La ricarica in condominio? E’ meglio se condivisa

ricarica condominio

Il 60% degli italiani vive palazzi e stabili plurifamiliari, ma pochi parcheggi, garage e autorimesse sono dotati di infrastrutture di ricarica in condominio. Una ricerca condotta da ChargeGuru realizzata su un campione di amministratori in rappresentanza di 3480 condomini, ha scoperto che l’80,9% di questi non dispone di alcuna infrastruttura comune per la ricarica delle auto elettriche. Pochi dispongono di caricatori privati e solo l’8,8% dei condomìni ne ha più di cinque.

Le cause? La complessità tecnica dell’installazione (35,3%) , spesso dovuto alla mancanza di potenza disponibile e di spazi, lo scarso interesse o diffidenza da parte della maggioranza dei condòmini (33,8%), il costo eccessivo (29,4%) . Il 22,1% degli amministratori cita poi la mancanza dell’accordo dell’assemblea sulla soluzione da adottare, il 19,1% è convinto che a mancare sia proprio una soluzione efficace per gestire le necessità (consumi e riparti).

Ma l’Italia non lo sa, dice ChargeGuru

ricarica condominio

Di conseguenza nei palazzi in cui esiste una soluzione di ricarica, la grande maggioranza (61,8%) ha optato per una wallbox privata collegata a un contatore privato . Decisamente meno scegono di affidarsi all’infrastruttura condominiale con predisposizione comune a wallbox private (11.8% dei casi) e alle wallbox private collegate a un contatore condominiale (8.8%).

Meno costi, meno burocrazia, più sicurezza

Tuttavia soluzioni strutturate e condivise presenterebbero molti vantaggi. Sia economici, sia tecnici, sia burocratici. Per esempio sarebbe molto più semplice rispettare le linee guida dei Vigili del Fuoco per la prevenzione incendi (CPI) a cui sono sottoposti il 65% dei condominii.

«Oggi la ricarica condominiale è fondamentale per rendere la mobilità elettrica davvero accessibile, ma il costo, la burocrazia e la mancanza di soluzioni condivise, oltre alle difficoltà tecniche, frenano l’evoluzione del mercato – commenta Diego Trabucchi, Managing Director Italy di ChargeGuru.

ChargeGuru si propone di risolverli offrendo soluzioni “chiavi in mano” capaci di ridurre gli oneri di gestione per l’amministratore e, al contempo, garantire sicurezza e conformità normativa. «Siamo convinti che la ricarica condominiale sia il vero motore della mobilità elettrica – aggiunge Trabucchi -, perché rende possibile e comodo ricaricare il proprio veicolo a casa. Il nostro obiettivo è abbattere le barriere di accesso, sia economiche che informative, così da favorire la crescente domanda di soluzioni sostenibili”.

Eppure quasi la metà degli amministratori di condominio interpellati (il 48.5%) dichiara di aver ricevuto nell’ultimo anno tra le 2 e le 10 richieste da parte dei condòmini interessati all’installazione di un sistema di ricarica, mentre il 16.2% ha ricevuto anche più di 10 richieste . Il 37,3% del campione è convinto che l’installazione di sistema di ricarica incida in modo significativo sul valore dell’immobile.

E  Francesco Naso , Segretario Generale di Motus-E , l’associazione italiana dei principali operatori industriali dei settori automotive e dell’energia ricorda quello che anche Vaielettrico sostiene da anni: «La ricarica domestica rappresenta un fattore abilitante di particolare rilievo per la diffusione della mobilità elettrica». Garantendo agli automobilisti di «beneficiare appieno di tutti i vantaggi di questa grande transizione tecnologica».

  • LEGGI anche “Ricarica in condominio/ la soluzione Zeplug ai raggi x” e guarda il VIDEO qui sotto

 

Visualizza commenti (19)
  1. Abito in un condominio di 15 famiglie che è stato oggetto di intervento con 110. Sono stati installati pannelli solari con batteria di accumulo aventi 18 kw di potenza e 2 Wall box. Per questo già 2 condomini, oltre me, hanno acquistato l’auto elettrica, rifondiamo al condominio 20 cent. a kW che poi verranno divisi per millesimi di proprietà insieme agli introiti del GSE. Le Wall box condominiali contribuiranno allo sviluppo dell’ auto elettrica insieme allo sviluppo della ricarica wireless in corsie dedicate.

  2. Al di là di quanto scritto nei commenti precedenti secondo me il problema è anche pratico. Se io voglio o devo caricare l’auto perché il giorno dopo devo fare 200 o 300km non posso arrivare alla sera e scoprire che lo stallo è occupato da un altro condomino. Preferisco al 100% avere la mia ricarica, anche più lenta, in box.
    Già ora con 3 elettriche e 2 box la chat di famiglia è tutta un discutere di quale auto ricaricare, “a me serve una con 100km di autonomia”, “lascio la C-zero con 50km parcheggiata fuori”…
    La ricarica condominiale non fa per me.

    1. In realtà qui si parlava di un sistema dove le wallbox dei singoli condomini dipendono da un unico contatore condominiale.

      Detto questo, la ringrazio sinceramente perché lei conferma quello che io vado sostenendo da sempre. E cioè che la cosiddetta “colonnina condominiale” è un magnifico sistema per partorire cause civili tra condomini.
      Quindi, a meno che veramente non si possa fare altrimenti, è sempre sostanzialmente una pessima idea.

        1. Beh, con due colonnine se gli utilizzatori fossero quattro potrebbe anche darsi che non vengano fuori grosse discussioni.
          Ma tenendo conto della testa del condòmino medio, non posso assolutamente assicurartelo. 😂

        2. Potrebbe andar bene fino a quando ci fossero 4 o 6 auto elettriche ma al crescere del numero d’auto si ritornerebbe a quanto sopra. Bisognerebbe avere delle statistiche per calcolare il numero di ricariche necessarie in funzione del numero delle auto elettriche.

      1. Per me l’unico approccio che ha senso è una soluzione in cui ogni posto auto ha una colonnina dedicata, può andare anche bene il collegamento ad un contatore unico con contabilizzazione dedicata se garantisce almeno 3kW ad ogni colonnina.

        Fare lavori condominiali però può anche voler dire che si paga una sola volta per fare i cablaggi privati in tutti i posti auto contemporaneamente, collegati ai contatori privati. In questo modo si risparmia parecchio in quanto il lavoro e la progettazione è unica, rispetto a dover fare magari 10/15 impianti in tempi diversi.

        Quest’anno farò fare il mio impianto privato, l’amministratore per fortuna è aggiornato e aspetterà solo la certifica, ma sarò il primo del palazzo..

        1. -In questo modo si risparmia parecchio-

          Ecco: sa che anche quello è un po’ tutto da dimostrare?
          Non che in linea di massima non possa essere vero, ma dopo aver visto un po’ di prezzi e un po’ di preventivi tecnici mi spiace dover dire che non è proprio così “sempre vero”.

          1. L’approccio è quello più vecchio del mondo, lavoro grosso = ottimizzazione dei tempi e dei costi.
            Fare un impianto senza wallbox mi costa (immaginiamo) 1000€ tra lavoro, cavi, progetto e materiali. Se ne richiedo contemporaneamente 20 per tutto il nostro garage, da 20000€ mi aspetto di arrivare almeno a 18000€ nonché anche molta più attenzione da parte delle ditte che per un singolo impianto non si “sporcano le mani”.

            Io non sono elettricista, però le canalizzazioni possono essere condivise per mediamente il 40-50% del percorso, il buco per passare la parete è unico (anche se più grosso), passare 1/2/3 cavi nella canaletta è lo stesso tempo, fare un progetto per 20 impianti richiede meno tempo di farne 20 separati.

            Alla fine risparmiare 200€ per me è parecchio, il 20%.. Poi magari mi sbaglio, non lo saprò mai visto che alla fine nel mio garage mi sono mosso per fare solo il mio impianto personale.

          2. Guardi, a buon senso lei ha perfettamente ragione.

            Il problema è che quando si passa a un impianto centralizzato, e di conseguenza per ovvi motivi si deve pensare di installare una potenza al contatore relativamente elevata, con tanto di contabilizzazione dedicata dei consumi i vari ed eventuali suddivisioni dei carichi da calcolare nel migliore dei modi… senza voler contare anche il capitolo “varie ed eventuali” si entra in un altro tipo di gioco e per fargliela molto breve, come ho detto sopra, mi è capitato di vedere dei preventivi dove il costo per ogni singola unità abitativa era pressoché uguale (se non a volte addirittura superiore) a quello che si doveva sostenere per tirare una linea dedicata dal contatore di ognuno fino al box privato di ognuno.

            Quindi si torna a bomba: sulla carta è vero che anche da un punto di vista economico una soluzione centralizzata potrebbe e dovrebbe essere più conveniente. Poi nel mondo reale non è sempre vero.

  3. Pensi che a me un “big” aveva detto addirittura che non serviva il progetto dell ingegnere pur di vendermi la box e l installazione…

  4. Peccato che tale “soluzione” sia proposta da uno dei principali nomi a livello nazionale che dovrebbe essere informato e proporre davvero soluzioni utili al mercato. L’infrastruttura condominiale non ha senso oltre ad essere irrealizzabile nella maggioranza dei casi per vincoli normativi (le linee vanno dimensionate con coefficiente 1, quindi un condominio con 50 wallbox dovrebbe dimensionare le linee per minimo 150KW). Io lotto tutti i giorni per fare capire ciò e per proporre soluzioni che davvero aiutino condominio e condomino, ma se poi arrivano loro e raccontano la storiella dove vogliamo andare?

    1. Di base concordo sul fatto che sia una soluzione molto più limitante di quello che dovrebbe apparire sulla carta.
      Da tempo avrei voluto mettermi a scrivere qualcosa a questo soggetto, raggiungendo ovviamente da quelle che sono le mie personalissime esperienze sulla materia, legato al fatto che per lavoro mi occupo di gestioni immobiliari. So per certo che ne sarebbe venuto fuori qualcosa di piuttosto lungo, e purtroppo nell’ultimo anno non ho avuto né il tempo nè la salute.

      Stringendo all’estremo e senza portare ulteriori dati, il problema su cui ruota la questione dal punto di vista dell’utilizzatore finale o anche da quello di chi si propone di fare installare un servizio un minimo realistico è il seguente:

      Tu puoi anche mettere in piedi un bellissimo sistema di ricarica condominiale, pensato alla perfezione e in grado di contabilizzare tutto quanto al centesimo.

      Ma se poi l’Enel per motivi assolutamente aleatori, e senza peraltro necessità di doverli giustificare, decide che dove sei tu su una singola utenza non può darti più di 20/25/30 kilowatt senza che tu abbia a fare ulteriori lavori a quel punto molto costosi…

      A quel punto la differenza la fa il numero di box, perché con una potenza di cui sopra un conto è dover gestire 10 box, già con 20-30 box in un teorico domani dove tutti hanno la macchina elettrica la cosa potrebbero essere sufficiente.

      E in linea di massima non è il migliore dei viatici quello di andare a proporre in assemblea l’installazione di qualcosa che già a tutti non interessa e che già si sa che potenzialmente nel giro di un po’ di anni potrebbe essere necessario metterci di nuovo le mani.

      Detto questo, chargeguru fa il suo lavoro e propone i suoi prodotti. Se non ricordo male personalmente li avevo trovati piuttosto cari, ma al di là di questo ovviamente non ho nulla da dire visto che non li conosco.

      1. Direi che e’ fondamentalmente un problema di regole perche’, nei paesi dove la transizione e’ in uno stato avanzato, come quello dove risiedo, la soluzione per i parcheggi condominiali (anche all’aperto) e’ assolutamente quella di una rete condivisa con punto di ricarica “personale” per ciascun condomino. Nel mio caso ci sono 38 punti di ricarica su 60 parcheggi totali e ciascuno carica quando meglio crede. Probabilmente in Italia e’ un po’ piu’ complesso avere a disposizione una potenza simile (dal 2019 ad oggi non ho mai rilevato casi in cui la potenza sia scesa sotto i 6 kW), ma probabilmente ci si potrebbe accontentare anche di molto meno.

          1. Più che un altro mondo, è il mondo di domani. Se ci si vuole arrivare bisogna semplificare le regole ed agevolare chi ha un posto auto a dotarsi di un punto di ricarica proprio. Sperare di risolvere tutto con le ricariche pubbliche è un’illusione.

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