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Le parole sbagliate nel racconto degli incidenti

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le parole sbagliateLe parole sbagliate, nel racconto degli incidenti, molto spesso aggiungono dolore a dolore. È il tema di un prezioso libro curato da Stefano Guarnieri, un ingegnere fiorentino che si occupa di sicurezza stradale da quando, nel 2010, il figlio Lorenzo fu travolto e ucciso da un uomo che guidava sotto l’effetto di alcol e droga. Lo fa con passione e competenza, assieme alla moglie Stefania, scrivendo libri, sensibilizzando la politica sulle misure da prendere e, soprattutto, incontrando i ragazzi nelle scuole. Nel libro “Il valore delle parole” Stefano affronta un tema spinoso: la narrazione degli incidenti sui media, che spesso tende a tutelare più i responsabili che le vittime con le loro famiglie. Rendendo ancora più insopportabile il dolore di chi resta. Il ricavato della vendita del libro (Giunti editore) è devoluto all’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus. Qui riproduciamo la prefazione, con parole che fanno riflettere tutti noi.

                        le parole sbagliatedi Stefano Guarnieri

Furgone investe madre e figlio di 4 anni: il bimbo è grave”. È il titolo di un giornale che mi manda Marco, padre di Tommaso, ragazzo di 15 anni ucciso mentre si stava allenando sulla sua bici da un uomo che guidava un furgone. E che lo ha investito dopo un sorpasso di tre auto con linea continua. E prosegue scrivendomi: “Proprio non ce la fanno i giornalisti: chi uccide è una cosa, chi subisce è un umano!”.

le parole sbagliateLe parole sbagliate, che travisano la verità e feriscono chi resta

È stato chiaro che non c’era niente da fare per quel poveretto[…] Era praticamente rimasto spappolato nel tremendo urto”. Scrive così un altro giornale commentando la morte di un giovane studente di medicina, compagno di corso di mia figlia all’epoca dello scontro. Non era certo un poveretto e a breve sarebbe diventato medico se qualcuno non avesse interrotto la sua vita. Il termine spappolato poi, immagino che impatto devastante abbia avuto su familiari e amici che hanno letto l’articolo. “Schianto sulla strada killer, cittadini esasperati”; “Alberi killer sulla Casilina: nuova protesta dopo la morte di Antonio”. Sono altri due titoli di quotidiani presi a caso da una ricerca in rete. Avete mai visto un furgone senza guidatore, una strada o un albero uccidere qualcuno mentre sta passando di lì? Sono numerosi gli esempi su come i media usino spesso, nel caso della violenza stradale, un linguaggio assurdo. Che tende a giustificare chi ha comportamenti sbagliati alla guida, umanizzando le cose (strade killer, furgoni che investono, alberi che uccidono). E a spettacolarizzare il dolore usando termini da pulp fiction come spappolato, schiantato, volato, che certo non mostrano rispetto nei confronti delle vittime e dei loro familiari.

le parole sbagliate
Elisabetta Mancini della Polizia di Stato, ha scritto uno dei capitoli del libro “Il valore delle parole” .

Rimettiamo in discussione anche il termine “incidente”

E ultimo, ma non meno importante, continuano a chiamare incidente un evento che incidente non è. Secondo la definizione della Treccani, incidente è “un avvenimento inatteso, per lo più con effetti dannosi, che interrompe il corso regolare di un’azione”. Se superi i limiti di velocità, se guidi dopo aver bevuto o esserti drogato, se fai inversione ad U dove non è consentito, se non ti fermi mentre un pedone attraversa le strisce pedonali oppure sorpassi superando la linea continua, tanto per fare degli esempi, l’evento che ne può conseguire non è certo “inatteso” per la statistica. Forse lo è nella testa di chi lo compie, ma non lo è sicuramente per il calcolo delle probabilità! In questo libro, grazie al prezioso aiuto di esperti sul tema e amici dell’Associazione Lorenzo Guarnieri, come Simona Bandino, Jessica Burrai, Maddalena Carbonari, Pierluigi Cordellieri, Anna Maria Giannini, Gianni Lombardi, Elisabetta Mancini ed Ema- nuela Mari, cerchiamo di rendere evidente al lettore come questa tipologia di narrazione a senso unico sia ormai da tempo consolidata nei media. E quali conseguenze porti, sia nell’opinione pubblica che nelle vittime di violenza stradale.

Stefania Lorenzini Guarnieri

Le parole sbagliate sono frutto di condizionamenti molto forti

Proveremo poi a indicare una via di cambiamento, consapevoli di quanto ciò sia difficile. Perché questa linea narrativa non è nata spontaneamente, ma si è via via rafforzata grazie ai frequenti e forti condizionamenti portati dall’industria delle automobili e delle moto attraverso pubblicità e investimenti enormi da ormai più di 50 anni. Non pensiamo certo che questo libro possa portare un cambio di direzione nel complesso mondo dei media. Proviamo soltanto a fare la nostra parte per aumentare la consapevolezza di chi legge e per abbandonare quella mentalità che ancora considera la morte sulla strada un incidente di percorso, un prezzo da pagare alla modernità. Tutto questo per continuare sempre a dare “vaLore alla vita”, alla nostra e a quella degli altri.


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16 COMMENTI

  1. Da tempo sostengo che il “peccato originale” della mentalità distorta che porta i conducenti di mezzi di una tonnellata e più di acciaio a sottovalutare le proprie responsabilità, causando molti incidenti evitabili, è l’idea consolidata che la patente di guida sia una specie di “diritto civile”, con la conseguenza che le norme sono molto permissive nel concedere la patente e timorose nel toglierla, per non parlare della revoca che sembra quasi un reato di lesa maestà. Secondo me la patente di guida dovrebbe essere concessa dopo test molto più approfonditi di quelli attuali, soprattutto psicologici e pratici (magari facendo uso della tecnologia moderna, cioè di simulatori di guida alla stregua di quello che avviene con i simulatori di volo), e sospesa/revocata molto più facilmente. Inoltre la patente dovrebbe essere commisurata alle reali capacità psicofisiche del conducente, permettendo la guida solo di classi ben precise di veicoli, avvicinandosi a quello che accade per i brevetti aerei, che sono molto legati al mezzo pilotato. Ovviamente andrebbero fatti molti più controlli, soprattutto su alcol e droghe, sui quali ci deve essere tolleranza zero, anche con test di positività a sorpresa, come avviene per gli sportivi (tieni alla tua privacy? usi i mezzi pubblici! la tua privacy è meno importante della salute degli altri); io in 35 anni che guido non ho mai avuto un alcol test, e questo è inammissibile.

    • /// magari facendo uso della tecnologia moderna, cioè di simulatori di guida \\\ Buona idea, secondo me sarebbe abbastanza utile un esame di percezione dei pericoli come quello previsto per la patente inglese (https://www.gov.uk/theory-test/hazard-perception-test) e credo anche per quella di altri paesi

      /// permettendo la guida solo di classi ben precise di veicoli \\\ Ma non è giá cosí con il sistema attuale che prevede ben distinte categorie e sottocategorie di veicoli ?

      /// test di positività a sorpresa, come avviene per gli sportivi (tieni alla tua privacy? usi i mezzi pubblici! la tua privacy è meno importante della salute degli altri) \\\ Sono d’accordo ma penso che la privacy diventi l’ultimo dei problemi se si viene scoperti dalla polizia 😉

  2. Ricordo di avere letto di un incidente (davvero) terribile che fu riportato da ben 23 giornali su 24 in modo completamente distorto. Un bambino piccolo fu travolto (e ucciso) sulle strisce pedonali davanti ai due genitori, i giornali presentarono l’episodio colpevolizzando il conducente. Gli elementi c’erano tutti: strisce pedonali, madre e padre che assistono impotenti, un bambino. Una tragedia con un colpevole.
    L’unico giornale che riportò correttamente la notizia (non ricordo quale fosse) dava una lettura completamente diversa: il bambino era scivolato via dalle mani della mamma, che lo teneva aspettando l’autobus, perchè aveva visto dall’altra parte della strada il padre. Questo nel momento in cui transitava l’auto, che procedeva a bassa velocità e non doveva dare la precedenza a nessuno, perchè la donna era girata di spalle e non aveva alcuna intenzione di attraversare, il bimbo era per mano. Non aveva fatto in tempo a frenare, era impossibile. Il conducente era disperato ma più disperata era la madre perchè si era fatta sfuggire di mano il bambino. Una autentica tragedia e, davvero, un incidente. Il padre, che era dall’altra parte della strada e suo malgrado aveva assistito impotente alla scena, aveva confermato la versione del conducente dichiarando che il bimbo era sfuggito di mano alla madre troppo tardi perchè fosse possibile fermarsi e lo riteneva completamente innocente.
    Da tutti e 23 i giornali risultava che il conducente avesse investito sul passaggio pedonale un bambino piccolo tenuto per mano dalla madre. Un po’ diversa, la realtà.

    Le parole hanno un peso. La lingua non ha ossa, ma può romperle benissimo.

    • /// Le parole hanno un peso \\\ Vero, purtroppo.. E in molti casi neanche per cattiveria ma per “semplice” superficialitá (come in questo caso 🙁 )

  3. Mi fa ribrezzo quando i giornalisti scrivono “UCCISO DA UN SUV”… sfruttamento della “Metonimia” per demonizzare la tipologia di mezzo e classificarne i proprietari come gentaglia, invece di puntare il dito semplicemente sui singoli responsabili.

  4. Quel che posso aggiungere di mio per esperienze fortunatamente indirette è che la cultura dello sballo legato agli stupefacenti (e non solo) sta prepotentemente dilagando facendo del male a chi la pratica e purtroppo anche a coloro che innocentemente hanno la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

    Costerebbe poco fare delle leggi “deterrente” che impediscano a coloro per i quali il proprio intontimento e cambio di personalità ha più valore della vita altrui.

    Basterebbe fare una legge dove chi viene trovato in condizioni non idonee alla guida abbia la revoca della patente a vita, se vuole guidare l’auto o la moto vada in qualche altro continente.

    Abbiamo fatto il green pass per tutelare la salute pubblica, perché non fare un green pass per tutelare la sicurezza pubblica?
    Basterebbe creare un sistema di controlli randomici a campione dove sei obbligato a recarti entro al massimo una settimana al controllo, e se risulti positivo smetti per sempre di guidare.

    Ed inoltre disinfettare il web da tutti gli youtuber e trapper che nei loro contenuti inneggiano direttamente o velatamente all’uso di droghe.

    • Le pene “esemplari” e le multe salatissime non mi convincono. Pene giuste e multe adeguate e proporzionate invece si, ma soprattutto controlli, controlli, controlli! E continui, costanti e diffusi, non random per qualche “campagna di sensibilizzazione” estemporanea. E’ inutile inasprire le pene se poi i controlli non ci sono.
      Son tante le cose che si potrebbero fare in aggiunta poi:
      – corsi di guida sicura per i neopatentati (magari gratuiti ma obbligatori), in cui insegnare agli allievi soprattutto il limite del mezzo (verifica spazi di frenata, evitamento ostacoli improvvisi, sovrasterzo, sottosterzo, guida sul bagnato, sul ghiaccio e sulla neve, etc.)
      – monte ore adeguato e fisso, col quale insegnare la sicurezza stradale nelle scuole di ogni ordine e grado
      – maggiore severita’ con la patente a punti (oggi se si omette di dichiarare chi era alla guida del mezzo sanzionato dall’autovelox non si rischia nulla)
      – adeguamento della normativa che consente l’uso solo di veicoli poco potenti ai neopatentati: diversi modelli BEV, pur se molto potenti, possono paradossalmente essere legalmente messi in mano ai piu’ giovani!
      – campagne di sensibilizzazione
      – i media, oltre a trarre insegnamento dal libro presentato in qs articolo, dovrebbero a mio avviso soffermarsi nell’indicazione delle cause o concause degli esiti infausti degli incidenti. Quando evidenti. Non per mostrarsi spietati ed insensibili nei confronti delle vittime, ma per evidenziare i comprtamenti errati. Sottolineare la cintura non allacciata, la velocita’ eccessiva, il mancato rispetto delle distanze di sicurezza; l’assenza del seggiolino, le gomme usurate, etc

      Siamo ancora ai primi di marzo, e da inizio anno si contano gia’ 200 morti sulle strade del Bel Paese…

      • Io non ho scritto ne di pene esemplari ne di multe salatissime, io chiedo solo di mettere questi individui in condizioni di non nuocere al prossimo, evitando di farli guidare e magari evitando che svolgano mansioni dove con il loro vizio possano nuocere al prossimo.

        Purtroppo il tossicodipendente una volta che ha iniziato resta tossicodipendente a vita, ne vedo tantissimi nella mia realtà che tra l’adolescenza e la giovinezza hanno iniziato e non hanno più smesso, ora sono adulti, qualcuno pure sposato ma (seppur in tono minore) sono sempre innamorati delle loro sostanze stupefacenti.
        Sono pure rimasti tutti amici (dopo quasi quarant’anni) con un comune denominatore (che viene sempre prima di tutto), per il quale arrivano a sacrificare anche la cura nell’abbigliarsi, quella personale e tanto altro.

        E di fronte alla morte di innocenti, a gruppi di zombi che incontri per strada mentre tornano da luoghi isolati, a famiglie distrutte, a famiglie rovinate, all’argenteria che sparisce, ai genitori picchiati per denaro ecc. io applicherei (e non me ne vergogno) il metodo Rodrigo Duterte.

      • Bravo: servono più controlli. In Italia le pene, dopo l’ennesimo “giro di vite”, sono ormai le più pesanti in Europa; prova a dire a un altro europeo che in Italia sopra a 0,8 di tasso alcolemico ti danno 10000 euro di multa, ti lasciano a piedi per due anni e ti mettono all’asta l’auto, sempre che tu non abbia ferito nessuno se no ciao… rimangono tutti basiti. Eppure il fenomeno continua pressoché imperterrito: nei paesi civili si fanno semplicemente i controlli e i risultati si vedono, come in Svezia dove i controlli sono tra i più alti e la mortalità stradale, alcool incluso, tra le più basse. Qui invece si fa la tombola

        • Controlli randomici e revoca della patente a vita (e se l’individuo esegue nella vita mansioni che richiedano lucidità (con il rischio di danneggiare il prossimo) che venga adibito ad altri compiti.

          Anche se purtroppo, con certi personaggi, con i quali purtroppo sono stato costretto ad avere a che fare sia durante il servizio militare che in altre occasioni l’unica soluzione è, come ho scritto nel precedente post, il metodo Rodrigo Duterte.

  5. Il tema è delicato ma leggendo le notizie di incidenti negli ultimi anni noto che sempre più spesso compare la dicitura “sulle cause dell’incidente sono in corso indagini”. E questo perché l’articolo, scritto nell’immediatezza dell’evento, rischia di incolpare chi colpevole non è ed è giusto che ci siano indagini che stabiliscono la verità sull’accaduto.

    Degli incidenti occorsi al sottoscritto e ai miei amici, nessuno è stato determinato da “dolo eventuale” (poi ci torno): un automobilista che ti taglia la strada senza controllare prima lo specchietto retrovisore occupando così una corsia già occupata, una signora forse accecata dal sole che tampona un automobilista fermo nel traffico, uno che ha fatto un frontale con una anziana signora che aveva avuto un collasso pochi metri prima (non è una scusa, è andata proprio così), un altro da solo in auto ha avuto un crampo a un polpaccio, istintivamente ha abbassato lo sguardo per capire cos’era (temeva una puntura di vespa) e si è andato a schiantare fuori strada lui solo, un altro ha avuto un colpo di sonno ed è andato a sbattere in autostrada (facendosi molto male, anche lui da solo). Questi i più recenti.

    Personalmente ritengo che il “dolo eventuale”, ovvero il rischio che si palesi un incidente, è punito troppo severamente nel caso di incidente in auto. Non so dai giornali, di certo dai tribunali. Vada per la guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti o per le corse clandestine su strade aperte al pubblico ma la realtà è che l’eventualità del dolo è bassa in relazione alla pena (alta) inflitta al conducente (sebbene questo abbia in effetti degli strumenti per abbassarla).

    Il “dolo eventuale” sta ad indicare proprio la possibilità che l’evento si rappresenti nella testa di chi compie il gesto, ovvero la probabilità che l’autore ritiene che possa verificarsi (cito: “evento che ne può conseguire non è certo “inatteso” per la statistica. Forse lo è nella testa di chi lo compie, ma non lo è sicuramente per il calcolo delle probabilità”). Il problema è che nella vita reale ogni automobilista è chiamato ad assumersi una dose di rischio e alla stragrande maggioranza, per tutta la vita, l’incidente non capita mai. Ad esempio se e quando piove forte e la velocità si riduce, talvolta, pur riducendo la velocità e di molto, si continua ad avere una netta sensazione di pericolo e rischio ma sono proprio pochi gli automobilisti che scelgono di accostare in una piazzola di sosta e aspettare un miglioramento: in molti si limitano a rallentare cercando un “accettabile compromesso” tra le esigenze di mobilità e il traffico. Lo stesso vale quando ci si trova a dover superare ad esempio una fila di ciclisti e per dare loro lo “spazio di caduta” si è costretti a invadere la corsia opposta nonostante la linea continua: in quanti aspettano in coda al gruppo dei ciclisti? Altro rischio è quando si è vicini a un semaforo che diventa giallo: si accelera per passare o si inchioda rischiando che il veicolo dietro ci tamponi? Leggevo oggi di un autovelox piazzato nella civilissima Svizzera in prossimità di un limite di 30 km/h dato da un cantiere (dove di norma c’era il limite a 50), un autovelox che ha fatto in 4 giorni oltre 2000 multe. E se il “dolo eventuale” dell’automobilista è il più punito in assoluto, è anche probabilmente uno dei rari casi in cui il primo danneggiato dal comportamento dell’autore è l’autore stesso: siamo al limite tra “dolo eventuale” e “suicidio eventuale” soprattutto se il gesto non è compiuto a bordo di un suv blindato bensì di una motocicletta, a dimostrazione di come la probabilità dell’eventualità del dolo/suicidio, nella testa dell’autore, si sia rappresentata come sufficientemente bassa da fargli fare quella particolare manovra.

    Tutto questo per dire che l’equivalenza incidente -> colpevole è un’operazione più complessa di quello che appare e che va contestualizzata. La giovane o tarda età dell’autore, le sue condizioni di salute, le condizioni della strada, talvolta la fatalità (aver dimenticato di tirare il freno a mano durante la sosta, con l’auto che scivola e investe dei bambini). E le figure coinvolte: le vittime incolpevoli e i colpevoli. Perché come società abbiamo sempre bisogno di un colpevole.

    • Non essendo possibile leggere nel pensiero di chi ha causato un incidente stradale, i discorsi su “dolo eventuale”, “colpa cosciente” e altre categorie giuridiche mi sembrano fatti di lana caprina in quanto basati su qualcosa che non può essere completamente dimostrato. Secondo me il criterio da seguire è piú semplice. L’incidente è stato causato (o perlomeno aggravato) da palese imprudenza o inosservanza delle leggi ? Scatta l’aggravante. L’incidente non è stato ritenuto ragionevolmente evitabile ? Nel dubbio si assolve il conducente. E’ vero che in parte funziona giá cosí ma purtroppo, come si sa, possono entrare in scena cavilli piú o meno fondati che possono “inquinare” la sentenza. Mi sembra una forzatura mettere sullo stesso piano situazioni imprevedibili (esempio : collasso, colpo di sonno) con quelle almeno in parte prevenibili e/o gestibili (abbagliamento da sole, crampo al polpaccio). Resterebbe sí il problema di ricostruire fedelmente la veritá ma almeno sarebbe piú facile fare una prima scrematura fra incoscienza e sfortuna.

  6. la stampa che conosciamo è forse la verità? E’ forse un educatore? Io vedo un individuo che vuol vivere con ampi agi attirando l’attenzione con scoop o attaccando l’asino dove gli suggerisce il padrone.

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