Saranno made in Italy le prime applicazioni industriali di impianti di ricarica ad induzione (wireless) ad alta potenza (40-50 kW) per veicoli elettrici.
Li svilupperà un’azienda reggiana nata appena 6 anni fa, Kaitek, ora ribattezzata Kaitek Flash Battery, nella nuova area produttiva da 20 mila metri quadrati in costruzione a Sant’Ilario d’Enza, dove ha il suo quartier generale; una Gigafactory in miniatura. Serviranno a ricaricare i veicoli a guida autonoma per la movimentazione merci realizzati da un’altra e affermata azienda reggiana, la Electric80 di Viano, uno dei leader mondiali nell’automazione di grandi magazzini con clienti del calibro di Coca Cola.
Electric80 monta da anni i pacchi batteria assemblati da Flash Battery sui suoi mezzi industriali elettrici, e recentemente ha rilevato una quota di minoranza per finanziarne lo sviluppo.
Da Zivan a Kaitek , il riscatto
Il controllo resta però in mano ai due fondatori Marco Righi e Alan Pastorelli; quest’ultimo è l’anima tecnologica dell’azienda, mentre il primo è quella imprenditoriale e ”passionale”. L’innovazione e l’elettricità sono infatti una passione di famiglia. Negli anni 80 il padre Ivan aveva fondato la Zivan producendo i primi caricatori in alta frequenza per batterie al piombo. Ma al momento del passaggio generazionale il padre scelse di vendere la sua quota azionaria. Marco, allora poco più che ventenne, non si rassegnava: mettersi in proprio in un settore contiguo e agli albori come le batterie al litio fu la sua risposta; il suo risarcimento morale, come lui stesso racconta sul sito aziendale (leggi). Siamo nel 2008 e la coppia Righi-Pastorelli fa le prove generali nel garage di casa.

«Dal Comune di Milano avevamo comprato una Saxo elettrica dismessa _ racconta l’imprenditore, oggi 33 enne _. E’ stata la nostra cavia. Su quella abbiamo sperimentato le nostre idee, sviluppato le prime innovazioni». Tutto nasce dall’ incontro casuale con un produttore di veicoli industriali elettrici, un pioniere delle batterie al litio, importate però dalla Cina. «Le potenzialità di questa nuova tecnologia erano evidenti _ racconta Marco _, ma la resa complessiva restava insoddisfacente. Le celle erano sbilanciate, piccoli malfunzionamenti ne facevano spesso precipitare la resa, la manutenzione era complessa e il deterioramento troppo rapido. Senza contare i problemi di sicurezza. La nostra intuizione fu individuare il problema nella gestione dell’elettronica e capire come risolverlo».
Tutto comincia con l’elettronica
Ora i sistemi di accumulo realizzati a Sant’Ilario d’Enza hanno raggiunto performances da record. Velocità di ricarica, resa costante e assenza di manutenzione sono il risultato dell’elettronica che consente un bilanciamento veloce delle celle (Flash balancing system). I numerosi cicli di vita (fino a 4 mila) la capacità di accumulo e la sicurezza derivano dalla scelta della chimica delle celle (Li-Fe-Po4). E il sistema di controllo da remoto “Automatic alert system” individua i possibili guasti prima che si verifichino.
I pacchi batteria Kaitek equipaggiano il 20 metri “Maserati VOR 79” di Giovanni Soldini, la grande imbarcazione ibrida da trasporto “La Gagiandra” e i primi taxi-boat elettrici della Laguna di Venezia, i veicoli di servizio della padovana Alké e della torinese Italcar, le autobetoniere ibride della Cifa, i carrelli elevatori Pizzalunga, i semoventi cingolati di Piattaforme Aeree e perfino un sommergibile con un sistema di accumulo da 2 Mwh. E già 5 anni fa hanno spinto due Fiat Multipla retrofittate dalla cinese Vantage Power Global per 801,3 chilometri, senza ricarica.
Un record mondiale battuto solo l’anno scorso da una Tesla. Ma anche Tesla si è rivolta a Kaitek Flash Battery per realizzare il carrello-cucina ad energia solare che ha accompagnato le 12 tappe italiane del Tesla destination tour.
Automotive, mission impossible
C’è dunque un futuro nell’automotive per Marco Righi & C.? Lui lo esclude, anche se non è immune dalla passione per l’auto elettrica, tanto che proprio nei giorni del nostro colloquio si apprestava a sostituire la sua seconda Tesla Model S (dopo 150 mila chilometri) con un terzo esemplare dello stesso modello.

«Le batterie per automotive hanno tutt’altra filosofia _ risponde _. Intanto per i numeri, che si misurano a centinaia di migliaia e a milioni di celle, mentre noi progettiamo e produciamo praticamente su misura del cliente, e con una componentistica fornita da aziende di nicchia. Poi, per le applicazioni richieste dai nostri clienti nella nautica e nei mezzi industriali, le priorità sono durata, affidabilità, sicurezza, prestazioni. Nell’automotive, viceversa, le priorità solo la leggerezza, l’ingombro e le economie di scala. Architettura e chimica, quindi, sono diverse».
Partner per i costruttori di nicchia?
Nonostante ciò, molte delle innovazioni sviluppate a Sant’Ilario d’Enza potrebbero trovare applicazione anche su auto e moto elettriche. «In effetti _ ammette Righi _ non tutti i costruttori di auto e moto elettriche possono permettersi una loro Gigafactory o di accedere alle forniture dei colossi mondiali con piccoli ordini da poche centinaia di unità. Eppure qui attorno, in Emilia-Romagna, decine di aziende si cimentano già sul campo dei veicoli Ev a due o quattro ruote. Insomma, ci sarebbe bisogno, nella nuova filiera produttiva della mobilità elettrica, di un partner industriale per la fornitura dei pacchi batteria, tecnologicamente all’avanguardia ma anche abbastanza flessibile da poterli servire con prodotti su misura, un po’ come facciamo noi».

Il futuro? Trattori, ruspe & C.
Vedremo. Intanto Kaitek Flash Battery macina record di fatturato (12 milioni circa quest’anno, contro i 6,5 dell’anno scorso), partecipa a progetti di ricerca con Università e partner europei, conquista visibilità al di fuori della stretta cerchia degli addetti ai lavori, si confronta da pari a pari con i big. A partire da Lamborghini, impegnata nel rivoluzionario progetto del bolide elettrico a super condensatori Terzo Millennio. «Quello che più mi sta impressionando negli ultimi mesi _ conclude Marco _ è lo straordinario interesse per la trazione elettrica da parte di settori come la meccanica agricola e il movimento terra. Penso che nel giro dei prossimi anni vedremo un vero e proprio boom di trattori e machine operatrici a batterie e a zero emissioni».
Molto interessante.
Caro Marco, grazie per aver apprezzato l’articolo. Un grazie soprattutto a imprenditori come Marco Righi che non hanno paura di misurarsi con i colossi dell’elettronica mondiale. A volte l’ingegno conta più della forza, e Davide può battere Golia.