Brt, storica azienda italiana ai vertici nel settore del trasporto espresso recentemente acquisita dalle poste francesi attraverso la controllata Geopost, investe sulla mobilità elettrica. Lo fa con un piano di investimenti mirato alla sostenibilità: 350 milioni di qui al 2025. Un programma che porterà a rinnovare la flotta aziendale con l’acquisto di 3.800 nuovi veicoli elettrici e a gas naturale.
La pandemia e il boom dell’ e-commerce
Il comparto della logistica rappresenta un eccellente punto di osservazione per valutare come il mondo produttivo stia cercando la svolta verso l’economia e la mobilità sostenibile.
Il boom dell’e-commerce determinato dalla pandemia e dal lockdown (+18% nel 2021, 30,6 miliardi di fatturato in Italia) ha fatto correre il settore del trasporto espresso: incremento globale del 12,4% nel 2020 sul 2019 e +19,2% per il mercato nazionale.
Brt, principale azienda di trasporto espresso italiana oggi all’85% di proprietà della Poste francesi attraverso la controllata Geopost, è un esempio dei cambiamenti strategici in atto. Che in gran parte dipendono dal fortissimo sviluppo del settore Business to Consumer (B2C). Il comparto Business to Business (B2B), dove Brt è leader, è uscito più penalizzato dalla pandemia e solo ora vede la ripresa. Brt ha chiuso il 2020 con un fatturato di 1 miliardo e 556 milioni (quota di mercato del 23%) e punta a quota 2 miliardi entro il 2025.
Per Brt un piano green da 350 milioni
Il piano di Brt, presentato oggi a Bologna, punta sullo sviluppo dell’e-commerce e alla conquista del B2C interpretando anche un fattore emerso negli ultimi mesi. Ovvero la preferenza, da parte dei consumatori, dei corrieri che meglio applicano il concetto di “consegna responsabile”. Di qui la roadmap da completare entro il 2025. Un programma che prevede investimenti per 350 milioni in gran parte destinati alla sostituzione dei mezzi tradizionali con veicoli 100% elettrici o a gas naturale. Si tratta dell’acquisto di 3.800 nuovi mezzi (su circa 9.000 attuali) con la dotazione di colonnine per la ricarica elettrica nelle oltre 170 filiali di Brt. Un certo numero di questi veicoli sarà inoltre dotato di centraline mobili per il controllo della qualità dell’aria nelle città italiane.
Brt, scelta elettrica tra ostacoli e opportunità

La suddivisione di questi 3.800 mezzi tra elettrico e gas naturale sarà del 50%. Una scelta che appare abbastanza prudente e che il Ceo di Brt, Dalmazio Manti, spiega così. «Purtroppo è ancora illusorio pensare di risolvere tutto mettendo in campo un mezzo elettrico. L’elettrico – dice – non basta perché il problema di come produrre l’energia è ancora da risolvere. Prendiamo la situazione attuale: oggi siamo vicini al raddoppio dei costi per l’energia, anzi, proprio in questi mesi stiamo riscontrando aumenti dal 60 all’80% Sia per il metano suia per l’elettricità. E’ ovvio che bisogna andare verso la sostenibilità, ma il costo di una ricarica è ancora troppo elevato».
Brt lancia da Bologna la scommessa elettrica
Dubbi e timori ci sono, ma la strada appare comunque tracciata. E Bologna sarà, per Brt, la prima città dove le consegne dell’”ultimo miglio” saranno al 100% green. Sotto le due torri l’azienda sta infatti per essere inaugurato il primo Smart Urban Depot. Si tratta di un centro di ritiro e consegna merci, collocato in area urbana, servito da cargo-bike elettriche munite di mini-container.
La dotazione di Bologna conterà anche su 60 nuovi furgoni elettrici e a gas naturale. A seguire il piano interesserà le altre città italiane. Obiettivo di Brt, che dal 2020 è azienda carbon neutral (ovvero compensa le proprie emissioni con progetti specifici) è ridurre le emissioni di CO2 del 27% entro il 2025.
Un segnale mandato a tutto il settore dei trasporti espresso
Le scelte di Brt, fondata nel 1928 a Imola dalla famiglia Bartolini, e oggi aperta al mercato globale grazie all’acquisizione francese, hanno una loro emblematicità. Ricerca verso l’innovazione sostenibile, conquista dei mercati emergenti nel settore del trasporto espresso (e-commerce in particolare food, fresh, farmaceutica), investimenti.
Un quadro dove la mobilità elettrica si ritaglia un ruolo importante e potenzialmente sempre più strategico. Forse non ancora decisivo se si raffronta con quello che stanno facendo all’estero colossi come UPS, Ikea, Amazon, o Hertz che proprio oggi ha ordnato 100 mila auto a Tesla, ma di certo già significativo.
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Leonardo hai pienamente ragione
Avrei pensato 100% di elettico e un investimento di fotovoltaico nei 170 centri sarebbe stato più conveniente e a zero emissioni.
Purtroppo il CEO a volte veramente non vede il futuro a lungo termine.
Mi sarei aspettato, dal CEO Manti, un commento sull’autonomia o sui tempi di ricarica.
Invece ne ha fatto una questione economica.
Visto che non voglio credere che un CEO non sappia fare di conto, mi viene il sospetto che sul metano ci siano sgravi fiscali per le imprese che lo rendono economico rispetto all’energia elettrica.
Il ché sarebbe una pessima notizia, dal momento che il gas naturale è molto più impattante di quanto si voglia fare credere.
Incomprensibile anche il fatto che si preoccupi di come produrre l’energia elettrica, ma non si pone la stessa domanda per il gas naturale. Magari scoprirebbe che dipende fortemente dalle importazioni dall’estero e si è in balia dei mercati mondiali.