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La ricarica “democratica” in strada: nei lampioni si può fare

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Lampioni intelligenti anche a Berlino
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Il nostro Paolo Mariano ha lanciato la sua idea: una rete di ricarica “democratica” in ogni posto auto (o quasi) anche nei centri storici e nelle zone residenziali più datate, dove gli edifici non dispongono di garages e box auto. Ma dove le auto sostano inutilizzate per la gran parte della loro “vita”.  L’idea di Paolo, in sostanza, è portare l’esperienza della ricarica domestica nelle strade, fuori dalle aree private e dai cortili delle villette. Nei lampioni, per esempio. Proviamo allora a fare due conti.

Come potrebbe funzionare ce lo spiega Demos Fuochi, imprenditore romagnolo che ha lavorato  una vita nel settore, realizzando impianti di illuminazione pubblica per decine di comuni. «Ogni strada di ogni città e di ogni paesino _ dice _ è raggiunta dalla rete di illuminazione pubblica. E’ una infrastruttura di proprietà comunale ampiamente sottoutilizzata. Resta inattiva per tutto il giorno e anche di notte sfrutta meno del 50% della sua capacità. Infatti fu progettata per alimentare lampade a bassa efficienza, estremamente energivore. Oggi sono state quasi tutte sostituite con luci a led che consumano meno della metà. C’è capacità disponibile, insomma, per centinaia di migliaia di caricatori».

Il brevetto AZeco: cercasi wallbox su misura

Fuochi sa tutto delle reti interrate, dei quadri elettrici di controllo e dei lampioni che alimentano. E proprio lì, nei lampioni, la sua start up AZeco vuole collocare le prese per la ricarica (ne scrivemmo due anni fa, quando era solo un’idea).  Ora AZeco ha  progettato tutto quello che serve a monte della presa per abilitare la rete comunale di illuminazione già esistente alla ricarica delle batterie auto. E ha brevettato i suoi primi dispositivi, L-S Prime . Cerca adesso un partner specializzato nella produzione di wallbox per completare il suo sistema di ricarica democratica con un dispositivo dedicato.

ricarica democratica

La wallbox da lampione dovrà essere a prova di vandalismo e intemperie. Dovrà permettere l’identificazione dell’automobilista. Dovrà contabilizzare l’energia prelevata per consentire ai Comuni una forma di ricavo; per esempio dando in concessione onerosa a un operatore delle ricarica l’utilizzo dell’infrastruttura e la gestione del servizio . Dovrà infine essere “intelligente” per modulare la potenza erogata in base alla capacità disponibile.

La rete c’è già, ma consuma troppo

Fuochi fa questo esempio. Supponendo che un quadro elettrico da 30 kW sia stato progettato per alimentare 30 lampioni tradizionali; durante il giorno, quando è inutilizzato, potrà ricaricare  10 auto a 3 kW, o 4 a 7 kW. Ma anche di notte, con gli attuali sistemi di illuminazione più evoluti come lampade a led e  luminosità a regolazione adattiva, avrà potenza in eccesso fra il 60 e l’80%, quindi sufficiente per ricaricare le stesse 10 auto a 1,5 kW o le stesse 4 a 3,7 kW. Ma ci sono ulteriori margini se le migliori tecnologie fossero adottate da tutte le amministrazioni pubbliche.

Oggi si calcola che dieci milioni di lampioni di proprietà degli oltre 8 mila Comuni italiani consumino 6,5 Terawattora (TWh) all’anno (contro 0,375 TWh  dell’intero parco auto elettrico italiano attuale), per un costo a carico della comunità di 1,7 miliardi. Sono 100 kWh all’anno pro capite, con un costo di 28,7 euro. La media di consumo europea è invece di circa 51 kWh pro capite, con un costo record in Germania di soli 5,8 euro a testa.

Tanti TWh in cerca d’autore

Proviamo allora a calcolare quante auto si potrebbero alimentare in strada dai lampioni, sfruttando al meglio le potenzialità della rete esistente. Supponiamo che l’efficienza fosse  allineata a quella europea e che quindi di quei 6,5 TWh attualmente impiegati se ne potessero recuperare la metà: 3,25. A questi andrebbero aggiunti i 6,5 TWh potenzialmente erogabili nelle 12 ore di luce, quando i lampioni sono spenti. Ovviamente non equamente distribuiti in tutti i mesi dell’anno: molte meno ore d’inverno, molte di più d’estate.  Il totale fa comunque 9,75 TWh. Che è più della metà del fabbisogno elettrico annuo (18,75 TWh) di un parco auto BEV di 10 milioni di unità.

fonte: http://dawinci.istat.it/MD/download/edifici_abitazione2004.pdf

Oltre 3 milioni di auto lasciate in strada

Quante sarebbero, fra queste, le auto lasciate in strada? L’ultimo censimento nazionale ISTAT (2001) ha quantificato in 14 milioni 753 mila 765 le abitazioni dotate di garage o posto auto privato. Cioè il 68,1% del totale. In teoria, quindi, su 10 milioni di auto elettriche, 6 milioni 810 mila si potrebbero ricaricare in spazi riservati, e 3 milioni 290 mila solo in strada. Da lampioni attrezzati o da colonnine pubbliche.

LEGGI ANCHE: L’idea di Seattle: colonnine on demand davanti a casa

Quanto costerebbe la nostra rete di lampioni con ricarica? Difficile dirlo. Ferrara sta rifacendo completamente il suo impianto con 27 mila nuovi pali; ha stanziato in tutto 26 milioni di euro. Ma nella maggior parte delle altre città si tratterebbe solo di fare un aggiornamento. E il  governo ha appena messo a disposizione dei Comuni italiani 550 milioni per l’efficientamento della pubblica illuminazione.

Solo un gioco, o forse no

Prendiamo questi calcoli come un puro esercizio di fanta pianificazione. Ma forse possono  darci un’idea della fattibilità della nostra ipotetica rete di ricarica democratica.

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18 COMMENTI

  1. Per me il problema maggiore sarebbe la generazione di potenza: un milione di lampioni con capacità di ricarica da 6kW sono 6GW di potenza da garantire (se non sbaglio il calcolo). Non sono pochi considerando che il fabbisogno medio oscilla tra 25GW (la notte) e 55GW (negli orari di punta). Un’estate furono raggiunti i 60GW in alcuni giorni e partì subito l’allarme.

    Non sarebbero quindi 6GW facilmente erogabili a qualsiasi ora. Sicuramente la notte.

    • Non credo che tutte le “wallbox stradali” debbano erogare corrente in contemporanea quindi direi che normalmente non dovrebbe esserci il rischio blackout.. L’articolo non dice se i lampioni “intelligenti” potranno adottare la tecnologia V2G ma se cosí fosse il rischio scenderebbe ulteriormente una volta che questa si diffonderá.

  2. È pur vero che molti lampioni sono posizionati in punti dove non è possibile parcheggiare un’auto… Se penso al mio comune faccio un po’ fatica ad individuarne di adeguati.

    • Ovviamente ogni Comune è un caso a sé.. Penso comunque che verranno presi in considerazione solo i lampioni con stallo/i di sosta davanti in modo da dover solo aggiornare la segnaletica verticale.

  3. Personalmente l’avevo proposto hai vari ministeri,ma non risponde mai nessuno alle e-mail,vi ricordo che abbiamo ben 11 milioni di pali in Italia e basta un pannello solare x accendere una lampadina e con3 panneli solari e una piccola elica possiamo garantire anche ricariche con energia rinnovabile. Non mancono gli inventori in Italia caro direttore mancono chi li ascolta e chi li finanza.

  4. Personalmente la farei più semplice.
    Erogazione fissa a 3,6 kWh (caricati mediamente 3 kWh).
    In 9/10 ore durante l’orario di lavoro si caricano 25/30 kWh.
    Mediamente basta ricaricare una volta ogni 3 giorni.
    Chi ha necessità maggiori usa le fast.
    Chi può caricare a casa le usa pochissimo o niente.
    Volere è potere, ma vogliono?

  5. L’idea non è nuova di anni ne sono passati ma come al solito la politica è assente, i comuni potrebbero avere un rientro economico e ovviamente meno inquinamento quindi un doppio beneficio, colonnine potrebbero andar bene anche da 4’5 a 6 kW max tanto il parcheggio serve a chi non ha box.

  6. Un idea che avevo proposto agli amministratori del mio comune quando presi il mio scooter elettrico.. nel 2012 se non ricordo male… Ma come si suol dire i politici non sono proprio il massimo di lungimiranza… A circa 10 anni di distanza il numero delle colonnine è ancora 0 (zero)😔
    Non oso pensare cosa succederà quest’estate quando arriveranno i primi turisti con auto elettriche….

      • Non conosco il comune di Vinicio, ma a trecate (20.000 abitanti) fino ad un mese fa ne esisteva una sola (di un supermercato).

        p.s.: avendo sul loro territorio un petrolchimico (vecchio, antieconomico ed altamente inquinante) non vogliono fare azioni che vadano a ledere l’ottimo rapporto che esiste tra tra loro ed l’azienda exxon ip.

        ri p.s.: parte della popolazione vede l’elettrico come fumo negli occhi e sostiene che in italia l’elettrico non passerà ed alla fine si andrà avanti con il petrolio, una delle battute più ricorrenti è “e dove sono ste auto elettriche, io qui non ne vedo”.

        • Errata corrige, ne hanno messa una nei pressi di un’autoriparatore di Mennekes (mai sentito), l’ho scoperto or ora.

  7. Questa è la strada (a mio avviso) da fare mettere dei punti di ricarica ovunque possibile come i lampioni per ricaricare la notte o quando l’auto è ferma avendo così sempre la batteria carica. Mettere colonnine da due prese a 22kW non è il massimo, wall box ovunque con carica massima a 6kW

    • /// Mettere colonnine da due prese a 22kW non è il massimo, wall box ovunque con carica massima a 6kW \\\ In effetti potrebbe essere la soluzione piú indicata nei tanti quartieri dove le auto vengono lasciate parcheggiate a lungo.. Immagino che in contesti come quello di Verona si possano permettere pdr urbani a 22 kW (https://www.vaielettrico.it/a-verona-ricarichi-gia-dai-pali-della-luce-a-22-kw/) perchè è piú facile avere energia da fonti rinnovabili (nel caso specifico, idroelettrico alpino) e molte delle auto in sosta non sono di residenti.

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