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La ricarica secondo UAU: prove tecniche di “terzo polo”

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ricarica Uau

Avevamo promesso di raccontarvi qualcosa in più sulla nuova rete di ricarica UAU nata dalla fusione di E-Shore, GASGAS ed EnerMia sotto l’egida del fondo di private equity IRR (Italian Renewable Resources) ed eccoci qui, a colloquio con i protagonisti: Cristian Pulitano e Alessandro Vigilanti. Saranno rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato di UAU. La loro missione è creare il “terzo polo” della ricarica in Italia.

Ovvero il “terzo incomodo” per il duopolio Enel X- Plenitude che oggi controlla il 70% delle stazioni di ricarica, dettando le regole (e i prezzi) del roaming a una pletora di reti minori o operatori ben piantati, come le principali multiutility, ma locali. Come? Intanto con i numeri e con un equilibrata distribuzione territoriale.

I numeri, spiegano Pulitano e Vigilanti, saranno presto significativi: le tre società portano in dote 1.000 punti di ricarica e un portafoglio di contratti già acquisiti per altri 4.000. Tra questi, 2.400 punti di ricarica in sei regioni del Sud per due lotti del bando Poste Italiane. E l’obiettivo al 2030 è raggiungere quota 10.000, diventando anche in termini quantitativi il terzo operatore italiano. Si vedrà poi strada facendo se aggregare al network qualche operatore minore con necessità di un supporto finanziario.

ricarica Uau
Cristian Pulitano

Pulitano: “Non vendiamo ne’ auto ne’ elettricità. Nella ricarica UAU è l’unica rete indipendente”

«Ma a differenza di tutti gli altri, che vedono la ricarica come corollario di altre attività principali  come la produzione e la vendita di energia o di automobili, Uau – precisa Pulitano – nasce come operatore indipendente, con l’ unica missione di vendere il servizio. Pensiamo di poterlo fare meglio degli altri, con un’offerta più competitiva per i clienti. Non avremmo investito tanti capitali sul progetto delle rete di ricarica UAU se non credessimo fortemente nello sviluppo della mobilità elettrica, un trend che non si può più fermare».

Vigilanti è convinto che non sia un’ impresa impossibile: «Punteremo sui destination charger, modulando la tipologia dell’infrastruttura sulla base della clientela. Già in GASGAS, per esempio, il focus è stato il turista, in due aree a forte vocazione come il Salento e il messinese in Sicilia. Poi pensiamo ai parcheggi gestiti, ai centri commerciali, alle grandi strutture di ospitalità, dove gli automobilisti si fermano per ore. A seconda dei tempi di sosta attesi in ciascuna di queste location, possiamo optare per ricariche lente, quick o anche fast. Ottimizzare l’investimento è condizione imprescindibile per offrire un servizio efficiente a prezzi accettabili per gli utenti». 

Per la prima tappa del progetto di ricarica UAU il fondo IRR ha stanziato 55 milioni di euro. Il 70% finanzierà la realizzazione dei progetti in portafoglio, quasi tutti destination charger con colonnine da 22 kW in corrente alternata. Il restante 30% andrà a stazioni urbane fast in corrente continua, transition charger extraurbani (senza escludere qualche impianto autostradale) ed eventualmente ad acquisizioni mirate.

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Alessandro Vigilanti

Vigilanti: “I nostri saranno prezzi giusti. Ma gli oneri tariffari non ci lasciano grandi margini”

In attesa di disporre di un’App proprietaria, tutte le colonnine del network di ricarica  UAU saranno gestite dalla piattaforma e dall’App E-shore, e in roaming sulle altre principali piattaforme.

Non c’è ancora un tariffario vero e proprio ma, assicura Vigilanti, «faremo il possibile per applicare prezzi giusti, competitivi sul mercato». Oggi, però, «non c’è una ricetta magica per abbatterli. Fra materia prima e oneri generali il costo di approvvigionamento è molto elevato. E non dipende da noi. I margini sono stretti. Dovremo lavorare con gli organismi di regolazione del mercato e con gli altri operatori per applicare tariffe agevolate più equilibrate che si ribaltino sull’utente».

Il resto dovrebbe farlo l’attesa crescita del mercato BEV e il conseguente miglioramento del fattore di utilizzo delle colonnine. «Ogni innovazione dirompente ha un elevato tasso di adozione nella fase iniziale – spiega Pulitano – seguita da una flessione e poi da una crescita più graduale ma costante. Non c’è motivo perchè l’auto elettrica faccia eccezione». 

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1 COMMENTO

  1. l’impostazione commerciale mi sembra molto razionale e porterà sicuramente ad un servizio ben realizzato in base alla tipologia di ricarica necessaria in ogni location scelta quindi sicuramente di soddisfazione per gli utenti.. nonostante i prezzi “italiani”.
    A proposito di prezzi, sta a tutti gli stakeholdes far le debite pressioni sugli organi di regolamentazione per ottenere un abbassamento dei costi (compensabili con una rapida espansione degli introiti per maggior uso degli impianti), in modo da raggiungere un livello “europeo”, tanto più che anche in Italia sta aumentando la quota F.E.R. e a breve non sarà più giustificabile un differenziale così penalizzante, a maggior ragione in un paese che si propone come meta turistica e sito industriale automotive.

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