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La Mahindra scommette sull’elettrico a tre ruote

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Il tre-ruote Treo della Mahindra, un best- seller in India.
Training Academy Varta

La Mahindra scommette sull’elettrico a tre ruote. Il suo Treo, disponibile in versione auto e risciò, ha raggiunto le 5.000 unità vendute a settembre.

La Mahindra: col Treo venduti 5 mila pezzi al mese

Mahindra è una multinazionale indiana con interessi in tutto il mondo: in Italia è proprietaria della Pininfarina. Al traguardo dei 5 mila pezzi immatricolati al mese per il Treo  è arrivata a quasi due anni dal lancio, avvenuto nel novembre 2018. Il veicolo Mahindra nella versione auto è alimentato da una batteria da 7,37 kWh, con un motore che eroga una potenza massima di 5,4 kW con 30 Nm di coppia. Velocità massima di 45 km/h. La batteria offre un’autonomia certificata di 170 km e può essere caricata al 100% in 3 ore e 50 minuti. Con tetto ricoperto di pannelli solari  per auto-produrre una parte dell’energia che si consuma.

Mahindra

La versione risciò, denominata Yaari,  ha invece un pacco-batteria da 3,69 kWh e produce una potenza di picco di 1,96 kW e una coppia massima di 19 Nm. Lo Yaari offre un‘autonomia certificata di 129 km e può essere ricaricato completamente in 2 ore e 30 minuti. Il Treo utilizza la piattaforma elettrica Mahindra MESMA 48 ed è in grado di superare pendenze fino a 12,7 gradi.

Tra i rivali la nuova Ape E-City della Piaggio

Mahindra offre il Treo con una garanzia standard di 3 anni o 80.000 km, oltre a un’opzione di garanzia estesa di 2 anni o 100.000 km. E sta lavorando all’obiettivo di arrivare a 10 mila unità vendute al mese. Per riuscirci, è impegnata in un’azione di lobby con i governi locali al fine di ottenere incentivi all’acquisto. E contribuire così a combattere l’inquinamento di cui soffrono le le megalopoli indiane.

Mahindra
L’Ape E-City della Piaggio, venduto in India con batterie al litio estraibili.

 

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7 COMMENTI

  1. Eviva il passagio del trasportato commerciale al elettrico nel mondo e in primis in India !

    Il salto qualitativo sul piano del inquinamento in quanto le tre ruote diesel in India utlizzano motori che provengono da motopompe d’irrigazione sproviste di regolazioni fine della pompa di inezione creando fumate nerrissime In accelerazione

    Visto il prodoto interessante che piaggio propone in India non sarrebe l’ora che considerasse di ambandonare il motore a spazzola sui Porter elettrici che sarrebbe l’equivalente nei motori termici al motore a valvole laterali ?

    • Premessa: non sono addentro alle cose di Piaggio e il mio rischia di essere un giudizio un po’ superficiale. Ma a giudicare dallo scarso (o nullo) entusiasmo con cui propongono la Vespa elettrica, mi viene da pensare che per l’azienda di Pontedera l’elettrico non sia una priorità su cui puntare. In Italia come in India.

      • sono d’accordo. Piaggio come FCA sono montagne che partoriscono topolini. 2 modelli elettrici (escluso eDucato) per due aziende mentre gli altri propongono piattaforme dedicate e stanno costruendo un listino vero e proprio parallelo a quello delle proprie endotermiche.
        Chiamalo col suo nome: uno schifo !

        Firmato: un povero illuso che aspetta ancora la 120

        • Tempo al tempo.

          FCA ha appena sottoscritto un finanziamento di 300 milioni di euro con la Banca Europa per gli Investimenti, la BEI, della durata di 5 anni, che servirà a sostenere la ricerca e lo sviluppo di nuovi progetti che stanno realizzando e che realizzeranno da qui al 2021 inclusa la 120 o Panda E che dir si voglia.

          Possiedono una partecipazione strategica con REE per le piattaforme autonome e modulari.

          Hanno realizzato una monoscocca in fibra di carbonio per vetture sportive in primis la MC20 e i compattissimi motori a flusso radiale con inverter integrati Maserati Folgore per tutta la nuova gamma elettrica del Tridente e le prossime Alfa Romeo che verranno.

          La 500e è un must, purtroppo non accessibile a tutti.

          Hanno progetti vincenti esposti nei musei, come la Fiat Downtown di Chris Bangle e Roberto Giolito con i motori posteriori a flusso assiale in-wheel o l’irresistibile Alfa Romeo Diva di Franco Sbarro da sposare alla monoscocca MC20 e a due Maserati Folgore al retrotreno.

          Senza considerare Jeep, un marchio internazionale, essenziale e di sostanza.

      • La Vespa è di fatto un brand come la 500.

        Piaggio è sinonimo di innovazione e necessariamente deve fare ricerca, esplorare nuovi frontiere come accadde con l’NT3, l’Ape Calessino che non fu.

        Correva l’anno 2010 quando a EICMA 2010 Piaggio presentò l’NT3, l’erede designato del Calessino.

        Quattroruote come la vetturetta che l’aveva preceduto nel 1957, la Vespa Acma 400, l’NT3 lungo meno di due metri e mezzo, vantava un sistema di apertura porta che consentiva di entrare e uscire in spazi ristretti e tre posti non inediti.

        Progettato per sostituire l’Ape Calessino e soddisfare i bisogni di mobilità delle aree a più alto tasso di sviluppo e in particolare dei mercati dell’India, del Vietnam e del Sud Est asiatico.

        Il design dell’NT3 recepiva alcuni stilemi della Vespa e dell’Ape: l’inconfondibile sagoma del parafango Vespa riproposta sulle ruote posteriori e il frontale Ape dominato da un segno importante, che ricorda la presenza del parafango centrale.

        La versione con motore endotermico 300 ibrido integrava la motorizzazione elettrica a emissioni zero, 80 km/ora la velocità massima e 30 km/ora nell’utilizzo ZEV “solo elettrico”.

        NT3 aveva una struttura spaceframe con crash box per garantire la protezione degli occupanti. La sospensione anteriore era indipendente di tipo Mac Pherson la sospensione posteriore del tipo a “Omega”. Interessante, come nella Vespa di D’Ascanio, l’integrazione tra motopropulsore e sospensione posteriore che consentiva di contenere gli ingombri della meccanica e di abbassare il baricentro del veicolo conferendo ottime doti di stabilità.

        È di Gordon Murray il brevetto (risalente al progetto della McLaren F1) della configurazione a tre posti disposti nell’abitacolo in maniera asimmetrica con il posto di guida centrale, più avanzato rispetto ai due passeggeri. Stessa configurazione ripresa da Murray con le geniali minicar T.25 e T.27, vere e proprie antagoniste e rivali del Piaggio NT3.

        Il destino fu avverso ad entrambi.
        Non videro la strada il Piaggio NT3, né le geniali Murray T.25 e T.27.

        Oggi Piaggio è impegnata in un progetto ELVs (Electric L-category Vehicles): dimensioni limitate, peso leggero, bassi consumi energetici, batterie compatte, costi bassi e ricarica rapida. Mezzi di trasporto di categoria L, motoveicoli a tre e quattro ruote, L2e – tricicli leggeri e L6e – quadricicli leggeri con potenza massima di 4 kW, esclusi i quad, mezzi basculanti a carreggiata stretta. Si attengono ai requisiti del progetto europeo Horizon 2020 che destina ingenti fondi per l’innovazione nel trasporto individuale.

        Piaggio con KTM si sono impegnati congiuntamente nel Progetto Resolve per progettare ELVs con Bosch, Idiada e le Università di Warwick, Firenze e Pisa. Il risultato sono il Demonstrator D1 e Demonstrator D2 a 4 ruote, elettrici, autonomia di 100 km, velocità massima 45 km/h, sella con schienale, manubrio e protezione parziale, alloggiamento simile allo scooter BMW C1.

        Molto interessante il Demonstrator D2, sviluppato da KTM, un mezzo elettrico che in molti aspettano.

        Piaggio Demonstrator
        https://www.vaielettrico.it/piaggio-ktm-due-nuovi-quadricicli/

        Piaggio NT3
        https://www.youtube.com/watch?v=PGoeRdqIBfc

        Murray T.25 – T.27
        https://www.gordonmurraydesign.com/en/products/previous/t.25-and-t.27.html

        Piaggio Vespa Acma 400

  2. L’originale è Made in Italy: il Calessino Piaggio.

    Il Calessino venne convertito all’elettrico senza eclatanti risultati di vendita.
    Oggi al Calessino elettrico c’è una ben più valida alternativa con una ruota aggiunta: il PPM Yamaha.

    Public Personal Mobility Yamaha, un nuovo concetto al passo coi tempi.

    Il rilancio del turismo ha bisogno di nuovi mezzi che consentano l’immersione in relax nel paesaggio. Mezzi caratteristici e funzionali, dedicati alle famiglie, alla mobilità personale turistica, non impattanti con l’ambiente, in grado di dare una risposta concreta alle esigenze del business turistico sostenibile e rappresentare uno stile di vita in armonia con i luoghi turistici, turisti e tour operator.

    Nel mondo ci sono numerosi esempi, ad oriente troviamo tuk-tuk, Bajay, rickshaw, Bajaj di ogni tipo e colore, in Europa, dal bel paese, l’Ape Calessino, unico e inconfondibile da oltre 70 anni.

    Il Calessino ha un design inimitabile ed è in grado, immediatamente, di comunicare en plein air le atmosfere e lo spirito dei luoghi. Per questa sua proprietà, il Calessino è diventato lo shuttle esclusivo in ambito turistico, in grado di promuovere numerose attività economiche e i luoghi turistici in maniera distintiva.

    Gli anni passano e nuove tecnologie irrompono e vengono sviluppate per poter essere applicate a questi mezzi agili e rappresentativi della ricettività turistica.

    Piaggio, consapevole di dover agire su un mito internazionale si è limitata ad aggiornare il Calessino nel rispetto dei limiti di emissione con un motore 4 tempi monocilindrico ad iniezione elettronica con raffreddamento ad aria forzata, da 197 cc e potenza di 6,5 kW a 4750 rpm con 14,6 Nm a 2500 giri di coppia motrice, anche se, nel 2009 presentò la versione elettrica Ape Calessino Electric Lithium da 18kW, 520 kg, 4 posti, velocità massima limitata a 50 km/h e batteria Ænerbox di Archimede Energia di Verbania, agli ioni di Litio, per un’autonomia di circa 75 km con ricarica in 4 ore da una normale presa da 220v. Oggi del Calessino Electric Lithium resta il ricordo di un tentativo costoso.

    Chi invece sta applicando appieno le nuove tecnologie progettando nuovi mezzi che diventeranno insostituibili per l’economia turistica è Yamaha che ha ideato il Public Personal Mobility (PPM) 06GEN elettrico, anche in versione Automated, a guida autonoma.

    Yamaha si candida a sostituire Piaggio nel settore della mobilità personale pubblica e turistica con il PPM che nella versione Automated, rappresenta l’hardware di un sistema di mobilità a guida automatizzata, on demand, a bassa velocità per connettere persone e luoghi e persone con persone. Un mezzo utilizzabile in servizi di mobilità pubblica nelle aree pedonali e negli antichi borghi.

    Presentato nel 2018 al CES Las Vegas, il Public Personal Mobility (PPM) 06GEN Automated a guida autonoma è stato concepito come una veranda mobile, più precisamente, la tradizionale veranda giapponese engawa, una componente architettonica capace di creare uno spazio che non è né all’interno né all’esterno, ma nel mezzo.
    Yamaha ha applicato questo antico concetto architettonico giapponese a un veicolo, definendo uno spazio mobile dì collegamento tra interno ed esterno per predisporre naturalmente le persone a conversare, in un movimento fluido e senza emissioni.

    Il PPM non è solo un mezzo di trasporto, è un invito a contemplare il paesaggio e i luoghi, parlando mentre si viaggia a velocità di contemplazione, verso nuove destinazioni.
    Lo spazio a disposizione è ampio, le superfici sono curve ed invitanti, la disposizione delle sedute e le poche barriere tra l’interno e l’esterno sono la conseguenza della fluidità del movimento, i turisti possono muoversi sul deck ligneo simile alla tolda di un runabout, le sedute sono continue, comode ed imbottite e i manocorrenti dei tubolari sono rivesti in materiali durevoli.

    La versione Automated ha ancora maggior spazio ed è più conviviale, per muoversi autonomamente utilizza la tecnologia di riconoscimento delle immagini stradali integrata con un server su cloud. A basso costo e altamente scalabile, è connessa al Mobility as a Service (MaaS) utilizzando le API (Application Programming Interface).

    Il sistema Mobility as a Service (MaaS) è ideale per la mobilità a corto raggio. Un servizio di mobilità disponibile tramite un’app per smartphone per prenotare il servizio personalizzato, secondo l’itinerario desiderato o consigliato. Gli utenti devono accomodarsi ed inserire la destinazione desiderata sul proprio smartphone o sul tablet di bordo per far sì che il PPM Automated li porti automaticamente a destinazione.

    Il PPM Automated utilizza anche il sistema Virtual Guide Line (VGL) che impiega una videocamera montata nella parte inferiore del veicolo per acquisire immagini della strada e confrontarle in tempo reale con i dati memorizzati in un database di mappe preregistrato (corrispondenza delle immagini), permettendo così di acquisire informazioni estremamente precise sul proprio posizionamento e orientamento. Il sistema di navigazione consente di determinare il percorso verso la destinazione desiderata in base alla sua posizione corrente e di seguire il percorso a bassa velocità, fino a 20 km/h. Ha anche un sistema di scansione 3D LIDAR che rallenterà o fermerà il veicolo se rileva un ostacolo nel percorso da percorrere.

    Il sistema Virtual Guide Line (VGL) esegue la guida automatizzata in base alla localizzazione del veicolo utilizzando il server di controllo che esegue l’arbitrato di intersezione e il controllo di più PPM Automated che si incrociano tra loro.

    Queste tecnologie sono indispensabili per sviluppare un sistema di servizi di mobilità che consenta la movimentazione su richiesta di più PPM automatizzati con capacità di guida autonoma ad alta precisione.

    L’obiettivo di Yamaha è realizzare un servizio di mobilità automatizzato e personalizzato, a bassa velocità, basato su PPM Automated per muoversi all’interno di resort, borghi storici, zone pedonali e monumentali, litoranee, riserve naturali e archeologiche o anche per pochi chilometri quadrati nel centro della città, PPM Automated a disposizione degli anziani, delle famiglie con bambini, delle persone su sedia a rotelle e di tutti gli altri utenti medi, ma anche PPM commerciali per street food, cocktail-bar e gelaterie su ruote.
    Di tutto di più.

    https://www.youtube.com/watch?time_continue=66&v=RXpasGcl7ao&feature=emb_logo

  3. Fa un po’strano leggere così bellamente che il lobbying a quanto pare é pratica “normale”. Per stavolta magari andrà bene. Eeew!

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