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L’AGI trova il tallone d’Achille dell’auto elettrica: le prolunghe

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L’AGI trova il tallone d’Achille dell’auto elettrica: le prolunghe. È il succo di un (controverso) articolo publicato dall’agenzia di stampa. Di proprietà dell’Eni. Articolo che poi l’AGI è costretta a rettificare dopo essere stata sbugiardata da uno dei più noti cacciatori di bufale della rete, il giornalista ticinese Paolo Attivissimo, noto anche come “il Disinformatico”.

Pur concedendo che l’auto elettrica è considerata “il futuro più ragionevole per lo spostamento urbano”, l’Agenzia Italia riporta un allarme che arriva dall’Inghilterra. Con un articolo dal titolo maliziosetto: “Il successo dell’auto elettrica è diventato un bel problema“. Quale? Il fatto è che il passaggio alle auto a emissioni zero “si starebbe svolgendo a ritmi alti, talmente alti che le infrastrutture ad oggi faticano a star dietro…“.

Poche colonnine

L’analisi dei dati fornita dal Dipartimento dei Trasporti britannico“, continua l’AGI,  “ci dice che la velocità con la quale si vendono e vengono utilizzate su strada auto elettriche è circa cinque volte più veloce rispetto agli sforzi che il governo sta facendo per mettersi al passo con l’allargamento della propria rete di ricarica pubblica”. Al momento il numero di punti di ricarica a Londra è di 147 per 100 km quadrati (2,6 ogni 10 mila residenti).

“Un’ingarbugliata rete di prolunghe”

E qui sta problema, che la stessa AGI ritiene “piuttosto bizzarro e non previsto”. “Secondo un’indagine di Electrical Safety First, “sono in tanti quelli che ovviano al problema della ricarica della propria auto collegando il motore direttamente ad una presa di casa, magari con una ingarbugliata rete di prolunghe. Niente di più sbagliato, ammonisce l’AGI. Ecco perché: “Sempre la stessa indagine ci dice che su 1.500 proprietari di veicoli elettrici intervistati, compresi i padroni di veicoli ibridi, il 74% ha dichiarato che la carenza di punti di ricarica pubblici vicino alla propria abitazione li ha portati a utilizzare prolunghe domestiche non adatte per uso esterno collegate alla rete elettrica della loro casa. E di essere anche perfettamente consapevoli del pericolo”.

Il Disinformatico ci va a fondo e scopre che…

Ma tutto questo appare strano a tutti, a partire da noi di Vaielettrico. E il Disinformatico va a guardarsi per bene l’indagine, scoprendo che i numeri sono farlocchi. Pubblica un post (qui) dal titolo “Davvero il successo delle auto elettriche è un problema in Gran Bretagna? Solo se si bara sui numeri“. E spiega che “non è il 74% dei proprietari di veicoli elettrici/ibridi intervistati ad avere questa condotta pericolosa, ma è il 74% dei proprietari esclusi quelli che usano solo colonnine pubbliche”. Conclusione del giornalista: “Un modo un po’ bizzarro di scartare una bella fetta della popolazione, in modo da far diventare più drammatica la percentuale dei comportamenti ritenuti pericolosi. Non solo: la domanda esatta rivolta agli interpellati è stata se avevano mai, almeno una volta, usato una prolunga domestica con prese multiple all’aperto per caricare”. A quel punto l’AGI dà atto dell’errore e corregge l’articolo, ma non il titolo che resta quello riportato sopra.

SECONDO NOI. Il fatto che l’AGI appartenga all’Eni  ha scatenato più di un malevolo commento in rete. Noi non vogliamo credere che sia la voce del padrone, notoriamente poco entusiasta dell’elettrico, a ispirare un articolo con argomenti basati su un dato falso. Sul quale sono stati costruiti un titolo e un articolo che danno una visione deformata della realtà. Resta un retrogusto amaro nel vedere come si enfatizzano tutte queste ricerche che sembrano avere un filo conduttore comune: screditare la mobilità elettrica. Spesso andando a cercare il pelo nell’uovo. Come se viaggiare bruciando petrolio fosse invece la cosa più bella e pulita del mondo.

— Leggi anche: la bufala del diesel che inquina meno dell’elettrico

 

 

 

 

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