Home Aziende La Cisl: l’elettrico? Un disastro per il lavoro

La Cisl: l’elettrico? Un disastro per il lavoro

17
Training Academy Varta

La CISL all’attacco: l’auto elettrica farà perdere posti di lavoro, non siano i lavoratori a pagare il conto della transizione. Messaggio a governo e a Stellantis.

la Cisl
Ferdinando Uliano, Fim-Cisl.

La Cisl: in ballo 75 mila esuberi nell’automotive

Lo diciamo con forza e con tutta la nostra determinazione: siamo contrari che tutto il costo della transizione elettrica sia pagato dai lavoratori. La sostenibilità sociale della transizione è irrinunciabile“. Così il segretario nazionale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, rivolgendosi ai soggetti coinvolti: Stellantis, aziende del settore, associazioni di categoria, le istituzioni e futuro Governo. Il sindacato ha denunciato i pericoli occupazionali e industriali che si stanno determinando a seguito dello stop nel 2035 dei motori benzina e diesel.Solo nel settore automotive nella parte industriale in Italia si stimano oltre 75.000 posti di lavoro che sarebbero spazzati via di colpo. Con il passato Governo abbiamo speso quasi un anno per ottenere un Fondo specifico per una politica di reindustrializzazione del settore per ridurre l’impatto occupazionale. Il Fondo stanziato è di 8 miliardi per i prossimi 8 anni, da noi considerato ancora insufficiente“.

la cisl
La Fiat 500e è tuttora l’unica auto elettrica prodotta in Italia. In Francia e Germania decine di modelli.

“Stanziare fondi per le perdite causare dal cambio di motorizzazioni”

La crisi di Governo, ha aggiunto Uliano, “ci ha fatto perdere altri 4 mesi di tempo per incidere sulle politiche di rilancio di uno dei settori più strategici della nostra industria. Restano tutte le incognite circa le intenzioni del futuro Governo rispetto al settore“. Per predisporre le modalità operative e scaricare a terra i fondi stanziati, il sindacato propone che sia istituito un apposito comitato tecnico per indirizzare le risorse necessarie. Come hanno fatto altri paesi Ue per la reindustrializzazione del settore. “Tali risorse devono essere utilizzabili subito per compensare le perdite causate dal cambio delle motorizzazioni. Riducendo la distanza della catena del valore, con una politica di produzione e approvvigionamento di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro“. La richiesta è che il futuro Governo convochi immediatamente al Mise i tavoli Stellantis e automotive.

la cisl
Il n.1 del Gruppo Stellantis, Carlos Tavares.

SECONDO NOI. IL vero problema è che l’Italia in questa transizione è un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro che si chiamano Francia e Germania. Questi due Paesi stanno portando in patria le produzioni di auto elettriche, sotto una fortissima pressione della politica. Stellantis e Renault, per esempio, hanno già promesso che non toccheranno un posto di lavoro in Francia: la seconda ha addirittura votato un piano specifico denominato Renaulation. L’Italia non ha più un produttore nazionale. Ha un interlocutore, Stellantis, che ha lo Stato francese tra gli azionisti. E se ci sarà da tagliare…(M.Te.).

– Iscriviti gratuitamente a Newsletter e canale YouTube di Vaielettrico

Apri commenti

17 COMMENTI

  1. I sindacati mentono sapendo di mentire a scopo di tornaconto personale.

    In Italia dagli anni 90 in poi lo hanno sempre fatto.

  2. Non so, giusto per essere propositivi anziché catastrofisti fine a se stessi, se per sbaglio, dico proprio per sbaglio, il governo pagasse tramite le aziende che creeranno gli esuberi dei corsi di formazione per risoecializzarsi da operaio meccanico a elettrico, meccatronico, chimico etc… In alcuni anche se rari casi le mansioni sono talmente simili che basta un corso di sicurezza specifica per quelle due cose, altre un paio di mesi di corso magari in alternanza al lavoro, mantenere uno stipendio anche se con meno ore lavorate piuttosto che perderlo di colpo e intanto avere tempo di cercare altro con l’attestato un arrivo.
    Se è vero che lautomotive ha meno necessità di figure meccaniche, né avrà bisogno molte di più per tutto il resto, generalmente nellindotto a cui appaltano singoli pezzi.
    Sicuramente costerebbe meno che tenere tot mila persone in cassa o nel medio termine in reddito di cittadinanza (che ha dimostrato di non fare quasi una cippa di formazione) e avrebbe un ritorno di interesse per investimenti enorme, una Microsoft o tsmc che deve aprire qualcosa lo farà sempre e solo dove sa che potrà trovare dipendenti qualificati per le varie mansioni che avrà al suo interno, se un operaio lo trovi ovunque, duemila non lo trovi proprio ovunque, commissionerai alle agenzie per il lavoro degli studi e deciderai di conseguenza, se in Italia a parte vicino alla stm non c’è quasi niente di disponibile in quei settori (perché pochi e già tutti assunti) senza un piano a medio lungo termine di formazione scolastica e riqualificazione dell’attuale forza lavoro chi glielo fa fare?
    Però si ecco più facile fare allarmismo dare colpe che tanto son di altri e non fare comunque niente per ribaltare la situazione, più facile tamponare come sempre fatto con cassaintegrazione sovvenzioni varie così non c’è da pensare a soluzioni vere, si rimanda il problema al prossimo governo e si sta sereni.. Peccato lo facciamo da vent’anni e i nodi vengono al pettine prima o poi

  3. Se qualcuno pensa davvero di fermare una rivoluzione come l’elettrico con una imposizione politica, non ha capito nulla né della politica e né del sistema capitalistico. L’elettrico è stato inventato, lo vogliamo capire o no? Esiste, già migliaia di auto solo in Italia sono elettriche. C’è un “prima” e c’è un “dopo” in tutte le cose, e quando una cosa esiste, e funziona, non esiste la possibilità di fermarla o rallentarla. Bisogna solo attrezzarsi per tirarne fuori il massimo, e questo lo si fa con pragmatismo, razionalità e capacità imprenditoriali e politiche.

  4. Diciamo che nel automotive la fa da padrona gli impianti automatizzati/robotizzati già qui si capisce che il grosso è già perso, in non vedo tutto questo allarmismo, perché di anni ne abbiamo parecchi e se al posto di continuare ad alzare muri per salvare il proprio orticello, cominciassero già ora a convertire le aziende e far arrivare anche capitali dal estero magari di posti di lavoro ne escono molti di più di quelli che ci sono ora, ma lamentarsi per non voler fare è la peggior cosa, perché fuori confine no si fermano e mirano a fare contratti e portarsi in casa più lavoro possibile.

    Così alla fine si che il lavoro non ci sarà più ma non per colpa della transizione, bensì del governo cieco, dei sindacati, se non ci fossero forse sarebbe meglio, dei titolari o manager e dei dipendenti.

    • Ho sempre visto la tecnologia, qualunque sia, come il modo creato dallingegno umano di togliere un problema o un lavoro da eseguire fastidioso, faticoso, noioso, lungo etc etc sono tutte nate a questo scopo dal fuoco alla ruota al robot di musk (un po di ironia serve sempre).
      Perché ci sorprendiamo se l’avanzamento della tecnologia rende via via inutile perderci tempo noi stessi? E un traguardo enorme e sarà sempre più così più passano i decenni, ovviamente gestito nel modo giusto (utopia ahimè) renderebbe inutile il lavoro, il denaro è quindi la stessa povertà sparirebbe, un intero pianeta che si dedica a sé stesso anziché a doversi svegliare per assicurarsi la pappa in tavola ogni giorno, i bisogni di base soddisfatti senza necessità di niente.. Utopia ovviamente come dicevo, ma solo perché chi è ricco e potente non vorrà mai essere al livello di tutti,i governi non vogliono cedere potere a un unico governo mondiale fatto come si deve e via discorrendo.
      Ora.. Possiamo incazzarci con la stessa tecnologia che poi a casa usiamo per sfondarci di social, o iniziare ad andare nella direzione di una società che non ha bisogno di lavorare per poter avere una casa un auto il cibo in tavola è i vestiti (quelli necessari), in fondo senza dover pagare nessuno per far quei lavori a che ci serve il denaro? Chi vorrà potrà dedicarsi all’arte, filosofia, ricerca scientifica, dove la mente umana farà sempre la differenza anche se supportata tecnologicamente

  5. I sindacati (se fossero esistiti) avrebbero detto le stesse cose per difendere.le carrozze a cavallo quando apparvero le prime automobili…

  6. Tutti questi signori conoscono bene la forza della goccia. Lei batte sempre sullo stesso punto. Sembra che faccia nulla ma a furia di battere scava, scava, scava……e prima o poi raggiunge qualcosa.

  7. Una volta c’erano le cassette VHS, poi sono state sostituite dai DVD ed ora dalle pennine USB. Una volta c’erano i tubi a raggi catodici ed ora gli LCD. Tanti, ma tanti anni fa c’era il motore termico ed ora c’è ancora il motore termico, con bassissimo rendimento, ma c’è ancora. Sarà il momento di sostituirlo senza troppi se e ma, ed adeguarsi? Anche perché, o ci si adegua o si fa’ la fine del sorcio!

    • Con tutto il rispetto Frederik, non puoi paragonare l’impatto del passaggio dai 33 giri al CD con la rivoluzione elettrica che inciderà (spero proprio di no) su diritti (alla mobilità) lavoro ed economia . Dai siamo seri. Per favore .

      • credo che il punto sia che questo progresso non è una questione nazionale, ma globale.
        Quindi diventa difficile imporre un rallentamento, perchè gli altri non aspettano. Leggesi, Cinesi, ma anche Americani, Tedeschi, Francesi, Coreani.
        Per me, il nocciolo è: cosa riusciamo a portare in Italia, di questa rivoluzione?
        La componentistica può trasformarsi e fino a che punto?
        La produzione di motori, inverter, ecc?
        Lato batterie, riusciamo ad avere un numero decente di fabbriche?
        A questo deve rispondere la politica, legiferando dopo aver discusso con le associazioni industriali.
        Certo che se la politica è “no, dobbiamo solo ritardare”…

  8. Ad inizio anni novanta la Fiat era il più grande produttore di auto europeo e quasi tutta la produzione era in Italia. Oggi cosa è rimasto, a parte la 500e a mirafiori? Nulla, solo macerie…. dove era il sindacato quando manager rapaci ed incapaci facevano scempio dell’industria italiana dell’automobile? Dov’era quando per risparmiare due soldi (e pagare i mega stipendi dei già citati manager) venivano distrutti uffici tecnici e centri di ricerca e sviluppo? L’industria italiana andava protetta allora da quella gentaglia, non oggi dall’auto elettrica….. ecco, una mezza idea di dove fosse il sindacato ce l’ho…. come diceva uno che la sapeva lunga pensare male è peccato, ma spesso ci si azzecca.

  9. Francia e Germania si stanno muovendo da anni.
    In Italia invece tutti impegnati al salvare il broom bromm, imprenditori, imprenditorucoli, politici, cittadini fessi.
    Il mondo sta cambiando da anni, solo da noi abbiamo chiuso gli occhi.
    Almeno diamoci da fare per vendere energia elettrica rinnovabile… no nemmeno questo.
    Scusate il termine ma siamo (come Paese) dei perfetti co.glioni.

    • Nelle democrazie come l’Italia, sono i cittadini (fessi) che contano.

      Tutti gli altri si adeguano (alla fesseria dei) cittadini.

      • Anche le citate Francia e Germania sono democrazie, o anche gli Stati Uniti, e (seppure hanno un re) lo sono anche Regno Unito e tutti i paesi nordici. Eppure nessuno di questi sta rimanendo indietro come noi nella corsa alla decarbonizzazione.

        Il problema vero degli italiani è che da popolo di inventori dei secoli scorsi, siamo diventati un popolo vecchio dentro, che ha paura e rifiuta qualsiasi cambiamento, spesso e volentieri perchè è fondamentalmente ignorante e quindi non è proprio in grado di comprendere queste novità. No al solare, no alle pale eoliche, no all’elettrico, no alle pompe di calore (ed evviva la legna!!).
        Ci sarebbe un’opportunità immensa di crescita e sviluppo in arrivo: batterie, pannelli solari, inverter, pale eoliche, componentistica varia, software, servizi, anche senza produrre noi stessi nemmeno una singola auto, ma invece no, ci ancoriamo al passato e ci lamentiamo del pericolo in arrivo.

Rispondi