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Rinnovabili, la Sardegna ha la legge sulle aree idonee. E sono quasi zero

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sardegna
Il consiglio regionale della Sardegna

La Sardegna è la prima regione italiana che ha approvato la legge sulle aree idonee. Tre mesi prima della scadenza. Il giorno prima la pronuncia della Corte costituzionale sulla moratoria. Una scelta propiziata dalla più brutale e violenta – ben tre attentati – campagna di fake news contro le rinnovabili. E la legge? Gli addetti ai lavori: “Non si riesce a fare un GW, altro che sei”. C’è preoccupazione come abbiamo ascoltato al convegno di Legambiente che si è svolto nel pomeriggio.

La presidente Todde in aula durante la discussione della legge

Una legge contro le rinnovabili (che in Sardegna chiamano “speculazione energetica”)

La legge è stata condizionata da un clima intimidatorio, come si legge anche nelle parole della presidentessa Alessandra Todde: «Quando siamo arrivati al governo della Sardegna, abbiamo trovato un territorio spaventato e abbiamo respirato la preoccupazione dei sardi rispetto alle speculazione energetica».

In tempi di alluvioni con centinaia di morti, siccità mai viste, produzioni agricole anche dimezzate e centinaia di migliaia di morti da inquinamento atmosferico la paura dovrebbe essere quella per le centrali a carbone ancora aperte.

Ma non solo. C’è anche l’energia elettrica prodotta dagli scarti del petrolio. Mostruosità ambientali e sanitarie  con ricavi miliardari per i proprietari.

«Questa per noi è una sfida trasformativa che ferma la speculazione e blocca il consumo selvaggio di suolo». Quale speculazione ci sia e di quale consumo selvaggio di suolo ci sia non è dato sapere. L’agrivoltaico, per esempio, è una forma di tutela attiva delle produzioni agricole dai cambiamenti climatici (leggi). Insomma c’è del populismo in questa partita: «La Sardegna non si farà più calpestare ma gestirà la propria transizione ecologica ed energetica».

Stanziati 700 milioni per far decollare le comunità energetiche, ma l’autoconsumo offre un contributo limitato

In cosa consista questa “transizione energetica gestita” la Todde lo spiega così: «Da qui al 2030, circa 700 milioni andranno per le comunità energetiche, impianti fotovoltaici, accumuli di energia elettrica per autoconsumo, con incentivi – anche a fondo perduto – destinati a cittadini, Comuni, imprese, privati ed enti regionali e comunità energetiche».

Ma attenzione:  anche riuscendo a spendere tutti i soldi l’autoconsumo non soddisfa minimamente i criteri della transizione energetica. L’ha ammesso perfino l’assessore regionale Emanuele Cani al forum di Legambiente

Marta Battaglia

Sul punto l’assessore ha detto: «Noi non siamo contro l’eolico off shore, ma vista l’importanza del turismo, vogliamo valutare caso per caso. Con quattro parchi eolici in mare, uno e mezzo l’abbiamo già fatto, più un po’ di fotovoltaico ed eolico e si raggiungono gli obiettivi previsti per legge».

Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna,  ha ribattuto: «Noi non vogliamo impianti che non si vedano, ma una cultura nuova del paesaggio». In altri termini la transizione e, quindi, gli impianti come risorsa di sviluppo. Opportunità per creare lavoro qualificato. «Apprezziamo l’impegno della Regione ma non è la legge che avremo voluto». Chiara e precisa.

Le critiche degli operatori: troppi ostacoli agli impianti

Paolo Rocco Viscontini – presidente di Italia Solare – si esprime così: «Non si capisce bene dove fare gli impianti. Anche Puglia e Sicilia registrano un sovraccarico di richieste di connessione, ma non si è sviluppata l’ostilità come in Sardegna con una campagna di informazioni quasi sempre errate».

eolico off shoreBasti pensare al tema biodiversità «che è tutelata dal fotovoltaico, non è vero quello che si sostiene. Ad esempio non si usano pesticidi e diserbanti». E una verità: «Non ci sono alternative alle rinnovabili».

Simone Togni, presidente di Anev, ha sottolineato come «si sono messi in dubbio impianti che avevano concluso correttamente le procedure autorizzative. Si è aperta una fase di incertezza». Francesco Ferrante vice presidente Kyoto Club: «Per noi è una legge sbagliata. Non si riesce a fare un GW, altro che i 6 GW al 2030 previsti dagli obiettivi nazionali».

Mario Porcu di Sotacarbo  ha esposto i numeri del fabbisogno elettrico aggiuntivi in Sardegna. «Sono 19,15 GW con 11 di elettrificazione diretta e 8 con Fer per idrogeno e combustibili sintetici. Se basta l’1% di suolo mi sembra esagerata la preoccupazione».

La legge nonostante non sia espansiva, provoca reazioni politiche molto contrarie: «Il tradimento del Popolo sardo è compiuto. Il Consiglio regionale ha fatto la volontà della Todde. Ora la Sardegna ha le aree idonee per l’installazione di mega impianti eolici e fotovoltaici. Perché ce lo chiede l’Europa! La legge Pratobello, invece, firmata da 210 mila sardi, carta straccia. Poi ci si stupisce se la gente non vada più a votare. Vergogna». E’ il post di Michele Pais – leghista ed ex presidente del consiglio regionale – che richiama la proposta di legge popolare firmato da 200mila sardi. Ma con l’ultima pronuncia dei magistrati sull’autonomia differenziata ha poco valore.

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Apri commenti

38 COMMENTI

  1. Viviamo in un mondo strano. Chi è a favore delle rinnovabili si lamenta della Todde perché ”blocca” tutto, chi è contro si lamenta della Todde perché non ha fatto abbastanza per bloccare il farwest. Fate pace col cervello. Sicuramente tappezzare la Sardegna di pannelli e pale eoliche non tratterrà piu sardi.

    • nessun tappezzamento, basterebbe 2 per 1000 di spazio per fare 100% rinnovabile la Sardegna, invece di portare 2 rigassificatori e relativi metanodotti

      rinnovabili cioè, energia a basso costo e non inquinante, rendite da affitti e tassazione, lavoro qualificato, benessere, elettrificazione dei servizi, potabilizzatori, nuove attività economiche, questo forse tratterrebbe di più la popolazione, specie i giovani

  2. …intanto io non compro più prodotti sardi, in primis agroalimentare. Che si tengano la loro isola i loro veleni e la loro ignoranza… peccato

  3. Vorrei chiedere un’informazione: ho letto che la Sardegna è collegata con 2 “cavidotti” all’Italia e alla Corsica che hanno una capacità di 1,7 GW (SAICOI e SAIPEI). Chiedo se è così che senso ha installare GW che non posso essere trasportati dato che i cavidotti sono saturi e a un prezzo bassissimo nel momento di picco di produzione solare? Grazie.

    • Ciao, ci provo:

      1) == le rinnovabili installate in Sardegna sono ancora lontane dal coprire il fabbisogno del’isola, non va confusa la “POTENZA NOMINALE” (quando il pannello solare o la turbina eolica vanno alla massima potenza)
      con la “POTENZA MEDIA” calcolata sulle 24 ore, molto più bassa

      semplificando:
      devi dividere circa x5 la potenza nominale delle rinnovabili, per avere una potenza media da confrontare con i consumi dell’isola (e serviranno anche un po’ di accumuli e/o collegamenti esterni per stabilizzare la rete) o con il funzionamento di una centrale termica (a carbone e gasolio come le due centrali a nord e alcentro, o a scarti di raffineria come la Saras al Sud)

      i 6 GW “nominali” previsti, equivalgono a 1,2 GW potenza media, ci copri i consumi odierni

      in futuro, diciamo 2045, quando l’elettricità sostituirà anche i riscaldamenti e l’autotrazione, e anche i motori delle barche, e magari ci saranno data-center e centri di calcolo in stile california o il ritorno di qualche industria ceramica o altro, o dissalatori ed elettrolizzatori per fare acqua potabile o idrogeno verde,
      ne serviranno tra 12 GW e 18 GW nominali (vale per tutte le Regioni, anzi le altre Regioni con più polazione puntano a 25-30 GW)

      2) == una volta che hai installato abbastanza (e di spazio in realtà ne serve ormai poco, le rinnovabili attuali hanno più densità di potenza rispetto al passato) per avere la potenza media, ti trovarea comuqnue dei momenti con esubero di energia che anche gli accumulatori dell’isola non riescono a conservare;
      magari in quel momento è energia che un’altra regione può assorbire e non sprecare, e viceversa, finceh gli impainti non sono molti, gli elettrodottoi servono anche a importare energia per stabilizzare la rete sarda

      in pratica avere un certo dimensionamento degli elettrodotti, aiuta le regioni a non sovradimensionare più di tanto gli impianti rinnovabili e di accumulo energia,
      fa contenere ulteriormente i costi; se non ci vossere i collegamenti tra aree, per essere a prova di meteo imprevedibile, l’isola dovrebbe installare 9 GW nominali invece di 6 GW nominali, cioè avere una potenza media di 1,8 GW per garantire di coprire sempre, anche nei periodi sfortunati, consumi da 1,2 GW; e altrettanto necessiterebbe di più accumulatori; collegando tra loro le Regioni, invece è più facile e più economico (per tutti) arrivare a garantire sempre il servizio

      pensa alla slot-machine, può capitare che escano insieme 3 limoni (che una Regione abbia 48 ore con sia poco sole, che poco vento, che bacini idrolettici scarichi), ma è molto difficile che escano 20-50 limoni in contemporanea (che tutta l’italia sia senza vento e senza sole, e cosi via anche scambi di energia tra diversi Stati )

      3) — gli elettrodotti mi pare che con i vari potenziamenti supereranno i 2 GW, comunque è ancura una potenza di picco modesta, anche considerando che servono anche ad alimentare la Corsica

      • Grazie! Per la risposta. Quindi la tesi che racconta di una Sardegna vandalizzata per “sfruttare” sole e vento e portare energia verso il continente è del tutto inverosimile… sarebbero istallazioni finalizzare coprire praticamente il fabbisogno dell’isola.

        • sì il grosso della produzione è per l’isola, solo le eccedenze temporanee sulle 24 ore, se e quando ci arriveremo ad averne, verranno scambiate tra regioni

          poi a dirla tutta c’è un fondo di verità, sull’avere in futuro buone eccedenze di energia di notte dall’eolico off-shore, prodotto al largo di Sicilia, Puglia, Sardegna, Lazio, Emilia, etc, da usare di notte anche per le altre regioni che ne sono prive

          e non ci sarebbe niente di male, a esagerare, a prevedere di “retribuire” le regioni che ospitano al largo gli impianti (anche se al largo non sono più acque regionali)

          l’eolico in un mix di rinnovabili è utile, produce di più in inverno e in particolare di mattina, sera, notte (di notte specialmente l’eolico marino off-shore, con buona regolarità), è complementare al fotovoltaico che produce di giorno e di più in estate

    • Se non erro verrà predisposto il Tyrrhenian Link con circa 970 km di lunghezza e 1000 MW di potenza. Progetto complessivo prevede due tratte: quella EST dalla Sicilia alla Campania e quella OVEST dalla Sicilia alla Sardegna.

  4. Ho visto pubblicata anche una mappa relativa alle aree idonee e non, dalla quale vedo che, al netto dei parchi marini di Maddalena, Asinara ecc, gli impianti OFF shore sarebbero possibili.
    Questa è una cosa che non ho mai capito bene, ma se non sbaglio tutto quello che è fuori dalle 6 o 12 miglia (anche qui non mai capito quale sia il limite corretto) non è di competenza delle regioni, quindi non capisco tutte le discussioni sui parchi a 20-25 Km dalla costa. Però magari mi sbaglio io, qualcuno ne sa di più?

    Certo che se così fosse, si rischia pure di rimanere cornuti e mazziati, almeno per gli impainti a terra i comuni prendereberro qualche soldo di tase e oneri, con l’OFF shore nisba…si forse qualcosa per le stazioni a terra ma poca roba immagino.

    • Ciao, dopo una riforma le acque nazionali sono state estese a 12 miglia nautiche,
      cioè 22,5 km, misurate dalle linee di costa “regolarizzate”,
      cioè l’estensione del confine in mare spesso sarà di più di 22,5 km dalla costa
      http://www.nonnodondolo.it/userfiles/image/37(1).gif

      come questa fascia sia spartita tra competenze di Regione e Stato non lo ricordo,
      però gli impianti off-shore saranno tutti oltre il confine dei 22,5 km,
      è condizione necessaria per partecipare alle aste governative;
      guardando i progetti, la maggior sono a 35-40 km dalle coste (anche se a Report hanno mentito, parlavano di 6 miglia), e alcuni anche a 60 km

      a 35 km, pare che anche una torre delle più grandi sia difficile da scorgere senza binocolo, l’occhio umano ha dei limiti di risoluzione, oltre all’umidità sulla linea dell’orizzonte marino; ed è un peccato, se fossero più vicini, a 22 km, almeno debolmente visibili, e avvicinabili in barca, forse sarebbero una attrazione turistica e paesaggistica, come dei guardiani moderni e antichi insieme, come menir, che accolgono chi arriva sull’isola dal mare

      la competenza sulle autorizzazioni è per forza nazionale, in sardegna al massimo farebbero ostruzione sul punto in cui il cavidotto arriva a terra (competenza Regione), mentre in Sicilia e in Puglia specie dell’off-shore cercano di accaparrarsi più progetti possibile, sono pagati molto bene, portano tante ricadute positive al territorio sia durante la costruzione che per la manutenzione

      ho letto che in Sardegna faranno una “tassa” regionale sulle rinnovabili (di terra), ci può stare se serve a superare la situazione negativa creata dal giornale Unione Sarda, però:

      — forse la avrei fatta Comunale (cosi gli abitanti di alcuni Comuni sarebbero stati ancora più motivati a proporre di ospitare impianti) e legata direttamente ai kwh prodotti, tipicamente si parla di devolvere ai comuni 0,3 cents al kwh (oltre agli affitti dei terreni e qualche regalo-opera concordato a parte)

      — in teoria andrebbe messa anche e a maggior argione sugli impianti non rinnovabili, le centrali che ora sono strapagate (prendono sia la tariffa per il kwh, che il premio nazionale del Capacity-market)

    • La critica riguarda il collegamento a terra e su questo si monta la panna delle fake news come la modifica delle rotte dei tonni o la strage di uccelli migratori – nel forum energetico citato nell’articolo e molto ricco di interventi hanno parlato esperti del tema che hanno ridimensionato il problema – o la distruzione delle praterie di posidonia.

      I ricercatori hanno dato le dimensioni del fenomeno e spiegato che i collegamenti a terra non distruggono un metro quadro di posidonia e che grazie ai maggiori controlli sulla pesca a strascico aumenta la biodiversità. Sugli uccelli e le rotte migratorie – sempre gli scienziati e non mio cugino – hanno detto che sono stati realizzati speciali dispositivi che permettono di inviare alert e attivare sistemi che permettono di evitare impatti negativi.

      E’ intervento anche il rappresentante della società – in Sardegna fondamentalmente sono previsti 4 parchi eolici off shore -del progetto al largo di Alghero spiegando le misure pensate per non creare danni all’ecosistema. E con 4 parchi eolici di quelle dimensioni si riesce a soddisfare una parte importante del fabbisogno dell’isola.

  5. @Massimo Degli Esposti
    Quindi, i suoi “amici sardi” sono persone per le quali si pone una “….questione di capacità imprenditoriale, accoglienza, flessibilità, immaginazione, lungimiranza, modernità”.
    I suoi “amici sardi” sono quelli intellettualmente “poveri”, quelli che sono in rimasti in Sardegna, ovvero il peggio del popolo sardo.
    Sono parole sue, dalle quali emerge uno strano concetto dell’amicizia.
    Ciò detto, in un dibattito intellettualmente onesto, mi aspetto che il mio interlocutore sappia ciò che scrive e si assuma la responsabilità dei contenuti che pubblica.
    Con lei, a quanto pare, siamo ben al di sotto di questo livello.
    Diciamo che è venuto fuori il suo IO razzista, che ha preso il sopravvento.
    Cristianamente, la assolvo dai suoi peccati.

    • Caso vuole che i miei amici sardi siano scappati dalla Sardegna. Impari a leggere quello che scrivo.

      • Il problema non è leggere, ma capire quello che si legge.
        Con il dilagante analfabetismo funzionale italiano è ancora più facile convincere gli stolti che in effetti far arricchire i pochi possessori di impianti a GAS e Carbone sia un vantaggio per tutti i sardi.

        Fino a quando non ci sarà un’accisa in bolletta per questo tipo di energia elettrica, ovvero più inquini e più paghi, non cambierà nulla.

  6. Spero che sappiano quello che fanno.
    Come lo spero da anni per altre regioni Italiane a cui tengo, vedi Sicilia, dove quasi 50 anni fa vedevo da piccolo in estate le autobotti portare l’acqua ed oggi.. be’ e’ esattamente lo stesso.

    • Oggi se volessero con le FER, i dessalatori (tipo Israele) e aggiustando gli acquedotti il problema non lo avrebbero. Bisogna capire però se la politica voglia veramente risolvere il problema oppure mantenere lo status quo per i soliti beneficiari del business.

  7. @Massimo Degli Esposti
    Com’è buono lei, Degli Esposti!
    E come è acuta e profonda la sua analisi sociologica del popolo sardo!
    Devo riconoscere che, in quelle 2 o 3 volte (FORSE) che lei avrà visto la Sardegna dai villaggi Alpitour, ha imparato davvero tanto.
    Peccato solo per quella vena vagamente RAZZISTA del post.
    Forse era meglio solo vergognarsi e basta del suo commento.

    • Si vergogni lei, razziata accattone, che parla di “popolo sardo”. Io parlo di popolo italiano, ivi compresi gli stranieri che qui hanno trovato casa, lavoro, amicizia e accoglienza. E di decine di amici sardi, ottime persone costrette ad emigrare da una terra senza futuro grazie a quelli come lei.

    • Questione di capacità imprenditoriale, accoglienza, flessibilità, immaginazione, lungimiranza, modernità. Potrei continuare ma non voglio infierire. Forse l’eccesso di emigrazione ha impoverito la Sardegna del meglio del suo popolo.

  8. @Roberto Pallaoro
    E lei, con 60.000 morti in casa, si preoccupa delle aree idonee alle rinnovabili in Sardegna?!?!
    Perché non si impegna a trovarli a casa sua 1000/2000 ettari di terra da “addobbare” con pannelli fotovoltaici e torri eoliche?
    No, eh? Poi il tutto rovinerebbe il panorama che si gode dalla sua villetta, vero?
    Meglio la Sardegna.
    Meglio definire “troglodita” o populista la gente sarda che, ancora una volta, dovrebbe calarsi le braghe davanti al nuovo che avanza e farsi ricolonizzare.
    Se ne vada in Svizzera a fare compagnia alle signore che conosce e non si permetta più di impartire lezioni di vita a chicchessia.

  9. E con questo la Sardegna si condanna a campare di pastorizia e basta ….

    (anche il turismo.. coi porti e gli aeroporti ed i villaggi turistici & hotel necessitano di energia a prezzi bassi, altrimenti la Sardegna diventerà un isola per pochissimi ricchi, serviti da tantissimi poveri lavoratori locali…. come nei villaggi turistici in Africa).

    Forse la regione Sardegna sotto sotto si vuol candidare a deposito nazionale di scorie ed ospitare una bella centrale nucleare visto che il territorio non è sismico ?

  10. Questo è ciò che succede ad assecondare sempre e comunque la presunta volontà popolare. Il popolo ha sempre ragione? Anche su temi di cui forse non può comprendere l’importanza e il ruolo strategico?

    • Questo è ciò che succede a manipolare la volontà popolare con campagne disinformative e antiscientifiche infarcite di odio e di falsità messe in piedi da pochi potenti soggetti per biechi e ciechi interessi economici.

      • I pochi soggetti hanno nome e cognome. Mauro Pili e Sergio Zuncheddu, rispettivamente caporedattore e azionista di maggioranza dell’Unione Sarda, che da qualche anno porta avanti una campagna mediatica contro le rinnovabili e a favore di un ipotetico metanodotto. Poi se c’è qualcun altro dietro non posso saperlo.

        • sono uno un grande costruttore-immobiliarista e l’altro un politico ex forza italia e manager

          chissà forse puntano sia a guadagnare popolarità personale, che a rovesciare la giunta attuale facendo leva sul tema rinnovabili,
          leggevo che già in passato il potente di turno si comprava l’Unione Sarda e la usava per le fare le sue campagne di influenza

          senza fare elogi alla giunta attuale, un po’ cerchiobottista, immagino che se tornasse la giunta precedente sarebbe peggio, più malleabile a fare altre colate di cemento dell’immobiliarista (alberghi, ville, centri commerciali, per l’immobiliarista); il politico poi spera anche di partecipare alla costruzione di nuove reti e affari per il metano,
          se cerchi in rete vedi che è 15-20 anni che ci prova, aveva anche già costituito le aiende partecipate per fare i lavori, e finora gli è andata buca, ora si è ringalluzzito dal governo nazionale attuale, ma la stessa Snam aveva ammesso che fare nuovi metanodotti lì non avrebbe senso economico o strategico (e ci sarebbe da sventrare una fascia di 400-600 km), e per superare le valutazioni VIA hanno diviso il progetto dei metanodotti in una ventina di sottoprogetti di tratte più brevi ( pratica ingannevole vietata e mi pare oggetto di indagine europea)

          mettiamoci anche i social media manager (affittati dall’industria petrol-nuculare e/o dai lotro amici i partiti politici sovranisti) che già fanno campagne sui media contro le rinnovabili, gli fa gioco far credere che la situazione in Sardegna sia tipica, invece in altre regioni deò Sud le installazioni sono ben vulute e cercate

          una puntata di Presa-diretta recente accennava che i partiti aggressivi (estrema destra) in est germania, per “rinsaldarsi” e “rendersi visibili”, lottando contro “qualcosa”, in mancanza degli estinti “partiti comunisti”, usano come “nemico giurato” gli immigrati e “le pompe di calore”.. non è una battuta, strambo ma vero..

  11. Applausi alla Todde.
    Con lei, i sardi hanno finalmente preso in mano i loro destini e, in base al sacro principio dell’autodeterminazione dei popoli, si sono fermamente opposti a diventare nuovamente terra di conquista per altri speculatori che, stavolta vestiti di verde, erano pronti a fare lo stesso scempio del territorio che si è visto in passato con le centrali a carbone e le raffinerie.
    Replico in anticipo a taluni commenti già apparsi in questo forum sull’argomento, consigliando ai soliti snob di andarsene in vacanza in Puglia (ad ammirare le centinaia di ettari del Tavoliere paesaggisticamente SVENTRATI dall’agrivoltaico) o in Toscana, a visitare le colline a suo tempo dipinte dagli artisti del Rinascimento completamente DEVASTATE dalle torri eoliche.
    Qui in Sardegna, comunque, la vostra presenza non ci mancherà.
    Per lei invece, caro Nieddu, visto il solito tenore dei suoi sermoni, consiglio solo l’espatrio in Norvegia.

    • Caro Abate- se così si chiama – mi sa che non ha capito niente. Tutte queste torri in Toscana? Guardi le sei regioni + eoliche d’Italia ovvero la classifica per potenza eolica installata al 31/12/2023: Puglia, Sicilia, Campania, Basilicata, Sardegna, Calabria che insieme si spartiscono oltre il 90% dell’installato. Poi segue il piccolo Molise e l’Abruzzo e solo dopo la Toscana con numeri insignificanti rispetto alle prime regioni

    • Rispetto la sua opinione, ma come prevede la politica sarda di garantire l’energia elettrica da qui al 2050 senza ricorrere alle fonti fossili se non avete aree dove mettere gli impianti? Non credo che possiate riconvertire le attuali aree dedicate alle raffinerie e centrali a carbone se prima non vi garantirete una certa quantità di FER installate in altre aree. Comunque in bocca al lupo con la transizione energetica.

    • caro Abate … io ci son passato attraverso almeno due volte tra i parchi eolici sulle colline toscane da lei citate, ed ho scoperto che tra quei boschi punteggiati di alte pale eoliche insistono pure vari agriturismo e B&B ben frequentati da turisti europei, per nulla atterriti dalla presenza delle torri e sempre sorridenti quando li incrocio sulle loro auto e bici (elettriche ! ).

      personalmente non sono favorevole a piazzare ovunque parchi fotovoltaici o torri eoliche di 180 metri… ma ovviamente è anche impossibile che nessuna zona sia idonea quando poi si lascia alla speculazione edilizia la cementificazione (irreversibile e dannosa per tutto l’ecosistema e la sicurezza idraulica ! ) con la scusa di aree artigianali/industriali/complessi turistici etc.

      Le varie “servitù militari” coi poligoni non hanno avuto la stessa resistenza da parte del popolo sardo… eppure quei terreni inaccessibili sono stati pesantemente contaminati da decenni di esercitazioni militari; gli attracchi delle navi militari han causato disastri sui fondali. La raffineria di Sarroch (SARAS) ceduta dai Moratti ad un venture capital svizzero olandese (VITOL) pensa che tutelerà veramente l’interesse dei 1500ca dipendenti, dei cittadini attorno ?
      Appena i consumi di idrocarburi scenderanno sotto la soglia di guadagno prevista verrà dismessa e resterà un deserto inquinato…. a meno che l’isola non voglia perdere la propria unicità e biodiversità riconvertendo poi tutti i terreni agricoli a semi oleosi per farci una “bella” bio-raffineria …. di cui ancora sono ignoti gli impatti e la reale efficacia in termini di riduzione inquinanti (diretti e indiretti con l’uso di quei prodotti).

    • Sono un radical chic della pianura padana che si bea di un appartamento in Sardegna, appassionato di vela e di meteorologia che per sua conoscenza è una disciplina differente dalla climatologia. Abituato, ma non sconfitto, dall’inquinamento della pianura padana e dai suoi 60000 morti premature, mi aspettavo che con le mille risorse dalla Sardegna questa sarebbe uscita per prima dalla dannazione del fossile. Purtroppo vedo la ritrosia dei sardi a cambiare e sostenere ciò che più gli converrebbe economicamente ed ambientalmente. Credo che il populismo sia una dannazione per la nazione e che il principio di autorità non esercità più nessuna funzione, soprattutto quella scientifica e vale per tutti i populismi che non hanno visione, ma solo bieco conservatorismo, richiamando la tutela ambientale, la Sardegna è piena di mostri edilizi abbandonati che non riesce a demolire e si lamenta di mulini a vento che stanno popolando l’Europa, ma non si lamenta dell’uso del carbone che provoca dolore e lutti. Prima il populismo andrà a sbattere il muso contro la propria retorica e prima sarà e per favore non chiamate il populismo come forma alta di democrazia. Guardate la Svizzera dove alcune signore hanno reclamato il loro diritto alla salute contro l’uso del fossile e imparerete una lezione.

    • Non c’è bisogno del suo invito: in Puglia e Toscana di turisti ne arrivano già molti più che in Sardegna. Sarà questione di “popoli”?

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