La mobilità del futuro ha un cuore antico. E batteva qui

La mobilità del futuro ha un cuore antico. E batteva qui, già alla fine del secolo scorso, in  alcuni “santuari” della tecnologia automotive, anche italiani, che cominciavano a sperimentare elettrificazione, digitalizzazione, connessione,   guida autonoma  e smart city. Guarda caso, tutti i trend della “rivoluzione silenziosa” che sta cambiando i paradigmi della mobilità. Ma purtroppo «sviluppati sempre più lontano dall’Europa e dalla nostra Italia», si rammarica Fabio Pressi, amministratore delegato di A2A E-Mobility e presidente di MOTUS-E rispondendo alle domande della nostra video rubrica “Fuoco Amico”.

L’acronimo C.A.S.E coniato da Mercedes nel 2010

L’occasione è l’uscita del suo libro “Mobilità digitale” (Editore Luiss University Press, 234 pagine), una puntigliosa analisi di processi che Pressi ha vissuto in prima persona, fin dalla tesi di laurea al Politecnico di Torino sul veicolo autonomo, datata 1991. Per i successivi vent’ anni l’Europa è stata la culla di questa rivoluzione, sintetizzata nell’acronico C.A.S.E. (Connected-Autonomous-Shared-Electric) coniato da Mercedes nel 2010.

Come mai, allora, l’industria automotive europea ha ceduto il passo a quella americana e cinese, trovandosi oggi ad inseguire? E’ mancato il “sistema” a coordinare ricerca e industria, settore auto e informatica, robotica e telecomunicazioni, energia e urbanistica «lungo una sola catena del valore», risponde Pressi. Le promettenti iniziative europee si sono evolute «in modo frammentato», in una visione di competizione anzichè di cooperazione (competition anzichè coopetition). E oggi «paghiamo le conseguenze di non aver colto  il significato del processo nel suo insieme».

La mobilità del futuro secondo A2A E-Mobility

Tuttavia la strada verso la mobilità elettrica e digitale è segnata. E A2A E-Mobility nasce per cavalcarla piuttosto che subirla. «Il nostro progetto di rete di ricarica – ci spiega Pressi – nasce all’interno di un ecosistema che integra energia, evoluzione dei veicoli elettrici, sviluppo delle smart city». Dall’innovativa soluzione delle stazioni City Plug,  «soluzione invisibile» che tende in prospettiva a «dotare di ricarica ogni stallo di parcheggio nel contesto urbano», a una rete nazionale di ricarica ad alta potenza on the road «oggi tarata sulla velocità di ricarica reale dei veicoli elettrici circolanti, quindi tra 100 e 150 kW, ma scalabile via via che le auto accetteranno i 300-350 kW».

Restando al tema della rete di ricarica, Pressi spiega che il mezzo flop del piano infrastrutturale finanziato con il Pnrr è dipeso «da vincoli temporali troppo stretti rispetto alle lunghe procedure di concessione delle autorizzazione e di allacciamento». Tenendo presente, aggiunge, «che una colonnina ad alta potenza equivale, per la rete, a un condominio con 100 appartamenti».

Una ricetta per dare la scossa all’Italia

Tuttavia rivendica l’impegno degli operatori della ricarica «a proseguire nelle nuove installazioni con fondi propri, pur con investimenti ingenti che avranno un ritorno solo quando aumenterà la domanda». In altri termini, deduciamo, oggi tutti investono in perdita. Almeno fino a quando le auto elettriche in Italia avranno una diffusione simile alla media dei principali Paesi europei, cioè oltre il 15% dell’immatricolato.

Nei panni di presidente di MOTUS-E, gli chiediamo, come pensa che si possa recuperare questo ritardo?

Ecco la ricetta di Pressi: sgravi fiscali dedicati per le aziende che elettrificano le flotte, semplificazione delle procedure di permitting per l’installazione delle colonnine, via libera ai bandi per infrastrutturare tutte le stazioni di servizio autostradali (oggi siamo al 50% circa); sviluppo di una filiera delle batterie europea sia nella produzione sia nel riciclo; riduzione dei costi dell’energia; sostegno a progetti di collaborazione fra le imprese dell’ecosistema elettrico.

La mobilità del futuro, insomma, «è parte di una transizione che non va demonizzata, ma accompagnata. Non bisogna averne paura».

  • LEGGI anche “I rinvii di Bruxelles/ 800-900 mila auto elettriche in meno nel 2030” e guarda la VIDEO intervista

 

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