L’Australia accelera verso il 100% di energia rinnovabile

L’Australia si avvicina a un obiettivo che fino a pochi anni fa sembrava un’utopia: una rete elettrica alimentata interamente da fonti rinnovabili. Addio al carbone, avanti con vento, sole e stoccaggio.

Il gestore nazionale AEMO (Australian Energy Market Operator) ha dichiarato che la transizione non è solo possibile, ma “inevitabile”, grazie alla progressiva chiusura delle centrali a carbone e all’ascesa di solare, eolico e sistemi di accumulo. Un cambiamento che potrebbe offrire un modello di riferimento globale per la decarbonizzazione delle reti elettriche.

Australia: stop totale al carbone in 10 anni

Il CEO di AEMO, Daniel Westerman, ha sottolineato che il processo non nasce da imposizioni legislative, ma da logiche di mercato: le centrali a carbone, sempre più costose e inaffidabili, vengono sostituite dall’energia più economica disponibile, quella rinnovabile.

Oggi, circa il 35% dell’elettricità australiana proviene da rinnovabili, mentre il carbone mantiene ancora il 46%. Tuttavia, AEMO prevede che il 90% della capacità a carbone scomparirà entro il 2035, con una chiusura totale possibile entro il decennio successivo. L’obiettivo più vicino è simbolico ma cruciale: il primo giorno senza carbone nella rete nazionale, un traguardo che potrebbe arrivare già nei prossimi anni.

L'australia accelera sulle rinnovabili
La crescita delle rinnovabili in Australia

Le ragioni del successo: sole, vento e una rete unica

L’Australia gode di condizioni naturali eccezionali per la generazione rinnovabile: un territorio vasto, ventoso e soleggiato, ma con una popolazione di appena 27 milioni di abitanti. A ciò si aggiunge un vantaggio istituzionale non trascurabile: un unico mercato elettrico nazionale, che favorisce la diffusione rapida delle nuove tecnologie, senza la frammentazione regolatoria tipica di altri Paesi.

Lo Stato ha inoltre evitato il protezionismo energetico, aprendo le porte a importazioni di tecnologie low-cost, soprattutto dalla Cina. Il risultato: picchi record del 77% di elettricità da fonti rinnovabili sulla rete nazionale, e una penetrazione del fotovoltaico domestico senza eguali al mondo, con oltre 4 milioni di abitazioni dotate di pannelli solari.

Sistemi innovativi e visione industriale

La sfida principale semmai è come mantenere la stabilità del sistema senza i grandi generatori a carbone, che offrivano “inerzia” e servizi di rete come regolazione di frequenza, tensione e potenza reattiva.
Per sostituire questi “ammortizzatori” del sistema, l’Australia sta sperimentando soluzioni ingegnose: batterie avanzate, synchronous condensers e una tecnologia tanto semplice quanto efficace: una frizione sui generatori a gas, che consente loro di fornire inerzia senza bruciare combustibili fossili.
Un esempio è la conversione dell’impianto a gas di Townsville, nello Stato del Queensland, da parte di Siemens Energy: il primo progetto al mondo di questo tipo, a metà del costo rispetto alla costruzione di un nuovo stabilizzatore sincrono.

Oltre alle batterie, l’Australia punta su nuove tecnologie di accumulo a lunga durata, come quella della canadese Hydrostor, che a Broken Hill realizzerà un impianto di stoccaggio ad aria compressa capace di generare 200 MW per 8 ore.
La particolarità è che questi sistemi includono masse rotanti in grado di contribuire anch’esse alla stabilità del sistema elettrico, proprio come facevano le vecchie turbine a carbone.

Progetti come questo mostrano come il Paese abbia adottato un approccio pragmatico: integrare innovazione e infrastruttura esistente, puntando su ciò che funziona e si può realizzare subito.

Un modello per il mondo?

L’esperienza australiana rappresenta oggi un laboratorio vivente della transizione energetica, con lezioni preziose anche per l’Europa e l’Italia. In un contesto dove il dibattito su reti, accumulo e rinnovabili è spesso frenato da burocrazia e resistenze locali, l’approccio “can do” di Canberra mostra che una rete 100% rinnovabile è una sfida tecnica, non più ideologica.

Come ha sintetizzato Audrey Zibelman, ex direttrice di AEMO: “Quando si parte dal chiedersi come farlo funzionare, invece che perché è difficile, le soluzioni arrivano”.

  • LEGGI anche “Elettricità pulita e a buon mercato? SENEC: anche l’Italia può farcela” e guarda il VIDEO

Visualizza commenti (5)
  1. mamma a che prezzi che siamo arrivati!

    pensare che per il mio 6kwp ho dovuto sganciare 10k oramai 6 anni fa.. ottima cosa!

  2. Gli Australiani fanno investimenti responsabili. Invece noi siamo fermi ancora a discussioni su nuove centrali a metano. Di recente ho letto anche un articolo di un noto quotidiano della Sardegna che parlava su come gli impianti eolici offshore causassero l’abbassamento del valore delle case costruite lungo le coste

  3. ..in Autralia già stavano costruendo nuovi accumuli ad energia con giganteschi bacini di pompaggio di idroelettrico, da 10-40 GWh di accumulo ciascuno, e di recente con il calo dei prezzi hanno iniziato la corsa anche ad installare grandi accumuli BESS a batterie da soli, o integrati in parchi fotofoltaici o eolici

    in una loro asta pubblica recente per energia da installazioni di rinnovabili, una buona fetta di progetti FTV avevano già incluso l’accumulo BESS

    nel settore impianti domestici, simpatico questro centro commerciale (Tedesco) che fa concorrenza nel settore, propone a 3900 euro ( 7000 dollari australiani) chiavi in a mano l’installazione di un impianto da 6 KW di pannelli e 10 KW-h di batteria

    oppure 4750 euro per installare 6 KW pannelli e 20 KW-h batteria

    https://www-pv–magazine–australia-com.translate.goog/2025/09/10/supermarket-giant-expands-rooftop-solar-and-battery-offer/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it

    1. nonostante faccia numeri molto minori trovo molto interessante anche l’accumulo CAES (Compressed Air Energy Storage) di cui si parla nell’articolo. E’ una tecnologia nata negli anni 70 in Germania e che ha avuto poco seguito, sembrava stesse tornando in auge ma gli unici ad aver costruito impianti seri sono come sempre i cinesi, che hanno l’acume di provare in casa tutte le tecnologie disponibili così poi da scegliere loro quale sviluppare e probabilmente esportare in mezzo mondo. Bene che anche l’Australia provi a giocarsi questa carta, i pompaggi rimangono ovviamente la migliore alternativa per grandi capacità di stoccaggio per tanti motivi, ma le condizioni geografiche non si possono trovare dappertutto, per cui il CAES può essere complementare

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