La svolta di Bruxelles/ Motus-E: “Ora l’Italia non ha più alibi”

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La svolta di Bruxelles toglie all’Italia ogni alibi ideologico per temporeggiare sulla transizione elettrica. E’ ora di agire, commenta l’Associazione degli stakeholder della mobilità elettrica Motus-E, perchè inizia una nuova partita che si gioca sul piano della politica industriale. Ma la proposta della Commissione europea sulla revisione delle regole del phase-out per i motori endotermici al 2035, nella sua ambiguità, rischia anche di rallentare l’elettrificazione secondo il più severo giudizio del think tank ambientalista europeo  Transport & Environment.

T&E: “Prendere tempo non salverà l’automotive Ue”

Per Transport & Environment (T&E), principale organizzazione europea per la decarbonizzazione dei trasporti, «prendere tempo non salverà l’industria automobilistica europea» (Leggi  anche). La revisione proposta rischia infatti di indebolire la chiarezza normativa proprio nel momento in cui l’industria europea avrebbe bisogno di certezze. La possibilità di continuare a vendere auto endotermiche oltre il 2035, seppur in quota limitata, potrebbe infatti dirottare investimenti dall’elettrico verso soluzioni transitorie, mentre i costruttori cinesi accelerano su batterie e veicoli a zero emissioni.

  • LEGGI anche: “Auto elettriche Ue: ecco tutti i rischi del lungo addio al 2035″ e guarda il VIDEO

Un segnale poco chiaro per mercato e investimenti

Il cuore della critica di T&E riguarda l’impatto potenziale sulle vendite di auto elettriche: le stime parlano di una riduzione fino al 25% delle BEV nel 2035 rispetto allo scenario attuale. Una flessione che nascerebbe dall’effetto combinato di crediti su acciaio “verde”, biocarburanti avanzati ed e-fuel, oltre ai super-crediti per le piccole elettriche. Meccanismi che, secondo l’organizzazione, non garantiscono una reale riduzione delle emissioni, ma permettono alle case auto di compensare solo sulla carta.

Particolarmente critico il giudizio sugli ibridi plug-in, che potrebbero tornare centrali nei piani industriali nonostante emissioni reali spesso superiori a quelle dichiarate.  «Ogni euro speso per i plug-in è un euro sottratto all’elettrico», ha avvertito il direttore esecutivo William Todts, sottolineando come aggrapparsi ai motori a combustione non rafforzi la competitività europea.

Flotte aziendali e piccoli elettrici: luci e ombre

Più articolata la valutazione sulle flotte aziendali, considerate da T&E uno degli strumenti più efficaci per accelerare la transizione. L’introduzione di target nazionali di elettrificazione viene accolta positivamente, ma giudicata non abbastanza ambiziosa, soprattutto perché consente di conteggiare anche i PHEV. Un limite rilevante in un settore dove l’uso reale in modalità elettrica è spesso ridotto.

Microcar elettrica: incentivi Ue per chi compra i modelli made in Europe

Dubbi anche sul piano per le piccole auto elettriche: i super-crediti, che fanno valere ogni citycar elettrica come 1,3 veicoli a zero emissioni, rischiano paradossalmente di ridurre il numero complessivo di BEV immatricolate, pur favorendo modelli più accessibili. Il tutto, peraltro, legato a futuri requisiti di contenuto “made in EU”.

Motus-E: “Archiviato il 2035, ora politica industriale e Piano Draghi”

Di segno diverso, ma non meno netto, il commento di Motus-E. Per il presidente Fabio Pressi, la flessibilità introdotta non cambia il quadro di fondo: la traiettoria tecnologica globale è già segnata e il futuro dell’auto è elettrico. «Chi pensa che questa revisione rallenti l’elettrificazione commette un errore pericoloso», avverte, ricordando che quasi un’auto su quattro venduta nel mondo è già full electric.

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Fabio Pressi, presidente Motus-E

Motus-E vede nella proposta UE una sorta di archiviazione del dibattito ideologico sul 2035, che dovrebbe finalmente lasciare spazio a un confronto concreto su competitività, filiera e lavoro. Priorità chiare: batterie, digitalizzazione, intelligenza artificiale, in linea con le indicazioni del rapporto Draghi. Positivo, seppur “con riserva”, il giudizio su semplificazioni normative e sostegno alle batterie, mentre restano aperti i nodi su incentivi alle flotte e strumenti realmente accessibili per l’industria.

Il nodo italiano tra regole UE e politiche nazionali

Positivo, seppur “con riserva”, il giudizio su semplificazioni normative e sostegno alle batterie, mentre restano aperti i nodi su incentivi alle flotte e strumenti realmente accessibili per l’industria.

Entrambe le posizioni convergono su un punto: senza politiche industriali coerenti e investimenti mirati, la flessibilità rischia di diventare un alibi. Per l’Italia, secondo Motus-E, il tempo delle richieste di revisione a Bruxelles è finito. Servono azioni concrete su domanda, infrastrutture di ricarica, formazione e utilizzo del Fondo Automotive, oggi fermo.

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La revisione delle regole UE, insomma, non chiude la partita. Al contrario, apre una fase delicata in cui ambizione climatica e competitività industriale dovranno trovare un equilibrio reale. E l’elettrico, nonostante tutto, resta il baricentro inevitabile.

  • Guarda anche il VIDEO di Luca Pagni

 

 

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