L’Italia svegliati: smetti di guardarti l’ombelico e prendi atto di ciò che sta avvenendo nel resto del mondo, dove l’auto elettrica dilaga. In Cina nei primi sette mesi 2025 le vendite di auto alla spina hanno superato stabilmente il 50% del mercato. Perfino gli Stati Uniti del negazionista Trump viaggiano attorno al 10% di market share, doppiando il nostro mortificante 5%. E l’Europa nel suo complesso ci surclassa di oltre tre volte con il 17,4%. Possiamo pensare di chiuderci un una dorata autarchia fatta di petrolio e pistoni?

Il mercato auto americano vale sei volte e mezzo quello italiano. Vanta colossi centenari come Ford e GM, il pioniere della tecnologia elettrica Tesla e realtà emergenti come Rivian e Lucid Motors. Eppure il più prestigioso quotidiano americano, il New York Times, in un lungo editoriale pubblicato in agosto lancia un allarme. «L’America si impegni in una spinta a tutto campo – conclude – per ricostruire la produzione e le catene di approvvigionamento di livello mondiale (sulle auto elettriche n.d.r.), oppure le nostre case automobilistiche possono nascondersi dietro i dazi, continuare a produrre camion e SUV alimentati a benzina e svanire nell’irrilevanza».
L’editoriale è firmato da Michael Dunne (@dunne_insights), fondatore e amministratore delegato della società di consulenza per l’industria automobilistica Dunne Insights, nonchè autore di numerosi libri sullo strapotere della Cina nell’industria automotive del futuro.
Nessun Paese può chiamarsi fuori, tanto meno l’Italia
Potremmo riproporlo tale e quale, e a maggior ragione, per l’ Italia dove il blocco di interessi formato da forze politiche oggi al governo e quel che resta della nostra industria automobilistica cerca ancora di contrastare la diffusione dell’auto elettrica. Ma “la storia dà i brividi perchè nessuno la può fermare“, cantava De Gregori. Invece, scrive Dunne, «avremmo bisogno del coraggio di riconoscere quanto stiamo rimanendo indietro, scrollarci di dosso l’autocompiacimento e adottare uno sforzo urgente guidato dal governo – pensate a un Progetto Manhattan ma per le auto – per ripristinare la nostra competitività».
Nessun Paese, per quanto potente, può sottrarsi a una rivoluzione che già è inarrestabile poiché a cavalcarla è la Cina, ormai nuovo capofila dell’industria automobilistica globale. Vediamo i numeri
La Cina ha “scollinato” a quota 51%: cosa significa?
Nei primi sette mesi del 2025 le vendite globali di veicoli elettrici e ibridi plug-in sono aumentate del 27%, toccando complessivamente 10,7 milioni di unità. Il 60,75% del totale, è in Cina. In particolare:
- Cina: 6,5 milioni / +29%
- Europa: 2,3 milioni / +30%
- Nord America: 1 milione / +2%
- Resto del mondo: 0,9 milioni / +42%
Tra gennaio e luglio 2025, la Cina ha registrato un tasso di penetrazione superiore al 50% per il terzo mese consecutivo, segno di un’adozione massiccia e inarrestabile. In gergo ciclistico, questo si chiama “scollinare”. Ovvero terminare la parte più dura del percorso e, superata la vetta, accelerare in discesa. Una svolta.
Il caso Norvegia: 4 anni soltanto per arrivare oltre il 90%
Molti analisti ricordano ciò che è avvenuto in Norvegia. Nel 2020 le vendite di veicoli elettrici raggiunsero una quota di mercato superiore al 50% e solo quattro anni dopo, nel 2024, erano già a oltre il 90%. Se qualcosa di analogo accadrà in Cina, dove CarNewsChina prevede un obiettivo del 55% per fine anno, l’onda d’urto sull’automotive mondiale sarà devastante. Già oggi:
- La maggior parte dei veicoli elettrici (BEV e PHEV) del mondo sono costruiti e venduti in Cina.
- Nel 2024, la produzione mondiale di auto elettriche ha raggiunto circa 17 milioni di veicoli, di cui circa 12 milioni in Cina, ovvero oltre il 70% del totale mondiale.
- Circa 11 dei 12 milioni di veicoli elettrici sono stati venduti anche in Cina, il resto è stato esportato in altri mercati.

- Il 10% del circolante è elettrico e alimenta un ecosistema sostenibile che va dalla rete di ricarica all’assistenza post vendita.
- Sono cinesi dieci dei principali venti produttori di auto elettriche. Sei sono nella Top Ten: BYD primo, Geely terzo, Wuling quarto, Xipeng settimo, Li Auto ottavo, LeapMotors nono (leggi anche).
- L’imponente aumento delle fonti rinnovabili (la Cina da sola ha installato l’anno scorso più nuova capacità di generazione fotovoltaica ed eolica del resto del mondo messo assieme) rende sempre più pulito ed economico viaggiare in elettrico. Le vendite di auto elettriche in Cina sono aumentate nel primo semestre del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (8,4 punti in più di market share). E del 39,51% dal 2023 al 2024.
E altri Paese insospettabili (e di certo non tutti ricchi), in Estremo Oriente e in America Latina, hanno avuto performances ancora più spettacolari. Se guardiamo i consuntivi 2024 vediamo addirittura che l’Uzbekistan, la Turchia, il Canada e Cipro hanno fatto registrare un balzo in avanti superiore alla Cina.
Uno sguardo all’Europa e al resto del mondo

L’Europa viaggia ancora a macchia di leopardo. Ma anche qui non si contano le soprese con Cechia, Estonia, Ungheria e Croazia a segnare aumenti in doppia cifra e ben più dinamiche dei Big e del Continente.

Il trend è chiaro e il futuro è segnato, anche secondo la multinazionale della consulenza strategica PwC Strategy&. Nella terza edizione del suo studio EV Charging Outlook stima infatti che la quota di mercato delle BEV a fine anno in Europa viaggerà verso il 22%. Per toccare il 70-96% sulle vendite totali di auto entro il 2035. Le nuove immatricolazioni saranno 13 milioni e il parco circolante elettrico toccherà a quel punto tra il 23 e il 34%, con uno stock di circa 88 milioni di veicoli elettrici su strada.
«La variabilità è legata sostanzialmente all’evoluzione del quadro regolatorio e allo sviluppo tecnologico, con particolare riguardo al rapporto tra prezzo di acquisto del veicolo e range di autonomia» commenta Christian Alessandrini, Partner e Industrials & Services Leader di PwC Italia.
Con queste cifre in ballo, sostiene PwC Strategy&, è inimmaginabile che i costruttori europei e americani possano “chiamarsi fuori“, chiudendosi nella nicchia sempre più striminzita dei veicoli termici.
- LEGGI anche “Xpeng G6 e G9. Cinesi premium e super tecnologiche” e guarda il VIDEO test



All’autore dell’articolo suggerisco di trovarne uno buono. Nel resto del mondo è tutto il contrario di quanto egli afferma. I motori termici sono e saranno ancora per molto tempo i prederiti
L’autore dell’articolo (io) si è preso la briga di documentare quel che scrive. Lei? SE ha dati e fonti accreditate può segnalarcele e ne parliamo. Altrimenti le assicuro che al bar Sport ci andiamo anche noi.
Premessa, questa è una mia opinione personale basata su fatti empirici osservabili.
Le analisi che sono state fatte sono molto interessanti, ma personalmente credo che paesi come l’Italia, nello specifico, e altri paesi UE abbiano tutti i loro interessi a ritardare la tranizione all’elettrico al più tardi, per n-mila ragioni, una di queste è quella fiscale. Il problema quì è che si è reso un mezzo economicamente efficiente, come l’auto termica artificiosamente non-efficiente (vedi accise) ed un’altro non economicamente efficiente, l’auto elettrica, artificiosamente efficiente. Se pensi che per ogni chilometro che percorri con un’auto termica paghi allo stato 6 centesimi per ogni chilometro che percorri, mentre con un’elettrica circa 2. Questo considerando gli attuali prezzi delle ricariche e l’attuale prezzo del carburante.
Secondo me, quello che vogliamo ingenuamente nasconderci, è che la transizione verso l’elettrica porterà a a farci spendere di più per muoverci, o comunque a rinunciare a servizi offerti dallo Stato.
Ma forse sono solo un pò pessimista.
metà delle accise sui carburanti sono una partita di giro, non vanno alle casse dello Stato, ma vanno indietro in sgravi a categorie di utenti/guidatori o sussidi alla filiera fossile
cioè il rapporto accise sarebbe 3 cents, non 6, per il fossile, e 2 abbondanti per elettrico; questa differenza residua a memoria varrebbe 3-4 miliardi l’anno, e si potrà compensare con altre tassazioni, magari proprio sulle auto elettriche
invece la parte non accisa del costo del carburante e del kwh, è più economica per le elettriche (ricaricando da casa) e tale rimarrà.. anche a parità di entrate in accise per lo Stato, si va a spendere meno al km.. è dovuto alla notevole differenza di efficenza energetica tra BEV ed ICE, alla BEV serve molta meno energia al km
Come fai a sostenere che le auto a combustione interna siano efficienti e quelle elettriche no, lo dovresti spiegare….
Premessa sbagliata, ragionamento non corretto!!
Togliete i dazi alla Cina e riducete drasticamente il costo dell’energia elettrica in Italia. Solo allora ci sarà un boom di vendite. Altrimenti tenetevele
Forse manca il nocciolo principale della questione, che qualcuno ha commentato ma per come la vedo io è uno dei fattori principali per cui in italia l’elettrico non parte, I COSTI DELLE COLONNINE!!
Sulla mia PHEV (BMW 225e, 16 kWh lordi/14,2 utili, auto ~1.8–1.9 t, batteria <100 kg) il break-even è sotto i 0,60 €/kWh. Tradotto: se pago 0,60 o più, la benzina costa meno.
Com’è possibile che, con tutte le accise sulla benzina, alla fine la corrente pubblica esca più cara? Siamo ai vertici in Europa per prezzi colonnine e benzina e al vertice opposto con gli stipendi, vai tranquillo che non decolla.
Se non avessi potuto ricaricare a casa, col cavolo che prendevo una PHEV.
“Ma ci sono gli abbonamenti!” — sì, peccato che con pochi km il canone si mangia il vantaggio. Ha senso su un BEV, su una PHEV, parliamone.
E cmnq ai 25/30 centesimi della ricarica casalinga non ci arrivi con nessun contratto.
Quali vantaggi reali restano (tolto il tema emissioni) se non mi fai risparmiare? In Francia le DC costano quanto da noi tante AC; qui si vedono 0,80–0,90 €/kWh sul fast(DC): ma stiamo scherzando ?
Alla fine decide il portafoglio: se mi chiedi pianificazione, app, soste e tutte le menate, almeno fammi risparmiare, invece no, devo pure rimetterci in denaro. Così la gente resta dove sta: benzina.
poi viene tutto il resto, potete filosofeggiare all infinito tanto il dio soldo comanda, anche (e soprattutto) nelle nostre tasche più che in quelle delle grandi multinazionali.
@Massimo degli Esposti
non solo la transizione ecologica,
ma proprio il cambiamento tutto, sociale, produttivo, tecnologico, ambientale,relazionale:
se l’Italia non si dà un giro in fretta
verrà travolta, come già in passato,
nel 476 di.C. e nel 1492 per dire due date.
abbiamo avuto anche i soldi per farlo, il PNRR, ma l’abbiamo (quasi) sprecato.
con la testardaggine di chi pretende di non muoversi e di impedire agli altri di muoversi, che sia l’auto elettrica, le rinnovabili, lo smart working o nuovo modi di alimentarsi.
non so: mi è dura accettare la ragionevolezza del fallimento in corso e dello schianto incombente.
esatto!! qui c’è ancora chi esalta il vecchio dieselone euro 2 che non si rompe mai!! Ma andiamo a farci un giro in nord euro e poi capiamo come ragiona la gente seria!!
@Luca
speravo la battuta fosse la tua.
in Italia circolano 694 veicoli ogni 1000 abitanti (fonte Istat, 2024)
in Africa la media è 45: 15 VOLTE di MENO.
il Paese con più auto pro capite è il Sudafrica (180 circa), altri rasentano lo zero.
circa la spazzatura ti faccio banalmente notare che la scarsissima industrializzazione comporta una scarsissima diffusione (parametrata con l’Occidente) di sistemi di imballaggio, e dei sottoprodotti industriali in genere, quindi cosa bruciano?
ah, sì, la spazzatura del ricco occidente, Italia inclusa.
fa’ così: studia qualcosa, magari.
altrimenti la tentazione è il vittimismo italico.
L’africa stando a quello che dici dovrebbe avere un parco circolante di circa 33 milioni di vetture (1.5 miliardi di persone circa). E non sono esattamente auto recenti. Direi che, se contestualizziamo, queste vetture saranno concentrate in poche sovraffollate città, siamo certi che il problema sia proprio l’Italia? Poi, devo dirtelo, il vittimismo italico non mi riguarda, ho persino l’auto full Hybrid, l’auto elettrica e lo scooter elettrico.
Sto solo facendo una valutazione che credo meriti più considerazione.
Studia un po’ di buona educazione prima di snocciolare numeri
Aggiungo che non trovo neppure riferimenti reali alla densità di autovetture in africa tenuto conto del fatto che non c’è una valutazione oggettiva ma solo delle stime. E le stime lasciano ottimisticamente pensare che il parco sia ben superiore a 33 milioni di mezzi (spesso recuperati dai paesi ricchi, in condizioni penose)
E dell’India non si è ancora parlato. Ci dobbiamo accontentare di salvare l’aria di qualche paese ricco o dell’intero globo?
Sono stato anche tacciato di benaltrismo, un classico per non dare risposte alle domande…
@Luca
“Aggiungo che non trovo neppure riferimenti reali alla densità di autovetture in africa …”:
con tutti i limiti, wikipedia (che però cita le fonti) è un primo inizio:
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_and_territories_by_motor_vehicles_per_capita
Diversamente ci sono studi internazionali al riguardo.
“…E le stime lasciano ottimisticamente pensare che il parco sia ben superiore a 33 milioni di mezzi …”:
sulla base di cosa affermi questo? le stime di chi? tue? a che titolo?
“…E dell’India non si è ancora parlato. Ci dobbiamo accontentare di salvare l’aria di qualche paese ricco o dell’intero globo?…”:
guarda che non il problema non è mica l’inquinamento ambientale, l’aria sporca! diamine! cioè, veramente tu hai capito che il ban 2035 sarebbe per l’aria sporca? ma davvero, davvero davvero?
“…Sono stato anche tacciato di benaltrismo, un classico per non dare risposte alle domande…”:
beh….diciamo che le questioni che poni, e come le poni…forse non hai capito che qui è Vaielettrico e non il forum di 4ruote o qualche pagina Facebook di tuner invasati
@Luca
“..queste vetture saranno concentrate in poche sovraffollate città, siamo certi che il problema sia proprio l’Italia?”
guarda che la CO2 emessa è la CO2 emessa, che tu la emetta tutta ad Abidjan o distribuita in tutto il deserto del Kalahari ai fini delle emissioni cambia nulla!
semmai: 33 milioni è meno del parco circolante in Italia, nella sola Italia. vedi un po’ tu chi è la causa principale del problema…
“…Poi, devo dirtelo, il vittimismo italico non mi riguarda, ho persino l’auto full Hybrid, l’auto elettrica e lo scooter elettrico. …”: mamma mia, ma allora sei super green! e magari hai anche gli amici omosessuali! bravo!
“…Studia un po’ di buona educazione prima di snocciolare numeri…”
certo certo, tu insinui stupidaggini senza numeri
ma chiaramente sono gli altri, io in questa situazione, che devo imparare l’educazione. Che vorrebbe che non si sparassero numeri a casaccio, e men che meno insinuando.
vado a studiare numeri ed educazione.
…le stime a inizio 2025 parlano di un parco veicoli circolanti mondiale che si attesta intorno a 1,24 miliardi di veicoli. Di questi, 1,35 miliardi è composto da automobili termiche e ibride, mentre 45-50 milioni (circa il 3/4 % sono veicoli elettrici.
Ma di che parla questo articolo?
L’articolo parla di quote di mercato sul nuovo, che lei confonde con il parco circolante.
Il parco circolante rappresenta la situazione reale, le quote di mercato sono più che altro una speranza. Ma come ha detto il commentatore che mi ha preceduto ” chi di speranza vive, disperato muore”. Inoltre il fanatico autore di questo farneticante articolo cita come esempio di lungimiranza ecologica la Cina e la Norvegia: la Cina è una delle nazioni più inquinanti e inquinate della Terra che sarà anche avanzata tecnologicamente ma continua a costruire centrali a carbone per soddisfare la richiesta di energia elettrica con cui far funzionare anche i propri veicoli elettrici; quanto alla Norvegia è risaputo che il governo norvegese finanzia gli incentivi all’acquisto di veicoli elettrici grazie al ricavato della vendita del petrolio; in pratica è come se i veicoli elettrici che circolano in Norvegia funzionassero a combustibili fossili; solo che l’inquinamento che ne deriva viene trasferito altrove. Furbi! Ancora, pochi sanno che ogni famiglia Norvegese oltre alla propria vetturetta elettrica possiede un secondo veicolo a motore termico con il quale si para il sedere quando d’inverno le temperature scendono di parecchio sotto lo zero, ma questo è un altro discorso!
Come autore dell’articolo la ringrazio delle buone parole e mi complimento per l’elevato standing delle sue argomentazioni. Vaielettrico può farne a meno.
Classici argomenti comprovati da chi mediamente ha un informazione derivante da tiktok news
…”chi di speranza vive, disperato muore!”
3 vantaggi spesso sottaciuti ma per me personalmente MOLTO importanti. Molto.
1) zero inquinamento urbano e aria respirabile in città
(anche i più grandi apologeti del termico chiudono i finestrini quando guidano in città, chissà come mai…)
2) zero inquinamento acustico
(ad alcuni non importerà, ma a me le auto che passano sotto casa e il loro rumore rompe le balls !!!).
3) Indipendenza e affrancamento dai paesi OPEC canaglia e fine ricchezza dei paesi finanziatori del terrorismo
(l’elettricità è made in Italy o made in Europe al massimo)
Quindi i vari commentatori che se la prendono con le politiche GREEN, con rabbia e sarcasmo idiota, ignorano tutti questi ENORMI altri vantaggi.
P.S. ci sarebbe anche un quarto vantaggio: il vantaggio economico sul lungo periodo, quando ci sarà la parità di costo con le termiche (molto presto), quando la manutenzione sulle elettriche è ridicola, e quando le rinnovabili saranno ancora più diffuse.
In merito al secondo punto mi permetto di dissentire, trovandomi nella medesima situazione. Il rumore è causato dal rotolamento degli pneumatici, comune anche ai veicoli elettrici. Ormai le 126 non circolano da tempo
Credo che parte di quanto dice sia completamente sbagliato.
1) Zero inquinamento urbano: è semplicemente impossibile. Tanto è vero che durante il lock down l’inquinamento di CO2 è diminuito si e no del 23% (con un traffico privato ridotto del 90%) ma con uno strano aumento di O3 (fonte CNR).
2) Zero inquinamento acustico: un miglioramento ci potrebbe essere, ma oggi le auto sono mediamente molto silenziose tutte (se a norma); invece, una parte non trascurabile dell’inquinamento acustico è dovuta al rumore di rotolamento dei pneumatici (soprattutto dove il fondo non è liscio); è questo non cambierebbe.
Sul punto 3 cerco dati, ma temo che la sua speranza sia vana. Alle 8 di questa mattina l’apporto del fotovoltaico era 2 su 38 GW. Per fortuna in Italia abbiamo l’idrico che aiuta soprattutto di notte tra le rinnovabili. Ma l’apporto dell’idrico è destinato a diminuire in quanto ci sarà sempre meno acqua. Dunque il 60% deriva ancora dal termico ed un 12% dall’estero (quasi sicuramente nucleare). Quindi non mi è chiaro su cosa è basata la sua previsione.
Sul quarto vantaggio io personalmente ho un dubbio: al i produttori più competitivi sui prezzi sono i produttori cinesi. Se nel breve/medio l’80% delle persone comprasse un’auto cinese (perché questo è il rischio) i produttori occidentali rischierebbero di fallire (lo abbiamo già visto in altri ambiti di mercato). E secondo lei, quanto ci costerebbe (a persona) la chiusura delle fabbriche, persone senza lavoro che perdono il salario, minor apporto fiscale e quindi meno soldi per il sociale, etc…
Non voglio essere troppo pessimista, ma in 5 anni vedo difficile fare una mezza rivoluzione industriale.
Alternativa? una, parziale, i dazi.
Si legga il rapporto Draghi.
Per quanto riguarda l’ inquinamento una riduzione del 23% da lei citata mi sembra ottimo visto che appunto a livello globale la mobilità più o meno rappresenta circa quella quota %.
L industria europea, soprattutto italica, ha fatto cartello per ormai 3 decenni per bloccare rallentare fermare lo sviluppo dell elettrico. L Europa intesa come istituzioni lo aveva detto molti anni prima qual era la strada da seguire ma i produttori europei hanno fatto orecchie da mercante per non intaccare i loro profitti convinti di bloccare qualsiasi cosa arrivasse… Dopo tutto hanno fatto il bello e cattivo tempo per 100 anni. Ora si ritrovano tecnologicamente arretrati su prodotti, tecnologie di produzione, impianti, ciclo di approvigionamento. Detto questo, ricordi cosa è successo a Nokia che controllava il mercato globale della telefonia? .. i primi segni per alcuni già si vedono e probabilmente sono già irrecuperabili. Qualcuno si è già accorto che per le tecnologie considerate fino a ieri del futuro, oggi è troppo tardi e forse questa consapevolezza gli permetterà almeno di salvarsi.
ci sono tanti studi pubblicati che mostrano come funzioneranno in dettaglio in ogni paese mix 100% rinnovabili; qui li posto spesso, quasi li “spammo”; e in ambito scientifico, questi mix sono l’esito futuro più probabile e più economico
di notte non c’è il FTV, ma ci sono o ci saranno eolico su terra, eolico in mare, idroelettrico, pompe di calore (per i riscaldamenti), accumuli a batterie e a pompaggio idroelettrici, biomassa, biometano, geotermia, e scambi energia tra Paesi
al momento in Italia siamo un poco indietro, abbiamo ancora 42% metano e un 12% importazioni ( metà nuculare, metà idroelettrico e qualcosina di altro), però avremmo potenzialità elevate, specie per la alta resa del ftv, e volendo, senza un governo che fa decreti sabotanti, le rinnovabili si installano in tempi rapidi
in 5 anni la Spagna è passata da 40% a 60% rinnovabili, oltre ad aver attirato molte industrie di tecnologia, e sta tuttora correndo, obiettivo dichiarato suo e di tanti altri paesi europei è un mix 100% rinnovabile (dal 2027 inizia a spegnere le sue ultime centrali nuculari; simile farà anche la Svizzera)
Germania in questo singolo anno installa 22 GW di rinnovabili; facendo le proporzioni, noi dovremmo/potremmo installare 17 GW all’anno
al momento le nostre previsioni italia sul 2025 sono che aggiungeremo 6 GW di rinnovabili, i sopracitati decreti ci stanno azzopando, per favorire invece ENI gas e petrolio, ma la possibilità di fare in fretta esiste, secondo Terna abbiamo già 300 GW di progetti rinnovabili fermi in iter di approvazione, diciamo in realtà 100 GW i ptogetti migliori, tutti con fondi di soggetti privati, lo Stato non dovrebbe sborsare niente, ma solo garantire tempi di valutazione brevi e quadri legislativi non sabotanti
l’Italia ha enormi problemi di stipendi e costo della vita, la vedo dura per le elettriche poter scalare rapidamente le classifiche di vendita, soprattutto quando i modelli acquistabili iniziano da 25.000€.
Ci sono altri paesi con salari più bassi dei nostri che hanno però avuto riscontri di vendite di EV nettamente migliori, come il Portogallo, peccato che fossero pesantemente incentivate. Il 10% degli USA comunque è sempre un dato bassissimo e il 50% della Cina fa sì effetto, peccato che comprenda anche le PHEV. Quindi in un paese che sta spingendo tutto su quella tecnologia sono ancora a meno della metà. Secondo me si tratta di essere oggettivi, la situazione può certamente essere migliore, ma nel mercato ci sarà a lungo una quota residuale tutt’altro che ridotta, di vetture ICE. La pianificazione non è alla portata di tutti, ci sono troppe persone ancora che fanno benzina col servito, figuriamoci pianificare le ricariche, ne va tenuto conto, i cambiamenti di comportamento sono lo scoglio più grande.
Se noi avessimo voluto veramente fare una transizione graduale, per esempio avremmo potuto copiare le key car giapponesi, vetturette piccole con consumi fino a 30km/l e CO2 sugli 80-100 g/km.
Fermo restando la verifica del rispetto della normativa europea sulle emissioni (che è molto stringente), non credo che sarebbero costate più di 15.000 Euro, ed intanto avremmo rinnovato parte del parco circolante che da noi supera anche i 20 anni in quella categoria.
Avevamo anche un’azienda che sarebbe stata in grado di costruirle.
Invece adesso rischiamo di dover fare un salto enorme importando per lo più dei “galeoni” cinesi che difficilmente potranno mai scendere a tali cifre.
A meno di politiche di dumping da parte delle aziende cinesi con l’aiuto dello stato cinese, ovviamente.
Perché è certo che lo stato italiano non è nella condizione di proporre incentivi importanti come quello che sta facendo la BYD (p.es.).
E comunque poi saremo legati mani e piedi alle aziende cinesi per la produzione di batterie e/o per le relative materie prime.
Purtroppo dobbiamo anche ammettere che per gli italiani ma anche per gli europei l’auto è uno status e quindi sarebbe difficile accettare un’auto tipo key car giapponese.
Di conseguenza temo che nel futuro molti italiani che, se costretti da divieti di circolazione vari, si indebiteranno per comprare “galeoni” cinesi (ma non solo cinesi) che non saranno sicuramente economici.
come celle batteria, ormai sono già prodotte in europa; il grosso da fabbriche di tre aziende coreane, poi ora anche aziende cinesi, e infine anche europee
è una dipendenza relativa e che andrà a calare negli anni, anche la filiera dei materiali anno dopo anno non è più solo cinese
la dipendenza dal petrolio per noi europei è peggio, è più cara, più assillante (il carburante va comprato ogni settimana) e non alleviabile se non rinunciando ai motori termici
Certo. I personaggi di questa bella storia sono Cina, Europa, Usa…
Poi ci sono almeno altri 2 personaggi che ignoriamo sempre… India, e un intero continente che a volte sembra stare su un altro pianeta, l’africa.
Noi ci sveniamo. Loro bruciano la spazzatura davanti all’Europa, circolano con catorci e se ne sbattono.
E il problema sarebbe l’Italia?
ma sei serio?
l’Africa?
È una battuta o cosa?
Classico discorso da benaltrismo all’itagliana, molto diffuso nel popolo italico e questo spiega molte cose del declino etico-morale che stiamo vivendo (oltre che economico).
Il problema non è l’Italia, ma è dell’Italia: se non cavalcherà la transizione tecnologica, l’auto elettrica la travolgerà
Articolo ILLEGIBILE, infarcito di diagrammi a torta e numeri a caso, raccattati a destra e manca per mettere assieme le tessere di un pretestuoso mosaico precostituito.
Non si tiene conto delle realtà socio-politico-economiche dei vari paesi che si citano e la si butta in caciara sostenendo che l’Italia è arretrata e che la colpa è della Meloni.
Se fosse stato scritto su carta, questo articolo sarebbe finito ad incartare l’insalata al mercato ancora prima di essere pubblicato.
L’Italia è arretrata, lo ammette anche lei. E’ un buon punto di partenza. Ci spieghi con parole sue perchè
Forse perchè i salari reali in Italia sono diminuiti del 7,5% dal 2021 al 2025, un dato peggiore di qualsiasi altra economia avanzata nel gruppo dei Paesi OCSE e le pensioni non hanno certo fatto meglio, o forse perchè da noi l’energia elettrica è la più cara d’Europa. Già queste due cose di sicuro non aiutano se a questo aggiungiamo la difficoltà di ricarica in molte città/regioni e i bonus intermittenti e con budget limitato, non è difficile capire il perchè di questo delta di immatricolazioni rispetto ad altri paesi.
Non penso che nessuno dica che la colpa è della Meloni. Certo il suo governo, insieme ai precedenti ci sta mettendo del suo. Per quanto riguarda i dati ci dica dove lei li recupera e li condivida con tutti noi. Io in particolare vorrei approfondire e approfittare per migliorare le mie conoscenze
Sì, la Cina è al 47,9% di quota BEV + PHEV (2024), una cifra impressionante.Ma li’ vicino
il Giappone ha superato il 5% nel Q2 2024 molto più del 2,3% che si pensava.
Paesi come India al 2,1% , Indonesia al 3,6%, Messico e buona parte del Sud America (ad eccezione del Brasile, che è attorno al 6%) sono ancora sotto il 5% di quota EV.
In Africa siamo sotto l’1%: praticamente marginale. Venendo poi ai paesi arabi, le BEV sono quasi inesistenti, come dicevamo.
Complessivamente, questi paesi insieme a Russia e altri grandi mercati emergenti comprendono circa la metà della popolazione mondiale e contribuiscono a tenere bassa la media globale.
Il significato? Ogni paese ha condizioni proprie (economia, politica, infrastrutture) che fanno la differenza nelle vendite di EV e PHEV. In paesi come Norvegia o Cina si va fortissimo, in India si è fermi al palo.
La conseguenza? Ogni nazione seguirà un suo ritmo verso il 50% di vendite elettriche.
Quindi noi, in Italia, non dobbiamo svegliarci d’emblée: la sveglia è già suonata qui e in tanti altri posti. Bisogna solo lasciare che il risveglio globale faccia il suo corso. Ma ci vorrà tantissimo tempo ancora.
Savo “scosse” al mercato globale degli idrocarburi.
Se, nel giro di 5-10 anni, il prezzo al litro della benzina salisse da 2 a 5 euro, Giorgia potrebbe nascondere l’aumento con 3 euro di “contributo” obbligatorio di tutti gli altri (“fessi” dice Matteo) che pagano le tasse?
Quanto Putin, Trump, Maduro e l’OPEC potrebbero controllare il prezzo in modo coordinato senza farsi la guerra tra di loro in un mondo dove la richiesta è destinata inevitabilmente a diminuire?
Già Trump ci ha obbligati a comperare il suo metano: finiremo strozzati dagli amici del governo?
Succederà che la gente si adeguerà a pagare un litro dieci euro, oppure anche i detrattori più ideologici correranno a vedere che cosa possono comperare di elettrico in contanti, al concessionario più vicino, nuovo, usato, rottamato, che si muova, purché si possa caricare con i pannelli messi sulla ringhiera, sul tetto, sul pollaio, sul canile?
Scusate ma sbaglio se noto una incongruenza tra i dati della prima immagine “Quota di BEV e PHEV” e il dato nell’articolo Italia “mortificante 5%” di sole BEV però ! Grazie
Scusate, ma quello che l’articolo non dice è che in Cina, il rapido sviluppo del mercato delle vetture elettriche è dato dal fatto che con una vettura a motore termico difficilmente ti danno il permesso di circolare nelle grandi città. Quindi in sostanza non hai scelta se vivi o lavori in città.
A parte questa precisazione, sulla tecnologia io sono agnostico.
Anzi sono convinto che non ci devono essere imposizioni politiche allo sviluppo tecnologico, anche perché così facendo rischi di perdere opportunità che potrebbero essere anche migliori per il futuro.
A parte questo, le tecnologie rinnovabili non mi sono invise, ma per favore smettiamo di coprire i campi con i pannelli fotovoltaici: è uno spreco di risorse preziose oltre che orrendo; che vengano installati solo sui tetti.
Non mi stancherò mai di ripetere che l’affermazione “Cittadino Europeo, dal 2035 sarai obbligato all’acquisto dell’auto elettrica” NON ESISTE. E’ una bufala dei social e dei populisti.
Il vincolo è verso le case costruttrici e soprattutto non è un vincolo tecnologico ma di livello massimo di emissioni. Il fatto che l’auto elettrica sia al momento l’unica tecnologia pronta per rientrare in tali parametri è una conseguenza.
Ben vengano altre tecnologie nel momento che saranno economicamente sostenibili e rientreranno nei parametri di emissione, ma al momento non c’è storia: stravince a mani basse la BEV.
Inutile spiegare le cose semplici agli italiani.
Non le capiscono comunque e, in più, poiché hai “osato” spiegargli qualcosa che tu, in modo arrogante, arbitrario e superficiale, ritieni non abbiano capito, ti odiano.
Complimenti per il suo spirito razzista…
E magari vive pure in questo paese…
“razzista” ? Realista direi, sarà il caso di guardare in faccia la realtà , sarebbe il primo passo da fare per migliorare le cose…
Su questo punto sono d’accordo.
Più che livello massimo di emissioni, se ricordo bene, la raccomandazione dice che a partire dal 2035, tutte le nuove auto in arrivo sul mercato devono essere a emissioni zero e non possono emettere CO2.
Quindi ogni altra tecnologia non elettrica dovrebbe usare un combustibile che non genera emissioni o un sistema che ne intrappoli il 100%.
Possiamo dirci in tutta franchezza che è un requisito molto stretto?
Diciamoci anche che in 10 anni è difficile che si possa mettere a punto qualsiasi altra soluzione così innovativa, e questa tempistica rischierebbe di causarne la morte prematura.
Per la tecnologia elettrica ci sono voluti quasi 30 anni senza contare che i primi esperimenti risalgono al 1800.
In ogni caso non credo che le case automobilistiche possano neanche centrare l’obiettivo del 2030 con la riduzione al 55%.
Guardi senza peccare di presunzione, siccome sono molto addentrato nell’argomento, Le vorrei commentare la frase che è il punto centrale di tutta la discussione: “Possiamo dirci in tutta franchezza che è un requisito molto stretto?”
Si è un requisito stretto, e a buona ragione, Le garantisco. I dati scientifici a sostegno dell’emergenza climatica non sono oramai più contestabili in alcun modo, è una certezza (e i politici che vanno contro le evidenze scientifiche vanno contro un muro). E il parco circolante delle auto è una percentuale determinante nonostante le innumerevoli bugie che circolano un po dappertutto.
Quindi non c’è tempo da perdere. Inoltre Le assicuro anche una ulteriore cosa, visto che da come scrive mi da l’impressione che non abbia mai provato sul serio una auto elettrica: sono superiori in tutto e per tutto alle auto a combustibile. Provare (senza preconcetti) per credere.
Non ho mai posseduto un’auto elettrica ma l’ho usata con vari colleghi. Non ho nessuna critica da fare ma non ho neanche l’esperienza vera sul campo di un uso intensivo.
L’avevo anche considerata alcuni mesi addietro, ma non avevo voglia di spendere troppo per una auto con una autonomia adeguata e per un impianto di ricarica a casa, inoltre, nella mia zona (un bacino di circa 25.000 abitanti) le varie mappe mi hanno segnato solo una dozzina di punti di ricarica. Se si considerano quelli occupati e quelli guasti, temo sia un problema. E quindi ho rinunciato.
La percentuale di impatto del trasporto privato sulle emissioni di CO2, se ricordo bene è del 23% circa (dati ISPRA).
Indubbiamente è rilevante e bisogna fare qualcosa.
Per contro quasi il 35% delle emissioni di CO2 sono dettate dalla produzione stessa dell’energia.
Quindi, con lo scenario produttivo attuale, se aumento il trasporto elettrificato devo aumentare la produzione di energia. Mi sembra un po’ un cane che si magia la coda.
O mi sto perdendo qualcosa?
Il tema centrale è l’aumento di produzione da rinnovabili, cosa che Paesi come la Spagna hanno fatto e noi no. Contuinuiamo a bruciare gas per produrre energia elettrica, cosa che si potrebbe limitare in maniera importante. La stessa Enel ha fatto sapere che l’Italia potrebbe arrivare al 70% dei consumi coperti da energia rinnovabile. Una domanda: da dove viene il dato del “35% delle emissioni di CO2 dettate dalla produzione stessa dell’energia”? Ci sembra un po’ sovrastimato…
@MAuro Tedeschini: sulla percentuale del 35% delle emissioni di CO2 dettate dalla produzione stessa dell’energia, ha ragione lei e mi scuso. Era un dato di due anni fa’.
Ora dovrebbe essere nell’ordine del 23%.
Sul punto della crescita delle rinnovabili, io ho un dubbio.
Se la crescita fosse dovuta solo al fotovoltaico, ed in assenza di un sistema di immagazzinamento efficiente, il problema lo avremmo di notte (NB che è il momento tipico per la ricarica di un auto elettrica).
In Italia abbiamo la fortuna che al momento di notte abbiamo l’idrico che compensa il fotovoltaico (altrimenti di notte avremmo forse il 90% di termico).
Ma nei prossimi anni l’apporto dell’idrico è destinato a diminuire in quanto ci sarà sempre meno acqua.
Ecco: in due anni le emissioni del settore produzione elettrica sono scese dal 35 al 23%. Questo dovrebbe farla riflettere anche sul resto del suo commento.
@Mauro Tedeschini: assolutamente positivo.
Ma attenzione perché a parte il picco negativo nei tempi della pandemia, stiamo parlando di quasi 25 anni di domanda energetica sostanzialmente in un range stabile.
Ma se introduciamo pesantemente auto elettriche, magari trasporti pesanti elettrici, riscaldamenti e climatizzazioni elettrici, e trasformiamo eventuali sistemi industriali termici in elettrici, non sarei in grado di fare una stima ma temo che il “banco salti”. A meno di non gestire la crescita molto attentamente nel tempo.
E poi ribadisco, attenzione all’energia idroelettrica, che non stiamo sfruttando al meglio e che, se non si fa qualcosa di rilevante (che peraltro aiuterebbe anche magari nell’immagazzinare acqua), rischia di diminuire il suo apporto nel tempo. E di notte sarebbe un bel problema soprattutto in ottica di aumento della domanda.
@MT64
“…il rapido sviluppo del mercato delle vetture elettriche è dato dal fatto che con una vettura a motore termico difficilmente ti danno il permesso di circolare nelle grandi città. Quindi in sostanza non hai scelta se vivi o lavori in città….”
e quindi queste imposizioni, belle o brutte, hanno generato un boom tecnologico e industriale e la leadership globale sull’elettrico
ma, due righe sotto:
“…Anzi sono convinto che non ci devono essere imposizioni politiche allo sviluppo tecnologico, anche perché così facendo rischi di perdere opportunità che potrebbero essere anche migliori per il futuro…”
ma così smentisci in pieno quel che hai scritto sopra.
Ora: se negli anni 90 non fosse stata vietata l’atrazina in agricoltura
sai quanti soldi avrebbe fatto in più chi la produceva… con il danno per tutti gli altri produttori di sostanza pesticide diverse, e con il danno per tutti i cittadini.
invece l’hanno vietata: imposizione! e i produttori hanno virato su sostanze diverse (e meno dannose, comunque).
Quindi:
“…A parte questa precisazione, sulla tecnologia io sono agnostico…”
No, non sei agnostico: sei italiano, che aspetta di vedere cosa fanno gli altri per salire sul carro del vincitore e “sedere al tavolo delle trattative”.
L’abbiamo visto tante volte in un secolo, e in due guerre mondiali: non funziona.
Si resta indietro, si resta nelle retrovie, schiavi (tecnologici) di altri.
a me sembra masochismo.
Si sono Italiano ma ho lavorato e vissuto anche all’estero, ed anche con i cinesi….
Sul primo punto, non sono in contraddizione, in Cina hanno di fatto costretto parte della popolazione a dotarsi di auto elettrica (con tutti i pro e contro del caso). Mentre secondo me bisogna sempre lasciare spazio all’inventiva ed all’innovazione tecnologica, senza imposizioni di natura politica.
E si, se non si segue il filone principale, si rischia di rimanere indietro.
Aggiungo anche che pensando all’auto elettrica, con un obiettivo di minimizzare l’inquinamento e del maggiore risparmio energetico (che poi ci sarà anche il problema dell’energia), è proprio il paradigma ad essere assurdo.
Con un’auto che pesa 25qli, il 97% dell’energia è utilizzato per trasportare il mezzo che pesa 2500kg e solo il 3% il trasportato che ne pesa in media 70kg….
Quindi costruiamo auto elettriche monster e poi sprechiamo sempre il 97% dell’energia che consumano. Non mi sembra proprio in linea con gli obiettivi di cui sopra.
Sono molto poche le auto eletttriche che pesano 25 quintali. Non ci arriva neppure la BMW iX3 nella versione con un’enorme batteria da 108 kWh. Le auto ‘normali’, con una capacità della metà, sonosotto le due tonnellate.La Tesla Model 3, per esempio, è poco sopra i 18 quintali.
Ha ragione, quando ho scritto pensavo ad auto con autonomia target nominale di 1.000km come la Nio ET7 che con batteria da 150kwh pesa quasi 25qli. Se non cambia la tecnologia delle batterie, con queste autonomie arriveremo su quelle masse li.
Oggi in media sono nel range 18-22 qli.
Cambia poco, se non è il 97% è il 90% di energia sprecata.
Vero è che anche le termiche hanno lo stesso problema.
Ma io penso che dovrebbe essere molto più vero se non un vincolo per i sostenitori dell’elettrico, che hanno l’obiettivo dichiarato di minimizzare l’inquinamento e di ridurre i consumi energetici.
Ma non mi sembra…
Invece spesso vogliono l’auto elettrica (perché è green) magari di lusso, magari con 1000km di autonomia, magari veloce come una Ferrari, che spreca più del 90% dell’energia.
La Tesla (l’auto elettrica più venduta fino a ieri) ne è il tipico esempio.
Non le sembra un controsenso?
Oppure io vedo il fenomeno da un punto di vista sbagliato?
Mi perdoni: lei ha idee molto confuse sull’efficienza delle diverse motorizzazioni. Le suggerisco un calcolo: prenda il contenuto energetico di un litro di benzina in joule e calcoli quanti joule di energia consuma la sua auto termica per 100 km. Poi faccia lo stesso con un kWh di energia elettrica e calcoli quanti joule servono alla più pesante auto elettrica sul mercato per la medesima percorrenza. Avrà un risultato sorprendente. Se vuole risparmiarsi i calcoli, legga qui: Elettrica tre volte e mezzo più efficiente di un benzina
Lo leggerò volentieri, ma forse io non mi sono spiegato bene.
Io non stavo assolutamente confrontando le efficienze delle varie tecnologie, mi sono ben chiare.
Invece, sto dicendo che se voglio fare una rivoluzione tecnologica perché voglio ridurre le emissioni locali e voglio ridurre i consumi energetici per la sostenibilità, allora la prima cosa da fare è ridurre gli sprechi.
Se continuiamo a costruire auto pesanti 18-20qli per trasportare in media una persona, stiamo sprecando il 90% dell’energia per muovere il mezzo e non il trasportato.
E questo mi sembra un controsenso.
Vero, ma se lo fa con una termica anche di minor peso, ne spreca molta di più. Altro da aggiungere?
Verissimo l’efficienza di una auto elettrica è enormemente superiore a una endotermica, peccato cge l’energia oggi, soprattutto alle ricariche pubbliche, pur essendo più efficente paga un cisto non in base a questo oarametro ma in base al mix energetico nazionale e allo scarso e volte scarsissimo utilizzo delle colonnine, per cui per gli italiani risultano più care sia all’acquisto che alla ricarica col limite di una ancor minora autonomia. La tecnologia è una cosa bellissima ma diventa importante quando diventa di uso comune e fa risparmiare soldi e tempo alle persone ed a oggi purtroppo, in molti casi, non è ancora così
Buongiorno
la neutralità tecnologica e lo spreco di risorse dei campi trovo che siano sono due classiche bufale dei gruppi politici attualmente al governo
in Italia ci saranno 40 km2 di installazioni su 165.000 km2 di aree agricole (campi, pascoli, altro), cioè parliamo del nulla; e quando aumenteranno, saranno una risorsa preziosa
con i pannelli sui tetti ci si fa soprattutto autoconsumo, mentre con gli impianti con pannelli a terra possono fare il grosso della produzione energetica e a prezzi più stracciati (quasi 1/3) e con tempistica più veloce; comunque scegliendo di usare solo i tetti, non basterebbero
— fotovoltaico con pannelli a terra per me è piacevole da vedere; poi nella realtà, senza alzarsi in volo, da altezza suolo non è così facile da vedere, specie se circondato da una alta siepe di verde
— su terreni agricoli è permesso solo l’agrivoltaico, che ombreggia in parte minore il terreno e integra insieme uso agricolo (a pascolo o a coltivazione) e uso fotovoltaico
— oltre che fonte di energia molto economica, è allo stesso tempo un sostegno per una aziende agricola in difficoltà e i loro lavoratori
— di solito realizzato su terreni “economicamente marginali”, cioè terreni che in assenza della rendita aggiuntiva data dall’ agrivoltaico, non sarebbe vantaggioso per l’azienda utilizzare e risulterebbero abbandonati e non curati, e nel tempo a rischio di cessione e cambio di destinazione di uso e cementificazione edilizia/industriale
— al sud italia i pannelli solari permettono con l’ombreggiatura parziale di rinverdire terreni marginali altrimenti non solo non usati, ma proprio inariditi dal sole
Il vincolo che hanno imposto in Cina esiste sono per 6 o 7 città, tutto il resto dell’enorme territorio invece non ha nessun tipo di limite (ho visto un video lo scorso anno, non credo sia cambiato).
Il motivo per cui in Cina l’elettrico spopola è per il semplice fatto che i Cinesi comprano prodotti Cinesi, è successo già con la telefonia. Sulle auto la quota di vendita delle Europee si riduce anno su anno, entro fine decennio secondo me saranno marginali o presenti con joint-venture con marchi cinesi.
6-7 città in Cina significa quasi 100 milioni di abitanti (peraltro quelli che hanno i soldi per potersi permettere un’automobile).
E, se non ho trovato un dato sbagliato, nel 2024 in Cina hanno immatricolato 26milioni di veicoli.
Quindi mi stupisce che la percentuale di elettriche non sia maggiore.
Ma la Cina è grande e le esigenze sono molto diverse…
Troppi “ma”, se permette. Ne aggiungiamo uno noi: ma se l’alternativa alla decarbonizzazione è mandare il mondo arrosto non pensa sia giusto imporre la transizione anche a costo di fare qualche sacrificio?
Si, ovviamente se devo scegliere tra la vita e la salute o altro, ovviamente la priorità è sulle prime due.
MA ricordiamoci che stiamo parlando del trasporto privato che indicativamente pesa meno del 25% nelle emissioni di CO2 e quindi c’è anche tanto altro su cui lavorare.
E ricordiamoci anche che c’è una filiera produttiva importante in questo settore in Italia, anche se meno che in passato.
Infine, ricordiamoci che tutta l’Europa pesa per circa per il 6-7% nelle emissioni mondiali. E quindi forse bisogna prima lavorare sul contesto mondiale (ed in particolare proprio sulla Cina che contribuisce da sola per quasi il 35%) prima di farci del male senza ottenere alcun risultato utile.
Al solito: poichè c’è sempre “ben altro da fare”, cominciamo con il non far niente. Lei sta veramente raschiando il fondo del barile delle false argomentazioni. Risponderle “non è difficile: è semplicemente inutile” (citazione)
Come preferisce.
Innanzitutto però non accetto il suo giudizio sulle false argomentazioni.
A parte questo, purtroppo, data la gravità del rischio in gioco, questo è proprio il caso in cui si dovrebbe fare ben altro.
Per esempio (ma è solo un esercizio mentale), se vogliono ancora venderci le merci cinesi, che la Cina si impegni in un piano di riduzione delle emissioni di CO2.
Già solo la metà delle emissioni cinesi varrebbe molto di più del totale azzeramento in Europa.
Se poi lei è davvero convinto che l’attuale micro “strategia europea” possa aiutare a salvare il sistema terra, vorrei essere così ottimista anche io, ma non ci riesco.
Premessa: ho un elettrica.
Ma non mi tornano le percentuali. Non si può confrontare carote con patate. Si parla di un 5% di elettriche in Italia e do un 50% di elettriche e plugin in Cina. O confrontiamo ovunque solo le elettriche o confrontiamo ovunque elettriche più plug-in. Altrimenti siamo davanti l’articolo perde di credibilità
I
Corretto.
Le PHEV in Cina rappresentano il 30-35% delle vendite delle NEV (“veicoli a nuova energia”).
E quindi, mal contate, le elettriche rappresentano il 35% del mercato.
Devo aggiungerle che in questo sito non sempre trovo articoli equilibrati.
In che senso non trova articoli equilibrati?
Premesso che io vi seguo occasionalmente, in quanto sono un curioso dell’innovazione (se fosse stato ragionevolmente affrontabile avrei messo il riscaldamento elettrico già 30 anni fa’), mi è capitato di leggere alcuni articoli nei quali era un po’ troppo evidente l’aver messo in evidenza determinati aspetti rispetto ad altri.
E lo capisco, un po’ è il lavoro del giornalista e un po’ è parte della vostra mission.
Però vede, proprio in questo articolo scrivere che il 50% delle vetture vendute in Cina sono elettriche, senza premurarsi di chiarire che indicativamente in realtà sono il 30% (le altre sono ibride plug-in), lei da un messaggio non corretto e non equilibrato.
Non che il 30% sia poco, ma è molto vicino ai limiti delle vendite delle elettriche che alcuni avevano predetto (a meno di imposizioni di natura politica, come peraltro accade proprio in Cina).
Perché parlare di Cina quando dentro la nostra Europa le vendite di elettriche pure è già al 18% ?
Questo articolo a firma Massimo Degli Esposti mi sembra un tantino in contrasto con il precedente “BYD e NIO, anche le cinesi piangono” a firma della generica redazione.
Se ho capito bene, l’articolo sui marchi cinesi in difficoltá (https://www.vaielettrico.it/byd-e-nio-anche-le-cinesi-piangono/) non è in contrasto con questo perché non rileva una scarsa penetrazione in assoluto da parte dei costruttori nazionali bensí un rallentamento delle vendite dei modelli BYD a vantaggio della concorrenza finora rimasta indietro
Riporto testuali parole:
“NIO travolta dai costi dei suoi faraonici progetti
Guai ancora più seri per NIO, considerata fino all’anno scorso la più innovativa delle case auto cinesi anche grazie alla sua pionieristica scommessa sulla tecnologia del “battery swap”. Proprio gli imponenti investimenti nella rete di 3.100 stazioni per lo scambio rapido delle batterie (più gli oltre 100 milioni l’anno spesi per mantenerla) e i costi di sviluppo per i nuovi modelli hanno aperto un buco nei conti che potrebbe rivelarsi incolmabile.
L’ha confermato a fine agosto William Li, fondatore e CEO della società, dichiarando che «la sopravvivenza stessa della nostra azienda è a rischio». Nel primo trimestre 2025 NIO ha perso circa 810 milioni di euro e nel secondo ha fatto poco meglio (-594 milioni euro). Mentre il valore delle azioni è precipitato dai 67 dollari del 2021 agli attuali 6,34 dollari.”
BYD non è affatto in crisi: semplicemente ha ridimensionato stime di vendita eccessivamente ambiziose. NIO è in palese difficoltà, ma è un brand di nicchia che non figura tra i primi 10 costruttori auto cinesi. Dove sarebbe la contraddizione tra i due articoli?
Cito un suo titolo di pochi mesi fa:
“Battery swap 2, la riscossa: cosa c’è dietro l’alleanza fra CATL e NIO”
Penso che non l’abbia letto. Altrimenti non lo citerebbe a sproposito e del tutto fuori contesto
Non bisogna fasciarci la testa: l’Italia arriverà insieme agli ultimi, quando tutti avranno già superato il traguardo da anni… Gli italiani non hanno problemi con l’auto elettrica, hanno problemi psicologici! 🤣
L’auto elettrica la comprerei subito. Purtroppo da noi non appena una gran parte di utenti l’avranno acquistata, sicuramente, il prezzo della ricarica andrà alle stelle. Infatti nessuno operatore, mi sembra, ha fatto ottime e convenienti offerte dell’energia col prezzo bloccato per
sempre. Nello stile dell’ ottimo operatore telefonico.
Lei ha idea di come si forma il prezzo della materia energia? Se fossimo su “Vaigasolio.net” si lamenterebbe della mancanza di una società di distribuzione petrolifera che offra un prezzo bloccato “per sempre” del gasolio?
Sulla Cina ci sono pochi dubbi che in un decennio avranno vendite tutte elettriche senza peraltro nessuna deadline come in Europa. Che poi ci sia una forte crescita anche nei paesi emergenti è fuori di dubbio, anche se il mercato automobilistico di quei paesi è molto eterogeneo e ha quote complessive meno importanti del mercato cinese e occidentale allargato (NordAmerica, Europa, Giappone e Corea). Proprio in USA ed Europa permangono i miei dubbi, sia per le modifiche alle normative ambientali che pian piano si diffondono e annacquano i provvedimenti antinquinamento, sia per una una opinione pubblica sempre più invisa alle energie rinnovabili e alle auto elettriche. Inoltre i prezzi delle bev continuano ad essere inspiegabilmente più alti delle controparti termiche, sia in Europa che in USA e prima o poi verranno meno anche tutte le agevolazioni fiscali. In definitiva se le case auto europee non riusciranno ad abbassare di un 30 % il prezzo delle bev non vedo come possiamo passare in 10 anni alche al 70% di mercato alle elettriche, posto che in un modo o nell’altro si impedirà ai cinesi di conquistare troppe quote di mercato da noi
Eppure vedi anche come sta evolvendo il mercato europeo, con il 2025 oltre il 20%. Inoltre, come dici tu, serve che scendano ulteriormente i prezzi e soprattutto il divario con le ICE. Ma questo sta accadendo e infatti sempre più persone si avvicinano alle BEV (ma per ora anche alle plug in).
Non so che percentuali BEV avremo fra 5 anni, ma il trend è quello di veicoli con sempre + autonomia a prezzi più bassi.
Nella mia testa, quindi mia personale opinione, quando i veicoli avranno 450km di autonomia a 25K€, il mercato ICE non avrà alcuna possibilità. Ci si arriverà gradualmente: oggi notizia la Skoda Epiq long range, 420km, 28-30K€. Non manca molto
BYD paga un dazio del 27%. Elimanando il dazio il prezzo scenderebbe subito. Comunque tra due o tre anni, quando producendo in europa non pagheranno i dazi, i prezzi scenderanno.
Prima ancora che le vendite di auto, dovevamo accaparrarci gli stabilimenti di automobili, che invece vengono costruiti ovunque tranne che in Italia. Noi ci accontentiamo delle chiacchiere del Presidente del Consiglio dei Ministri e degli applausi sperticati di chi non capisce una mazza e ritiene un successo questa politica fatta di aria fritta.
Chissà senza dazi che numeri di vendite ci sarebbero
ah io ritengo molte di più, soprattutto BYD.
Sai la piccola, quella gialla: se costasse come la Pandina o la Picanto, secondo me ne venderebbero molte di più.
la Surf leggevo che mentre attendono di produrla in Europa, intanto stanno per iniziare a importarla dalla Tailandia, eviterebbero i dazi maggiori