La Sardegna brucia, ma il bersaglio sono le rinnovabili

eolico

Gli incendi tornano a devastare la Sardegna, e con loro divampa anche la polemica: nel mirino finiscono, impropriamente, gli impianti di energia rinnovabile. Una campagna sui social che persiste nel demonizzare l’energia pulita. Silenzio invece su centrali a carbone, energia dagli scarti del petrolio e i progetti di metanodotto. 

La Sardegna brucia, ma il bersaglio sono i parchi eolici e fotovoltaici

Nei giorni scorsi, le immagini delle fiamme a Punta Molentis, a Villasimius, nel Sud dell’isola, sono diventate virali. Il rogo ha distrutto diverse auto parcheggiate dai bagnanti, fortunatamente senza causare vittime. L’incendio è stato accertato come doloso, e due persone del posto sono state arrestate. Il movente? Gli inquirenti parlano di una vendetta.

C’è chi lega gli incendi agli impianti eolici e fotovoltaici

Le fiamme, purtroppo, non sono una novità: da decenni colpiscono l’isola con regolarità. Eppure, per molti, il problema sembrano essere i parchi eolici e fotovoltaici, tanto da arrivare a proporre misure paradossali come il divieto di installare impianti nei terreni bruciati.  Eppure sono stati i siti delle rinnovabili a essere stati presi di mira dai piromani.

Sardegna: a fuoco migliaia di pannelli. E siamo a tre attentati

Una proposta assurda, soprattutto considerando che proprio i siti di energia rinnovabile consentono un monitoraggio ambientale più puntuale e continuo. Mentre si alimenta la polemica, crescono le soluzioni tecnologiche per prevenire e mitigare il fenomeno: tra queste, l’uso dei droni per la sorveglianza e l’intervento tempestivo.

Intanto sui social si legge di tutto: «State distruggendo la Sardegna, gli alberi, la macchia mediterranea, uccelli, api ecc. per 4 denari…».  «Chi ci guadagna dagli incendi? Non i pastori, ai quali i pascoli verranno vincolati per legge per 10 anni. Ma se ai pastori vengono vincolati i pascoli, che se ne fanno dei terreni? Arriva il solito cialtrone dell’eolico, offre due soldi e via».

Incendi ed eolico? Anev smentisce: “Le turbine non ostacolano i soccorsi”

Il tema non si ferma ai social, l’anno scorso i deputati Cinquestelle Fenu, Fontana, Morfino e Costa hanno presentato alla Camera un disegno di legge che permetterebbe alle Regioni, nei loro piani di prevenzione incendi, di vietare l’installazione di pale eoliche nelle zone a rischio.

La proposta di legge (clicca qui) si basa su un documento della direzione generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione Sardegna dove si sostiene che  «la presenza degli aerogeneratori costituirebbe un ulteriore e problematico ostacolo alla navigazione dei mezzi aerei ad ala fissa nei corridoi di approccio alle fiamme».

agrivoltaico
Pecore al pascolo e a prendere l’ombra sotto i pannelli

E’ vera questa connessione? Da Anev pensano il contrario e a suo tempo hanno risposto al progetto: «Le aree in questione sono sottoposte ad una meticolosa videosorveglianza, attiva 24 ore su 24, sia da parte degli operatori che dei produttori, che consente di prevenire qualsivoglia problematica».

«Gli aerogeneratori non determinano, né tantomeno facilitano, l’insorgenza di incendi boschivi – sottolineano da Anev -, così come non ostacolano l’arrivo dei mezzi di soccorso, essendo le turbine eoliche più basse rispetto all’altezza di volo dei Canadair. Per i soccorsi da terra, il raggiungimento delle aree interessate è facilitato dalle strade predisposte al passaggio dei mezzi necessari all’installazione e manutenzione degli impianti».

La nuova frontiera antincendio vola con i droni anche a propulsione solare

La Regione Sardegna ha risposto al tema con un nuovo concorso pubblico per la selezione di agenti del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale. Si punta ad una graduatoria di 600 idonei. Bene ma oggi la lotta contro gli incendi oltre che sugli uomini deve fare affidamento sulla tecnologia.  In particolare i droni, sempre più adottati per mitigare gli incendi.

Le ultime novità in questo settore saranno presentate a “REAS 2025”, ventiquattresima edizione del Salone internazionale dell’Emergenza, che si svolgerà dal 3 al 5 ottobre presso il Centro Fiera Montichiari (Brescia).

droni
Sempre più droni nelle attività antincendio

Il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco utilizza vari modelli di droni negli interventi contro le fiamme in tutta Italia. I Carabinieri Forestali di Taranto stanno invece impiegando un drone con termocamera, reso disponibile grazie ad un protocollo siglato con la Regione Puglia. Sempre in Puglia, sono ripartite le attività di monitoraggio degli incendi con droni nel Parco naturale regionale Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, affidate dalla protezione civile di Lecce ai circoli di volontari di Marittima e Corsano. In Abruzzo, Polizia Locale di Avezzano ha attivato un servizio di sorveglianza aerea con un drone dotato di telecamera termica, destinato non solo al pronto intervento ma anche alla prevenzione.

Torniamo all’isola dove non ci si limita ad assumere nuovi professionisti. In Sardegna, è stato sviluppato un nuovo drone multirotore dotato di sistemi autonomi di intelligenza artificiale, mentre in Sicilia opera invece con successo un innovativo drone ad ala fissa e a propulsione solare, che consente di monitorare ampie aree di territorio per molte ore senza dover ricaricare le batterie.

Il salone “REAS” è organizzato dal Centro Fiera Montichiari in partnership con la Hannover Fairs International GmbH e con “Interschutz”, la fiera specializzata leader a livello mondiale che si svolge ogni 4 anni ed è in programma dall’1 al 6 giugno 2026 a Hannover (Germania). Per saperne di più clicca su link.

LEGGI: La transizione energetica è un buon affare, solo la politica non lo capisce

 

 

Visualizza commenti (16)
  1. franco zappa

    lasciare al proprio destino chi non vuole capire o chi ha enormi interessi finanziari . alla fine quando tutta l’italia sara green ( lo dico ma non ci credo troppo causa politicanti ignoranti anch’essi con le mani in pasta , forse ricredendosi chiederanno energia pulita anche loro . per il momento perche’ dannarsi ?

  2. Certo che questa storia che chi non la pensa come “quelli di Vaielettrico” sarebbe un retrogrado ignorante è preoccupante. Stareste mica studiando da dittatori? Se non vi aggradano le idee dei vostri compaesani potreste sempre cambiare nazione

  3. Da tutto il mondo hanno fiutato i grandi affari delle rinnovabili in Sardegna….altro che miniere d’oro. Delle srl con capitale minimo €10000 con sedi improbabili …scantinati, sottoscala, capannoni abbandonati, presentano progetti multiminionari, con contratti di affitto trentennali che in qualche caso superano i 14000 € all’anno per ha senza nessuna garanzia del rispetto del contratto, tanto tantomeno le bonifiche dei siti.
    Nessuno è contrario alle rinnovabili a determinate condizioni e tal proposito la RAS ha stanziato 0,7 miliardi in incentivi per le comunità energetiche locali…insomma anche noi vorremo partecipare ai “grandi affari”

    1. Bhe, visto che l’aspettativa di vita in Sardegna è addirittura un po più alta che in Italia ( dove è già una delle più alte al mondo) i Sardi magari hanno trovato il modo di esportare queste sostanze altrove oppure hanno desiderio di vivere un po meno, stanchi di quello che vedono nel mondo, in qualunque caso le popolazioni sono libere in democrazia di decidere quel che credono , anche quando non coincide con i nostri desideri.
      Se qualcuno pensa che la democrazia non sia a strati ma solo al vertice , vi invito a valutare le vicende tav , tap, o anche la discussa legge sulla separazione delle carriere che avrà appendice referendaria.
      Tradotto , al netto di ciò che i vertici politici decidono ( europei o italiani) a livello locale , correttamente o no , le popolazioni hanno diritto di opporsi , a volte riuscendo a migliorare i provvedimenti, a volte uscendo sconfitti e a volte , minoritarie, uscendo vincitori.
      La Cina, da molti presa ad esempio , ma resta una dittatura , gli scorsi giorni ha imposto la fine del one- pedal poiché decretato come diseducativo nell’attenzione alla frenata, in moltissimi magnificano questo sistema, vi piacerebbe uno stato che vi impone la sua abolizione?

  4. Ma allora non avete capito!! In Sardegna non siamo contrari
    alle rinnicabili ma alla speculazione… La Sardegna da
    terra agricola ad industriale… Questo non lo vogliamo… La
    Sardegna è una perla, una terra
    invidiata da tutti, da tutelare ad
    ogni costo… .. È il governo cosa
    fa?? Ne autorizza la sua
    distruzione…Io voglio continuare
    a vedere boschi e paesaggi
    mozzafiato… Non distese di pale
    eoliche e pannelli fotovoltaici…
    Si alle rinnovabili ma solo aree
    idonee individuate dai
    Comuni….. È chiaro il
    concetto?????

    1. Buongiorno Kendric, oggi sardo e pure donna?

      i singoli progetti sono vagliati uno ad uno per anni da commissioni di tecnici secondo normativa; a seconda delle dimensioni degli impianti, viene coinvolto il Comune, se serve anche la Regione, e per impianti molto grandi anche le commisioni nazionali ai ministeri Mase e MiC

      la mappature del territorio in aree idonee dovrebbe servire solo a velocizzare una parte dei documenti di questi iter, iter che comunque rimangono, la decisione sta sempre alle commissioni (Comuni, Regioni, Stato).. se un progetto non rispetta le normative un Comune può opporsi;

      se un Comune forrebbe fare contenti quattro scappati di casa che blaterano su internet opponedosi, ma non può opporsi, significa che progetto è fatto bene.. giudicano i tecnici preposti e non i fan politicizzati a membro di segugio

      al momento i criteri autorizzativi sono fin troppo restrittivi, es. 7 km di distanza da qualsiasi cosa, per via dei recenti decreti meloniani e campagne disinfornative che sparano slogan a vanvera senza invece discutere nel merito

      i tribunali TAR e le commissioni europee hanno già marchiato questi recenti decreti come illeciti e da riscrivere ma il nostro governicchio indecente prima ai giornali ha ammesso che andavano riscritti, poi passato qualche tempo zitto zitto e vigliaccino vigliacchino ha fatto ricorso al ricorso per bloccare tutto

      mica li avrai votati anche tu? ….

  5. Ormai ho perso la fiducia dei miei conterranei. Sono per buona parte una massa di ignoranti capitanati da gruppi di interesse di vecchia epoca che non accetta il progresso. Risultato? Siamo primi per abbandono scolastico, ultimi nel test invalsi. Il 25% dei laureati lascia l’isola, 0.8 figli per donna, disoccupazione ai minimi storici ma solo perché buona parte si arrangia con lavoro stagionale con redditi che sfiorano i 15000 annui. Terzo mondo. Nessuno che ha più voglia (me incluso, spero troppe energie e soldi per portare avanti iniziative sabotate da conterranei) di salvare questa barca

    1. Christian S.

      Ma quale carbone! Nelle due centrali bruciano scarti di raffinerie, il famigerato carbon coke, ricco di metalli pesanti. Più inquinante del carbone fossile.

    2. pensa che è parecchio che il carbone lo importano per nave.. è un giro kafkiano.. fino a pochi anni fa era carbone russo, ora non ricordo da dove lo fanno arrivare.. quando bruciato produce comunque Co2 e ceneri-scarti solidi che vengono smaltiti in aree del territorio adibite a discarica

      tra l’altro il carbone dalla navi lo scaricano al porto con tramoggie che ne lasciano cadere una parte in acqua “smaltando” il fondale dell’intera baia di polvere , ci sono già stati dei processi per questo

  6. Fra poco si arriverà a dire che le turbine sono pericolose perché in caso di incendio soffierebbero sul fuoco, e magari qualcuno dirà che è vero

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