La Cina ha raggiunto il 38% della quota mondiale di vendite auto nell’ottobre 2025, mentre a novembre le immatricolazioni di veicoli elettrificati (NEV) hanno toccato nuovi record con BYD, SAIC e Geely in testa. Numeri che confermano la centralità del mercato cinese nella transizione elettrica.
Il dato diffuso dalla China Passenger Car Association mostra una crescita stabile: 8,64 milioni di veicoli venduti nel mondo solo nel mese di ottobre, di cui circa 3,3 milioni in Cina. Su base annua, il Paese asiatico è cresciuto del 6%, superando i 27,6 milioni di auto vendute nei primi dieci mesi del 2025.
I grandi costruttori cinesi – BYD, Geely e Chery – si sono inseriti stabilmente nella top 10 mondiale grazie alla forte spinta dell’elettrificazione, mentre diversi marchi internazionali perdono quota a favore di modelli più competitivi sul fronte elettrico e ibrido plug-in.

Il boom delle elettrificate, comanda BYD
Il segmento delle auto NEV (BEV+PHEV+EREV) è ormai la colonna portante del mercato cinese: a ottobre la quota ha superato il 51,6%. Il mese di novembre ha confermato il trend, con un totale dominato da BYD, che ha consegnato 480.186 veicoli elettrificati. Pur con un lieve calo anno su anno, il gruppo resta il gigante del settore con oltre 14,7 milioni di NEV venduti nella sua storia.
Accanto a BYD si muovono altri colossi come SAIC, salito a 149.900 NEV, trainato dalle performance di IM Motors e MG, e Geely, che con 132.661 unità rafforza la sua strategia elettrica puntata su serie come Galaxy e marchi paralleli.
L’ascesa non riguarda solo i gruppi storici. Il mercato cinese vede crescere realtà emergenti che potrebbero in futuro guardare con interesse anche al mercato europeo, pur tra normative stringenti e possibili dazi. Per esempio HIMA ha già consegnato 81.864 unità (+89%), mentre Leapmotor, attiva con Stellantis nella UE, ha registrato 70.327 consegne.

Si conferma al top anche Chery, che ha chiuso novembre con 272.536 veicoli totali e 116.794 NEV (+50%), mentre Changan ha superato nuovamente quota 100.000 elettrificate. Le performance sono sostenute anche da marchi come Zeekr, Lynk & Co, XPeng, Nio e Li Auto, alcuni dei quali hanno già mosso i primi passi fuori dalla Cina, con strategie di espansione che potrebbero impattare anche il mercato italiano ed europeo nei prossimi anni.
Sebbene questi brand mostrino forti ritmi di crescita, non è ancora chiaro quali di essi riusciranno a superare le barriere regolamentari, logistiche e industriali del mercato europeo, oggi più attento che mai alla sicurezza delle catene di fornitura e al riequilibrio competitivo rispetto ai produttori cinesi.
Tanti “piccoli” brand alla scoperta del resto del mondo

Si conferma al top anche Chery, che ha chiuso novembre con 272.536 veicoli totali e 116.794 NEV (+50%), mentre Changan ha superato nuovamente quota 100.000 elettrificate. Le performance sono sostenute anche da marchi come Zeekr, Lynk & Co, XPeng, Nio e Li Auto, alcuni dei quali hanno già mosso i primi passi fuori dalla Cina, con strategie di espansione che potrebbero impattare anche il mercato italiano ed europeo nei prossimi anni.
Sebbene questi brand mostrino forti ritmi di crescita, non è ancora chiaro quali di essi riusciranno a superare le barriere regolamentari, logistiche e industriali del mercato europeo, oggi più attento che mai alla sicurezza delle catene di fornitura e al riequilibrio competitivo rispetto ai produttori cinesi.
Una leadership che pesa sulle strategie globali
L’avanzata della Cina nella produzione e vendita di elettrificate incide direttamente sulla traiettoria della transizione europea. Il sorpasso sul termico, avvenuto internamente già da tempo, sta accelerando la pressione sui costruttori occidentali che faticano a contrastare il predominio cinese nei veicoli elettrici e chiedono all’ UE di posticipare lo stop ai veicoli con motore termico. Dal 10 dicembre inizierà la discussione su come rivedere le regole europee sull’auto.
Germania all’offensiva: “Consentire la vendita di auto ibride dopo il 2035”
In questo contesto, i numeri cinesi non sono soltanto indicatori di mercato, ma termometri della distanza tecnologica e produttiva con cui l’Europa deve oggi fare i conti se vuole evitare un’eccessiva dipendenza dall’import di veicoli e componenti.
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