Una spy-story in piena regola? O solo lo scontro che oppone un moderno Davide al Golia delle auto elettriche, ovvero il boss della Tesla Elon Musk? Presto ne sapremo di più, dato che la vicenda sembra sfociare in una causa memorabile.
Da accusato ad accusatore
Martin Tripp, è il tecnico che qualche mese fa fu licenziato in tronco da Musk con accuse molto gravi. Ovvero: avere sabotato il software aziendale, con danni alla produzione, e avere passato all’esterno dati riservatissimi. Il motivo: secondo Tesla, Tripp era mosso da forte risentimento per una promozione a cui riteneva di avere diritto. Promozione che invece era stata assegnata a un collega. Ma il giovanotto, che lavorava nella Gigafactory che produce i pacchi-batterie delle Tesla, non si è perso d’animo. Prima ha lanciato una campagna di crowdfunding per raccogliere mezzo milione di dollari con cui finanziare le spese legali della sua difesa.

Poi, tonificato dagli aiuti finanziari ricevuti, ha annunciato di avere ingaggiato uno dei più famosi studi legali di New York, Meissner Associates, famoso per avere vinto una causa molto simile nel 2016 strappando 22,5 milioni di dollari alla Monsanto. Il fatto è che dalle prime parole di Stuart Meissner, più che una difesa quella di Tripp sembra proprio un contrattacco. Già, perché il collaboratore accusato di sabotaggio ora punta il dito contro Musk, insinuando che Tesla ha più volte mentito agli investitori gonfiando il numero di auto vendute. E, cosa ancora più grave, sostenendo che venivano adottate tecniche di costruzione che potevano mettere a repentaglio la sicurezza dei clienti. In particolare secondo quanto riporta il Washington Post, il contro-ricorso presentato da Meissner sostiene che:
- 1– Il numero dei Model 3 prodotti per settimana è stato gonfiato del 44%. Nascondendo i problemi di produzione che ne hanno rallentato le vendite (in Italia dovrebbe arrivare entro fine 2018)
- 2- Sono state montate batterie che contenevano fissazioni pericolose, monitorate con una procedura interna denominata “Containment AR622”
- 3– Si sono attenuate le procedure di sicurezza, in particolare montando le celle delle batterie troppo vicine le une alle altre, senza un fissaggio appropriato, con il rischio di incendi. E si sono riusate pezzi già classificati come scarti o rifiuti, anche qui senza particolari riguardi per la sicurezza.