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La Spagna in VW ID.3: consumi e spesa

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Ricarica in un Supercharger Tesla per la Volkswagen ID.3 di Gianni, autore di questo resoconto.

La Spagna in VW ID.3: Gianni, un lettore piemontese, racconta il suo viaggio fino a Pamplona, con un rendiconto preciso di ricariche e spese. La nostra serie sulle ricariche in vacanza volge al termine. Per scriverci: info@vaielettrico.it .

La Spagna in VW“Da marzo di quest’anno guido la mia prima auto elettrica e per queste vacanze ho deciso di affrontare il primo viaggio impegnativo. Nonostante reticenze e battutedi amici e conoscenti quando dicevo che sarei andato fino in Spagna.(“portati dietro un generatore!!!… chiamami che ti vengo a prendere!!!). A discapito dei loro commenti, è andato tutto per il meglio. Qui di seguito vi racconto la mia esperienza.

La Spagna in VW: 2.600 km con queste ricariche (soprattutto nei Supercharger)

Sono partito dalla provincia di Torino con il 100% di ricarica effettuata alla wallbox di casa. Attraversata la Francia con prima tappa a Narbonne e il giorno dopo  arrivo a destinazione a San Sebastian in Spagna. I giorni successivi  ho proseguito per Bilbao, infine Pamplona e ritorno a casa, per un totale di 2.600km. Qui a fianco allego le soste con rispettivi costi e tempi di ricarica. Come si può vedere ho utilizzato per lo più i Tesla Supercharger che, con 9,99€ al mese consentono di accedere alle tariffe agevolate come per i possessori di una Tesla. Tariffe che comunque sono inferiori del 20-25% a quelle italiane. Sarà anche per questo motivo che il viaggio è risultato conveniente. Con me c’era un amico con una Volvo diesel: ha speso 100€ in più di carburante. Se invece avessi utilizzato il mio vecchio Qashqai 1.6 benzina, il costo sarebbe stato più del doppio. Dalla tabella si può notare che per le ricariche ci sono volute in totale quasi 12 ore. Ma, se non per un paio di occasioni, non è stato tempo perso, perché nel frattempo l’ho sempre impegnato facendo qualcosa.

la Spagna in VW

In Francia le colonnine più  capillari e più convenienti

In effetti l’unica delusione forse è stata nel rendersi conto (io ho quasi sempre caricato alla colonnina di casa) che i picchi in DC dichiarati dalle case costruttrici sono molto labili. E si raggiungono solo con percentuali di batteria basse, 20/30%. dopo di che calano drasticamente, fino a caricare molto lentamente se oltrepassi l’80%. Come si nota dalle due ricariche del 29 e del 30, pur caricando gli stessi 35 kW, nel primo caso sono partito da circa il 40% e sono arrivato al 100% in 52 minuti. Nel secondo caso sono partito dal 20% e arrivato all’80% in mezz’ora. La considerazione finale è che se avessi fatto un viaggio itinerante in Italia, forse la soddisfazione e la convenienza non sarebbe stata la stessa. La Francia ha infrastrutture molto capillari e più convenienti che da noi. Anche se mi è capitato in un paio di occasioni di trovare le 12 o 25 colonnine Tesla quasi tutte occupate, indice che ci sono molte più auto elettriche. In Spagna, invece, sono messi un po’ peggio come numero di colonnine, quasi come in Italia, ma i prezzi sono comunque più convenienti. Una particolarità e che quelle a bordo strada sono quasi inesistenti, ma tutti o quasi i parcheggi interrati hanno le loro ricariche.

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18 COMMENTI

  1. Io questa estate ho fatto un viaggio partendo da Sondrio e girando per Francia e Spagna, per lo più senza percorrere autostrade, per un totale di 4000 km spendendo 280 euro di gasolio (vw touran 2000 tdi). Che il suo amico con una Volvo diesel abbia speso 260 euro per 2600 km mi lascia perplesso.

  2. Le colonnine all’estero sono più convenienti, si sa.
    Le colonnine in Italia appaiono convenienti solo a chi prima aveva un’auto che succhiava carburante solo a guardarla.
    Scusate la ripetitività: chi in Italia non ha box o comunque ricarica domestica (o sul posto di lavoro), oggi è fortemente disincentivato a prendere elettrico.
    Meno male che all’estero le cose funzionino diversamente.
    Peccato che invece in Italia vadano così.

    • Ok ma in Italia si stima che il 40% delle abitazioni ha un garage o box auto. Altri ancora avranno comunque la possibilità di mettere una colonnina. Diciamo in totale 50%. Quindi come vede quella che dice lei non può essere la causa di basse vendite.

      • Secondo un sondaggio dell’Osservatorio di Findomestic, risulta che il 62% degli italiani afferma di non risparmiare nemmeno un euro, il 45% delle famiglie dichiara di avere problemi economici di media o grande entità, e solo il 37% afferma di riuscire a mettere da parte un po’ di risparmio.

        In questo desolato panorama, le chiedo di rivedere le sue stime: magari un 50% di popolazione potrebbe fisicamente avere la ricarica domestica, ma da questo 50% poi bisogna togliere tutti coloro che non hanno le finanze per adeguare la propria rete e acquistare una wallbox o una colonnina privata.

        • L’installazione di wallbox e ricariche private è incentivata all’80% fino a un massimo di 1.500 euro. Faccia due conti e mi dica se meno di 300 euro per un impianto che durerà per sempre e valorizzerà l’immobile di proprietà sono un lusso proibitivo per il 50% delle famiglie italiane.

          • Signor Massimo, io le dico che sì: tra le persone che conosco quotidianamente, direi che forse solo l’1%, se avesse 300 € che “gli crescono”, acquisterebbe una wallbox invece che spenderli per fare una cena al ristorante con la famiglia.

            Senza contare che 300 € sono per la wallbox.
            Ma se hanno la rete elettrica da adeguare, quanto in più devono spendere?
            E per l’auto elettrica, qual è il delta prezzo rispetto alla utilitaria del 2005, presa usata a 3.000 € (e con cui ci fanno normalmente le vacanze d’estate, quando le fanno)?

            Lei sa già che io ho una Swift, preferisco auto piccole dalla bassa impronta carbonica e dal poco ingombro di suolo pubblico: qua in Valassina, al confine con la Brianza, la mia automobilina pagata 15.000 € già mi fa indicare da tutti in paese come “quello che sta bene”.

          • L’incentivo comprende l’adeguamento della rete. Sono 1.500 euro di rimborso massimo per l’80%, più 300. Fa 1.800 euro, a casa mia. Spendi 300, installi per 1.800 valorizzando il garage. Forse l’1% che conosce lei non sa farsi i conti in tasca. Quanto all’auto, ci sono anche usate elettriche…

          • Ma le usate elettriche non costano 3.000 €, signor Massimo.
            Quando costeranno tanto, forse se ne vedranno di più per strada
            .
            E la cosa a me farebbe piacere: sono convinto che una buona fetta di automobilisti faccia un uso tale, del proprio mezzo, che si potrebbe trovare bene anche con una elettrica.

            Il primo problema però, secondo me, resta quello economico: qui continuo a vedere gente fare casa-lavoro con le Panda degli anni ’80 e ’90, lei crede che continuerebbe a farlo, se avesse le finanze per una Spring, anche usata?

            Magari i 300 € per una wallbox li trova (sempre che non decida di usarli per qualche altra spesa, cosa non scontata), i 10.000 (cifra a caso) per una Spring di qualche anno fa invece restano fuori portata, su questo io ci metto la mano sul fuoco.

          • Non so da lei, ma dove vivo io, a Bologna e Milano, di Panda degli anni 80-90 non ne vedo quasi mai. E non sono certo quelle poche il problema.

          • Di Panda anni ’80-’90? Qua ce ne sono tantissime.
            Solo nella fabbrica dove lavoro, la hanno 3 operai (su 25).

          • Poco più del 10%. Se tutti gli altri viaggiassero in auto elettrica saremmo ai livelli della Norvegia. E’ una battuta ovviamente.

          • Apprezzo sempre una buona battuta. 👍

            Ma guardi, Massimo, se fossero solo le Panda direi ok: piccoline, consumano relativamente poco, di conseguenza anche la produzione di CO² è ridotta.

            Poi però ci sono quelli che vanno in giro col vecchio Volvo 740, con la vecchia Kadett: veri e propri spargitumori avvolti da un fumo nero perenne.

            E anche questi, non sono pochi: certo, meno delle vecchie Panda, ma più dannosi, e i proprietari non se ne sganciano.

            Anzi: anche quando uno di questi dinosauri muore, vanno da quello che ne vende uno identico ma ancora funzionante, sganciano quei 1.000-2.000 € che costa, e tornano al volante con un altro spargitumori.

          • Vero è che in una famiglia molte volte l’ultimo dei problemi è il mezzo di trasporto, basta che funzioni, e ci porti almeno al lavoro… certo è che un pandino anni 80/90 non lo si usa per fare 40000Km annui. lo usi un po’ per tutto nei dintorni del paesello. piano piano… arriveranno anche le citycar a prezzi abbordabili e con batterie che offriranno autonomie almeno decorose. Un pezzo alla volta. E ad esempio, ci fosse la possibilità di nemmeno usare la macchina sarebbe ancora meglio… City car BEV, si trovano, anche usate, ma immagino anche la paura di chi magari non ne capisce nulla… ha sempre messo benzina, e non si fida. (In questo aiuta molto la politica governativa che cerca di fare Informazione attiva….. sigh)

        • Sì, però il melafonino nuovo da 1200€ tutti gli anni non manca.
          Ed il TV da millemila pollici da far invidia a chi allo stadio c’è davvero…

          • Athos, io capisco le sue osservazioni.
            Capisco però pure che ogni persona è libera di dare le priorità che vuole: se uno vuole fare un finanziamento di 50 €/mese per un telefonino e di altrettanto per un televisore, e mai invece penserebbe di fare un finanziamento di 200, 250 o 300 €/mese per un’auto (anche semplicemente perché magari non ci arriverebbe a pagare una rata tanto alta), ovviamente non posso dire di condividere la sua scelta, ma quantomeno posso dire di capirla.

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