La mobilità elettrica vola, in senso letterale. Merito dei droni che già oggi stanno sostituendo molte macchine tradizionali. A iniziare dai campi grazie all’agricoltura di precisione. Fenomeno tutto da conoscere…
L’industrializzazione agricola delle nostre campagne ha reso normali paesaggi rurali macchiati da sbuffi e fumate ricche di veleno petrolifero, ma per fortuna anche nei campi si vede spuntare anzi volare la mobilità elettrica, ad emissioni zero. Abbiamo già scritto di un’ azienda italiana che sforna piccoli trattori per la vendemmia nei vigneti biologici, dei carri elettrici per la raccolta delle pere, delle grandi firme della mobilità agricola che stanno sperimentando grandi trattori a propulsione elettrica. In attesa della svolta industriale e di norme che tutelino le nostre eccellenze alimentari nelle farm 4.0 cresce l’utilizzo dei droni. Cosa ci azzeccano con la mobilità? I modelli più evoluti sostituiscono le macchine agricole, per esempio nei trattamenti fitosanitari. La pensano allo stesso modo al Maker Faire Rome fiera dedicata all’innovazione che si tiene a dicembre nella Capitale dove a Move, il padiglione riservato alla mobilità, stanno insieme droni, sistemi di trasporto collettivo e bici. Perchè il futuro (molto) prossimo dei droni è quello di trasportare persone.
Torniamo ai campi, perché farli sorvolare dai droni? Sono gli strumenti mobili per fare agricoltura di precisione ovvero quelle tecniche che permettono attraverso le mappe satellitari di conoscere palmo e palmo lo stato del terreno e quindi scegliere l’intervento più appropriato. In altri termini: il drone vola, scatta foto, immagazzina informazioni, elabora dati che aiutano il contadino, sempre più in camice bianco, nell’irrigazione e nella distribuzione dei trattamenti fitosanitari grazie all’individuazione delle zone sotto attacco da parte dei parassiti. In questo caso entrano poi in scena i “droni operai” che spruzzano i trattamenti.

L’uso dei droni convince sempre più aziende agricole. Un imperativo secondo le parole recenti Raffaele Maiorano, presidente dei Giovani Agricoltori di Confagricoltura, allo SMAU di Milano: “Gli imprenditori agricoli – soprattutto quelli anagraficamente più giovani, i millennials – già utilizzano applicazioni digitali. Bisogna puntare fortemente sull’agricoltura di precisione che utilizza droni, sensori ad altissima precisione, mappe in 3D, Big Data, che permettono di acquisire ed elaborare dati esterni ed interni all’azienda. Le nuove tecniche assicurano sensibili miglioramenti delle prestazioni ambientali, con la riduzione dell’uso di fertilizzanti, dei fitofarmaci, dell’acqua, dei combustibili fossili”.
Sembra facile, si alza in aria il drone e d’incanto migliora produttività e sostenibilità aziendale. Ma nell’ultima edizione di EIMA la fiera dedicata alle macchine agricole Massimo Goldoni presidente uscente di FederUnacoma – federazione nazionale costruttori macchine agricole – ha detto che di agricoltura di precisione se ne parla tanto, ma alla fine solo in pochi la usano. La tecnologia deve maturare ed adeguarsi alle esigenze dell’utilizzatore finale. Nel 2015 si è registrato un vero e proprio boom negli investimenti sulle aziende produttrici di droni, ma calati drasticamente (più che dimezzati) l’anno successivo. Una flessione dovuta, secondo gli esperti del settore, alla difficoltà d’uso del mezzo che rende necessario l’intervento di società specializzate ovvero un costo non indifferente per l’imprenditore agricolo. Un altro problema riscontrato è stata la lentezza nella trasmissione e quindi nel trattamento e usabilità dei dati raccolti dal drone. Queste critiche hanno portato le aziende produttrici a concentrarsi nel miglioramento dell’usabilità del mezzo e nella raccolta in tempo reale delle informazioni.

Le aziende stanno cercando di adattarsi e lanciano nuovi modelli come la francese Parrot che questo mese ha lanciato un drone specifico e dedicato all’agricoltura il BlueGrass nel sito Internet aziendale si sottolinea l’integrazione di due telecamere, il sensore multispettrale Parrot Sequoia e l’offerta “di un’analisi rapida e semplice sulla salute delle colture, grazie al software di elaborazione facile da usare, Airinov First”. Il drone deve essere amichevole, un mezzo friendly: facile da usare e rapido nel dare le informazioni. Per quanto riguarda l’autonomia è di 25 minuti per ciascuna delle tre batterie fornite. Quanto costa? 5mila euro.
Sono numerose le aziende presenti nel mercato a iniziare da quelle Statunitensi come Hummingbirdtech o Gamaya. Anche in Italia si osserva un interessante movimento, pensiamo a Italdron che offre diversi modelli che oltre alla fotografia dei terreni con i sensori di ultima generazione permettono un sistema di spargimento per contrastare i parassiti. A luglio è stata organizzata in Umbria Dronitaly@EimaShow evento a cui hanno partecipato le aziende Salengineering PROVVEDI GROUP MRN Electronic. Insomma sta crescendo una filiera italiana dedicata all’agricoltura e non poteva essere diversamente visto il contributo rilevante, parliamo di 30 miliardi di euro, del settore primario al Pil nazionale.