo dell’ingegnere, secondo il quale il passaggio all’elettrico si doveva fare anzitutto sul trasporto pubblico. Per il privato la attuale tecnologia, secondo me, non attira assolutamente :costi maggiori, percorrenza sovrastimata dalle case automobilistiche, problemi con le alte e le basse temperature. Per non parlare delle colonnine di ricarica spesso fatiscenti o occupate da auto termiche, e i costi crescenti e in parte imprevedibili delle ricariche. In poche parole: ma chi c’è lo fa fa… di fare un salto nel buio ( anche perché
non è assolutamente chiaro se le infrastrutture sono in grado di gestire l’aumento di richiesta di energia elettrica).
Chi ce lo fa fa è chiaro, la logica, se si continua così non avremo macchine da comprare, ma una sanità sovracaricata da danni ambientali ed inquinamento da sostenere con nuove tasse. Il 2035 è tra 10 anni e la Cina è lì a dimostrare che le auto possono costare anche meno delle termiche, bisogna in dieci anni con un passo da fondista incominciare ad essere competitivi. Le colonnine devono vivere un periodo di programmazione ed essere prossimo ai luoghi dove le auto si fermano nei momenti di produzione dell’energia, ovvero presso i luoghi di lavoro. Nella mia città dove credo che il tasso di auto elettriche sia abbastanza alto le colonnine ne vedo utilizzate una su dieci, ma sono messe in luoghi occasionali. Vero che il costo delle auto oggi non è per tutti ed invece di inveire contro chi non se le può permettere dovremmo inveire contro chi pur potendosele permettere comprano macchine a benzina con costi allucinanti, lì il mercato è già più conveniente per le auto elettriche. In fine ritengo che la riduzione di produzione di auto sia un fatto positivo per città congestionate dove deve essere il servizio pubblico a funzionare.
Sono contento che il mio intervento sia stato pubblicato. Spero possa portare a una interlocuzione Tecnica. Mi rendo conto di aver stimolato, inconsapevolmente, una questione direi ideologica, fra elettrici puri e ibridi (plug-in però … questo è fondamentale). Faccio notare che attualmente se un utente di auto elettrica carica dalla rete, la sua elettricità proviene per un 60% dalla combustione fossile. Mentre se un possessore di plug-in carica i suoi 100 km per i brevi spostamenti urbani in elettrico da solare proprio, mentre fa saltuariamente qualche viaggetto fuori sede a benzina, potrebbe bruciare pure meno! Appunto, il mio caso non fa testo. Non può essere preso come un caso standard. Ma i commenti vengono a fagiolo per una riflessione che già feci su un blog del Fatto Quotidiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/24/clima-attenzione-agli-interessi-di-chi-strumentalizza-la-scienza-anche-nellindustria/7204430/ e che verte appunto sul ruolo della colpa (che discende dalla responsabilità). Mi rendo conto che gli argomenti fra i “supporters” vengono affrontate in maniera emotiva e moralistica, a partire dal conduttore. Si adombra la “colpa” (l’incoerenza è una colpa ..) ovvero l’argomentazione si sviluppa in termini di colpa. La colpevolizzazione, che si basa sulla colpa, è lo strumento tradizionalmente utilizzato dai genitori verso i figli da educare; e dalle religioni rivelate. La colpevolizzazione ha poca presa su adulti non religiosi. Faccio notare che la colpevolizzazione, che quando si rivolgeva verso le “aziende inquinanti” aveva presa sul pubblico, nel momento in cui si rivolge al pubblico (ai cittadini) produce una contro-reazione che è controproducente. Piuttosto che sentirsi in colpa, i cittadini negano l’origine della colpa. In altre parole, si ribellano. Infatti mai come ora la crisi climatica, o meglio l’influenza antropica, vengono messe in discussione! Sembravano assodate, ora vengono messe in discussione. Per reazione. Questo è un fatto che si sta producendo sotto i nostri occhi, su cui occorre riflettere.
a proposito di ideologia, lei è un tecnico, meglio se non scrive che l’elettricità italiana attualmente va al 60% a fossili, perché nell’anno in corso siamo a 41%
il limite 51% se escludiamo dal conteggio le importazioni di energia, principalmente da Svizzera e Francia, un misto di rinnovabili e nuculare
https://www.energy-charts.info/charts/energy_pie/chart.htm?l=it&c=IT&interval=year&legendItems=0wf
con le rinnovabili (e anche nell’elettrificazione dei servizi) i dati migliorano in fretta, penso che dati, costi, concetti, vanno ri-aggiornati ogni anno,
e lasciare le tecnologie energetiche e motoristiche del passato alla nostalgia
per la precisione la produzione nazionale netta è risultata pari a 27 miliardi di kWh. Le fonti rinnovabili hanno coperto il 44,2% della domanda elettrica (era 38,1% a luglio 2023). In aumento la fonte idrica +38,7% grazie alle abbondanti precipitazioni del 2024.
https://www.greenreport.it/news/nuove-energie/2229-energia-da-rinnovabili-da-inizio-2024-4-3-gw-siamo-ancora-molto-lontani-dagli-obiettivi-di-decarbonizzazione#:~:text=Dall'inizio%20del%202024%2C%20fa,%2C3%20gigawatt%20(GW).
Consumi nazionali, primi 11 mesi del 2024
– 41% fossile
– 40% rinnovabili
– 19% import (metà rinnovabili, metà nuculare)
Produzione nazionale (cioè escludendo import)
– fossili 51%
– rinnovabili 49%
produzione idroelettrica media del 2024 è circa la media storica (44 TWh annui), è il 2022-2023 che era stato scarso per la siccità
Fonte dati (nella legenda si può aggiungere “import”):
https://www.energy-charts.info/charts/energy_pie/chart.htm?l=it&c=IT&interval=year&legendItems=0wf
La gente può certamente rifiutare l’eventuale idea “colpa” che non per questo svanisce.
Per dirla in altri termini: avremo ciò che abbiamo seminato, che lo vogliamo o no.
E se avremo agito male su qualcuno le conseguenze ricadranno.
Perdoni Dr Falchetta, al di là della “colpa” e della psicologia della colpa, nella Sua esposizione ci sono, mi permetta di dirlo delle imprecisioni, almeno a mio parere. Primo se parliamo del ban europeo del 2035, non possiamo poi parlare di 60% di fonti fossili… quello NON è nemmeno il mix italiano se contiamo il 15% acquistato che è buona parte nucleare.
Il mix europeo 2023, è 61% nucleare/FER quindi il fossile non arriva al 40%. Ed è il mix dell’anno scorso quest’anno sarà di meno. Nel 2035 quanto sarà?
Secondo sulla questione dell’impatto della transizione sull’automotive europeo… magari l’ho intesa io male ma mi sembra che si è un po appoggiato alla narrazione che va per la maggiore dell’ HA STATO L’EUROPA.
Ma uno che ha una formazione tecnica e che NON CREDE ma si affida ai dati, poi però NON deve credere e deve affidarsi ai dati.
E cosa dicono i dati Dr Falchetta? Dicono per caso che VW le sue TERMICHE non le vende in Cina ed USA?
Stellanti ha perso forti quote in USA, tanto da chiudere una stabilimento Jeep in Ohaio… risulta a qualcuno che le leggi che entreranno in vigore in UE fra 11 anni, hanno il potere di influenzare gli eventi OGGI in USA e Cina?
Stelantis NON vende elettriche in USA eppure a lei i clienti preferiscono le ibride Toyota e Honda… e cosa può farci l’UE? Nulla.
BYD in Cina con le due PlugIn sta mettendo in difficoltà persino Toyota e quindi? Cosa possiamo farci noi?
Se riescono a portare un SegD PHEV come la Seal DMi a 39800€ con 80 Km WLTP, carica 11KWAC ecc ecc chi NON crede guarderà le dotazioni tecniche, valuterà assemblaggi, accessori, ecc e comprerà.
E nessuno può farci nulla.
“Non sono contro [metti il tuo argomento a piacere], ma…”
Armiamoci a partite, il motto degli italiani-brava-gente da sempre.
Quindi un modello di mobilità: bicicletta, bus e marginalmente auto (anche vecchia che ormai ha quasi esaurito la sua impronta ecologica), alla redazione non sta bene? Bisogna indebitarsi e comprare una ev da 30k€ ?
Non scriva scemenze, l’impronta ecologica c’è l’ha ed è pure pesante vecchia euro, consuma fossili…ed inquina che è un di-spiacere
“auto (anche vecchia che ormai ha quasi esaurito la sua impronta ecologica”
Eh???? Un auto termica immette CO2 (climalterante) e particolato (inquinante, di cui spesso ci si dimentica) in consistenti quantità per ogni singolo minuto di vita in cui il suo motore è acceso, sia che si muova sia che stia ferma. E quelle vecchie lo fanno in modo ancora peggiore.
30 anni a circolare con una Euro0 non oso nemmeno immaginare quanto schifo ha immesso in aria.
Dipende anche da quanti km fai ogni anno. Se la maggior parte li fai in bici o mezzi pubblici, puoi benissimo avere una locomotiva a carbone e inquinare complessivamente meno di un’auto “moderna” che ne fa 40mila annui.
Che ragionamenti sono? Se non vai mai a piedi, in bici o con i mezzi pubblici ma usi un’auto elettrica inquini ancora meno.
se la corrente che usi è prodotta dalle rinnovabili, cosa che alla data nkn è ancora così, altrimenti inquini anche tu
Sia per la ricarica domestica sia per quella pubblica è possibile scegliere solo energia al 100% rinnovabile.
Ho capito siete semplicemente dei sostenitori della mobilità elettrica privata tutto il resto non conta niente per voi vabbè.
Quindi per sponsorizzare il vostro prodotto vietereste perfino ai settantenni di viaggiare con la vecchia macchina e fare magari 1000 km all’anno?
Comunque la si giri, i costruttori di auto europei sono sull’orlo del baratro e probabilmente cadranno giù, trascinandosi dietro tutto l’indotto, e saranno tempi durissimi per tutti.
Potenziare il trasporto pubblico e disincentivare il trasporto privato, significa comunque meno auto circolanti, quindi meno vendite, a combustione o elettriche indistintamente.
Intanto, siamo solo all’inizio di novembre, e già i primi blocchi di veicoli per inquinamento.
E non ne posso più di sentir parlare di nucleare, biocarburanti e via discorrendo, ostacolando l’installazione di FER. Sono solo scusanti per non fare nulla ora, per non cambiare lo status quo, diventato insostenibile.
sul sito Terna ci sono già 343 GW di richieste di valutazione per impianti di Rinnovabili, di cui 49 GW già hanno ricevuto approvazione e progetto per la connessione in rete, e sono sottoposti a valutazione al Mase, e altri 7 GW sono stati definitivamente approvati
e se cambiamo governo le autorizzazioni accelerano, passiamo da +7 a +20 Gw all’anno; come stava per succedere spontaneamente prima che questa primavera il gov facesse di corsa il decreto agricoltura per vietare l’agrivoltaico a pannelli bassi, quello più economico e senza incentivi, e con iter autorizzativo semplificato, che avrebbe abbassato visibilmente i prezzi energia già in 12 mesi
però insomma corrente pulita rinnovabile c’è ne è già parecchia e tanta altra in arrivo in 2-3-4 anni, mi pare che chi deve/vuole cambiare auto ed ha disponibilità economica per guardare a vetture nuove, può già pensare di valutare una BEV, invece che rimandare ancora all’infinito con le ibride
su un discorso di ampia portata e assolutamente condivisibile, il problema redazionale (degli esposti) e -a seguire- di alcuni commentatori è che abbia parlato di acquistare in futuro (se troverà un’occasione) una plug-in: ma siete seri?!
Siamo seri, caro Cristiano. La plug-in (forse e se) come risposta alla crisi climatica equivale all’ombrello contro l’allarme maltempo. A meno che non si pensi che tutti i problemi debbano risolverli solo gli altri.
Beh anche le Ev come risposta alla crisi climatica equivalgono a un ombrello contro l’allarme climatico.
È questo che non capite.
Le Ev non potranno mai mitigare a il cambiamento climatico a livello globale.
Al massimo incidono a livello locale nella riduzione del inquinamento (che si sposta in parte nei paesi estrattori di materie prime e produttori di batterie).
Ogni auto prodotta, a prescindere dalla motorizzazione, ha un impatto elevato.
Per come sono pensate oggi le elettriche di oggi hanno sicuramente meno impatto, ma hanno da scontare che se si rompono le butti. Non esistono pezzi ricondizionati. Non esistono riparazioni, se non con rimedi difficili da conseguire e che nessuno ti garantisce. Questa sorta di obsolescenza programmata annulla di fatto i vantaggi ecologici.
Va ripensata totalmente la mobilità privata, passando a un modello di mobilità privata ridotta (bicicletta?) e di mobilità collettiva altamente ramificata, con bus e treni a 0 emissioni, sia per il trasporto di persone che di merci.
Non basta un ombrello per affrontare un allarme meteo come non basta un’auto elettrica per evitare la catastrofe climatica. Ma serve anche un’auto elettrica. Oltre a tutto il resto: efficientamento energetico, transizione elettrica dell’economia, modifica delle abitudini alimentari, investimenti sul trasporto pubblico e sulle fonti rinnovabili, economia circolare. Ognuno faccia la sua parte. Lei, per esempio, eviti di riproporre bufale sull’obsolescenza programmata e le riparazioni che nessuno garantisce. La mia auto elettrica è garantita 8 anni. La sua?
Si informi bene.
Non voglio entrare in polemica ma guarda caso ero fortemente interessato alla mg4.
Mi sono quindi documentato.
Per parlarne dì garanzia mg,l’elenco delle esclusioni della “garanzia” é talmente lunga che mi chiedo cosa includa realmente.
https://cdn.mgmotor.eu/files/MG-Warranty-Statement_IT_2022-11-14-091926_srvq.pdf
Spero non debba mai farne ricorso,anche perché secondo gli stessi concessionari Mg, casa madre non la concede quasi mai.
I problemi di qualità e post vendita MG sono proprio quello che mi ha fatto desistere dall’acquisto.
Macchina piena di difetti con sw scritto con i piedi e manco tradotto in italiano decentemente.
La realtà è che è un auto con finiture da 15k venduta al doppio del suo valore a noi poveri allocchi europei.
Con tutto il rispetto è evidente e ampiamente già dimostrato dalla comunità scientifica internazionale indipendente che quanto affermato da DanieleR è al 100% un mix di banalità e falsità.
quindi il buon massimo falchetta è stato pubblicato solo per l’ennesima crociata anti plug-in, visto che di tutti gli argomenti toccati dal suddetto, lei, nella sua risposta “redazionale”, lo accusa “solo” di incoerenza per aver paventato un possibile acquisto in tal senso, ma non menziona niente del restante discorso. why?
il sig. falchetta afferma di viaggiare molto e usa treno, sevizi pubblici e piedi.
mentre lei invece, degli esposti, fa bologna/milano e ritorno con la sua mg4: non sarà che vuole anche lei lo “zero sbatti” tanto rinfacciato al mondo che non ha una ev?
Sul resto dell’intervento di Massimo la redazione non ha nulla da eccepire: è in gran patre condivisibile, in parte no (la critiche alla politica europea) ma il nostro pensiero in proposito è ben noto. Scopro con piacere che per lei viaggiare da Bologna a Milano in auto elettrica è “zero sbatti”. Verissimo. Zero sbatti e zero emissioni. Allora perchè una plug-in anzichè un’elettrica?
esatto se non puoi ricaricare a casa non vanno bene ne l’una ne l’altra.
Io non posso ricaricare a casa e vado da dio. Soddisfatto?
A mio avviso la lettera descrive esattamente il modo di pensare dell’italiano medio dove ad un problema accertato la soluzione deve essere sempre a carico degli altri…
Prima si dice che c’è un problema impellente, che bisogna cercare in ogni modo di limitare di produrre effetti dannosi ma poi si scarica la soluzione su cose che devono fare gli altri senza prendere in minima considerazione di fare personalmente qualsiasi cosa per apportare un piccolo contributo personale alla soluzione del problema… nessuno pensa che una persona che passa alla mobilità elettrica risolva da solo il problema ma il tutto è formato da milioni, se non miliardi di singole persone.
Ed il modo di pensare secondo cui devo essere sempre gli ALTRI a fare e non io è proprio quello che fa si che nessuno fa nulla.
Tralascio il mio pensiero sulla risposta data dalla redazione poco rispettosa dell’idea altrui. Detto ciò il messaggio che si voleva far passare è che per le tecnologie impattanti non bastano 15 anni, ma c’è ne vorranno almeno 30 o 40 prima che sia compresa, accettata, modellata nella maniera corretta. Porto ad esempio l’approvvigionamento di energia elettrica e della rete di distribuzione, non in colonnine di ricarica quanto nella rete di media/alta tensione. Oggi in estate si assiste ai blackout programmati, ovvero la necessità di staccare dalla grid interi quartieri di Roma per cercare di mantenere efficienti le strutture primarie. Se dal 2035 sarà obbligatorio vendere solo auto nuove elettriche, significa che sarà necessario, oltre al fabbisogno ordinario di corrente, anche un fabbisogno extra per la ricarica delle auto. Diventa necessario avere delle nuove centrali elettriche pulite, se no si perde il significato del vendere solo auto elettriche, o acquistare da altri paesi più energia proveniente da fonti pulite. Ad oggi, 2024, non ci sono cantieri aperti per la costruzione di nuove centrali pulite in grado di produrre GWh, quindi dove sta la programmazione che ho letto nei commenti? Come potremo esser pronti nel 2035 ad affrontare questa rivoluzione? Se anche si decidesse di acquistare maggior corrente da francia, Svizzera o chicchessia, deve esser adeguata la rete, quindi investimenti infrastrutturali, quindi maggior costo al kw. E ripeto la domanda: dove sta la programmazione, almeno quella italiana? L’auto elettrica non è LA soluzione (soprattutto con prezzi di acquisto di oggi dove una 500e costa come una bmw…), quanto piuttosto dare un modesto contributo per cercare di non peggiorare le cose; come diceva il lettore, la mobilità deve esse pensata sulla massa e non sul singolo, quindi rafforzare treni, metropolitane, navi, merci che viaggiano in elettrico e non su termico (soprattutto non su gomma…).
Infine per chiudere con un tema commerciale… come mai le prime auto elettriche prodotte, post 2010 per capirci, sono state solo auto premium e non utilitarie? E perché oggi anche se prodotte utilitarie hanno il costo delle premium?
Tralascio anch’io di rispondere in merito al tono della nostra risposta, visto che dissentire è concesso a chiunque tranne che a noi, evidentemente. Le rammento solo che nei primi otto mesi del 2024 è stata installata in Italia nuova capacità di generazione elettrica da fonti rinnovabili per 4,35 GW. A fronte di consumi di energia in costante calo da un quinquennio, grazie all’efficientamento energetico. La transizione è sotto i nostri occhi, basta aprire gli occhi per vederla. Sono stato abbastanza rispettoso dell’idea altrui?
il fatto di installare “campi” fotovoltaici non porta di conseguenza l’adattare la rete di distribuzione alle nuove richieste energetiche (non solo auto elettriche ma anche pompe di calore, fornelli a induzione, climatizzatori ecc) .. e sinceramente ad oggi non ho visto cantieri che portino nuove linee elettriche e nuove centraline di trasformazione … e qiesto dovrebbe esser fatto ben prima del 2035 dato che secondo alcune previsioni già nel 2030 dovrebbero esserci 4.6 milioni di BEV circolanti e un nutrito numero di pompe di calore e climatizzatori aggiuntivi installati. Non è che siamo già ora parecchio in ritardo o forse qualcuno sta già bucando le nostre strade pef aghiornare la rete?
Terna ed Enel dichiavano che la rete di distribuzione italiana è più avanti rispetto al ritmo di aumento dei consumi e delle installazioni di rinnovabili; comunque Terna non dorme sugli allori, i lavori di potenziamento delle reti ci sono; qui c’è una infografica per la parte in Alta tensione:
https://www.terna.it/it/sistema-elettrico/programmazione-territoriale-efficiente/piano-sviluppo-rete
L’umarel si accorge solo di quello che succede sotto il suo naso. https://www.terna.it/it/sistema-elettrico/programmazione-territoriale-efficiente/piano-sviluppo-rete
lei è così certo che quanto afferma terna si tradurrà in opere sul territorio? Io lo sono assai meno , come peraltro pure lo sono sulla previsione delle 4.6 milioni di BEV circolanti nel 2030 in Italia, …si vedrà in futuro cosa realmente vi sarà… sinceramente spero che alla fine terna le realizzi ma si sa, a pensar male di fa peccato …. ma spesso (soprattutto su certe promesse) ci si azzecca.
Mi sono limitato alla prima frase ovvero quando ha detto “30-40 anni per essere commettere…” questo significa ammettere che occorre aspettare la morte di 1, 2 generazioni. Ovvero persone che oggi vanno dagli 40 anni in su.
A memoria non ricordo un’altra transizione economica che sia stata così tanto studiata, congegnata e organizzata nei minimi dettagli come quella dell’auto elettrica. Anzi possiamo essere ben fieri che per la prima volta una cosa è stata pianificata con largo anticipo. Mancano ancora 11 anni e ne discutiamo da almeno 4. Per ancora molti anni possiamo acquistare i nostri fiammanti motori diesel e andarne fieri con i nostri vicini. Mi vengono in mente gli stravolgimenti avvenuti “dall’oggi al domani” senza che nessuno abbia speso una parola al riguardo. Penso alla scomparsa del tubo catodico, al passaggio alla fotografia digitale, ma anche allo tsunami che ha conosciuto l’industria tessile con l’arrivo delle produzioni asiatiche. Ci sarebbe da fare un elenco infinito. Quindi delle due: o non si capisce questa cosa oppure si è in balia di chi per interessi economici o politici soffia sul fuoco di una crisi che ha tutt’altre ragioni. Affrancare le proprie idee da chi ti vuole usare per i propri scopi sarebbe una bella liberazione.
pianificata? bho forse ma ik ricordo ancora le assicurazioni di 4 o 5 anni fa in cui si diceva che le auto elettriche sarebbero costate come le endotermiche (forse perchè già allora qualcuno pensava che le automobili sarebbero aumentate rdponenzialmente di prezzo disadyrando la maghior parte delle case automobilitiche mettenfo in crisi il mercato, auto elettriche incluse) e che il costo dell’energia sarebbe sceso grazie alle rinnovabili, cosa vera per chi la produce ma dicuramente no per chi paga le bollette.
mancsno ancora 10 anni vero … ma viste le premesse posso essere relativamente pessimista sui futuri sviluppi?
Finchè entri in concessionaria e compri il diesel l’EV non scenderà mai o comunque in modo estremamente lento.
Devi entrare, chiedere una EV, scandalizzarti per il prezzo esorbitante ed uscire senza acquistare nulla.
Lo facessero in centinaia di migliaia vedresti come scendono i prezzi.
Ma che ve lo dico a fare se siete qua a creare casino in favore del broom broom?
Secondo me la frase che dice aspetto una plug in a buon mercato è incoerente .
La Plug in costerà sempre più di una full Electric in quanto ho comunque motore termico ,marmitta candele a cui devo comunque aggiungere un charger di una batteria seppur piccola .
Bisogna capire prima QUANTI KM GIORNO SI PENSANO DI PERCORRERE prima di scegliere una tipologia per muoversi.
Sono d’ accordo sul punto dell errore strategico dei produttori europei sull elettrico. Hanno ammazzato la gamma bassa, anche quando il prodotto c era e vendeva bene (vedi VW e-up con produzione sospesa) per spingere le vendite di prodotti più costosi a più ampio margine. Della serie cerchiamo di spennare i polli più che spingere un offerta competitiva.
La realtà è che hanno dormito sugli allori e sono completamente impreparati nei confronti di innovazione. Chi è al top della competitività (tesla e cinesi) ha investito in integrazione verticale (si fa in casa quasi tutto), in metodologie di produzione innovative (es gigacasting), e in r&d.
Servivano ingenti investimenti, invece si è preferito aumentare i margini e distribuire dividendi, così da garantire lauti premi al management e una speculazione finanziaria di breve termine.
Il problema è che nei settori ad alto tasso di innovazione, più aspetti ad investire, più gli investimenti che devi fare se vuoi la tua fetta di torta aumentano.
Le rivoluzioni tecnologiche o si cavalcano, o si subiscono (qualcuno si ricorda nokia ?)
Sul resto mi sembra che si fa un castello di discorso incentrato sui costi sulla non sostenibilità della macchina elettrica per i costi di acquisto, concludendo che la prox auto sarà una ibrida plug-in…
… ma cè un piccolo particolare…
Le ibride plug in sono significativamente più costose della controparte elettrica sia come costi iniziali, sia come costi di percorrenza che di manutezione.
Comunque Volkswagen almeno ci stava provando a creare una piattaforma nuova elettrica, con notevoli investimenti, ma tra difficoltá varie (principalmente software) e poi politiche (la cacciata di Diess) non hanno ottenuto gran che, oltretutto la crisi li morde esattamente come gli altri. E pensare che solo lo scorso anno tutti gongolavano per i grassi guadagni ottenuti.
Tutte le volte qualcuno infila nel commento la storia di nokia portandola ad esempio di fallimento. In realtà nokia è viva e vegeta, nel 2022 ha fatturato quasi 25 miliardi di euro. Ha semplicemente cambiato business, visto che nei cellulari, con l’avvento della produzione low cost cinese c’era poco da mordere. Adesso si occupano di networking e datacenter, infrastrutture di telecomunicazioni che sono sicuramente più redditizi. Invece Fiat cosa ha fatto?
Fiat da un secolo privatizza i guadagni e condivide i debiti, facendoseli pagare dallo Stato, che cede ogni volta al ricatto sociale dei licenziamenti.
Basterebbe pagare il ricollocamento dei dipendenti presso altre aziende a lasciar andare a marcire la Fiat per spezzare questo circolo, ma evidentemente fa più comodo usare i soldi dei cittadini per ternersi amici i potenti.
Esatto Luca. Basta con prebende a Fiat, ora Stellantis. Che si mettano a fare auto elettriche veramente, visto che da più di un secolo fanno auto. E che facciano quello che faceva la Fiat di una volta, auto oneste, a prezzi possibili e che si possano facilmente riparare in un’officina. La gente normale, che è la maggior parte della popolazione ha bisogno di auto normali, che possano essere acquistate e senza dover accendere un mutuo se si guastano. Se poi vogliono continuare con la 500 a 40000 € che chiudano pure
Concordo e ci sarebbe costato molto meno.
concordo col direttore. Mia moglie ed io concordando con quanto esposto abbiamo deciso di non bruciare più fossili. senza fare conti sulla convenienza e la tempestività ci siamo comprati l’auto che in quel momento potevamo permetterci (ID3) bonus colonnine e via, cuore oltre l’ostacolo pensando che i nostri nipotini non saranno penalizzati dal nostro footprint. E quando le condizioni lo permettono si va in bici…