Guardate la Kia e-Soul se volete sapere quanto migliorano le batterie. Al Salone di Ginevra viene presentata la terza generazione dell’auto coreana.
Il 25% di densità energetica in più
Nei Saloni dell’auto tutti guardano all’estetica, è normale. Ma nella Soul la parte interessante non è visibile, sta sotto ai piedi dei passeggeri. È il pacco-batterie, che rispetto alla versione precedente (lanciata nel 2015) ha una nuova formulazione chimica delle celle che aumenta del 25% la densità energetica, a 250 Wh/kg. Come dire che in quattro anni l’autonomia di percorrenza, a parità di peso, è aumentata di un quarto. E infatti il range di entrambe le versioni della e-Soul godono di un range molto più esteso. Quella da 64 kWh di batterie, in particolare, arriva a 452 km (standard WLTP, reali poco meno di 400, qui i dettagli). E aumenta considerevolmente anche l’accelerazione, del 39%. Scattando da 0 a 100 in 7,6 secondi (395 Nm di coppia massima). Altra novità: la Soul ora è predisposta per le ricariche superfast, con cui può passare dal 20 all’80% in 42 minuti. Chi ha fretta paga di più, ma riparte prima.
Il progresso corre su tre strade
Riassumendo: la resa delle auto elettriche migliora lavorando soprattutto su tre aspetti fondamentali.
1– Le batterie. A parità di spazio e di peso, aumentano anno dopo anno la loro capacità di stoccare energia. Un altro esempio, oltre a quello della Kia e-Soul, viene da un’altra auto esposta a Ginevra, ovvero la Seat el-Born (guarda). Annuncia per il 2020 un pacco-batterie “ad alta densità energetica” da 62 kWh e un’autonomia di 420 km.

È quasi il doppio di un’auto dello stesso gruppo (Volkswagen) e delle stesse dimensioni come la e-Golf, con cui condividerà lo stabilimento di Zwickau. Ma la e-Golf (nata nel 2014) ha un pacco-batterie da 35,8 kWh e un’autonomia che è praticamente la metà, con lo stesso ingombro.
2- La piattaforma. La base-tecnica su cui le auto sono costruite è un altro pilastro fondamentale per costruire auto elettriche più efficienti e meno costose. Si parla molto, giustamente, della piattaforma MEB del Gruppo Volkswagen, da cui nascerà una folta famiglia di modelli tra cui la stessa el-Born.

E, prima, l’attesissima Volkswagen ID.3, il modello che ambisce a fare dell’elettrico un prodotto di massa. Ma non ci sono solo i tedeschi. Ma anche i coreani del gruppo Hyundai, che controlla anche la Kia, annunciano per l’anno prossimo una nuova piattaforma concepita solo per l’elettrico. Con cui ridurre il costo delle auto aumentando l’efficienza produttiva. Quindi: non più architetture tecniche di base nate per motori termici e adattate all’elettrico. Ma piattaforme essenziali pensate fin da subito per l’elettrico.
3- L’aerodinamica. È l’altra prateria che hanno davanti le Case auto per fare auto che colmino il gap che ancora esiste con i modelli a motore termico. L’abbiamo detto e scritto più volte: il fatto che gran parte del propulsore sia ospitato sotto i piedi dei passeggeri libera spazi finora impensabili. Ma anche la ricerca sui nuovi materiali aiuta a realizzare auto più leggere e, allo stesso tempo, più resistenti in caso di crash.

È quello che abbiamo definito “lo stile elettrico” prendendo a riferimento modelli pensati per questa propulsione. E non la semplice riproposizione di auto nate per un motore a benzina. Il primo esempio della nuova generazione è stata forse la BMW i3. Ma altre seguiranno. E la Seat el-Born e la Volkswagen ID.3 rientrano sicuramente in questo filone.
IN CONCLUSIONE. Tutto considerato, si può davvero dire che il 2020 sarà l’anno zero dell’elettrico. Nuove batterie, nuove piattaforme, nuovo stile. La ciliegina sulla torta sarebbe se tutto questa fosse alimentato con energia da rinnovabili. Ma anche su questo si sta lavorando.