La crisi dell’auto elettrica potrebbe essere solo una favola metropolitana. Alimentata dalle lobby dei detrattori italiani, ma senza riscontro nei fatti e nelle analisi dei previsori più accreditati. Abbiamo visto che i numeri sulle vendite globali continuano ad evidenziare più segni positivi che negativi. Ma non solo.
Goldman Sachs Research, per esempio, ha diffuso un report che, partendo dai progressi tecnologici sulla densità energetica e dal calo dei prezzi dei metalli utilizzati, conclude che i prezzi delle batterie auto scenderanno più velocemente del previsto.
Anche per questo il Global Automotive Study 2024 della società di consulenza Simon-Kucher è ottimista sul futuro dell’industria automobilistica. I prezzi medi globali delle batterie sono scesi da $ 153 per kilowattora (kWh) nel 2022 a $ 149 nel 2023 e secondo le proiezioni di Goldman Sachs Research scenderanno a $ 111 entro la fine di quest’anno.
Per i ricercatori di Simon-Kucher i prezzi medi delle batterie potrebbero scendere ulteriormente verso $ 80/kWh entro il 2026 (-50% rispetto al 2023). A quel livello i veicoli elettrici raggiungerebbero la parità rispetto ai veicoli diesel e benzina equivalenti, senza necessità di alcun incentivo. E da un sondaggio su 7.000 automobilisti risulta che aumentano del 9% coloro che si dichiarano interessati all’acquisto di un’auto e il 64% ritiene che i veicolo elettrici siano il futuro. Fra chi già li possiede, il 90% ha intenzione di acquistarne un altro. La stessa Goldman Sachs Research prevede “un forte ritorno della domanda nel 2026, anno in cui a trascinare il mercato elettrico saranno in primo luogo i consumatori”. Di seguito un commento del professor Alessandro Abbotto.
Di Alessandro Abbotto∗
Da più parti – TV, radio e giornali – si parla di una crisi evidente e manifesta del mercato dell’auto elettrica, che coinvolge tutto il settore dell’automotive. Ma è davvero così? La risposta è NO, almeno a giudicare dai numeri del mercato, che è ciò che dovrebbero considerare tutti: esperti, politici e commentatori.
Vediamo i dati 2024: 17 milioni di immatricolate nel mondo secondo l’IEA (+70% in due anni)
Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), le vendite annuali di vetture elettriche sono in continuo aumento: 10 milioni di vetture elettriche nel 2022, circa 14 milioni nel 2023 e 17 milioni nel 2024, con un incremento del +20% in un anno e del +70% in due anni. Sempre a livello di immatricolazioni, ora più di una vettura su cinque è elettrica, mentre quattro anni fa era solo una su venticinque. Senza scomodare casi particolari come quello della Norvegia (ormai quasi 100% di quota elettrica), in Europa l’elettrico rappresenta il 25% delle immatricolazioni, e in Cina quasi il 50%.
A livello di parco circolante, si prevede che entro il 2030 in Cina un’auto su tre sarà elettrica, mentre in Europa e negli Stati Uniti sarà una su cinque. In Italia, notoriamente fanalino di coda europeo, le stime variano da una su cinque a una su dieci. In questo contesto si inserisce il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che prevede 6,6 milioni di autoveicoli elettrici sulle strade, ovvero uno su sei.
Ma allora, da dove nasce la notizia di un “disastro elettrico”? In apparenza dai dati del mercato mensili di agosto e settembre. Secondo UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), in agosto 2024, rispetto allo stesso mese del 2023, le vendite di vetture elettriche sono calate del 43%. Tuttavia, va precisato che anche l’intero comparto automotive ha subito un calo del 26%. In Italia, dove tutti parlano di una grande crisi, il comparto automobilistico è diminuito solo del 13%.
La sindrome incentivi che ha bloccato l’Italia
In settembre, in Italia, le vendite complessive sono calate dell’11%, ma a trainarle in positivo sono state proprio le auto elettriche, con un aumento del 30% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Certo, è anche il risultato delle consegne delle auto prenotate con gli incentivi del click day di giugno, ma rimane comunque un risultato notevole, che dimostra come gli incentivi funzionino e stimolino l’interesse degli italiani per i veicoli elettrici.
Quindi, a parte l’Italia “graziata”, il mercato va male? No, affatto. Se guardiamo ora ai dati annuali – certamente più significativi – da gennaio ad agosto 2024 il mercato automobilistico è risultato in crescita rispetto allo stesso periodo del 2023: +1,4% in UE e +1,7% in Europa. Ben 18 Paesi sono in crescita, tra cui Italia, Regno Unito e Spagna. Solo 13 Paesi, tra cui Germania e Francia, hanno registrato una contrazione del mercato.
E l’Europa ha sofferto del mal tedesco
Per quanto riguarda l’elettrico, la situazione è sostanzialmente stabile. Le vendite sono passate da circa 980.000 a 900.000 unità, ma la diminuzione è dovuta interamente alla Germania (-110.000 vetture elettriche vendute), dove lo stop ai sussidi ha ridotto la quota elettrica dal 30% al 25%. Escludendo il caso particolare della Germania, l’elettrico in Europa è in crescita, con più vetture immatricolate rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda le case automobilistiche, accanto a quelle in crisi evidente (Ford -15%, Stellantis -3%), altre sono stabili (Renault, BMW) o in crescita significativa (gruppo Volkswagen +2%, SAIC Motor – proprietaria del marchio MG – +18%, Volvo +38%).
Non è un caso che sono proprio le case che hanno puntato maggiormente sulla mobilità elettrica a crescere, anche in modo importante.
Allora, da dove deriva questa percezione negativa, chiaramente smentita dai dati ufficiali? A mio parere, ci sono due motivazioni principali.
La prima, più importante, è che il mercato elettrico va in realtà benissimo, ma soprattutto fuori dalla “vecchia” Europa. Nel 2020, il 50% delle vendite globali di auto elettriche era in Europa, mentre solo il 30% in Cina. Oggi, il 60% delle vendite globali è in Cina, mentre l’Europa rappresenta ormai meno del 20%. Siamo diventati marginali, e lo saremo sempre di più se non prendiamo decisioni importanti (vedi ad esempio la ricetta Draghi).
La crisi dell’auto elettrica? Impariamo dalla Cina
Il secondo motivo è che i dati di crescita e le previsioni sul mondo della mobilità elettrica leggera su strada sono ora più conservative. I prezzi ancora elevati, che faticano a diminuire nei segmenti di fascia bassa (mentre nel premium sono già competitivi con il termico), il lento calo dei prezzi delle batterie, l’inflazione e la mancanza di incentivi in Paesi importanti come Germania e Italia hanno reso la crescita più difficile. Certamente, non l’hanno favorita. Ma si tratta sempre di crescita, e anche solida. Non dimentichiamolo!
Dobbiamo nuovamente imparare dalla tanto criticata Cina, contro cui ora l’Europa ha imposto dazi in un tentativo estremo di difendersi. Ma non sarà con i dazi che si renderà più competitiva un’industria in evidente ritardo. In Cina, già oggi, secondo l’IEA, il 65% delle auto elettriche in vendita costa meno delle controparti termiche. E qui non si può incolpare il costo del lavoro (un quinto di quello europeo), perché è lo stesso sia per le auto elettriche che per quelle termiche. Loro ci sono riusciti. Perché non dovremmo riuscirci anche noi?
∗ Dipartimento di Scienza dei Materiali Università di Milano – Bicocca. Presidente della Divisione di Chimica Organica della Società Chimica Italiana
“La crisi dell’auto elettrica? Impariamo dalla Cina.”
A questo punto mi spiegate perchè la vostra interpretazione di imparare dalla Cina equivale solo in modo semplicistico ed univoco a comprare auto elettriche?
Perchè snocciolate dati rose e fiori per le BEV in Cina senza minimamente accennare che la Cina sta facendo un palese dumping? Perchè non menzionate ogni volta del fiume di denaro che il governo di Pechino ha iniettato nel progetto auto elettrica?
C’è troppa faziosità in queste parole “impariamo dalla Cina” perchè se anche l’Europa facesse dumping con le proprie esportazioni e le auto esportate in Cina costassero meno di quelle prodotte da loro, La Cina farebbe protezionismo, e in parte lo sta già facendo sulle tecnologie.
Allora impariamo bene dalla Cina, la UE stanzi circa 300 miliardi di euro (come ha fatto la Cina) per tutto ciò che riguarda la produzione di auto elettriche, aiuti direttamente le produzioni delle case automobilistiche in modo che il prezzo di acquisto delle auto cali sensibilmente, promuova prezzi di ricarica uguali e convenienti in tutta Europa.
E’ troppo semplice citare la Cina omettendo ogni volta che questo Paese ha giocato con regole proprie la partita e diverse da quelle presenti nella gran parte degli stati occidentali e non solo.
In Cina dietro ogni cosa di rilevante c’è il governo di Pechino e presumo che anche in Europa le cose andrebbero diversamente se ci fossero 450 milioni di contribuenti che investono sull’elettrico. Io cercherei di evitare i facili abbagli e sarebbe utile riportare le cose in modo più veritiero e non solo la parte che più interessa!
Legga il Piano Draghi che propone esattamente di investire 800 miliardi di euro l’anno sulla decarbonizzazione dell’economia europea. Non sappiamo se sarà alla portata dei 27 Paesi dell’Unione, ma non c’è nulla che contrasti con le regole del commercio internazionale. Il dumping, signor Omer, è una pratica commerciale scorretta definita in modo preciso: significa esportare a prezzi inferiori a quelli praticati in patria. Non mi risulta che le auto elettriche cinesi, in Cina, costino meno che in Europa o in America.
Il piano Draghi al momento è sulla carta e non vedo all’orizzonte con Ursula un motivo per essere ottimisti.
Senza scomodare altri marchi le faccio una segnalazione nostrana che magari le è sfuggita. La Leapmotor T03 che da noi sta a circa 20.000 euro in Cina sta a poco meno di 10.000, se per lei è un prezzo identico a me non pare anche perché se effettivamente costasse 20.000 euro in Cina non se la comprerebbe nessuno visto che versioni della BYD Seal stanno a poco più di 20.000 euro.
Le faccio altresì notare che il dumping commerciale si riferisce a una pratica commerciale sleale in cui, un’azienda esportatrice, vende i suoi prodotti a un prezzo inferiore rispetto al loro costo di produzione o al prezzo di mercato nel Paese importatore. Questa strategia viene adottata al fine di guadagnare quote di mercato o eliminare la concorrenza nel Paese di destinazione.
Quindi non inferiori ai prezzi praticati in Cina come sostiene lei ma bensì di quelli praticati in Europa, altrimenti non avrebbe alcun senso.
E se consideriamo che una twingo parte da 24.000 euro capiamo di cosa parliamo.
I dazi hanno cercato di riequilibrare questo abuso della Cina ma sono solo un palliativo viste tutte le agevolazioni di cui godono i produttori cinesi dal governo di Pechino rispetto ai nostri con lo scalcinato parlamento UE.
Mi dispiace doverla contraddire, ma non posso dimenticare quello che ho appreso in cinque anni di lavoro all’ufficio economia internazionale del Sole 24 ore. Tecnicamente il dumping è esattamente ciò che ho scritto io. Lei si è fermato alla prima voce di ricerca Google, che purtroppo riporta una definizione errata prodotta dal Parlamento europeo. Ci rifletta un attimo e capirà che nella sua formulazione si scadrebbe nel più classico protezionismo, oggi superato dagli accordi di libero mercato regolati dall’organizzazione internazionale del commercio (WTO)
Oltre alla doverosa precisazione, un indizio del problema lo si ricava anche dall’osservazione che la T03 in Europa viene prezzata 20.000 € mentre in Cina 10.000 €. Ci sono molte ragioni per questo, tra cui i costi di trasporto, importazioni e altre questioni legali, ma un prezzo raddoppiato pare effettivamente esagerato. A voler seguire le tracce sembra proprio che tutto sia congegnato per spremere gli automobilisti europei e, peggio ancora, a tenerli il più a lungo possibile legati al petrolio. In Italia poi la cosa è ulteriormente esacerbata da una politica atta a rendere le cose sempre più difficili e costose a chi desidera passare all’elettrico.
Non so che dire, a me pare palese che i “fregati” siano gli automobilisti, in particolare quelli che scrivono lettere e commenti per spiegare difetti e problemi delle auto elettriche. Quando salterà il banco, perché alla fine accadrà, chi dovrà leccarsi le ferite? Io un’idea me la sono fatta.
io h solo detto che sono pochi e lepercentuali non cambierebbero gran che poi il perchè non passino all’elttrico lo chieda loro
…tranquillo,
l’antipasto lo ha già dato loro il duplice uragano in tre giorni questa estate…
ma d’altro canto si sa,
Torino è come il Kentucky, terra di uragani,
e i numeri che dicono il contrario sono tutte cazzate,
e i ricordi di chi è over 30 e si ricorda che non era così
sono tutti ideologia…
quindi tranquillo:
se a Torino non vorranno vedere i numeri,
beh, i numeri ci saranno lo stesso,
come allo stesso modo se tu non vuoi vedere il bubbone nel braccio
quello c’è lo stesso, e ha conseguenze
Nell’articolo si afferma che le immatricolazioni di auto elettriche hanno raggiunto il 25% del totale in Europa, ma non trovo riscontro in questo dato: nel periodo gennaio-luglio 2024 le immatricolazioni di BEV in Europa sono state pari a 1.093.808 esemplari con una quota di mercato del 13,8%. Anche se aggiungiamo le PHEV siamo ben lontani dal 25%
Interessante. Non vedo però alcuna menzione ai margini sulle auto elettriche vendute, altro parametro da considerare per valutare la salute del mercato.
Sappiamo dei forti sconti praticati in Cina, o di quelli in UK per rientrare nel mandato del 22% nel 2024. Tesla in Cina finanzia ad interessi zero per 5 anni.
Difficile dire quanto la situazione sia stabile e sostenibile, quanto i margini sui veicoli tradizionali stiano sovvenzionando le case.
Con tante variabili, dire che va bene mi sembra azzardato quanto dire che va male.
Tesla NON fa auto tradizionali. BYD nemmeno (solo BEV e PHEV), Volvo vende un 36% di auto BEV e non mi pare abbia mai fatto tanti utili come nel 2024… quindi di certo fare business ed auto elettriche è possibile.
Calma. Nel 2023 Volvo ha registrato ricavi e utili record. Vero che nel terzo trimestre 2024 ha avuto un calo, ma trarre conclusioni da tre mesi su 12 è azzardato.
anche questa affermazione è azzardata quindi: “Volvo vende un 36% di auto BEV e non mi pare abbia mai fatto tanti utili come nel 2024”
Al di la delle % che mi sembrano un pò discordanti, soprattutto quelle europee dai dati che ho letto ( il cumulato nei primi otto mesi dell’anno, il mercato
mantiene un leggero incremento dell’1,7%, con un totale di 8.661.401 immatricolazioni, ovvero quasi 145.000 unità in più rispetto allo stesso periodo del 2023, fonte UNIRAE
https://www.unrae.it/files/01%20Comunicato%20Stampa%20UNRAE%20mercato%20Europa%20Agosto%202024%20e%20infografica_66ec1290541ec.pdf.),
Quello che mi lascia più perplesso è il seguente punto: “A livello di parco circolante, si prevede che entro il 2030 in Cina un’auto su tre sarà elettrica, mentre in Europa e negli Stati Uniti sarà una su cinque. In Italia, notoriamente fanalino di coda europeo, le stime variano da una su cinque a una su dieci, In questo contesto si inserisce il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che prevede 6,6 milioni di autoveicoli elettrici sulle strade, ovvero uno su sei.”,
Considerando che le immatricolazioni nel 2023 sono state di 1.5 milioni, anche ammettendo che restino tali per i prossimi 5 anni e non in diminuzione, come pare stia succedendo, avere a inizio 2030 6.6 milioni di auto significherebbe che da gennaio 2025 tutte le auto immatricolate dovrebbero essere elettriche.
Capisco essere ottimisti ma previsioni simili anno una % minore di realizzarsi che vincere al superenalotto con una schedina da 2 euro trovata per terra all’uscita della tabaccheria.
Ha perfettamente ragione. Il paradosso è che le previsioni del PNIEC non le ha fatte Vaielettrico. Le ha fatte lo stesso governo che ogni giorno tuona contro le auto elettriche. E se può le boicotta. Vedi l’Ecobonus, vedi l’inerzia di fronte al caro ricarica.
ho capito ma se sono dati senza alcuna logica che senso ha postarle, forse per dire che queste sono favole metropolitane?
Perchè sono impegni presi ufficialmente con l’Europa e non rispettarli avrà conseguenze. Che siano senza alcuna logia lo dice lei. In realtà la logica c’è, ma la politica del governo ne persegue un’altra.
L’articolo espone cose importanti, anche se in modo enfatico e controcorrente rispetto alle notizie di agenzie più blasonate e senza citarne le fonti.
Se tutto fosse come descritto nell’articolo, resta da domandarsi del perché degli ostinati canti del cigno proprio di quelle aziende descritte come in acque sicure, buttando ai pesci milioni di euro nella progettazione di super diesel e motori a 6 tempi, oltre a un rilancio dell’idrogeno.
I problemi ci sono, ben mascherati, e fanno il loro effetto.
Sono le scelte di base, imposte dalle grandi aziende le quali hanno seri problemi di riconversione, a generare i disastri che si amplificheranno in un prossimo futuro.
Fatevi domande semplici e razionali, come:
A- dove lo stato recupererà i soldi delle accise sui carburanti.
B- come farà la rete elettrica a distribuire un carico più che triplicato, oggi che scoppia da tutte le parti.
C- quante centrali nucleari dovranno costruire
D- quanti morti ci sono dietro alle terre rare e quale scempio ecologico derivi dai processi di costruzione del comparto elettrico.
Ovvio che la tecnologia farà il suo dovere, ma esaltarsi oggi è da struzzi.
Altre stupidaggini da scrivere?
Le cose menzionate nell’arte le danno per certe anche Bloomberg e in Financial Times.
Riguardo alle “domande semplici e razionali”, ma faziose e inteinse di fake news, sono le prime a cui persone molto più esperte di “Giorgi Roberto” hanno già dato risposta.
A- Gli incentivi ai fossili (diretti e indiretti) non sono lontani dalle accise, è quasi una partita di giro. Basta mettere il bollo proporzionale al prezzo di acquisto e al peso. Le accise sui carburanti rappresentano il 3,9% delle entrate fiscali (2023), mentre le agevolazioni ai soli carburanti da autotrazione (escluso il metano, solo carburanti liquidi) hanno rappresentato il 3,6% delle spese. Se aggiungiamo i sussidi al gas, succede che a fronte dei 25 miliardi incassati per i carburanti, ne sono stati spesi 46. Affarone!!!
B- “scoppia da tutte le parti”: ci fa un esempio, Milano centro escluso?
C- speriamo nessuna, sarebbero pronte fra 20 anni
D- qualche ordine di grandezza in meno rispetto all’estrazione del petrolio e alle guerre conseguenti. O vogliamo negarle? O negare la devastazione dell’estrazione petrolifera?
Un post su cui riflettere: https://www.ilpost.it/2023/12/01/sussiti-combustibili-fossili-cop28/
che io sappia
in Fiat a Torino la progettazione di nuovi endotermici è completamente esaurita, e anche al Politecnico il ramo di ricerca in materia è quasi secco.
avere tra i principali investitori gli sceicchi produttori di petrolio
credo che abbia una sua certa influenza….
È Degli Esposti, inutile sostenere che gli acquirenti sono sottosviluppati. L’acquirente italiano in genere acquista a un auto nuova a 15 k, tutto qui. Perfino la panda è in crisi dopo che l’hanno portata a 17k euro. Il parco vs lettori non è in questa classe sociale economica e non se ne accorge. Esistono anche i proprietari delle Audi Q3 ma non sono loro il problema.
Dissento. Il problema sono proprio i proprietari di Audi Q3. In tutti gli altri Paesi sviluppati stanno passando in massa all’elettrico, da noi non ci pensano nemmeno.
Scusi, ma se negli altri paesi stanno passando in massa all’elettrico, forse li le auto elettriche le vendono a prezzi ben inferiori che da noi? Oppure in quei paesi sono gli stipendi ad essere ben superiori ai nostri? Oppure sono disposti ad indebitarsi fortemente per acquistare un’auto bev?
Le auto costano un po’ meno, per esempio in Germania, perché l’Iva è al 19% e non al 22, ma soprattutto in Paesi come Francia e Spagna le ricariche costano la metà.
…e non c’è la campagna mediatica contro l’elettrico che abbiamo da noi,
che ha fatto passare l’elettrico come
poco sicuro
poco affidabile
poco agevole per via dell’autonomia.
l’ho toccato con mano questa settimana parlando con
– i miei studenti, stupiti che io viaggi in elettrico
– una signora di mezza età, cultura media televisiva da 60enne: ma non sono pericolose che vanno a fuoco
– top manager di un consorzio strafamoso in Italia di prodotti lattiero-caseari (e mi fermo qui): ma io ho bisogno di autonomia!
intanto Torino è tappezzata da cartelloni pubblicitari di BYD Seal con 1080km di autonomia, cartelloni presenti anche a Mirafiori….
finirà benissimo.
BYD Seal con 1080km a spanne viene + di 40 K non la vedo proprio come auto del popolo.
@Giuseppe
ho citato le rimostranze rispetto all’elettrico
di un top manager che viaggia su una Stelvio da 70mila euro e 100mila km all’anno (100 MILA, non so se mi spiego, mi ha spiegato la sua settimana tipo, gli credo decisamente)
per usarlo come esempio di persone, spesso manager, che hanno bisogno di molta autonomia, e che sono convinte che l’elettrico non faccia per loro.
ma hanno la colonnina al lavoro. e hanno il garage a casa.
ho citato questo caso per estendere a una categoria: è un commento, il mio, non un trattato sull’auto elettrica, mi sembrava ovvio
Semplicemente, per rispondere alla sua domanda, all’estero chi si appresta a comprare un’auto nuova in maggior parte migra sull’elettrico ( a pari prezzo), da noi rimaniamo petrolhead tutta la vita.
In che senso a pari prezzo?
Vale a dire, come esempio, i possessori della famosa Audi Q3 possono, spendendo circa la stessa cifra, comprare una Model 3, migrando all’elettrico.
In realtà mi risulta che il valore medio del nuovo, in Italia 2023, è ben 28.800€.
Altro che 15000€. Quindi vuoldire che per.la mia MG4 luxury a 32400€ (colore optional) sono stato il 14% oltre il valore medio di acquisto.
Altro che la favola dei benestanti, ricchi ecc ecc.
Quella della Panda è una trollata.
Giusto ieri ho visto una pubblicità di Dacia spring offerta a 14k … Fossero anche 15 o 16 siamo sempre sotto la panda. La mia (classe C) oggi la offrono a 23.700 e forse solo la Dacia jogger la trova a un prezzo inferiore. E sull’elettrico ora non ci sono incentivi. Ma visto che lei sa qual è la classe economica e sociale dei lettori di vaielettrico saprà di sicuro anche questo.
“l’impero” europeo sta giungendo al termine.
Comunque i nostri costruttori oltre che ormai antiquati come strutture organizzative e anche probabilmente come metodi di produzione sono diventati troppo ingordi e mentono secondo me sui margini. I grandi azionisti non vogliono privarsi nemmeno temporaneamente dei loro grassi guadagni.
Comunque lato batterie oltre che essere indietro credo che anche le materie prime siano un problema. Si è sempre demandato a cina e altri paesi orientali la produzione di queste componenti e quindi loro si sono anche preoccupati di procurarsi le risorse per farli, tipo in africa.
Solito caso di mezza verità stiracchiata fino a farla diventare una bufala, tutti coloro con cui mi è capitato di parlare questo mese riferivano tutti di di un disastroso calo delle vendite di EV (parliamo di persone che le EV non le hanno nemmeno mai viste in fotografia). Solita stampa italica che per buttare fango 8non vorrei dire di peggio…) sulle EV striacchia le notizie e da una pulce tira fuori un elefante (vedi la notizia data dal messaggero della Tesla Model 3 incendiata in Francia, laddove la causa dell’incendio è stata l’uscita disastrosa di strada del veicolo, ma il commento del giornalista era “Un avvenimento che ha fatto sorgere i soliti dubbi sulle auto elettriche”.
Credo che non comprerò mai più un giornale e mai più leggerò una testata online dei media generalisti italiani !!!
Articolo noioso e prolisso che, dopo una funambolica serie di palleggiamenti di numeri e percentuali e qualche sprazzo di politica economica internazionale un tanto al chilo, alla fine non spiega come mai in Italia la percentuale di mercato delle BEV è inferiore al 4%.
Perchè siamo la retroguardia tecnologica e culturale del mondo. Dobbiamo spiegarglielo noi o ci arriva da solo?
Si per questo eccelliamo in F1 Moto gp Nautica e Aviazione. Se poi parliamo di cultura…
Non capisco la sua aggressività, e trovo fuori luogo sparare sull’Italia intera.
Non mi pronuncio sul resto non essendo il mio campo, ma in aviazione non eccelliamo più da tempo, stiamo sopravvivendo.
Tra un po’ ci superano anche gli spagnoli, che dal mio osservatorio privilegiato mi pare ci stiano insegnando molto in termini di buone pratiche e buon management, vedi anche settore dell’energia dove ci stanno surclassando alla grande, mentre noi facciamo piani nostalgici evocando Mattei e un passato che non esiste più.
Un’altra conseguenza del fatto che (dati ISTAT) il 46% degli italiani è un analfabeta funzionale…
da dove deriva il fatto che in quel 46% non ci siano anche dei possessori di auto elettriche? psti il sito a riguardo se ce l’ha altrimenti immagno ce questa sia una sia personalissima convinzione
Lo si capisce dal fatto che i possessori delle auto elettriche, acquistata la loro macchina elettrica la sanno gestire, la sanno caricare e ne sono soddisfatti.
I possessori di auto elettriche sono perfino in grado di installare più di un App sul proprio smartphone senza farsi venire un’ernia allo zerosbatti, cosa invece apparentemente insormontabile per l’italiano compreso nel 46%. Poi magari gli insiemi non sono esattamente coincidenti, ma questa è un’altra storia.
questa ea sua personalissima opinione, ma se davvero così fosse, facendo pace col cervello, vuol dire che l’elettrica non sarà mai la macchina più scelta con buona pace a chi crede che nel 2030 circoleranno in Italia 6,6 milioni di auto elettriche come scritto nellarticolo
Si spiega benissimo. Diciamo che anche se quasi tutti gli italiani hanno uno smartphone, abbiamo anche che la quasi totalità di essi non ha la minima idea di cosa può offrire come servizi avanzati, non ha le capacità di usare il papà degli smartphone ovvero dei semplici pc/notebook e molti entrano in crisi quando c’è da risintonizzare una semplice TV come è capitato negli ultimi mesi. Pensa tu dover passare dalla mobilità termica a quella elettrica con la forte integrazione di servizi che spesso deriva dal mondo degli smartphone! Il solo pensiero fa saltare dalla sedia i più. Ti aggiungo la ciliegina, in molti già oggi non usano il self nei distributori di carburanti solo perché lo trovano complicato e demandano un famigliare a fare rifornimento.
Come se al resto del mondo interessasse perché siamo indietro.
Semplicemente al 2030 in Italia ci sarà solo Ferrari e Lamborghini, si comprerà Dacia e cinesi e avanti con sommo gaudio dei no-watt.
D’altra parte come dicevano ne “il corvo”, bisogna stare attenti a ciò che si desidera perché lo si può ottenere.
Lunetta, lo spiega benissimo il suo intervento, quello sì “un tanto al chilo”… 🤦♂️
Ho appena fatto un viaggio di lavoro, con altri colleghi (ognuno con la loro macchina, tante macchine, era un meeting di lavoro ed eravamo complessivamente in 49, perchè io dovevo rientrare anticipatamente rispetto agli altri).
Tragitto Modena – Milano Marittina, consumato il 36% di batteria (temperatura esterna 19°, non è servito il clima). E sono arrivato prima dell’80% di loro, aggiungiamo, pur essendo partito in leggerissimo ritardo.
Eppure in tre mi hanno chiesto “Ma sei con la tua macchina? Ti sei dovuto fermare a caricare?” “Ragazzi, ho usato un terzo della batteria, tra l’altro torno prima perchè ho un impegno altrove, a 50 km da Modena Sud, in montagna, ma non dovrò caricare” (e così è stato).
Questa è la percezione che si continua ad avere delle macchine elettriche. E sanno che ho una Tesla, che ha pur sempre intorno un’aura da unicorno fatato.
147 km di cui soli 113 di autostrada e mi chiedono se ho dovuto caricare o se riuscirò a tornare indietro senza farlo, con una Tesla, per di più. 226 km di autostrada e 68 km di statale per un totale di 294 km paiono essere un percorso che richiede pianificazione e soste, con una Tesla.
“Tu che hai i soldi e puoi permetterti una Tesla” detto da uno che ha una Q3 fa un po’ ridere, per non piangere. Certo, se pensa che la mia costi 80.000€ come hanno ripetuto un paio di ministri, ha ragione.
Oggi le elettriche costano troppo (questo è oggettivo) ma anche nel segmento D dove il sorpasso sul prezzo ICE è già avvenuto da tempo (grazie/per colpa soprattutto di Tesla), la percezione rimane diffusamente che sono auto da ecofanatici ricchi e che è una tecnologia acerba che richiede insostenibili sacrifici tanto da non poterti nemmeno permettere di andare al mare partendo da Modena senza dovere per forza ricaricare.
PS: sono rientrato nel pomeriggio e ho consumato più del previsto nonostante la media sia stata da Domenica sera di Luglio. Questo perchè c’erano 5 centimetri di acqua praticamente ovunque e non serviva avere una macchina aerodinamica, ne serviva una idrodinamica. Don’t look up, sia mai…
viste le % i vendie del 2024 direi che la Q3 non è esattamente l’auto più venuta nel belpaese, poi che ci sia anche qualche disinforat ce itiene le elettriche più costose di certe enditermiche ci sta, però da un caso particolare estrapolare una ragionamento di massa driche è una enorme forzatura non credi?
antonio,
controllare dati UNRAE per segmento.
Vedere prezzo medio del segmento D, vedere incidenza dello stesso, considerare chi può essere l’acquirente tipo come fascia di reddito e tipologia di abitazione, poi qualcuno mi spieghi perché non si arriva NEANCHE di striscio, pur arrotondando per difetto e stimando al ribasso ogni parametro, a sostituire quel tipo di auto lì annualmente (soprattutto perchè sono quelli da cambio auto ogni 3 anni, che glie frega dell’obsolescenza e del valore usato residuale?).
Sono tutte persone da 900 km a botta senza soste, due volte la settimana?
Tutte tutte?
se togliamo tutti quelli che comprano audi bmw mercedes (con rate per 300 mesi) da ESIBIRE al bar ma con le pezze al culo, si capisce già molto di più.. e ce ne sono un’infinità.
Q3 segmento D?