Che ne è stato del piccolo Microlino? I primi esemplari dovevano essere in consegna in queste settimane. E invece è tutto rimandato a data destinarsi.
Dall’imolese Tazzari alla tedesca Artega
Sembrava un progetto geniale, destinato a portare una ventata di simpatia attorno alla nouvelle vague della mobilità dolce, l’elettrico. Un progettista geniale, lo svizzero Wim Ouboter, aveva deciso di far rivivere la mitica Isetta in un veicolo da città completamente nuovo, ecologico e modaiolo.

E per produrlo aveva stretto un accordo con un pioniere dell’elettrico come l’imolese TMI di Eric Tazzari. Tutto era pronto. Poi, all’improvviso, l’imprenditore romagnolo ha deciso di vendere l’azienda, progetto Microlino compreso, ai tedeschi di Artega (qui l’articolo). E da lì sono iniziati i problemi, come ha confermato Ouboter all’Edison Handesblatt (clicca qui). Problemi che diventano ogni giorno più imbarazzanti, dato che il Microlino ha già raccolto 8 mila prenotazioni. Per un fatturato potenziale di 100 milioni di euro.
L’inventore del Microlino ha perso la pazienza
“Il passaggio della produzione del Microlino da TMI ad Artega ha causato una serie di ritardi nello sviluppo“, ha spiegato Ouboter. “Nonostante che già un anno fa avessimo pre-finanziato l’allestimento dei primi 25 veicoli, lo stato dello sviluppo a tutt’oggi non soddisfa i nostri standard di qualità. Per questa ragione abbiamo deciso di ritardare l’inizio delle consegne e renderlo all’altezza delle esigenze dei clienti.

Nonostante non avessimo previsto l’uscita di scena di Tazzari, all’inizio abbiamo vissuto la cosa come un’opportunità. Ma ora siamo in disaccordo con il patron di Artega, Klaus Frers, su parecchi punti. Per di più si è perso un sacco di know-how e non uno dei vecchi dirigenti e collaboratori è rimasto a lavorare sul progetto“. Come dire che su molte cose si è dovuti ripartire da zero. E al momento nessuno è in grado di dire quando inizieranno le consegne, nonostante che il piccolo Microlino sia già omologato da diversi mesi.