L’auto a idrogeno fermerà il suo percorso di sviluppo dopo l’esplosione in Norvegia? Domanda d’obbligo, dopo l’incidente in una stazione di rifornimento.
Tre feriti, chiusi anche altro 10 impianti
Non c’è dubbio che, per chi si occupa di mobilità a emissioni zero, questa è la (triste) notizia della settimana. Il fattaccio è avvenuto lunedì scorso a Sandvika, Oslo, ferendo tre persone, due delle quali si trovavano su un’auto (non a fuel-cell) in prossimità dell’impianto. La dinamica è ovviamente sotto inchiesta, l’unica cosa trapelata dalla Polizia è che la deflagrazione è stata così forte da far scattare gli airbag dell’auto su cui si trovavano due dei feriti. Il problema non riguarderebbe il dispenser usato dagli automobilisti per rifornire, né l’electrolyser usato per produrre idrogeno da energia solare. Ma piuttosto un’imprevista fuga di idrogeno.

Prima ancora di sapere che cosa è successo, la Toyota e la Hyundai hanno sospeso precauzionalmente le vendite delle auto a idrogeno nel Paese scandinavo. Ovviamente l’impianto, marchiato Uno-X Drive, è chiuso e precauzionalmente, l’azienda che lo gestiva, la Nel Hydrogen, ha chiuso anche altri 10 impianti di rifornimento nel resto della Norvegia. Incaricando un’azienda specializzata, la Gexcon, di svolgere un’inchiesta parallela alla polizia.
Toyota e Hyundai hanno fermato le vendite in Norvegia
Queste le prime parole di Jon André Løkke, numero uno di Nel Hydrogen: <È presto per fare ipotesi sulle cause e su che cosa è andato storto. La nostra priorità è la sicurezza delle stazioni che abbiamo realizzato. Abbiamo messo il resto della nostra rete in stand-by in attesa di avere altre informazioni>. Attendista a anche la posizione del responsabile Toyota per la Norvegia, Espen Olsen: <Non sappiamo esattamente che cosa è accaduto ed è inutile fare speculazioni. Fermiamo le vendite fino a quando non avremo risposte precise. Anche perché, con le stazioni chiuse, diventa impossibile rifornire>.

La casa giapponese produce l’auto a idrogeno più conosciuta, la Mirai, apparsa anche al seguito del Giro d’Italia 2019. La Toyota non molla comunque la presa, ribadendo che <quel che è accaduto non cambia la visione dell’idrogeno. Vogliamo ripetere che le auto a idrogeno sono sicure come le auto normali. E che i serbatoi sono così robusti da non essere distrutti neppure con un colpo di fucile>.
A Santa Clara, California, un’altra esplosione
Non c’è dubbio, però, che in tutto il mondo lo sviluppo dell’auto a idrogeno sia accompagnato da un grande punto interrogativo sulla sicurezza. Anche perché i media americani segnalano che a inizio giugno a Santa Clara, nella Bay Area di San Francisco, un altro deposito di idrogeno si è incendiato. Le fiamme si sarebbero scatenate, secondo i vigili del fuoco, a causa di una perdita durante il riempimento di un serbatoio di idrogeno. E nel fine settimana Nel ha chiuso anche le 4 stazioni di rifornimento idrogeno che gestisce in Germania. In Europa è proprio la Germania a vantare il maggior numero di impianti di rifornimento dell’idrogeno, con 60 stazioni. Più anche degli Stati Uniti (42), meno del leader mondiale, il Giappone (96) Proprio per favorire la diffusione delle stazioni a idrogeno sul mercato tedesco, è stata creata H2 Mobility Deutschland (qui il sito), un’alleanza simile a quella nata per l’elettrico con Ionity (guarda). Ne fanno parte: Air Liquide, Daimler, Linde, OMV, Shell e Total. In Italia la città in cui l’introduzione dell’idrogeno è più avanzata è Bolzano, con l’acquisto si 12 bus Solaris Urbino.
— Guarda anche le spiegazioni date da Nel con la formula Q&A interface, domanda e risposta.
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Vorrei aggiungere che accadono incidenti gravissimi anche con altri tipi di combustibili, ma nessuno mette per questo in discussione l’uso della benzina, del GPL o del metano.
Vogliamo ricordare il gestore che qualche anno fa fece esplodere un auto (centro Italia, un morto) perché forzò il riempimento di un’auto a GPL con il metano? Vogliamo ricordare la stazione di servizio distrutta da un BLEVE l’anno scorso per una perdita di GPL durante il travaso da cisterna (vicino a Roma)? Vogliamo ricordare la stazione di servizio distrutta da un’esplosione di metano durante il rifornimento qualche anno fa (centro.-sud Italia se non ricordo male)?
Certo che vogliamo ricordare, lo facciamo sempre ricordando le bufale che girano attorno all’elettrico e le evidenze sui disastri causati da petrolio e derivati negli ultimi decenni.
Salve… Scusatemi se mi permetto di farvi notare che:
1) Qualsiasi tipo di analisi/confronto, va fatto prendendo in considerazione il numero di autoveicoli circolanti in relazione al numero di incidenti che si sono verificati.
2) L’idrogeno è un tipo di gas molto “permaloso” rispetto al GPL-Metano-Benzina.
3) Le auto elettriche in sé NON sono pericolose…ma le batterie assolutamente si, possono diventare “instabili” in qualsiasi momento, prima, dopo…e durante la ricarica.
4) Più riduciamo il tempo di ricarica, più aumentiamo il rischio di instabilità.
5) Qualsiasi “tecnico” libero di pensare e divulgare info reali, DEVE confermare queste affermazioni.
6) Probabilmente NON vi rendete conto di cosa significhi “gestire e utilizzare” una batteria da 80/180 kWh 400 V.c.c.
7) Anche se riusciranno a realizzare batterie più performanti, NESSUNO può andare contro le leggi della fisica
Buongiorno
Va analizato quello che e successo perche in vent’anni di diffusione di stazioni ad idrogeno nessun incidente di questo tipo si e verificato
Non parlo di tutte le operazioni di dimostrazioni all’estero ( ho portato l’Atac a Chicago nel 199 per veificare tutti punti della catena in un operazione di dimostrazione di bus H2 sul period 1997-2000) ma anche in un modo piu racinato nel tempo e nello spazio a Milano dove la linea 84 ospita due bus 12 metri a fuel cell che funzionano a dovere da anni
Non e perche scopoiano immobili nel mondo per esplosioni di metano che si smette di utlizzare impianti di riscaldamento a gaz
E il metano e pui difficile a monitorare sul piano della sicurezza del idrogeno che beneficia di un altisima volatiita
Siamo perfettamente d’accordo, nessun giudizio sommario e attesa delle conclusioni dell’indagine per capire che cosa è successo. E magari migliorare i processi.