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La filosofia di IPlanet, new entry della ricarica pubblica ad alta potenza, nelle parole di Federico Caleno, da maggio scorso Chief Operation Officer dell’azienda nata come costola “elettrica” del Gruppo Api. In sintesi estrema? In tutte le stazioni un pieno in 15 minuti al massimo, procedure di attivazione e pagamento semplificate, tariffe parametrate al ritorno dell’importante investimento, un’esperienza di ricarica nei viaggi a lungo raggio il più possibile vicina a quella del tradizionale “pieno” di benzina.
Rispondendo alle 5 domande 5 (che in questo caso sono diventate eccezionalmente sei), della nostra rubrica di video interviste flash “Fuoco Amico”, Caleno ci dà innanzitutto i numeri aggiornati del progetto IPlanet.
In un anno o poco più sono già state installate e attivate 41 stazioni di ricarica, tutte ubicate nelle stazioni di rifornimento carburante a marchio IP. Il numero salirà a 300 entro il prossimo anno e a 500 entro il 2032, elettrificando così oltre il 10% della rete carburanti a marchio IP, la più capillare in Italia con oltre 4.500 distributori su tutto il territorio, Sicilia esclusa.
I siti da elettrificare sono individuati con criteri rigorosi, in funzione di ricariche ultraveloci e ad alta potenza, fra 150 e 400 kW, su tratte a lunga percorrenza e alto traffico. Replicando così abitudini e punti di riferimento ben noti ai possessori di auto termiche. Molti cantieri sono già ultimati, ma le procedure di deployment e allaccio, particolarmente complesse per i collegamenti alla rete a media tensione, rallentano in molti casi l’attivazione e l’apertura al pubblico.
Federico Caleno, da maggio scorso Chief Operation Officer di IPlanet
“Per ogni impianto un investimento da mezzo milione di euro, e il kWh ci costa il 50% della tariffa. E’ molto difficile ridurre i prezzi”
Ogni impianto di ricarica comporta investimenti nell’infrastruttura per circa mezzo milione di euro. Rientrare in tempi compatibili con la sostenibilità economica del servizio è l’obiettivo che IPlanet si è data fissando le tariffe. Tariffe che potranno scendere solo quando crescerà, con l’aumento dei veicoli elettrici circolanti, anche il tasso di utilizzo delle stazioni di ricarica.
Infatti, spiega Caleno, il 50% circa del costo a kWh per l’operatore della ricarica riguarda al momento l’approvvigionamento di energia. E’ fissato da una tariffa non agevolata per la media tensione, su cui incide pesantemente l’impiego di potenza, che deve essere molto alto, anche se i prelievi reali quotidiani sono ancora scarsi.
«E’ una cane che si morde la coda – commenta Caleno -: le tariffe sono alte a causa dei bassi consumi; ma i consumi sono bassi anche perché tariffe “salate” scoraggiano la diffusione dei veicoli elettrici». L’autoproduzione di energia con impianti fotovoltaici installati in tutte le stazioni di servizio è una delle soluzioni che IPlanet mette in campo per mitigare questo effetto perverso.
Come spiega Caleno, però, i 40-50 kW di fotovoltaico mediamente installati in una stazione di servizio incidono solo marginalmente a coprire richieste di potenza istantanea fino a 400 kW. «La nostra strategia – aggiunge il manager – è dotare ogni stazione di impianti di accumulo in grado di ridurre la potenza richiesta alla rete»
Tutte le stazioni IPlanet saranno presidiate: un valore aggiunto per dare supporto agli EV driver meno esperti
IPlanet, infine, punta molto sulla semplificazione delle procedure di attivazione e pagamento, per rendere “smart” l’esperienza di ricarica. Una ricorsa importante della rete sarà il presidio di tutte le stazioni, che vedranno la compresenza di pompe carburante tradizionali e ricarica elettrica. «Formeremo il personale perché sia in grado di dare assistenza diretta, supporto, e informazioni anche agli automobilisti elettrici meno esperti. Questo, pensiamo, sarà un valore aggiunto importante per lo sviluppo della nostra rete» promette, salutandoci, Federico Caleno.
Guarda anche il VIDEO di Luca Palestini: Prezzi ricarica fuori controllo? Difendiamoci con la “regola del X3”
Se posso permettermi vorrei dare un suggerimento a Federico, se le stazioni supportano il pagamento tramite pos, aggiungerei sui tabelloni luminosi con il prezzo dei carburanti anche il costo al kW, so che può sembrare un’inezia ma vedendolo nei paesi del nord Europa trovo che sia un importante fattore di normalizzazione della transizione verso i veicoli a batteria, e inoltre di aiuto per il consumatore che deve scegliere dove fermarsi a caricare.
son felice perché in giro (e pure a 500m da casa mia !) stanno facendo il refitting con varie HPC nelle stazioni di rifornimento multicarburante e con Bar Shop Edicola disponibile..
resta il problema delle tariffe… ma aumenterà parecchio la concorrenza tra CPO nelle zone interessate…. ovviamente le ricariche si concentreranno presso chi fornirà un servizio migliore (oltre che più economico) determinando la possibilità di sopravvivenza commerciale …
Il cane che si morde la coda lo devono bloccare loro, non possono pretendere di far pagare ai clienti il costo dell’investimento: da che mondo è mondo il costo dell’investimento lo sostiene l’imprenditore (così come si intasca i lauti guadagni nel momento in cui il business ha successo).
Da un gruppo che registra utili milionari mi aspetterei un po’ più di lungimiranza, invece detta legge unicamente la distribuzione dei dividendi.
Non ho mai visto un ristorante nuovo che mi fa pagare un piatto di pasta al pomodoro 50 euro perchè ha investito un milione di euro nel locale e deve rientrare nell’investimento… Christian ha pienamente ragione.
Qualsiasi ristorante, però, ti fa pagare almeno quattro volte più del costo puro del cibo che ti porta e di quello che spenderesti mangiandotelo a casa tua.
interessante l’idea del Bess per supportare la stazione di ricarica ad alta potenza (in teoria idea buona anche per un grande condominio con ampio cortile); vediamo se qualcuno mi aiuta a migliorare dei conti che ora faccio a spanne:
A) stazione di ricarica con potenza disponibile 1,2 MegaWatt distribuibile su 6 punti ricarica;
al momento come spiegato sono contratti svantaggiosi, a meno di non usare molto le colonnine
B) aggiungono un Bess (cinese ma buono)
– capacità 2 MW-h ( 1/4 di container)
– potenza scarica massima 0,5 C, cioè 1000 KW,
potrebbero pagare una connessione di rete da “soli” 200 KW, a cui si aggiunge lo spunto di potenza del Bess, per un totale di nuovo di 1,2 MW, cioè 1200 KW
questo limita il numero di auto ricaricabli in una giornata, ma finché il numero non cresce molto, gli farebbe risparmiare e allo stesso tempo gestire anche eventuali picchi di congestione
però stoccare e restituire l’energia dal BESS, aggiunge un doppio passaggio DC-DC ( pedite 2% ? ) e le dispersioni delle batterie del bess stesso ( carica+ scarica 5-6%?), porta un aggravio al gestore sui kwh lordi da comprare dalla rete di circa +8%, oltre all’ammortamento del costo del Bess (400.000e, vita 20 anni)
e qui viene per avere un rietro dell’investimento più rapido e importante, torna buono abbinare anche un impianto fotovoltaico anche di potenza limitata per ripianare più di quell’8% di corrente persa, e per ripagare i soldi spesi nel Besse anche quelli per una tettoia
a esagerare, se ci sono i contratti adatti anche per impianti “piccoli”, il Bess potrebbe anche vendere servizi ancillari alla rete (es. stabilizzazione rapida) e aiutare a riparagarsi
Secondo me i calcoli sono anche pessimistici, con un impianto da 50-80kW installato in loco ed il basso utilizzo (iniziale e successivamente infrasettimanale) potresti ridurre il prelievo da rete del 50-70% oltre ad alimentare la stazione di servizio stessa.
Volendo Autostrade potrebbe concedere anche le pertinenze della stazione per aumentare la superficie solare, o installare impianti e stipulare contratti di vendita agevolati.
Hai anche sovrastimato il BESS secondo me, nella stazione di Bevano Est Free-To-X ha previsto per la prima volta un accumulo da 300kWh che puoi caricare completamente in una giornata di fotovoltaico.
Il problema tutto italiano invece è che con questi accumuli di servizio non stiamo neanche pensando di trasformarli in VPP (virtual power plant) per momenti di emergenza, eppure Enel sta facendo proprio la stessa cosa con gogoro a Taiwan.
Io però non vedo grosse differenze di prezzo con le AC22. Se io vado a caricare al SUC della città spenderei circa come una AC 22 che non è allacciata ad una linea di media potenza ma è una normalissima trifase.
Questo che io ne sappia, non vorrei dire inesattezze.
Inoltre è un cane che si morde la coda, ossia se il prezzo alla colonnina è alto vado al SUC o da electrip a caricare, vado da COOP power, cosí la % di occupazione resterà bassa e non arriveranno mai ad abbassare il costo per rientrare nell’investimento.
Meglio una colonnina da 150KW attaccata a 70KWp di FV che costa 49cent a KWh che una da 400 che mi costa molto di piú.
È venuto spontaneo anche a me una osservazione simile: come riescono allora Tesla, Electrip, Ionity, Coop Power, ecc., a offrire ricariche a potenze dai 150 kW ai 400 kW a prezzi che oscillano fra 0,45 e 0,60 €/kWh?
Tesla e Coop Power collegano le colonnine a POD già esistenti (alberghi, centri commerciali) con un impegno di potenza non ancora del tutto saturato. Electrip è appena arrivata in Italia e presumibilmente vende in perdita per affermare il marchio sul mercato. Ionity a consumo non ha prezzi più bassi e in alternitova propone abbonamenti con una quota mensile tra 6 e 15 euro.
Se posso permettermi vorrei dare un suggerimento a Federico, se le stazioni supportano il pagamento tramite pos, aggiungerei sui tabelloni luminosi con il prezzo dei carburanti anche il costo al kW, so che può sembrare un’inezia ma vedendolo nei paesi del nord Europa trovo che sia un importante fattore di normalizzazione della transizione verso i veicoli a batteria, e inoltre di aiuto per il consumatore che deve scegliere dove fermarsi a caricare.
Mi pare un’eccellente proposta!
Se prendesse piede, potrebbe ‘stimolare’ anche altri fornitori a fare lo stesso.
son felice perché in giro (e pure a 500m da casa mia !) stanno facendo il refitting con varie HPC nelle stazioni di rifornimento multicarburante e con Bar Shop Edicola disponibile..
resta il problema delle tariffe… ma aumenterà parecchio la concorrenza tra CPO nelle zone interessate…. ovviamente le ricariche si concentreranno presso chi fornirà un servizio migliore (oltre che più economico) determinando la possibilità di sopravvivenza commerciale …
Chi magari ne ha una IPlanet già operativa in zona… ci faccia sapere … e come si “muove” la concorrenza attorno… e pure quelli che hanno i nuovi punti ricarica di Coop (https://www.vaielettrico.it/la-ricarica-coop-power-pronta-a-fare-il-giro-ditalia/)
Grazie fin d’ora
Il cane che si morde la coda lo devono bloccare loro, non possono pretendere di far pagare ai clienti il costo dell’investimento: da che mondo è mondo il costo dell’investimento lo sostiene l’imprenditore (così come si intasca i lauti guadagni nel momento in cui il business ha successo).
Da un gruppo che registra utili milionari mi aspetterei un po’ più di lungimiranza, invece detta legge unicamente la distribuzione dei dividendi.
Ha mai sentito parlare di ammortamento degli investimenti?
Non ho mai visto un ristorante nuovo che mi fa pagare un piatto di pasta al pomodoro 50 euro perchè ha investito un milione di euro nel locale e deve rientrare nell’investimento… Christian ha pienamente ragione.
Qualsiasi ristorante, però, ti fa pagare almeno quattro volte più del costo puro del cibo che ti porta e di quello che spenderesti mangiandotelo a casa tua.
Quindi secondo te un piatto di pasta con 30 centesimi di spaghetti, 40 di pomodoro e 1 euro di condimenti vari lo paghi 15€ senza motivo?
interessante l’idea del Bess per supportare la stazione di ricarica ad alta potenza (in teoria idea buona anche per un grande condominio con ampio cortile); vediamo se qualcuno mi aiuta a migliorare dei conti che ora faccio a spanne:
A) stazione di ricarica con potenza disponibile 1,2 MegaWatt distribuibile su 6 punti ricarica;
al momento come spiegato sono contratti svantaggiosi, a meno di non usare molto le colonnine
B) aggiungono un Bess (cinese ma buono)
– capacità 2 MW-h ( 1/4 di container)
– potenza scarica massima 0,5 C, cioè 1000 KW,
potrebbero pagare una connessione di rete da “soli” 200 KW, a cui si aggiunge lo spunto di potenza del Bess, per un totale di nuovo di 1,2 MW, cioè 1200 KW
questo limita il numero di auto ricaricabli in una giornata, ma finché il numero non cresce molto, gli farebbe risparmiare e allo stesso tempo gestire anche eventuali picchi di congestione
però stoccare e restituire l’energia dal BESS, aggiunge un doppio passaggio DC-DC ( pedite 2% ? ) e le dispersioni delle batterie del bess stesso ( carica+ scarica 5-6%?), porta un aggravio al gestore sui kwh lordi da comprare dalla rete di circa +8%, oltre all’ammortamento del costo del Bess (400.000e, vita 20 anni)
e qui viene per avere un rietro dell’investimento più rapido e importante, torna buono abbinare anche un impianto fotovoltaico anche di potenza limitata per ripianare più di quell’8% di corrente persa, e per ripagare i soldi spesi nel Besse anche quelli per una tettoia
es. tettoia 100 mq + tetto edificio 60 mq
-> 50 + 30 KW
-> 80 KW x 1400 ore equiv. annue = 112 MW-h annui
a esagerare, se ci sono i contratti adatti anche per impianti “piccoli”, il Bess potrebbe anche vendere servizi ancillari alla rete (es. stabilizzazione rapida) e aiutare a riparagarsi
Secondo me i calcoli sono anche pessimistici, con un impianto da 50-80kW installato in loco ed il basso utilizzo (iniziale e successivamente infrasettimanale) potresti ridurre il prelievo da rete del 50-70% oltre ad alimentare la stazione di servizio stessa.
Volendo Autostrade potrebbe concedere anche le pertinenze della stazione per aumentare la superficie solare, o installare impianti e stipulare contratti di vendita agevolati.
Hai anche sovrastimato il BESS secondo me, nella stazione di Bevano Est Free-To-X ha previsto per la prima volta un accumulo da 300kWh che puoi caricare completamente in una giornata di fotovoltaico.
Il problema tutto italiano invece è che con questi accumuli di servizio non stiamo neanche pensando di trasformarli in VPP (virtual power plant) per momenti di emergenza, eppure Enel sta facendo proprio la stessa cosa con gogoro a Taiwan.
Io però non vedo grosse differenze di prezzo con le AC22. Se io vado a caricare al SUC della città spenderei circa come una AC 22 che non è allacciata ad una linea di media potenza ma è una normalissima trifase.
Questo che io ne sappia, non vorrei dire inesattezze.
Inoltre è un cane che si morde la coda, ossia se il prezzo alla colonnina è alto vado al SUC o da electrip a caricare, vado da COOP power, cosí la % di occupazione resterà bassa e non arriveranno mai ad abbassare il costo per rientrare nell’investimento.
Meglio una colonnina da 150KW attaccata a 70KWp di FV che costa 49cent a KWh che una da 400 che mi costa molto di piú.
Questa la mia opinione.
È venuto spontaneo anche a me una osservazione simile: come riescono allora Tesla, Electrip, Ionity, Coop Power, ecc., a offrire ricariche a potenze dai 150 kW ai 400 kW a prezzi che oscillano fra 0,45 e 0,60 €/kWh?
Tesla e Coop Power collegano le colonnine a POD già esistenti (alberghi, centri commerciali) con un impegno di potenza non ancora del tutto saturato. Electrip è appena arrivata in Italia e presumibilmente vende in perdita per affermare il marchio sul mercato. Ionity a consumo non ha prezzi più bassi e in alternitova propone abbonamenti con una quota mensile tra 6 e 15 euro.