La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, difende senza esitazioni la svolta verde del continente. “La nostra dipendenza dai combustibili fossili non è più sostenibile. La crisi climatica, in costante accelerazione, rende questa lezione ancora più chiara”, ha dichiarato intervenendo alla conferenza sul clima organizzata a Oslo dalla banca centrale norvegese.
Lagarde non ha dubbi su quale sia la soluzione. Accelerare nel passaggio alle energie rinnovabili: “Rappresentano il percorso più chiaro per garantire sicurezza, sostenibilità e accessibilità economica”. Ma la transizione, avverte, richiede investimenti colossali: 1.200 miliardi di euro, per due terzi a carico del settore privato. E qui arriva il secondo allarme dal vertice della Bce: “I meccanismi di finanziamento non stanno funzionando”.
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L’intervento della presidente arriva in un momento cruciale. Mentre le istituzioni europee discutono eventuali modifiche alle regole del Green Deal e ai piani di decarbonizzazione Lagarde invita a non arretrare: “Sappiamo quale strada deve intraprendere l’Europa, ed è un cammino che i cittadini sostengono. Quasi nove europei su dieci vogliono più energia rinnovabile”. Tuttavia, la presidente riconosce che i costi della transizione saranno ingenti e inevitabili. E invita i governi a non sottovalutare le tensioni sociali e politiche in crescita. “Stiamo assistendo a un crescente diniego del cambiamento climatico e a reazioni negative contro le iniziative green”, ha sottolineato.
La guerra in Ucraina, ricorda Lagarde, ha reso evidente quanto la dipendenza energetica da fonti fossili rappresenti una vulnerabilità strategica. “Il taglio delle forniture russe ha spinto i prezzi alle stelle, zavorrando la competitività delle imprese europee e aumentare a livelli record le bollette delle famiglie”. Da qui la necessità di accelerare sulle rinnovabili: “Non solo riducono l’impatto del cambiamento climatico. Ma rafforzano l’indipendenza energetica del continente. E, grazie al costo marginale prossimo allo zero, nel lungo periodo potranno anche far scendere i prezzi”.
Nonostante il consenso di principio, Lagarde avverte che il Green Deal rischia di deragliare se non verranno corretti i meccanismi di finanziamento. È un monito che sembra prendere le distanze dalle aperture della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a possibili “aggiustamenti” delle politiche ambientali. “I responsabili politici devono creare un ambiente prevedibile per gli investimenti – ha ammonito Lagarde –. Gli investitori non interverranno se la transizione verde resta offuscata dall’incertezza, soprattutto in un contesto globale dove crescono le resistenze alle politiche ambientali”.
La Bce : “I rischi climatici ridurranno del 5% il PIL dell’eurozona in 5 anni”
Il richiamo non è nuovo. Solo due settimane fa, un rapporto della stessa Bce aveva quantificato l’impatto economico del mancato contrasto al cambiamento climatico: una perdita potenziale fino al 5% del Pil dell’area euro nei prossimi cinque anni, un danno paragonabile alla crisi finanziaria del 2008.
“La comunità scientifica stima un aumento medio della temperatura globale di 3,1 gradi, con l’Europa che si riscalda al doppio della media mondiale”, ricordava lo studio. Un avvertimento ribadito dal membro del comitato esecutivo Frank Elderson: “La rotta è tracciata. Ora occorre mantenerla. Fare un passo indietro non è un’opzione”.
Il messaggio di Lagarde è dunque chiaro: la transizione energetica non è solo una sfida ambientale, ma una condizione necessaria per la stabilità economica e la sicurezza dell’Europa. Resta ora da capire se la Commissione europea, entro fine anno, sarà pronta a raccogliere l’appello e a rendere davvero operativo il grande piano verde.



La Lagarde di solito quando parla fa danni, stavolta direi che è andata nella direzione corretta.
Stona a parere mio questa parte
“Ma la transizione, avverte, richiede investimenti colossali: 1.200 miliardi di euro, per due terzi a carico del settore privato. ”
considerato che qualche giorno fa per le armi la VDL ha previsto un piano di armamento per 6800 miliardi.
C’è qualcosa di grosso che non va.
Questo è un fulgido esempio di vero pragmatismo. Parola con cui si sono riempiti la bocca i no-elettrico e negazionisti vari, senza alcuna cognizione di causa. La Lagarde dimostra di possedere una visione molto ampia e soprattutto corretta della realtà, che non si limita solo a voltarsi indietro e temere per quello che si perde ma guarda avanti alle immense opportunità del cambiamento e alla sua imprescindibilità. Con la richiesta di revisione del ban 2035 i costruttori europei confermano la loro limitatezza di visione, tentando di aggrapparsi al passato e di non riuscire ad avere il coraggio di vedere opportunità del cambiamento.
Per quanto mi riguarda è già da tempo che non compro nulla dai costruttori europei. Vogliono continuare nel loro brodo, continuare a bruciare gasolio,benissimo, ma senza i miei soldi
In effetti, la miopia di alcune lobby industriali europee lascia senza parole…