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La riforma dei benzinai? Piace solo ai petrolieri

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La riforma dei benzinai? Piace solo ai petrolieri. E così il governo ha ritirato in tutta fretta un provvedimento che doveva mettere ordine nel settore.

Il ministro Adolfo Urso.

La riforma dei benzinai con la ritirata del governo per la furia dei gestori

Le organizzazione dei gestori degli impianti avevano minacciato la serrata di tutti gli impianti. Con manifestazioni contro quella che definiscono “la più incauta e peggior riforma da quando in questo paese sono cominciati i rifornimento ai veicoli“. Un testo che ci “distrugge“, affermano compatte Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercioper premiare le compagnie petrolifere“. Con una precarizzazione dei contratti tra queste e i gestori: avrebbero durata di 5 anni, ma potrebbero essere disdetti con 90 giorni di preavviso. Guarda caso, gioisce invece l’Unem, associazione delle aziende del settore petrolifero, secondo la quale il testo è invece “un passo importante per la razionalizzazione della rete“. Il ddl dovrebbe mirare, in generale, a qualificare i punti vendita, regolando i rapporti con le aziende petrolifere. E accompagnando la riconversione verso la mobilità verde.

La riforma dei benzinaiSi parla di colonnine di ricarica, ma c’è la scappatoia dei biocarburanti

E anche qui si sono rizzate le antenne. Per i nuovi impianti, dal primo gennaio 2025, sarebbe necessario prevedere la distribuzione di “almeno un altro vettore energetico alternativo ai combustibili fossili“. Come i biocombustibili o le colonnine elettriche, altrimenti non saranno rilasciate autorizzazioni o decadrebbero i permessi, in caso di gravi inadempienze. È l’ammissione dei biocombustibili a far felici i petrolieri, che vedono sancita la loro tesi di mettere sullo stesso piano questi prodotti con l’elettrico. Ma chi e come vigilerà affinchè la produzione avvenga in modo totalmente sostenibile? Come contentino per l’elettrico, la bozza prevede incentivi fino a 60 mila euro per coprire il 50% delle spese per le colonnine di ricarica. Oltre a un Fondo per la trasformazione della rete carburanti verso la mobilità elettrica, con una dote di 47 milioni di euro l’anno per  2025, 2026 e 2027. Ma pensate che basterà questo a convincere i petrolieri a desistere dai costosi biocarburanti?

  • Leggi anche: biocarburanti bocciati alla prova efficienza del prof. Nicola Armaroli
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5 COMMENTI

  1. Avere un’auto elettrica e andare a ricaricare al distributore, a meno che non sia in autostrada, è un controsenso.
    Il vantaggio dell’auto elettrica deve essere quello di non andare al distributore (dove peraltro se ora che il pieno di carburante si fa in 5 minuti si fanno le file, cosa succederebbe se per ricaricare bisognasse star fermi 15 minuti?) ma di immagazzinare energia mentre non si usa il veicolo, ai posteggi o nei garage. Se devo andare al distributore fuori casa, attendere che arrivi il mio turno (perché, come detto, si rischiano lunghe file) ricaricare magari al freddo e al gelo a mezzanotte e poi tornare a casa, col cavolo che uno compra un’auto elettrica.
    Il solo parlare di queste cose dimostra quanto delle bev non ha capito niente nessuno.

    • Perché quando trovi la colonnina sul marciapiede occupata ti piazzi in seconda fila con le 4 frecce? Se è occupata vai altrove …

      Ad ogni modo la logica dei distributori è quella di avere ricariche sempre più veloci (anche per assecondare le nuove tecnologie che consentono ricariche complete in 10 minuti), non certo le AC. Se vuoi le AC ci sono già tante colonnine pronte per ricaricare come piace a te.

  2. Occhio che i biocarburanti non sono costosi, quelli costosi sono gli efuel. I biocarburanti sono già in vendita e costano esattamente come il diesel, anzi qualche centesimo meno (è anche vero che con 1 litro di biocarburante si ha una percorrenza leggermente inferiore rispetto a 1 litro di diesel). Ad oggi in Italia che io sappia c’è solo l’HVO di Eni, già presente in diverse stazioni di rifornimento.

    Incentivi fino a 60 mila euro per coprire il 50% delle spese per le colonnine di ricarica a me sembrano ottimi incentivi. I prezzi delle colonnine HPC sono crollati (basta farsi un giro su Alibaba), le società che mirano a espandere le loro reti di ricarica adesso possono sfruttare lo sconto del 50% se piazzano le colonnine nei distributori di carburante anziché in mezzo al deserto, qualcuno più sveglio si attiverà anche per evitare di farsi fregare l’occasione dalla concorrenza …

  3. Il nostro governo dovrebbe legiferare per obbligare tutti i distributori ad installare almeno una HPC da 300 kWh in su con un calendario che ponga delle scadenze a partire dal 2026 al 2030. Senza dare incentivi e obbligando prima gli impianti più grandi e con volumi di vendita maggiori (ovvero in zone strategiche e più trafficate).
    Poi sarebbe anche da obbligare l’installazione dei pannelli fotovoltaici sopra le tettoie delle stazioni. Tanto questi costi sono ammortizzati a livello contabile e vanno a ridurre gli utili su cui di riflesso si pagano meno tasse.

  4. Con un metro quadrato di coltivazione a biocarburante in un anno fai 6-7 km.

    Con un metro quadrato di fotovoltaico hai energia per 6-700.

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