Sulla carta la presa “blu” da 32 ampere parrebbe soluzione più economica e definitiva; in realtà ci sono dei limiti poichè la potenza contrattuale domestica quasi sempre limitata a 6 kW non permette di sfruttarla a fondo. Vediamo a grandi linee i perchè.
Di Alessandro D’Aiuto
Tempo fa abbiamo valutato i pro e i contro circa l’opportunità, fra le tante disponibili, di dotarsi a ben determinate condizioni di una presa interbloccata industriale da 16 ampere per provvedere alle normali necessità di ricarica domestica.
Ricapitolando brevemente la questione, si è ipotizzato che l’adozione di una presa “blu” industriale debitamente installata (associata ovviamente ad un “carichino” che nasce dotato di spina industriale come quello raffigurato qui accanto) possa rappresentare un valido compromesso fra costi e benefici qualora per varie motivazioni su cui non indaghiamo non si voglia procedere all’acquisto di una wallbox.
Partendo dalla precondizione appena esposta, la presa interbloccata da 32 ampere monofase associata ad un carichino di adeguata potenza, è la naturale evoluzione di questo discorso.
I vantaggi restano sulla carta, ecco perchè
Sulla carta la “sorella maggiore” promette tanto. E non poco mantiene. Ma in questo specifico caso si vengono a creare tutta una sorta di contingenze che ne limitano le possibilità.
Se infatti in teoria si può pensare di poter ricaricare ad una “potenza” (virgolette d’obbligo…) pari a 32A/7.4 kW, in realtà i limiti specifici che riscontriamo in Italia in materia di distribuzione in monofase diminuiscono di parecchio le potenzialità del mezzo creando “a cascata” tutta una serie di controindicazioni.
Presa “blu” da 32 ampere: i tre parametri “castranti”
Nello specifico dobbiamo infatti tenere in conto tre parametri “castranti” a) il limite pratico dei 6 kw monofase massimi che un’utenza domestica può ottenere in Italia; b) le più comuni suddivisioni nella “scala di potenza” dei più diffusi carichini da 32 apere; c) il fatto che, a prescindere, in casa ci si deve tenere un minimo di margine per far “vivere” l’abitazione.
Il primo punto è abbastanza noto: per quanto in teoria non vi siano limiti scritti in merito, e benchè si sappia di casi dove si è potuto ottenere anche 9 kW in monofase, nella stragrande maggioranza dei casi le forniture domestiche sono limitate ad un massimo di 6 kW. Al di sopra di quella soglia viene imposta l’adozione della corrente trifase.
Ottima cosa di per sè, ma a quel punto si carica direttamente in trifase e viene a cadere tutto il discorso in merito ad un carichino monofase da 32 ampere. Ma tornando al nostro caso, ciò vuol dire che il nostro carichino, quand’anche potesse raggiungere i 32A teorici, di fatto non potrà chiederne al contatore più di 26, pari appunto a 6 kW data una
tensione di 230 volt, andando a vanificare in parte i benefici della presa da 32 ampere.
Aggiungiamo che i magnetotermici/differenziali più diffusi e di facile reperimento adatti a gestire una potenza di 6 kW sono da 25 Ampere (C25), già ci siamo “mangiati” uno dei 26 teorici ampere a disposizione.
Così dei 32 ampere, 12 si perdono per strada
Segue poi il punto b): i carichini da 32 ampere che si trovano più diffusamente su portali tipo Amazon quasi sempre non sono in grado di variare la potenza seguendo piccoli step. La scala più diffusa prevede una sequenza del tipo 10/16/20/24/32 Ampere. Se a questo punto rileggiamo il punto A, ci accorgeremo che un’altro ampere si è perso per strada rispetto ai 25 ampere che già ci erano rimasti. Risultato? Anche volendo, con il nostro carichino non potremo andare oltre ai 5,5 kW.
Viene il punto c): se viviamo in una casa, questa volente o nolente avrà bisogno di un “minimo costante” per far funzionare cose tipo il frigorfero o qualche elettrodomestico in standby. Senza contare poi che se ci siamo noi dentro magari accendiamo la luce, guardiamo la TV e magari d’estate, mentre si ricarica di notte, ci piace dormire al fresco. Insomma, una casa ha sempre bisogno di una pur minima rischiesta di corrente, che a grandi linee possiamo per facilità quantificare in minimo minimo 200/300 wattora “perpetui” salvo le ulteriori richieste di cui sopra.
Se dunque abbiamo 6 kW nel contatore, dovremo grossomodo partire dal principio ragionevole che in realtà per caricare la nostra automobile ne potremo utilizzare nella migliore delle ipotesi solo 5,7. Vogliamo tenerci un margine di sicurezza? facciamo 5,5 e cioè i 24 ampere che citavamo prima. Si tratta però di un margine molto sottile, basta poco per scompaginare ogni conteggio.
I margini per gestire i consumi di casa
E siccome il nostro carichino da 32 ampere (per quanto possa essere volenteroso) non può gestire in maniera dinamica i vari carichi, facile ipotizzare che si finisca con il volersi tenere “dalla parte del frumento” e scegliere direttamente di impostare la potenza sul gradino immediatamente inferiore ai 25A, pari appunto a una ricarica di 20A/4,6 kw.
Sbaglierò, ma a buon senso voglio ipotizzare che nella vita reale una tale suddivisione (4.6kW per l’auto, 1,4 kW per la casa) possa essere di fatto la più sensata per “vivere tranquilli” e caricare di buona lena. Resta il fatto che seguendo questo ragionamento, all’atto pratico in tema di ricarica la differenza fra una presa interbloccata da 16 ampere e una da 32 ampere consta in 900 Watt a favore della seconda.
In viaggio servirebbe l’adattatore (sconsigliato)
Pochissimi non sono, se vogliamo essere positivi parliamo di circa 9 kWh in più in una notte. La vera differenza la fa dunque il capire quanto effettivamente vi cambiano la vita questi 900 Watt/ora in più o in meno. E questo ovviamente lo sapete solo voi.
Tutto ciò deve però tenere conto anche del fatto che una spina da 32 ampere è più grossa di una da 16, e nella vita è più facile imbattersi in prese da 16 piuttosto che da 32…
Se dunque voleste portarvi dietro il vostro carichino pensando di usarlo in viaggio nell’ipotesi non inverosimile di imbattervi in una presa industriale, ricordatevi che quasi certamente dovrete procurarvi (o costruirvi…) un adattatore in grado di far da tramite. Cosa fattibile, ma non sempre aderente a leggi e normative fra l’altro. Facendo poi massima attenzione a non chiedere dall’eventale presa più ampere del necessario.
Vi serve più potenza? Meglio passare alla wallbox
Tirando le somme: nella quasi totalità dei casi l’accoppiata “carichino da 32/presa da 32” un qualche vantaggio lo da, ma secondo me non tale da considerare la cosa come se fosse un game changer.
Con un carichino da 16 ampere (e un contatore da 6 kW…) tutti questi problemi di fatto non esistono posto che “per costruzione” in box non potrete mai chiedere più di 3,7 kW e in casa ne avrete sempre grossomodo almeno 2,3 kW. Sempre ipotizzando 6 kw nel contatore ovviamente.
Chiudo con una nota: se avete avuto la bontà di leggere fino in fondo queste mie righe, e se state pensando di adottare una soluzione che vi permetta di caricare oltre i 16 ampere, forse cominciate a capire quale sia uno dei vantaggi di adottare una wallbox con controllo dei carichi. Che tutti questi calcoli se li fa da sola e, senza altro pretendere, vi permette di ricaricare alla massima potenza disponibile e prossima al limite del vostro contatore domestico.
Un bravo elettricista ..
leva la spina industriale dal “carichino” ,
mette un quadretto IP65 con un salvavita con uno stringicavo collega il “carichino” trasformandolo “magicamente” in una “wallbox”
come anche io ho avuto più occasioni di dire ,
la carica in AC , non è “stregoneria” ..
a parte i “maipiùsenza” digitali che fanno accedere, monitorano e interfacciano una presa con un “abboriggeno australiano dall’altra parte del pianeta”,
se non avete bisogno di queste “cianfrusaglie digitali” (suona malissimo detto da un informatico), perchè avete consumi notturni normali e percorrenze giornaliere contenute in 100/200 km max
piò bastare un dispsitivo di carica non “intelligente” ,molto economico e molto semplice ;
per le persone normali , dentro c’è solo una eletettronica che comanda un relais che collega l’auto con la rete direttamente ,mediante impulsi più o meno lunghi (PWM) e relativo sensore di temperatura
e una o più resistenze che fissano la velocità di ricarica in A
secondo lo standard SAE J1772
Resistance PP-PE (max cable throughput)
Resistance [ohm] Current limit [A] Wire cross-section [mm2]
> 1500* 6 —
1500 13 1.5
680 20 2.5
220 32 6
100 63 16
queste sezioni di cavi sono quelle minime consigliate dalle normative
ma di solito l’elettroCoso tende ad abbondare scegliedo la sezione maggiore
niente di “astrofisiconucleare”, alla portata di qualsiasi perito elettronico, elettrotecnico ,elettricista ,elettroCoso
my 2 cent
-Un bravo elettricista ..
leva la spina industriale dal “carichino” ,
mette un quadretto IP65 con un salvavita con uno stringicavo collega il “carichino” trasformandolo “magicamente” in una “wallbox”-
Ah ma senza dubbio.
Finchè ce lo diciamo fra me e te e gli amici al bar, non posso che essere d’accordo.
Sai però perfettamente che la manomissione della spina, oltre a far decadere la garanzia, diventa un potenziale uccello padulo in caso di qualsivoglia incidente.
Ergo non si può consigliare a cuor leggero.
Poi ripeto: se ce la raccontiamo fra di noi, anche secondo me le cose stanno esattamente come dici tu.
Ma ce la stiamo raccontando fra di noi. 😉
si la corrente è “stregoneria”
e cambiare una spina un perito industriale , che magari lo fa per lavoro,
rischia di far “esplodere il multiverso”
vabbè che
da santi,inventori ,poeti e navigatori
ci siamo ridotti male ; malissimo ..
ora siamo un popolo di avvocati e laureati in scenze politiche e comunicazione
dove per ogni cosa serve una certificazione e una cast.. pardon una corporazione addetta ad avvitare solo e unicamente quel bullone
salvo poi la megaditta ,mandarti uno che non sa nemmeno come si monta un mobile ikea
perchè nel contratto non è previsto usare il cervello ,
io non ho detto che lo possono fare tutti
ho detto che chi ha le competenze lo può fare o far fare
il know how diffuso e condiviso è tutto in un paese avanzato
my 2 cent di rispetto per l’intelligenza
-io non ho detto che lo possono fare tutti
ho detto che chi ha le competenze lo può fare o far fare –
E io ho detto che tecnicamente hai ragione e che tecnicamente sono d’accordo.
Ma sulle pagine di qualsivoglia sito pubblico non si può scrivere “tagliate la spina con una sforbiciata e mettete i fili in morsettiera” 😉
Possiamo farlo nei commenti. tra amici. al bar.
Non lo definirei un “bravo elettricista”… semmai un bravo casinista.
Il quadretto lo hai a prescindere se fai le cose per bene non lontano dalla interbloccata.
E se il carichino ha la presa 32 (vedi il mobile connector tesla) è tutto dimensionato per gestirla. Non devi certo metterti a tagliare la presa per collegarlo direttamente al quadro… per cosa poi? Che vantaggio ne trai oltre al non poterti staccare il carichino per portartelo via quando viaggi? 😀
Mah… è come quando il precedente proprietario della mia casa aveva cablato l’impianto luci del garage in fase… tanto funziona, qual’è il problema? 😀
il carichino che ti tanno in dotazione con l’auto ha la shuko
molti vogliono qualcosa di economico che carichi meglio di quello in dotazione
i noti siti di e commerce vendono i suddetti “carichini” con spine industriali
l’utente evoluto che vuole risparmiare lo compra per usarlo come una wallbox
dovrebbe comprare una presa industriale e far verificare l’impianto per controllare se regge i 16A o i 20A a seconda del tipo
a questo punto , perchè invece di spendere per la presa industriale
non fare direttamente un quadretto IPx con un magnetotermicodifferenziale a cui collegare il cavo del “carichino” dentro al quadro , così impedisce anche a qualche malintenzionato di fregarselo in tranquillità , se è installato in un cortile come il mio
vabbè se poi volete fare gli sboroni , vi comunico che ci sono dei kit openvse che costano cifre simili ,che secondo me hanno i relais/contattori di potenza di migliore qualità di molte wallbox commerciali blasonate
Nello ho capito quel che intendi. Il fulcro della tua risposta è il crearsi una sorta di wallbox con un carichino.
Ma se compri un carichino a 32A l’unica utilità di staccarne la presa è per mitigare il furto se lo tieni all’aperto.
Il carichino Tesla ha la presa modulare e quindi scegli la schuko o l’industriale a seconda del caso. Ecco perchè pensavo al portarselo via in viaggio.
Articolo interessante, bravo Alle, credo che possa essere molto utile ai lettori.
Vorrei contribuire ricordando che a casa mia ho scelto una wallbox smart (con pinza amperometrica) proprio per il limite della fornitura domestica monofase dei 6 kW (+10%=6,6).
Nei parametri della wallbox (Zappi V2) ho settato il limite a 28A, oltre il quale salta il differenziale.
Per dare un idea del costo aggiuntivo della potenza impegnata di 6 kW, ho notato che si va dai 6 ai 10€/mese, a seconda del fornitore. Per fare un esempio pratico, con consumi di 4MWh della casa più 1,6 della bev e 84€/anno per i 6kW, il costo aggiuntivo diventa:
84:5600=0.015€/kWh
Articolo non perfetto:
1_ contestare che della spina 32A si usino “solo” 20A é scorretto,nesuno si lamenta che dei 16A della spina frigo (schuko) se ne usino solo 1A, se mi servono 20A DEVO usare la spina da 32. Alla fine il costo che si paga non sono dovuti alla spina “enorme” da 32A ma all’elettronica in grado di gestire 16-20-25A
2_ Se con il mio fornitore stabilisco un contratto da 6kw in realtà ne ho disponibili 6.6kw, quindi il margine disponibile con 20A di ricarica (5.7kw) sarebbe quasi 1 kw
3_ com’è la curva di ricarica dell’auto a 20-25A? Costante? ne dubito, quindi alla fine il margine disponibile sarebbe ancora maggiore.
4_ gli adattatori andrebbero vietati su carichi importanti, sono d’accordo, soprattutto in downgrade (assurdo mettere una spina 16A su un carico che potrebbe assorbire 25, suppur limitato elettronicamente) Ma il carichino 32A (+ presa interbloccata) sarebbe sostitutivo della wallbox fissa, non del carichino 16A con schuko,che dovrebbero averlo tutte le elettriche come fosse una tanica di benzina.
A questo punto andrebbero analizzati i costi delle due scelte(wallbox Vs carichino + interbloccata 32A):se il risparmio fosse significativo per qualcuno avrebbe senso. Poi se vogliamo parlare di sicurezza wallbox tutta la vita ovviamente.
Le faccio idealmente “copia e incolla” della risposta che ho dato all’amico Endymar. 😉
Resta inteso che i suoi rilievi sono condivisibili.
Mi permetto solo una cosa
-Se con il mio fornitore stabilisco un contratto da 6kw in realtà ne ho disponibili 6.6kw, quindi il margine disponibile con 20A di ricarica (5.7kw) sarebbe quasi 1 kw-
Tecnicamente lei ha ragione, non discuto.
Poi c’è la pratica.
Ho visto contatori scattare dopo ore per “sovrarichiesta”, ne ho visti scattare dopo pochi minuti.
Senza che all’apparenza ci fossero differenze plausibili.
Non me la sento di suggerire come “strutturale” un margine che all’atto pratico non lo è o non si rivela sempre come tale.
Scusate ma molto banalmente la presa da 32 serve per caricare a potenze 16+
Anche per caricare a 20A “serve” la 32.
Se io fossi nella situazione di caricare sempre al limite, tipo i 32, sovradimensionerei l’impianto in ogni caso.
Ma ci mancherebbe.
Il fatto è che a queste pagine si avvicinano alla stessa maniera persone estremamente competenti (come te e come sicuramente NON sono io) così come persone che candidamente chiedono come si fa a ricaricare in corrente continua la Twingo.
Siccome non escludo che ci possano essere persone che (magari in maniera del tutto innocente) fanno un ragionamento del tipo “se metto una presa da 32 allora posso ricaricare a 32″… Ecco… No. Non funziona così.
Mi sembrava giusto sollevare il tema. 😉
Ma infatti hai fatto benissimo! E’ un contenuto di qualità.
Citavo solo il caso “comune”. 🙂
Ma davvero c’è ancora chi scrive “kW/h”?? O “Watt/h”? “h” è al numeratore, porca miseria, kWh significa i kW di potenza istantanea moltiplicati per le ore di utilizzo, non certo divisi per le ore di utilizzo. Che senso ha dividere un kW per un’ora?? A un certo punto, ho letto anche “7,4 kW ogni ora”!!! Ma, su un sito di mobilità elettrica così importante, scrivete in questo modo? Suvvia, correggetelo st’articolo, santo cielo…
Hai ragione… e non è la prima volta, ma di solito non correggono.
No dai, hanno corretto, meno male. Sono rimasti giusto un paio di punti, tipo dove dice “200/300 wattora perpetui” che mi ha fatto sbellicare ed è rimasto un “questi 900 Watt/ora in più o in meno”, ma va bene, dai. Però fa strano che non si sappiano queste unità di misura… Che poi è un peccato, perché l’articolo è interessante e dà tanti spunti di riflessione, però, a leggere le unità di misura scritte così, io salto sulla sedia, cavolo.
Ciao Alessandro. Articolo interessantissimo e ben esposto, anche io che sono un profano l’ho capito (o almeno credo).
Io credo che dovendo fare un impianto, occorre già pensare ad una trifase. Una pompa di calore da 12 kW ne assorbe almeno 3 (una con cop vicina a 4). Quindi c’è da scegliere, o li dai all’auto elettrica o li dai alla pompa di calore. E siccome la pompa di calore tra poco dovremo metterla tutti volenti o nolenti, i 6 kW nascono già insufficienti, basta che dentro casa, oltre alla pompa, si utilizzano almeno 1.6 kW (è vietato usare il forno la sera con la tv accesa?). Ricordo che anche col controllo dei carichi, se all’auto elettrica vanno meno di 1.4 kW la ricarica si interrompe (nella generalità dei casi) e poi non riparte in automatico (eh, la sicurezza!!!). Inoltre la dispersione (e quindi il costo) di una ricarica AC cresce col diminuire della potenza.
Daje un bell’11 kW così-si-risparmia-tutti. Domanda: sai dirmi la differenza di costo tra un 3.2 kW e un 11 kW? Cioè se io ho un contratto da 3.2 kW e consumo ad esempio 5000 kWh l’anno, consumando esattamente la stessa quantità ma con un contratto da 10 o 11 kW, orientativamente, quanto pagherei percentualmente di più?
-i 6 kW nascono già insufficienti-
Stuzzichi un altro tema su cui vorrei scrivere due righe. I prospettiva può essere una questione non banale che andrebbe affrontata quanto prima quantomeno a livello di normative contrattuali.
-se io ho un contratto da 3.2 kW e consumo ad esempio 5000 kWh l’anno, consumando esattamente la stessa quantità ma con un contratto da 10 o 11 kW, orientativamente, quanto pagherei percentualmente di più?-
Ecco, questo di preciso non lo so.
Occupandomi principalmente… Anzi, esclusivamente di gestire abitazioni o comunque utenze che rientrano nel novero del “domestico” (uffici insomma) sulla trifase e sul suo mondo devo ammettere di avere qualche lacuna.
So che non sono cifre da ammazzare gli elefanti, ma la differenza c’è, per esserci c’è.
Dammi tempo e un po’ mi informo.
Non escluderei che qualcun altro sia già in grado di risponderti.
Come sempre (o quasi) Enzo sei altamente fazioso….
Se metti un contatore da 11 kW in trifase è perché hai bisogno di consumi elevati… consumi non compatibili con un contatore da 3,2 kW quindi non avrai un consumo da 5K kw annui ma ben più alto perciò chiedere quanto tu costano 5K kW all’anno con un contatore da 11 kW non serve a nulla… Anzi, secondo le tue intenzioni, servirebbe a dimostrare che il “fisso” influirebbe troppo con un consumo da. Contatore da 3,2 kW… ma se ti bastavano i 3,2 kW non mettevi i 11… se hai messo gli 11 i tuoi consumi saranno ben più alti (ma in compenso non avrai più la bolletta del gas e beancge quella del benzinaio) ed il fisso tornerà ad incidere in % molto di meno…
In più i fissi con le nuove esigenze che ci saranno si adegueranno alla nuova “normalità” come è già in altri paesi dove avere i 11 kW in trifase è lo standard e il fisso non costa come da noi…
Ed è una cosa che è già in atto… fino a pochissimi anni fa aumentare il contratto sopra i 3 kW (anche a solo 4,5 kW) faceva subito schizzare in alto il fisso…. oggi che, ancor prima dell’avvento della mobilità elettrica, qualsiasi nuova casa ha già come standard i 6 kW (nessuno parte xon i 3 kW e basta…al giorno d’oggi è altamente limitante anche solo per il piano cottura ad induzione…) ecco che i fissi si sono adeguati ed arrivare a 6 kW costa solo poco di più rispetto ai 3 kW….
Quindi fra non molto avere 11 kW a casa sarà la normalità e di conseguenza i contratti si adegueranno a quedto fatto.
-Quindi fra non molto avere 11 kW a casa sarà la normalità e di conseguenza i contratti si adegueranno a quedto fatto.-
Esattissimo.
Ma conoscendo la reattività della burocrazia italica, è proprio per questo motivo che ritenco la cosa “una questione non banale che andrebbe affrontata quanto prima quantomeno a livello di normative contrattuali”.
Oddio Moreno pure tu, ma che c’avete tutti? Pure la tu la devi mettere sempre sul personale, ma non si può aggiornare questa benedetta netiquette di questo sito? O qui bisogna ogni volta scrivere con un account diverso?
Moreno ho semplicemente fatto un 2 + 2: siccome l’Europa oltre all’auto elettrica ci impone anche la pompa di calore (sempre indirettamente, eh, si sa) e anzi in molte case la pompa di calore arriverà anche prima dell’auto elettrica, allora mi sono limitato a notare che ragionando in prospettiva forse più che fare un impianto da 6 conviene da subito fare quello da 11 soprattutto se da qui a qualche anno si pensa di montare la pompa di calore. Almeno l’elettricista lo fai venire una volta sola. L’ho scritto, non è colpa dell’elettrico ma della pompa di calore che “succhia” circa 3 kW e quindi la notte o ti puzzi di freddo e ti lavi con l’acqua fredda o ricarichi l’auto.
Altrimenti ti fai l’impianto da 6 e poi dopo qualche anno devi rifare tutto da capo.
Mi sembrava d’esser stato chiaro.
Poi, visto che ne convieni e addirittura mi sorpassi al punto di scrivere che secondo te i contratti da 11 kW saranno la normalità, mi dici dove sarebbe questa “alta faziosità”?
Che p@lle Moreno !!!
A me sembra lampante l’alta faziosità ma se non te ne accorgi prova a rispiegartelo…
La faziosità st nel voler calcolare l’incidenza del fisso di un impianto trifase da 11 KW considerando però i consumi di un impianto con i 3 kw in monofase…
È fazioso perché penso che solo i deficienti se gli basta la fornitura da 3 kW vanno a montare un impianto trifase da 11 kW per pagare molto di più di fisso!!!!
Se ti bastano i 3 kW e vuoi stare tranquillo al massimo passerai a 4,5 o se vuoi esagerare a 6 kW restando sul monofase…
Se invece fai un impianto trifase da 11 kW va da sé che i tuoi ck semi annui saranno ben maggiori e quindi, seppur il fisso sia più caro in valore assoluto, in percentuale (cioè quanto ti cosa per ogni kWh prelevato) ritorna ad essere un calore molto più basso….
Poi, se tu pensi che qualcuno oggi fa un impianto trifase solo in previsione di mettere fra anni una pompa di calore o di avere un auto dimostri ancora una volta di più la tua faziosità….
Se uno “ammoderna” casa domandona di un impianto trifase è perché sta già passando ad un riscaldamento a corrente e/o alla mobilità elettrica… farlo solo per avere cas pronta per quello che si farà magari fra 10 anni non ha alcun senso!!!!
Tu pagheresti un canone mensile ler qualche cosa xhe non ti serve per ancora anni???
E chi passerà ad elettrificata i propri consumi perché obbligato dall’Europa lo farà fra diversi anni (perchè a coraggio ler diversi anni nessun obbligo ci sarà) e cioè quando chi lo avrà fatto per scelta è non ler obbligo avrà fatto diventare i 11 kW trifase un contratto “standard” con conseguente ridimensionamento del fisso esattamente come è già accaduto per i 6 kW in monofase… fino a pochi anni fa avere 6 kW in monofase era un eccezione al pari dei 11 kw trifase ed il fisso era molto più alto di oggi… oggi invece i 6 kW sono praticamente uno standard nelle nuove costruzioni ed infatti oggi il fisso di questo contratto è molto più basso rispetto ad anni fa…
Domanda così la chiudiamo qui: in una casa con pompa di calore che assorbe 3 kW, tu faresti un contratto da 6 o da 10 kW?
Poi ci sono i sistemi fatti bene che rendono semplice la vita anche senza,a wallbox…. auto dove si imposta direttamente lì la corrente che si vuole utilizzare (togliendosi il problema delle poche scale disponibili sul carichino) e carichino da 11 kW come potenza massima e vonnettoro scambiabili che con 300 € (200 per carichino + connettore tipo scuko, 48 per connettore industriale 16 A e altre 48 € per presa industriale 32 A) ti permette di caricare a qualsiasi potenza e con qualsiasi connettore sia a casa che in viaggio…
Come in molti altri campi Tesla si dimostra di un campionato superiore….
P.S. Cosa non secondaria sistema che permette dispersioni bassissime, nell’ordine del 10%, già a partire dai 8 A (misurate nella vita reale da me) togliendosi anche il problema di dover ricaricare a potenze non necessarie per un discorso di tempo solo per limitare le dispersioni…
complimenti per il discorso chiaro che scorre liscio come l’olio.
Non ho capito ma forse è perchè, pur caricando con il carichino collegato alla presa industriale blu 32A che ho in garage, la Tesla mi permette di settare i 26A massimi (avendo 6kW)
Quindi mi confermate che per me non ha senso mettere una colonnina (a meno della comodità di avere il cavo sempre pronto ovviamente).
Grazie.
P.S. Non ho il fotovoltaico
Nel caso Tesla, è la macchina che comanda, il mobile charger in dotazione è in realtà abbastanza semplice, infatti costa quanto un semplice cavo, non facendo “nulla”.
Ci sono macchine che NON permettono di regolare il singolo ampere in ricarica, in quei casi la wallbox può essere necessaria.
E la wallbox Tesla è una delle più economiche sul mercato.
Nicola presumo che la presa in garage abbia un contatore diverso da quello di casa. Quanto paghi a kWh?