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Jaguar I-Pace, diario di bordo con scommessa

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Jaguar I-PACE Global Drive, Portugal, 2018
Training Academy Varta

Trecentocinquataquattro chilometri fra le valli e le montagne del Trentino Alto Adige a bordo nella nuova Jaguar I-Pace EV400, la prima vettura premium full electric  progettata, prodotta e a giorni in vendita sul mercato europeo. Ecco la cronaca del nostro viaggio

 

Di emozione parliamo una volta sola. E ne parliamo subito, anche se l’abbiamo provata alla fine del viaggio che stiamo per raccontarvi: un Verona-Bolzano e ritorno a bordo della nuova Jaguar I-Pace. E’ successo lungo l’impennata di 16 chilometri che dalle rive del Lago di Garda sale ai 680 metri di San Zeno di Montagna in provincia di Verona: a tratti un muro con pendenze del 20-25%, a tratti un zigzagare di tornanti a picco sul lago, alternati a lunghe tirate in mezzacosta. Lì i 400 cavalli dei due motori elettrici (uno per asse) ti proiettano in una dimensione che ha poco a che fare con il mondo reale, dove uno sforzo si associa a ogni moto e un rumore ad ogni sforzo. La I-Pace, invece no. Balza da una curva all’altra in perfetto silenzio e con la leggerezza di un pensiero, come se fosse smaterializzata e tu avessi in mano il joystick di un videogame anziché il volante di un veicolo da 22 quintali. Sia che l’asfalto punti all’orizzonte quando spiana, sia che guardi verso il cielo quando è sulla massima pendenza, l’accelerazione è la stessa: impressionante e apparentemente senza una fine. E quando rilasci l’acceleratore arrivando al tornante, la frenata rigenerativa ti accompagna esattamente nel punto che vuoi alla velocità che vuoi. Ma poi capisci immediatamente che potresti spingere di più tant’è la facilità con cui una massa del genere segue le traiettorie, ancorata all’asfalto grazie al pacco batterie sul pianale che abbassa il baricentro.

Consegnandoci le chiavi, gli uomini della Jaguar ci avevano raccomandato di usare il piede leggero se volevamo essere sicuri di raggiungere la destinazione con ancora qualche tacca di batteria. Ebbene, il display indicava 170 chilometri di autonomia residua prima di quei 16 chilometri di adrenalina, ce ne restano 151 dopo: un consumo extra del 5-6% appena.

 

Ma ora torniamo con i piedi per terra e riavvolgiamo il nastro dall’inizio. Cioè dalla partenza a Verona, dove ci consegnano la nostra Jaguar I-Pace con le batterie a piena carica e 476 chilometri di autonomia (quella ufficiale dichiarata secondo lo standard WLTP è di 480). Ma quando un’ora e mezzo dopo  ci fermiamo a pranzo 135 km più a Nord, precisamente a Salorno, appena oltre il confine della provincia di Bolzano, ne restano 241. Non va meglio la seconda tappa da Salorno a Nalles lungo la valle che porta a Merano: 44 km reali (più altri 28 per un giretto serale nei dintorni di Bolzano) che ci «costano» altri 142 km di autonomia virtuale, sicché parcheggiando in albergo ce ne restano 99 appena. La carica della batteria è scesa fino al 31%. Insomma, fra percorrenza reale e percorrenza teorica resta un gap del 60% circa.

Eppure non abbiamo fatto follie. Fuori dall’autostrada abbiamo seguito il traffico e in AutoBrennero ci siamo concessi solo due brevi sfuriate per testare il brivido di un’accelerazione dichiarata di 4,8 secondi da 0 a 100 km/h; poi via con piede leggero, «veleggiando» come ci era stato consigliato, o addirittura con il cruise control regolato a 130 km/h. Quello dell’I-Pace, ovviamente è adattivo, cioè regola autonomamente la velocità sulla base del traffico, e in carreggiata ci resta da sola. Quindi viaggiare in autostrada non significa quasi più guidare. Ne approfittiamo per esplorare le mille funzioni digitali e il sistema di   infotainment con interfaccia Touch Pro Duo che richiama quello della Land Rover Velar, con 2 schermi touch a centro plancia e una strumentazione completamente digitale che si avvale di un ulteriore display da 12 pollici dietro al volante.

Non siamo nativi digitali, quindi sulle nostre difficoltà mettiamoci pure la tara. Resta il fatto che la comprensione dei sistemi di bordo non è proprio immediata; forse anche per la ricchezza dell’offerta, che va dalla selezione di quattro modalità di guida e due di frenata rigenerativa al completo check up di tutti i parametri di viaggio; dalla rielaborazione tridimensionale delle immagini delle sei telecamere per ricostruire una prospettiva a 360 gradi dell’intera vettura e dell’ambiente circostante durante la marcia, alla guida alle stazioni di ricarica più vicine (ma Jaguar fornirà presto una App più evoluta realizzata in collaborazione con EvWay che consentirà l’interoperabilità della ricarica in un network di oltre 24 mila punti di rifornimento europei). E naturalmente è disponibile una App per la gestione da remoto di alcune funzioni base della vettura, come il pre condizionamento, lo stato della ricarica e la localizzazione.

A fine giornata, quando lo staff della Jaguar prende in carica la nostra vettura per un “rabbocco” alle batterie, proviamo a chieder conto dei consumi, a nostro avviso eccessivi. Ci fanno notare che il percorso non ci ha aiutato: l’autostrada è terreno ostico per tutte le elettriche se solo si superano gli 80-90 Km/h; per di più quando, come nel nostro caso, lungo l’Adige, si sale costantemente di quota. Infatti la mattina dopo, sulla via del ritorno, la situazione si capovolge. Sul display leggiamo che l’autonomia è risalita a 180 km, ma ne dobbiamo percorrere 189 per rientrare a Verona. Quindi ci dovremo fermare per una ricarica.

Lo facciamo alla stazione di servizio Paganella, in prossimità di Trento Nord, dove la ricarica è gratuita e le colonnine sono due, una CCS “Fast”, a corrente continua da 50 kW, la seconda “Quick” da 22 kW con presa Mennekes. Dalla partenza abbiamo percorso 59,9 chilometri e la nostra percorrenza residua è ancora di 160. Ci attacchiamo alla “Fast” e in 10 minuti recuperiamo 61 km, ripartendo con 221 km di autonomia virtuale e le batterie al 50%.

Ma un secondo equipaggio collegato alla colonnina “Quick” tramite il cavo di bordo rischia di far notte: la loro I-Pace non accetta la piena potenza del dispositivo e ricarica a meno di 7 kW, quindi il display sul cruscotto stima in circa 8 ore il tempo per la ricarica completa. In realtà non si tratta di un guasto o di una bizza: pare che le batterie della I-Pace siano ottimizzate per le ricariche più veloci, oppure quelle domestiche, le più lente.

Quando ripartiamo, Verona dista 125 km. Noi però ci fermeremo 38 km prima, sul cucuzzolo di San Zeno di Montagna, dove abbiamo appuntamento con gli uomini della Jaguar per riconsegnare la nostra I-Pace e pranzare. Nel flusso del traffico vacanziero di mezza estate percorriamo in tutto relax i saliscendi che conducono a Riva del Garda e poi giù lungo il lago fin oltre Malcesine. E alla fine, quegli ultimi 16 km di piroette verso il cielo. Sul dispaly leggiamo l’autonomia residua: 151 km. Dal rifornimento abbiamo percorso 86,9 chilometri reali, consumandone solo 72 virtuali.

Cosa possiamo aggiungere, dopo averla provata, ai fiumi di inchiostro già versati sulla Jaguar I-Pace da commentatori più autorevoli di noi? Un dato di fatto e una scommessa. Il dato di fatto è questo: con 476 km virtuali nel “serbatoio” (quelli di partenza, più i due rabbocchi meno il residuo) ne abbiamo percorsi 354 reali, circa il 20% in meno. Quindi siamo abbondantemente entro i limiti della correttezza e del realismo.

La scommessa riguarda il successo commerciale: chi la proverà non potrà resistere alla tentazione di comprarla, nonostante i 104 mila euro della versione First Edition che noi abbiamo guidato. Ma la versione d’attacco, comunque completa, ne costa un po’ meno di 80 mila.

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