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L’Arma all’idrogeno/2

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Uno spaccato della Toyota Mirai: il serbatoio dell'idrogeno a destra, il Fuel Cells al centro
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Un’elettrica che fa il “pieno”

L’auto ad idrogeno è a tutti gli effetti un’auto elettrica. E’ infatti un motore elettrico che la aziona, con le stesse caratteristiche di guida, accelerazione e assenza di marce comprese, di una normale e-car. Anziché stoccare l’energia elettrica nelle batterie, però, l’auto ad idrogeno la preleva da un sistema di celle di combustibile (Fuel Cell) alimentate in continuo da un flusso di idrogeno, stoccato nei serbatoi. Nelle celle l’idrogeno produce energia elettrica combinandosi con l’ossigeno e si trasforma in vapore acqueo, che è l’unico “rifiuto” di tutto il sistema.

Stoccare idrogeno nei serbatoi anziché elettricità nelle batterie consente maggiore autonomia: mediamente le auto riescono a stoccare poco più di 5 chili di idrogeno con un’autonomia di circa 600 chilometri. La criticità deriva dall’alta infiammabilità del gas e dall’altissima pressione. Quindi i serbatoi, generalmente più di uno, devono essere molto spessi e resistenti, quindi pesanti e ingombranti; quelli di ultima generazione sono costruiti con alluminio e fibra di carbonio, i due materiali più resistenti e leggeri insieme. Ciononosante un’auto ad idrogeno pesa circa 300 chili in più di una equivalente a benzina o diesel. Del resto il problema dell’ingombro e del peso è lo stesso per le batterie delle auto elettriche.

I tecnici delle principali case automobilistiche impegnate sul fronte della tecnologia all’idrogeno ritengono però che molti componenti possano essere sviluppati e migliorati, riducendone peso e ingombro. Del resto negli ultimi anni sono già stati compiuti importanti progressi. Flotte di prototipi sono state testate per anni lungo le arterie di tutto il mondo e in tutte le condizioni ambientali, percorrendo alcuni milioni di chilometri. Questo ha consentito di dimezzare entrambi i valori, rendendo possibile, a partire dal 2013, l’avvio della produzione commerciale dei primi modelli. Recentemente 13 grandi gruppi della filiera, fra case automobilistiche (Daimler, Bmw, Toyota, Hyundai, Honda), colossi petrolchimici e minerari e costruttori di impianti, si sono alleati nel Hydrogen Council con l’obiettivo di investire sulla tecnologia 1,9 miliardi di euro aggiuntivi rispetto ai circa 1,5 miliardi già investiti ogni anno.

Il cruscotto della Hyundai i35 Fuel Cell

La sostenibilità del sistema deriva dal fatto che l’idrogeno è l’elemento più abbondante nell’universo e può essere ricavato facilmente per elettrolisi dall’acqua miscelata con alcoli come il bio etanolo, utilizzando per il processo energia prodotta da fonti rinnovabili, come l’eolico e il fotovoltaico. Le tecnologie più recenti consentono di limitare la dispersione di energia nell’intero procedimento a poco più del 18%, contro il 45% del recente passato. Insomma, si piò innescare un circolo virtuoso, assolutamente sostenibile.

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