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Il vento del cambiamento? Noi alziamo muri, altri fanno mulini

odiatori

Sulla mobilità spira forte il vento del cambiamento. Ma il governo italiano non si rassegna: alza muri e vagheggia il ripescaggio in extremis dei biocarburanti fra le alimentazioni a “zero emissioni” ammesse anche dopo il phase-out del 2035 nei motori a combustrione interna. Con la chimera della “neutralità tecnologica” si spera insomma di sbarare il passo alla transizione elettrica. Lo ha detto esplicitamente il ministro dello Sviluppo Economico e del Made in Italy Adolfo Urso proprio ieri. Ma il cambiamento non si fermerà, ci scrive Franco Fellicò, il lettore-editorialista che già, con brillante intuizione, definiì i veicoli a e-fuels “locomotive a vapore con caldaia elettrica” 

HVOlution è il bio carburante sviluppato da Eni

                                               di Franco Fellicò

La resistenza al cambiamento è una nota caratteristica del nostro Paese e in occasione del passaggio alla mobilità elettrica è ovviamente subito riaffiorata.
Come è noto L’Italia e anche la Germania affiancate da Bulgaria e Polonia hanno bloccato il provvedimento inziale del Parlamento Europeo.
Alla fine si è dato via libera ai motori termici anche dopo il 2035 purchè non alimentati da
carburanti fossili ma solo da e-fuel; ma l’Italia (Salvini in particolare) insiste perché siano
ammessi anche i biocarburanti.

Un evidente freno all’elettrico

Insomma il freno all’elettrico sembra essere sempre più evidente e credo che chi lo sta
azionando debba assumersi la responsabilità di una serie di avvenimenti che a me sembra
ovvio si verificheranno.

C’è un vecchio proverbio cinese che dice: “Quando soffia il vento del cambiamento c’è chi erige muri e chi costruisce mulini a vento”. Quello che sta accadendo in Italia ad opera
principalmente di Salvini è l’erezione di muri per frenare un cambiamento epocale che
comunque ci sarà.
Io sono pronto a scommettere che nel 2035, indipendentemente dai muri eretti dai politici, saranno ben poche le fabbriche che continueranno a produrre motori termici; la maggior parte immetteranno sul mercato solo vetture elettriche ad un prezzo anche inferiore alle termiche e quei pochi testardi che acquisteranno ancora una termica (che dovrà rispettare le regole dell’euro 7 se non dell’euro 8 o 9) la dovranno pagare molto di più. Non solo: pagheranno anche il carburante molto più di quello attuale.

Saremo specialisti di una tecnologia scomparsa

Il vento del cambiamento quindi non si fermerà ed in più, per la stupidità di chi pensa di far sopravvivere i motori termici ad ogni costo, la professionalità sull’elettrico della maggior parte dei lavoratori del settore sarà scarsa, mentre abbonderanno tecnici capaci di manutenere i motori termici che tenderanno a scomparire.

La Cina da cui si pensa di difendersi diventerà quindi sempre più concorrenziale e le auto europee, almeno quelle termiche non le vorrà più nessuno. Con l’ovvia conseguenza che gli esperti di quei complessi motori non avranno più lavoro.

Questo è lo scenario verso cui andremo; cercheremo di tenere in vita delle conoscenze
tecniche ormai inutili e non ci accultureremo in tempo sulle nuove.

Le future generazioni pagheranno il conto

Msssimo De Manzoni

I contrari all’elettrico continuano a sbraitare ogni giorno. Il 2 aprile 2023 ho sentito ad
Agorà di Rai 3 Massimo De Manzoni, giornalista de “LaVerità”, affermare che in Italia si
produce molta componentistica per i COMPLESSI MOTORI TERMICI che occorre preservare in contrapposizione con LA SEMPLIFICAZIONE dei motori elettrici (quello che ho scritto in maiuscolo è stato proprio detto cos’ da De Manzoni).

Capite quindi che c’è chi dice che dobbiamo usare il complesso invece del semplice e questo soltanto per mantenere in essere tecnici che invece bisognerebbe riconvertire in tempo?

Siamo nelle mani di pazzi che pur di contrastare un cambiamento che è inarrestabile sono
pronti a tutto; e la prossima generazione ne pagherà le conseguenze.

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