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La vera libidine di Tesla? I Supercharger

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Il patron Elon Musk in un Supercharger. Ma la sua rete italiana non è sufficiente a coprire un Italian Tour in Tesla Model 3
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La vera libidine di Tesla? I Supercharger. Da quando è diventata l’azienda di auto più capitalizzata in Borsa, le analisi si sprecano. Ma manca sempre un tassello essenziale…

La vera libidine di Tesla (ma non se ne parla)

Ormai Elon Musk è un fenomeno pop, come lo sono stati a suo tempo Bill Gates di Microsoft e Steve Jobs di Apple. Tutto quello che tocca diventa oro e tutti si affannano a spiegare come è nato e cresciuto questo nuovo Re Mida. Non a caso su Repubblica.it Riccardo Luna ha pubblicato un articolo dal titolo “La Tesla è il nuovo iPhone“. Cercando di spiegare come ha potuto un’azienda fondata nel 2003 arrivare a valere più della Toyota, della Ford e dello stesso Gruppo Volkswagen-Audi.

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La rete europea dei supercharger Tesla (immagine dal sito Tesla.com).

La valutazione che il mercato sta dando delle azioni di Tesla è esagerata?“, si chiede Luna. “Lo vedremo. Ma tutta la storia di questi 17 anni non ci parla di una startup avventurosa con una crescita luminosa ed evanescente da meteora, bensì di un pioniere determinato a tagliare il traguardo. Insomma, se l’iPhone ha rappresentato la più potente innovazione del decennio passato, la Tesla potrebbe esserlo in quello che stiamo vivendo. E cambiare il mondo, liberandolo per sempre dalle auto a benzina”.

È come avere una rete di distributori in cui paghi la benzina a prezzi imbattibili

Già, ma qual è la vera innovazione di Tesla? Bisogna parlare un po’ con chi queste macchine le ha comprate per capirlo. Io l’ho fatto e ho avuto spesso una risposta che chi non conosce questo mondo non si aspetta. Il vero asso nella manica di Musk non è stato solo di fare ottime auto (sopratutto con il Model 3 e il Model Y.) È stato di creare al servizio dei clienti una rete incredibilmente capillare di Supercharger, le stazioni di ricarica destinate esclusivamente a chi possiede una Tesla. Un investimento enorme, coraggioso, che ha dato al cliente la sensazione di far parte di un club esclusivo, in cui sei coccolato con servizi e prezzi imbattibili.

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Un incontro memorabile: su Twitter @raf_fiol ha postato il selfie con Elon Musk, trovato in un Supercharger.

È come se la Fiat o la Volkswagen, vendendoti la macchina, ti avessero messo a disposizione una rete di distributori esclusivi. In cui pagare la benzina a prezzi bassissimi. Luoghi in cui ricarichi rapidamente in corrente continua pagando l’energia una decina di centesimi al kWh in più rispetto a quanto paghi a casa tua con il tuo impianto in alternata. Quando l’hanno capito, i concorrenti tedeschi si sono messi assieme e hanno creato Ionity, ma raggiungere la capillarità dei Supercharger è un’impresa da far tremare i polsi. La vera libidine di Tesla è questa, è qui che la capacità di Musk di creare qualcosa di veramente unico ha fatto saltare il banco.

— Leggi anche: Tesla supera bene anche il trimestre maledetto del Covid-19

 

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17 COMMENTI

  1. Con tutta la stima che ho per Elon, dovrebbe stare attento perché potrebbe, a mio parere, intervenire l’antitrust o ma cosa succederà quando l’elettrico si espanderà a livelli di “massa”? Quando gli automobilisti prenderanno coscienza e inizieranno a conoscere tutti i “meccanismi”? (tipo di ricarica, tipo di connettori, fast DC ecc..). Qualcuno, non proprietario di Tesla, comincerà a domandarsi perché non può caricare la propria auto da una colonnina Tesla: d’altronde, è pur sempre un’auto elettrica, si basa sullo stesso principio. E poi le Tesla si possono caricare anche da colonnine “normali”, ma non si può fare il contrario, ovvero le non Tesla non si possono attaccare ai Supercharger: non mi sembra molto democratico…
    Bisogna poi considerare che dalla Model 3 hanno adottato anche il CCS Combo 2, standard ormai adottato da tutte le case europee. La Model S e Model X hanno il Tipo 2 modificato che con i Supercharger accetta anche la continua, ma dalla altre colonnine ovviamente no, se non con appositi adattatori (parlando di colonne Fast DC).
    Staremo a vedere.

    • Io credo che i Supercharger si possano equiparare a una normale ricarica privata e non penso abbiano un capillarità tale da creare problemi di anti-trust. Neppure negli USA credo che arrivino al 10% del totale, neanche ci si avvicinano.

      • A livello tecnico non credo. I Supercharger danno disponibile già la continua DC a potenze molto elevate, cosa impossibile da ottenere in una ricarica privata, se per questa intendiamo il wallbox “casalingo”. Anche avendo la trifase e un raddrizzatore-wallbox apposito in casa, raggiungere quelle potenze sarebbe praticamente impossibile.
        Staremo a vedere.

  2. E poi ci sono i destination charger.
    Persino nella minuscola ed esclusiva isola d’elba ci sono due alberghi con destination charger tesla e nessuno (secondo nextcharge) di altro tipo

  3. La rete Supercharger in Italia è un problema effimero.

    In Italia, più della diffusione della rete Supercharger sarebbe gradita una Tesla Model E, segmento C da 25.000 euro.
    Vorrei ricordare che l’obiettivo di Musk era vendere la Model 3 a 35.000 dollari e in Europa l’aspettavamo a 30.000 euro.
    Purtroppo in Italia non ci sono le condizioni economiche generali per acquistare Model 3 come sta avvenendo nel nord Europa.

    La ID.3 e la 500 elettrica?
    Interessanti, ma non per il prezzo. Per questo, non rappresentano l’elettrica del popolo italiano.
    La Fiat 600 ha motorizzato le famiglie italiane e la 500 ha motorizzato tutti gli italiani.
    Queste condizioni in Italia, sono al momento irripetibili, nell’elettrico.

    FCA commercializza una 500 elettrica con un design irresistibile è un prezzo allettante per candidarsi come seconda auto elettrica per il nord Europa, ovviamente.

    Volevamo la Centoventi?
    Ecco la 500 Prima, citycar EV premium a 37.900 euro che scandirà le melodie di Nino Rota.

      • C’è assoluto bisogno di un prodotto dirompente e quando dico dirompente intendo dire rivoluzionario, disruptive innovation come ricercano nella Silicon Valley.

        C’è assoluto bisogno perché lo dicono i fatti e i numeri. E i numeri sono crudeli.

        L’Inps ha ricevuto, per il periodo 1 marzo – 9 maggio 2020, periodo di lockdown per l’emergenza sanitaria, 372.894 domande di disoccupazione, con un aumento del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre al 14 giugno, erano ancora 123.542 le persone in attesa di ricevere la cassa integrazione.

        Ciò premesso, l’italiano medio che acquista una nuova auto è perché ne ha assolutamente bisogno, per lavoro, ammesso che abbia ancora un lavoro e difficilmente pensa a un’elettrica com’è propensione dei nord europei nei confronti della Model 3.

        Per cui è evidente che bisogna puntare all’export, primi tra tutti, i mercati nord europei dove, tanto per fare un esempio, nel trimestre del lockdown industriale, Tesla ha piazzato 90 mila auto ed ha superato ufficialmente Toyota nel valore di capitalizzazione: 208 miliardi di dollari contro i 203 miliardi di dollari di Toyota.

        Per puntare all’export devi avere il prodotto richiesto dal mercato anche durante la crisi, se ne sei sprovvisto devi rincorrere la concorrenza per farlo.

        Se sei intelligente e capace, investi tutte le tue energie e risorse per studiare il prodotto della concorrenza, lo migliori, lo evolvi e lo produci a costi più bassi.

        Produrre oggi vetture che prima non venivano acquistate, significa incapacità di decidere, mancanza di leadership e propensione al suicidio.

        La Buonanima, avrebbe già cambiato da tempo il termine di confronto, mettendo da parte i costruttori tedeschi e tentato la Model 3 con marchio Alfa Romeo.

        Per la cronaca, adesso, Tesla vale più dei suoi concorrenti messi insieme: Fiat Chrysler (20 miliardi di dollari), Ford (24 miliardi), Ferrari (32 miliardi), General Motors (36 miliardi), BMW (41 miliardi), Honda (46 miliardi) e Volkswagen (74 miliardi).

        • La Model E doveva essere la Model 3, solo che la E era già stata “comprata” dalla Ford. La serie delle auto di Elon doveva completare la scritta “SEXY” (infatti l’ultima è la Model Y). Per la Model 3 hanno giocato sul fatto della E rovesciata…
          A parte questo, concordo quasi in tutto. Molte case hanno dormito sugli allori, perdendo, anzi meglio “seguendo” troppo tardi un “treno in corsa” guidato da Tesla. Il dieselgate secondo me ha dato anche una spinta in più, e adesso VW sta facendo in modo di guadagnare terreno con la ID.3 e la piattaforma MEB.
          Penso che in Nord Europa sia diverso da noi, probabilmente hanno un altro “concetto” di automobile e della mobilità, hanno un alto “stato sociale” e sono più aperti alle novità. Noi siamo più conservatori e tradizionalisti.
          Fare un’auto elettrica accessibile e migliore o uguale alla concorrenza Tesla, ad esempio in Italia o con marchio italiano sarebbe attualmente impossibile, a meno di produrla dove la manodopera costa meno: ma se si fa così, c’è meno occupazione, e poi chi la compra? Anche se Tesla ti fa la “sbavatura di vernice” è sempre una Tesla, ormai ha “l’appeal” e chi ha la grana è disposto a spendere per averla.
          Come successo in passato anche in altri settori, non sempre è il prodotto migliore a vincere sul mercato, (indipendentemente che sia arrivato prima o dopo) ma è il prodotto che piace: il classico esempio è quello che successe col VHS e il Betamax…
          Penso infine che quando arrivera finalmente la ID.3 sarà una “rivoluzione”, ho questa sensazione… e se fosse allora, allora Tesla dovrebbe lanciare sul mercato una concorrente di quel segmento…
          Staremo a vedere.

  4. Come sempre tanto di cappello a Elon per aver aperto la via all’elettrico. A essere onesti però una 30ntina di aree con Supercharger in Italia (ancora nessuna ne a Milano ne a Roma) che non so con quale tempistica diventeranno una 50ntina non è proprio una rete così difficile da raggiungere e volendo superare.

    Ionity arriverà a 20 stazioni entro la fine di quest’anno. Senza contare che stanno crescendo le Superfast da 350 kw che rendono già un pò “obsolete” le Supercharger da 150 kw.

    • Ionity sta costruendo un’ottima rete, ma chi ha preso a modello? I Supercharger hanno avuto anche un’altra funzione: creare quel senso di appartenenza che ha fatto sì che i primi promoter di Tesla in questi anni siano stati i proprietari di Model S, Model X, Model 3…senza che Musk spendesse una lira in pubblicità. Quanto alla capillarità, basta guardare la mappa che abbiamo riprodotto per vedere che in mercati dell’elettrico molto più sviluppati del nostro (Francia, Germania, UK, Norvegia…) ci sono Supercharger ovunque. Arriveranno anche qui, ne siamo certi.

      • … dimenticavo … e parliamo solo dei punti ricarica installati da Tesla perche poi ci sono tutti i punti ricarica installati da strutture che sono decine di centinaia … specifici per ricarica Tesla!

    • bhe pero bisogna considerare che adesso Tesla sta installando i supercharger 2 che sono a 250W… tutti quelli installati sono aggiornabili teoricamente in poco tempo. Poi comunque avere ancora oggi almeno 2 anni di vantaggio non è poco. Poi se hai una macchina elettrica, in particolare una Tesla, sai che le colonnine le usi solo per spostameti lunghi perche per il 90% e piu usi ricarica a casa generalmente. Questo vuol dire che ti serve un punto ricarica ogni 300km realmente… poi certo piu ce ne sono piu hai comodità e scelta per fermarti …. gia ora arrivi tranquillamente in calabria e puglia … pero hai poca scelta sul tragitto perche i punti ricarica al sud ci sono ma sono pochi … con la fine di quest’anno non ci sara piu nemmeno quel problema. Faccio notare che Tesla in alcuni punti supercharger ha cominciato a montare delle specie di torri con dentro apparecchiature elettroniche … immagino che stia per arricchire i supercharger con nuovi servizi. Faccio notare che Space X .. quindi Musk … avra una rete satellitare per la connessione veloce a livello globale … bhe fate voi … io provo gia ad immaginare cosa vuol dire … comprare una Tesla vuol dire … oltre alla macchina che è …(certo non perfetta nell assembaggio come una tedesca o giapponese) .. vuol dire servizi imparagonabili

    • Perché dovrebbero essere a Milano e a Roma? Servono (al momento) per i trasferimenti… non per il “pieno” sotto casa. Data la densità di popolazione di queste città (e così Torino, Bari, Napoli, Bologna, ecc.) il modello prevede che si parta preferibilmente da quei centri e – lungo il tragitto – si possa caricare facilmente e velocemente sfruttando la sosta. That’s It.

      • Sta di fatto che sia Ionity che Tesla a Milano e Roma le installeranno. Se io arrivo in una grande città “in riserva” e devo ripartire o sono di passaggio, cosa faccio, ricarico a 22 Kw?

        • Speriamo che in un futuro non remoto ce ne siano ovunque, questo sì. Ma se arrivo – che so – a Brera a Milano, non mi aspetto un Supercharger per caricare in 15-20 minuti mentre prendo un caffè e guardo tre vetrine. Se invece mi fermo un po’ (qualche ora, aperitivo, cena, divertimento con gli amici) non vedo nessun problema a 11 o 22 kW.

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